Christine Lagarde, Presidente della BCE, รจ intervenuta in occasione della conferenza โThe ECB and Its Watchers XXIVโ organizzata dallโInstitute for Monetary and Financial Stability, Universitร Johann Wolfgang Goethe, Francoforte. Le sue parole:
BCE, Lagarde: “Taglio tassi a giugno se le previsioni sono confermate”
“Dopo la pandemia i responsabili delle politiche monetarie hanno dovuto affrontare un contesto eccezionalmente complesso. Lโaumento dellโinflazione ci ha posto dinanzi a una profonda incertezza riguardo alla sua portata e alla sua diffusione nellโeconomia. Nonostante il calo dellโinflazione, lโincertezza sulla sua persistenza รจ rimasta.
Dati i costi potenziali elevati di una politica mal calibrata, abbiamo dovuto adottare un quadro di riferimento che minimizzasse il rischio di errori. Abbiamo pertanto definito la nostra funzione di reazione sulla base di tre criteri: prospettive di inflazione, dinamica dellโinflazione di fondo e intensitร della trasmissione della politica monetaria.
Seppur inizialmente concepiti in un periodo di limitata visibilitร sullโinflazione futura, questi criteri hanno contribuito a orientare le nostre decisioni anche a fronte del calo dellโinflazione e di previsioni divenute piรน accurate.
Con le parole di Marie Curie, per progredire tra gli alti e i bassi della vita, โbisogna avere perseveranza e soprattutto fiduciaโ. Il nostro assetto ci ha infatti incoraggiato a perseverare e avere maggiore fiducia ove necessario.
ร stata la nostra bussola affidabile con cui abbiamo calibrato la politica monetaria durante le tre fasi del ciclo in cui ci troviamo.
In primo luogo, ha contribuito alla soliditร della nostra fase di inasprimento, quando stavamo definendo la portata dellโazione necessaria a contenere lโinflazione.
In secondo luogo, durante la fase di mantenimento, ci ha aiutato ad attendere con pazienza il conseguimento di una maggiore coerenza tra i segnali provenienti dalle nostre proiezioni di inflazione e quelli dellโinflazione di fondo.
In terzo luogo, ci sosterrร nel raggiungimento di un livello sufficiente di fiducia, tale da poter avviare la fase di allentamento e adottare una politica meno restrittiva.
La fase di inasprimento
Nella fase iniziale del nostro ciclo restrittivo, la prioritร principale alla luce dellโimpennata dellโinflazione era abbandonare il piรน rapidamente possibile lโorientamento accomodante della nostra politica monetaria. Sebbene la sfida fosse enorme, risultava relativamente semplice calibrare il percorso della nostra politica.
Tuttavia, con lโaumento dei tassi e lโavvicinarsi al territorio restrittivo, la calibrazione รจ divenuta piรน complessa. Abbiamo dovuto valutare innanzitutto lโentitร degli aumenti dei tassi finchรฉ questi sarebbero stati sufficientemente restrittivi, nonchรฉ la durata della loro permanenza su tali livelli. La nostra valutazione รจ stata perรฒ offuscata da una visibilitร sul futuro molto inferiore alla norma.
Le nostre previsioni hanno ripetutamente e ampiamente sottostimato lโinflazione, anche su orizzonti piรน brevi. Ad esempio, dal 2021 al 2022 gli errori assoluti di previsione dellโinflazione a un trimestre, nelle proiezioni macroeconomiche formulate dai nostri esperti, sono piรน che raddoppiati, principalmente a causa della volatilitร dei prezzi dellโenergia[1].
Al tempo stesso, la combinazione degli shock emersi dalla pandemia e nel periodo successivo (rotazioni della spesa, picchi nei prezzi dellโenergia, cicli caratterizzati dallโeffetto โfrustaโ nel settore manifatturiero, strozzature dal lato dellโofferta, condizioni tese nei mercati del lavoro, politiche di bilancio espansive ed effetti delle riaperture) ha accresciuto il rischio che lโinflazione diventasse piรน persistente.
Abbiamo affrontato una congiuntura molto insolita, contraddistinta da inflazione elevata e diminuzione dei salari reali, ma anche dallโaumento dellโoccupazione; una combinazione che implicava sostanzialmente un processo di recupero pluriennale per compensare le perdite dei salari reali. A sua volta, tale processo avrebbe potuto determinare quella che nella conferenza dello scorso anno ho definito unโinflazione generata da una โspirale di ritorsioniโ[2].
