Il Professor Nicola Rossi, ordinario di economia politica presso l’Università di Tor Vergata e consigliere dell’Istituto Bruno Leoni, ha espresso il suo giudizio sul concordato preventivo biennale, criticato dalle opposizioni e dai sindacati Cgil e Uil:
Concordato preventivo, l’economista Nicola Rossi: “Altro che finto condono. Così l’erario è più giusto”
“Mi sembra una modalità di dare certezza alle imprese circa il livello di tassazione – spiega Rossi -. Naturalmente tanto il fisco quanto le imprese assumono dei rischi, perché l’impresa potrebbe andare meglio del previsto, ma se l’impresa va peggio del previsto, a quanto so, questo non implica una revisione degli importi fiscali. Quindi, è l’impresa a sopportare le conseguenze di una errata qualificazione per eccesso dei suoi risultati. Non riesco, perciò, a intravedere profili che facciano pensare ad un condono mascherato. Provvedimento criticato perché evita al contribuente, almeno in questa prima fase sperimentale, di adeguarsi agli Isa? Si critica perché si teme che questo possa ingenerare trattamenti di favore nei confronti di alcuni contribuenti. Io ho l’impressione che in caso contrario ci si priverebbe di uno strumento molto utile spesso perché non tutti i contribuenti sono uguali e perché regole uguali applicate a situazioni differenziate generano significative disparità di trattamento. Davvero non vedo perché si debba necessariamente immaginare che il fisco non sia in grado di essere equo e rigoroso quando deve essere anche mantenuto un certo grado di discrezionalità”.
Il concordato preventivo fa parte di una riforma il cui principio guida è la possibilità di accordarsi con il fisco in un’ottica di semplificazione. Nicola Rossi commenta questa impostazione: “All’interno del Codice della composizione negoziata si vuole permettere al fisco di negoziare con il contribuente quanto necessario per ripristinare la piena operatività dell’impresa che si trovi in una condizione di precrisi o di crisi. Mi sembra un atteggiamento ragionevole. In questo tipo di situazioni il contribuente si rivolge ai creditori, chiedendo di rivedere tempi o anche quantità delle pretese in maniera da consentire all’impresa che ne abbia possibilità di stare sulle proprie gambe”.