domenica 27 Luglio 2025

Continua a diminuire il numero degli artigiani presenti in Italia. Dal 2012 sono scesi di quasi 325 mila unitaฬ€ (-17,4 per cento) e in questi ultimi 10 anni solo nel 2021 la platea complessiva eฬ€ aumentata, seppur di poco, rispetto allโ€™anno precedente.

Cgia: in Italia persi 325mila artigiani in dieci anni

Secondo gli ultimi dati resi disponibili dallโ€™Inps, nel 2022 contavamo 1.542.2991 artigiani (vedi Graf.1). Possiamo quindi affermare che non solo i giovani sono sempre meno interessati a lavorare in questo settore, ma anche chi ha esercitato la professione per tanti anni e non ha ancora raggiunto lโ€™etaฬ€ anagrafica e/o maturato gli anni di contribuzione per beneficiare della pensione, spesso preferisce chiudere la partite Iva e continuare a rimanere nel mercato del lavoro come dipendente che, rispetto ad un artigiano, ha sicuramente meno preoccupazioni e piuฬ€ sicurezze. Lโ€™analisi eฬ€ stata condotta dallโ€™Ufficio studi della CGIA.

โ€ข Senza botteghe si estinguono le imprese familiari

Girando per le nostre cittaฬ€ e i paesi di provincia sono ormai in via di estinzione tantissime attivitaฬ€ artigianali. Insomma, non solo

diminuisce il numero degli artigiani, ma anche il paesaggio urbano sta cambiando volto. Sono ormai ridotte al lumicino le botteghe artigiane che ospitano calzolai, corniciai, fabbri, falegnami, fotografi, lavasecco, orologiai, pellettieri, riparatori di elettrodomestici e Tv, sarti, tappezzieri, etc. Attivitaฬ€, nella stragrande maggioranza dei casi a conduzione familiare, che hanno contraddistinto la storia di molti quartieri, piazze e vie delle nostre cittaฬ€, diventando dei punti di riferimento che davano una identitaฬ€ ai luoghi in cui operavano. Per contro, invece, i settori artigiani che stanno vivendo una fase di espansione sono quelli del benessere e dellโ€™informatica. Nel primo, ad esempio, si continua a registrare un costante aumento degli acconciatori, degli estetisti e dei tatuatori. Nel secondo, invece, sono in decisa espansione i sistemisti, gli addetti al web marketing, i video maker e gli esperti in social media. Purtroppo, lโ€™aumento di queste attivitaฬ€ eฬ€ insufficiente a compensare il numero delle chiusure presenti nellโ€™artigianato storico, con il risultato, come dicevamo piuฬ€ sopra, che la platea degli artigiani eฬ€ in costante diminuzione.

โ€ข Con saracinesche abbassate cittaฬ€ piuฬ€ insicure
Basta osservare con attenzione i quartieri di periferia e i centri storici per accorgersi che sono tantissime le insegne che sono state rimosse e altrettante sono le vetrine non piuฬ€ allestite, perennemente sporche e con le saracinesche abbassate. Sono un segnale inequivocabile del peggioramento della qualitaฬ€ della vita di molte realtaฬ€ urbane. Le cittaฬ€, infatti, non sono costituite solo da piazze, monumenti, palazzi e nastri dโ€™asfalto, ma, anche, da luoghi dove le persone si incontrano anche per fare solo due chiacchere. Queste micro attivitaฬ€ conservano lโ€™identitaฬ€ di una comunitaฬ€ e sono uno straordinario presidio in grado di rafforzare la coesione sociale di un territorio. Insomma, con meno botteghe e negozi di vicinato, diminuiscono i luoghi di socializzazione a dimensione dโ€™uomo e tutto si ingrigisce, rendendo meno vivibili e piuฬ€ insicure le zone urbane che subiscono queste chiusure, penalizzando soprattutto gli anziani. Una platea sempre piuฬ€ numerosa della popolazione italiana che conta piuฬ€ di 10 milioni di over 70. Non disponendo spesso dellโ€™auto e senza botteghe sottocasa, per molti di loro fare la spesa eฬ€ diventato un grosso problema.