Abbiamo affrontato incertezze circa la rapiditร e lโintensitร con cui la nostra risposta di politica monetaria sarebbe riuscita a ridurre lโinflazione. La BCE non attraversava un ciclo di inasprimento da oltre un decennio e vi era motivo di ritenere che la trasmissione della politica monetaria alle imprese e alle famiglie potesse essere mutata[3].
Pertanto, per unโaccurata calibrazione si rendeva necessario un assetto per le decisioni di politica monetaria che funzionasse in caso di visibilitร ridotta e che attenuasse lโaccresciuta incertezza. Per questo la nostra risposta di politica monetaria รจ stata impostata su tre criteri richiamati in precedenza: prospettive di inflazione, dinamica dellโinflazione di fondo e intensitร della trasmissione della politica monetaria.
Tale approccio ha dato maggiore soliditร alle nostre decisioni, in quanto il profilo dellโinflazione anticipato nelle nostre proiezioni doveva essere convalidato dai dati osservabili in tempo reale ed estrapolabili nel medio termine. Abbiamo pertanto potuto assumere decisioni prospettiche con un grado di certezza piรน elevato.
Tale assetto si รจ dimostrato adeguato nella pratica.
I tre criteri ci hanno aiutato a mettere a punto gli ulteriori rialzi, consentendoci di portare i tassi su livelli sufficientemente restrittivi da spezzare la persistenza dellโinflazione[4]. Orientando la nostra valutazione accurata dellโintensitร della trasmissione della politica monetaria, questi criteri hanno inoltre agito quale verifica incrociata contro il rischio di un eccessivo inasprimento, sostenendoci nel pervenire alla decisione di interrompere lโaumento dei tassi dopo lo scorso settembre.
La fase di mantenimento
Siamo poi entrati nellโattuale fase del nostro ciclo di politica monetaria, la โfase di mantenimentoโ, durante la quale ci siamo impegnati a mantenere i tassi su livelli restrittivi finchรฉ necessario.
Dallโinizio di questa fase lโinflazione ha registrato un calo costante e le nostre proiezioni hanno indicato un suo ritorno verso il nostro obiettivo nel medio termine. Le proiezioni indicano unโinflazione pari in media al 2,3% nel 2024, 0,4 punti percentuali in meno rispetto allโesercizio di dicembre e 0,9 punti percentuali in meno rispetto a quello di settembre. Ci attendiamo quindi che lโinflazione scenda al 2,0% nel 2025 e allโ1,9% nel 2026.
Inoltre, contrariamente alle fasi iniziali del nostro ciclo di politica monetaria, vi รจ motivo di ritenere che lโandamento disinflazionistico atteso continuerร .
In primo luogo, da qualche tempo i dati effettivi sullโinflazione sono sostanzialmente in linea con le nostre aspettative. Nel 2023 abbiamo assistito a una riduzione di circa il 70% dellโerrore assoluto medio nelle proiezioni a un trimestre formulate dai nostri esperti rispetto al 2022.
In secondo luogo, osserviamo ora un ritorno dellโinflazione al 2% nellโorizzonte temporale di proiezione in anticipo rispetto a prima, ossia a metร 2025, senza che superi il nostro obiettivo nel resto del periodo considerato.
In terzo luogo, la composizione dellโinflazione sta migliorando, poichรฉ ora ci aspettiamo un calo dellโinflazione di fondo nel medio termine. Ciรฒ suggerisce che la convergenza verso il 2% sarร probabilmente piรน duratura e meno dipendente dalle ipotesi sui prezzi delle materie prime, sebbene queste ipotesi possano sempre rivelarsi azzardate.
Anche gli altri criteri sono sempre piรน coerenti con il miglioramento delle prospettive di inflazione.
La trasmissione della nostra politica monetaria procede nella giusta direzione. Le condizioni di finanziamento hanno reagito con forza allโaumento dei tassi di interesse, la domanda di prestiti si รจ indebolita e, a sua volta, lโattivitร ha rallentato notevolmente soprattutto nei settori economici piรน sensibili ai tassi.
Lโinflazione di fondo sta diminuendo in termini generali. Quasi tutte le misure che teniamo sotto osservazione sono in calo e lโintervallo dei valori tra le diverse misure si รจ ridotto da un massimo di 4,1 punti percentuali agli attuali 2,4 punti percentuali. Alcune misure dellโinflazione di fondo con le migliori proprietร di indicatore anticipatore dellโinflazione futura hanno registrato una marcata diminuzione[5].
Allo stesso tempo, le pressioni interne sui prezzi restano forti.
