mercoledรฌ 15 Gennaio 2025

โ€œSono 183.193 le lavoratrici e i lavoratori travolti dagli effetti di crisi aziendali o di settore nel comparto dellโ€™industria e delle reti. Un numero che ci mette nella condizione di confutare, con cognizione di causa, le affermazioni di quanti confondono la propaganda con la realtร , e che rafforza le ragioni della nostra protestaโ€. Cosรฌ il segretario confederale della Cgilย Pino Gesmundo, che rende nota lโ€™elaborazione dellโ€™Area delle Politiche industriali della Confederazione sulle crisi aperte.

Vertenze, Cgil: “Oltre 183mila lavoratori coinvolti in crisi industriali, a rischio altri 120mila”

 

Dallโ€™analisi di Corso dโ€™Italia emerge che gli addetti coinvolti da crisi industriali per i quali sono ad oggi aperti tavoli di confronto al Mimit sono 58.026. โ€œDiamo la cifra esatta โ€“ si legge โ€“ perchรฉ si tratta di persone, non di semplici statistiche, e a questi si aggiungono le decine di migliaia di lavoratrici e lavoratori di aziende in crisi che hanno tavoli aperti a livello regionale, per i quali non esiste una mappatura nazionale da parte delle istituzioni, ma che noi conosciamo e rappresentiamo (18.609 nel Veneto e 18.241 in Puglia, solo per fare due esempi), o ancora, i 5.141 lavoratori di aziende che, nonostante ne abbiano fatto richiesta, non hanno un tavolo al Ministeroโ€.

 

Tra le vertenze che “parlano di una incapacitร  totale del pubblico di indirizzare le politiche industriali in settori strategici e rilevanti per il paese”, solo per citarne alcune fra i dossier aperti in questi giorni, la Cgil ricorda “La Perla, che fa corsetteria di alto livello ed รจ vittima di speculazione finanziaria; Fos Prysmian, che produce fibra ottica di qualitร  e rischia di essere messa in crisi dallโ€™utilizzo in Italia di fibra cinese e indiana; Marelli, che apre una crisi annunciata viste le trasformazioni presenti nellโ€™automotive”.

 

Per quanto riguarda ex Ilva, il giorno successivo all’ultimo incontro tenutosi a Palazzo Chigi tra Governo e sindacati, Gesmundo specifica che “servono risposte immediate e complessive perchรฉ non si puรฒ lasciare lโ€™Italia priva di acciaio con altre decine di migliaia di lavoratori nellโ€™incertezza, compresi quelli impegnati nellโ€™indotto, per i quali occorre l’urgente attivazione di uno specifico tavolo con i Ministeri del Made in Italy e del Lavoro”.

 

โ€œUno scenario sconfortante โ€“ commenta il segretario confederale della Cgil โ€“ se pensiamo che proprio le grandi transizioni, verde e digitale, da potenziale volano per lโ€™economia rischiano di trasformarsi in unโ€™ulteriore occasione di impoverimento per il nostro sistema produttivo e industrialeโ€.

 

Ad essere a rischio di crisi a causa delle trasformazioni in atto sono infatti altri 120.026 lavoratori: 70.000 nellโ€™automotive, 25.459 nella siderurgia, 8.000 nel settore della produzione dellโ€™energia (centrali a carbone e cicli combinati), 2.000 nel settore elettrico (mercato tutelato), 4.094 nella chimica di base, 3.473 nel petrolchimico e nella raffinazione, 8.500 nel settore delle telecomunicazioni.

 

Inoltre, la Cgil evidenzia che โ€œpermangono allo stato senza soluzioni reali le venti aree di crisi industriale complessaโ€. Presenti ad oggi in tredici regioni italiane, sono istituite in territori soggetti a recessione economica e perdita occupazionale di rilevanza nazionale e con impatto significativo sulla politica industriale nazionale, non risolvibili con risorse e strumenti di sola competenza regionale.

 

“E quando vengono previsti interventi ad altro livello, purtroppo non sono sufficienti. รˆ il caso โ€“ sottolinea Gesmundo – dell’Accordo di programma approvato dal Mimit mercoledรฌ per la riconversione e la riqualificazione dellโ€™area di crisi industriale complessa di Melfi, Potenza e Rionero Vulture”, che prevede lo stanziamento di 20 milioni da parte del Ministero e di 8,7 milioni da parte della Regione. “Non sono risorse commisurate alla gravitร  della crisi di questo territorio, su cui pesano il ridimensionamento dello stabilimento Stellantis e la riconversione dei processi produttivi, con le conseguenti ripercussioni su tutto l’indotto”.

 

โ€œPer queste ragioni continuiamo a sostenere che, se si guarda allo sviluppo del paese, il tema del lavoro deve essere centrale. Sono le persone il capitale necessario per continuare a crescereโ€, sostiene Gesmundo. โ€œE per questo la nostra protesta continua, a partire dallโ€™impegno per contrastare una legge di stabilitร  sbagliata che aumenterร  il divario nella distribuzione della ricchezza, che impoverirร  le lavoratrici ed i lavoratori e che farร  crescere il precariato. Un impegno โ€“ conclude โ€“ che punta a migliorare le condizioni sociali per far aumentare radicalmente la partecipazione femminile e giovanile al mercato del lavoroโ€.

 

 

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