โ€ข Le cause del crollo

Il forte aumento dellโ€™etaฬ€ media, provocato in particolar modo da un insufficiente ricambio generazionale, la feroce concorrenza esercitata dalla grande distribuzione e in questi ultimi anni anche dal commercio elettronico, il boom del costo degli affitti e delle tasse nazionali/locali hanno spinto molti artigiani a gettare la spugna. I consumatori, inoltre, hanno cambiato il modo di fare gli acquisti. Da qualche decennio hanno sposato la cultura dellโ€™usa e getta, preferiscono il prodotto fatto in serie e consegnato a domicilio. La calzatura, il vestito o il mobile fatte su misura sono ormai un vecchio ricordo; il prodotto realizzato a mano eฬ€ stato scalzato dallโ€™acquisto scelto sul catalogo on line o preso dallo scaffale di un grande magazzino.

โ€ข Dobbiamo rivalutare culturalmente il lavoro manuale

Negli ultimi 40 anni cโ€™eฬ€ stata una svalutazione culturale spaventosa del lavoro manuale. Lโ€™artigianato eฬ€ stato โ€œdipintoโ€ come un mondo residuale, destinato al declino e per riguadagnare il ruolo che gli compete ha bisogno di robusti investimenti nellโ€™orientamento scolastico e nellโ€™alternanza tra la scuola e il lavoro, rimettendo al centro del progetto formativo gli istituti professionali che in passato sono stati determinanti nel favorire lo sviluppo economico del Paese. Oggi, invece, sono percepiti dallโ€™opinione pubblica come scuole di serie b. Per alcuni, infatti, rappresentano una soluzione per parcheggiare per qualche anno i ragazzi che non hanno una grande predisposizione allo studio. Per altri costituiscono lโ€™ultima chance per consentire a quegli alunni che provengono da insuccessi scolastici, maturati nei licei o nelle scuole tecniche, di conseguire un diploma di scuola media superiore. E nonostante la crisi e i problemi generali che attanagliano lโ€™artigianato, non sono pochi gli imprenditori di questo settore che da tempo segnalano la difficoltaฬ€ a trovare personale disposto ad avvicinarsi a questo mondo. In tutto il Paese si fatica a reperire nel mercato del lavoro giovani disposti a fare gli autisti, gli autoriparatori, i sarti, i pasticceri, i fornai, i parrucchieri, le estetiste, gli idraulici, gli elettricisti, i manutentori delle caldaie, i tornitori, i fresatori, i verniciatori e i batti-lamiera. Senza contare che nel mondo dellโ€™edilizia eฬ€ sempre piuฬ€ difficile reperire carpentieri, posatori e lattonieri. Piuฬ€ in generale, comunque, lโ€™artigiano di domani saraฬ€ colui che vinceraฬ€ la sfida della tecnologia per rilanciare anche i โ€œvecchi saperiโ€. Alla base di tutto, comunque, rimarraฬ€ il saper fare che eฬ€ il vero motore della nostra eccellenza manifatturiera.

โ€ข A Vercelli, Teramo Lucca e Rovigo le flessioni in termini percentuali piuฬ€ elevate

Nellโ€™ultimo decennio sono state Vercelli e Teramo le province che, entrambe con il -27,2 per cento, hanno registrato la variazione negativa piuฬ€ elevata dโ€™Italia. Seguono Lucca con il -27, Rovigo con il – 26,3 e Massa-Carrara con il -25,3 per cento. Le realtaฬ€ che, invece, hanno subito le flessioni piuฬ€ contenute sono state Trieste con il -3,2, Napoli con il -2,7 e, infine, Bolzano con il -2,3 per cento. In termini assoluti le province che hanno registrato le โ€œperditeโ€ piuฬ€ importanti sono state Bergamo con -8.441, Brescia con -8.735, Verona con – 8.891, Roma con -8.988, Milano con -15.991 e, in particolar modo, Torino con -18.075 artigiani. Per quanto riguarda le regioni, infine, le flessioni piuฬ€ marcate in termini percentuali hanno interessato il Piemonte con il -21,4, le Marche con il -21,6 e lโ€™Abruzzo con il -24,3 per cento. In valore assoluto, invece, le perdite di piuฬ€ significative hanno interessato lโ€™Emilia Romagna (-37.172), il Veneto (-37.507), il Piemonte (-38.150) e, soprattutto, la Lombardia (- 60.412 unitaฬ€)

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