Lโinflazione dei servizi continua a essere persistente e a oscillare intorno al 4%, sebbene si sia registrato un certo incremento a febbraio. Il nostro indicatore dellโinflazione interna, che misura le voci a basso contenuto di importazioni, si colloca al 4,5%, al limite superiore dellโintervallo di valori delle misure dellโinflazione di fondo da noi monitorate. Questa misura si รจ inoltre rivelata un buon indicatore anticipatore[6].
Tali pressioni riflettono in larga misura la robusta dinamica salariale a fronte dellโavanzare del processo di recupero, nonchรฉ le condizioni tese del mercato del lavoro, che ha mostrato sinora una buona tenuta in un contesto di rallentamento economico. Lโoccupazione รจ cresciuta di 2 milioni di unitร in termini cumulati nel 2023, anche quando lโeconomia ha ristagnato, mentre le imprese continuano a mantenere gli stessi livelli occupazionali. Questo andamento sta automaticamente riducendo la produttivitร del lavoro e spingendo al rialzo il costo del lavoro per unitร di prodotto.
In questa fase, risulta difficile valutare se tali pressioni sui prezzi riflettano semplicemente lo sfasamento temporale dei salari e dei prezzi dei servizi nonchรฉ la natura prociclica della produttivitร , oppure se segnalino spinte inflazionistiche persistenti.
Pertanto, pur avendo compiuto progressi significativi riguardo a tutti e tre i criteri previsti dal nostro assetto, non siamo ancora sufficientemente certi di essere su un percorso durevole verso il nostro obiettivo di inflazione.
Avere certezza sufficiente per procedere allโallentamento della politica monetaria
La domanda fondamentale รจ quindi: cosa dobbiamo osservare per avere certezza sufficiente da poter avviare la fase di allentamento della nostra politica restrittiva?
In altre parole, occorre proseguire lungo il percorso disinflazionistico. Vi sono tre fattori interni che saranno decisivi per assicurare che il profilo dellโinflazione si evolva coerentemente alle nostre proiezioni.
Il primo รจ la crescita salariale.
Le nostre previsioni indicano che i salari nominali rallenteranno al 3% nei prossimi tre anni, consentendo alle retribuzioni reali di risalire sui livelli antecedenti la pandemia nellโorizzonte di proiezione, compresi gli incrementi di produttivitร [7]. Tuttavia, con un tasso di disoccupazione che dovrebbe mantenersi su un livello molto basso, pari al 6,6%, tale andamento salariale non รจ scontato. Lโanalisi di sensibilitร condotta dagli esperti della BCE mostra che, in presenza di un pieno recupero anticipato entro la fine di questโanno, lโinflazione salirebbe al 3% nel 2025 e si ridurrebbe soltanto al 2,5% nel 2026[8].
Il secondo fattore sono i margini di profitto.
La compressione dei margini di profitto ha consentito il recupero dei salari senza ulteriore incremento dellโinflazione. Nellโultimo trimestre del 2022 i profitti per unitร di prodotto hanno rappresentato oltre il 50% del deflatore del PIL, ma tale dato si รจ ridotto ad appena il 20% a distanza di un anno. Peraltro, la nostra analisi di sensibilitร mostra che, se le imprese riacquistassero potere nella determinazione dei prezzi a seguito della ripresa dellโeconomia e i margini di profitto aumentassero di un punto percentuale cumulato in piรน rispetto alle nostre proiezioni fino alla fine del 2026, lโinflazione sarebbe pari al 2,7% nel 2025 e al 2,4% nel 2026.
Il terzo รจ la crescita della produttivitร .
Ci attendiamo che un incremento della domanda, se soddisfatta con il pieno utilizzo della manodopera accantonata, porterร a un aumento della crescita della produttivitร e a un calo del costo del lavoro per unitร di prodotto. Le proiezioni indicano una crescita della produttivitร del lavoro dello 0,1% questโanno che salirebbe poi allโ1,2% nel 2025 e nel 2026. Il profilo dellโinflazione potrebbe perรฒ rivelarsi diverso se, in un nuovo contesto geopolitico, la perdita di produttivitร per le imprese europee risultasse essere in parte strutturale.
Dati i ritardi con cui questi dati si rendono disponibili, non possiamo aspettare di avere tutte le informazioni necessarie a nostra disposizione. Rischieremmo altrimenti di adeguare il nostro orientamento con eccessivo ritardo. Nei prossimi mesi ci aspettiamo di avere due elementi importanti che potrebbero accrescere il nostro livello di certezza in misura sufficiente da poter adottare un primo intervento di politica monetaria.
In primo luogo, disporremo di maggiori dati per confermare se i salari stiano effettivamente aumentando in modo compatibile con il conseguimento durevole dellโobiettivo di inflazione entro la metร del 2025.
Gli ultimi dati vanno in questa direzione. La crescita del reddito per occupato si รจ ridotta al 4,6% nel quarto trimestre dello scorso anno, lievemente al di sotto delle nostre proiezioni di marzo, dal 5,1% del terzo trimestre. Anche la crescita delle retribuzioni contrattuali, che rappresenta la quota principale dellโincremento dei redditi per occupato, รจ diminuita dal 4,7% al 4,5% nel quarto trimestre.
Analogamente, lโindice salariale prospettico elaborato dalla BCE, che anticipa lโandamento della crescita delle retribuzioni contrattuali nellโarea dellโeuro, mostra i primi segnali di un allentamento delle pressioni. Nel 2024 la crescita salariale media per tutti i contratti in essere[9]ย รจ scesa dal 4,4% registrato in corrispondenza della riunione del Consiglio direttivo di gennaio al 4,2% osservato al momento della nostra riunione di marzo.
Nei prossimi mesi potremo tracciare un quadro ancora piรน chiaro.
Nel primo trimestre di questโanno, alla fine di maggio, avremo a disposizione i dati sulla crescita delle retribuzioni contrattuali.ย Molte trattative salariali sono attualmente in corso in grandi settori; non appena concluse, terremo conto dei loro esiti nel nostro indice salariale. I dipendenti con contratti scaduti lโanno scorso e non rinnovati o con contratti in scadenza entro marzo 2024 rappresentano circa un terzo di quelli considerati nel nostro indice salariale.
In secondo luogo, entro giugno avremo a disposizione nuove proiezioni che confermeranno o meno la validitร dellโandamento dellโinflazione da noi previsto a marzo. Queste proiezioni ci consentiranno implicitamente di comprendere meglio lโevoluzione dellโinflazione di fondo. Avremo maggiore visibilitร sul vigore della ripresa e sul probabile andamento del mercato del lavoro, e quindi sulle conseguenze per i salari, i profitti e la produttivitร .
Inoltre, avremo una finestra temporale piรน ampia per valutare se i dati sullโinflazione continuano a essere sostanzialmente in linea con le nostre proiezioni. In tal caso, potremo avere maggiore certezza che i nostri modelli staranno cogliendo con maggiore precisione la dinamica dellโinflazione. Tale conferma sarร particolarmente importante per le componenti piรน persistenti, come i servizi, in quanto ci consentirร di confidare che essi continueranno a diminuire mostrando il loro tipico ritardo.
Se questi dati riveleranno un sufficiente grado di allineamento tra lโandamento dellโinflazione di fondo e le nostre proiezioni, e ipotizzando che la trasmissione rimanga forte, potremo passare alla fase di allentamento del nostro ciclo di politica monetaria e adottare una politica meno restrittiva.
In seguito, tuttavia, continueremo a riscontrare pressioni interne sui prezzi. Ci attendiamo, ad esempio, che lโinflazione dei servizi rimanga elevata per gran parte di questโanno. Nel prossimo futuro sarร quindi necessario confermare su base continuativa che i dati pervenuti sostengono le nostre prospettive di inflazione.
Ciรฒ ha due importanti implicazioni per la traiettoria futura della politica monetaria.
In primo luogo, le nostre decisioni dovranno continuare a fondarsi sui dati ed essere definite di volta in volta a ogni riunione, sulla scorta delle nuove informazioni disponibili. Ciรฒ comporta che anche dopo il primo abbassamento dei tassi, non possiamo vincolarci a un determinato percorso di riduzione.
In secondo luogo, il nostro assetto di politica monetaria rimarrร importante per lโanalisi dei nuovi dati e la calibrazione dellโadeguato orientamento. Al tempo stesso, dovranno essere esaminati periodicamente i pesi relativi assegnati ai tre criteri.
Conclusioni
Dopo la nostra ultima riunione del Consiglio direttivo ho affermato che, per quanto riguarda i dati che rilevano per le nostre decisioni di politica monetaria, sapremo qualcosa in piรน entro aprile e molto di piรน entro giugno.
Mi auguro che il mio intervento di oggi aiuti a comprendere meglio la nostra analisi e la nostra logica.
Nei prossimi mesi avremo a disposizione piรน dati, che ci aiuteranno a valutare se la certezza che abbiamo sul percorso futuro รจ tale da poter passare alla prossima fase del nostro ciclo di politica monetaria”.