Lโintroduzione dei nuovi dazi da parte degli Stati Uniti nei confronti dellโUnione europea potrebbe generare una nuova impennata dellโinflazione e bloccare i tagli ai tassi dโinteresse attesi dalla Banca centrale europea nel 2025. Le misure protezionistiche americane โ fino al 25% su acciaio e alluminio e tra il 10% e il 20% su vari beni manifatturieri e agroalimentari โ avranno un impatto significativo anche sul fronte monetario e creditizio, con effetti negativi a cascata per famiglie e imprese italiane.
Dazi, Unimpresa: “Rischio stop a tagli BCE, rate mutui ancora alte e stretta al credito”
Lโaumento dei costi delle importazioni potrebbe spingere lโinflazione europea di 1-2 punti percentuali, costringendo la Bce a rinviare i tagli ai tassi previsti nei prossimi mesi. ร quanto spiega il Centro studi di Unimpresa, secondo cui con il costo del denaro attualmente al 2,5%, verrebbe cosรฌ meno quella boccata dโossigeno attesa dal mercato, frenando la riduzione delle rate dei mutui โ oggi con una media intorno al 3% โ e mantenendo a livelli elevati gli interessi sui prestiti bancari per le imprese, attualmente pari al 4%. In uno scenario di crescente incertezza economica, le banche tenderanno a rafforzare i criteri di selezione nella concessione del credito, valutando con maggiore rigiditร la soliditร finanziaria di famiglie e aziende, con lโobiettivo di contenere il rischio di nuove sofferenze.
Il risultato sarร una restrizione dellโaccesso ai finanziamenti, che rischia di penalizzare soprattutto le piccole e medie imprese, giร provate dallโaumento dei costi e dal rallentamento della domanda. ยซLa combinazione tra inflazione persistente, tassi elevati e minor credito puรฒ rallentare consumi e investimenti, generando un effetto recessivo sullโeconomia nazionale. Di fronte a una tempesta perfetta che rischia di bloccare la ripresa, lโItalia non puรฒ permettersi di restare immobile. Servono risposte forti e immediate: da un lato dobbiamo proteggere le imprese con misure fiscali e strumenti di sostegno al credito, dallโaltro sollecitare lโEuropa a difendere i propri interessi senza chiudere la porta al dialogo con gli Stati Uniti. ร il momento della politica, non dellโattendismoยป commenta il vicepresidente di Unimpresa, Giuseppe Spadafora.
Secondo il Centro studi di Unimpresa, lโintroduzione dei nuovi dazi da parte degli Stati Uniti nei confronti dellโUnione europea โ fino al 25% su acciaio e alluminio e fino al 20% su una vasta gamma di beni manifatturieri e agroalimentari โ rischia di avere un impatto significativo non solo sullโexport, ma anche sulla stabilitร macroeconomica dellโarea euro. Tali misure protezionistiche possano generare effetti negativi a catena sullโinflazione, sulla politica monetaria della Banca centrale europea e, in ultima analisi, sullโaccesso al credito per famiglie e imprese. Il rincaro dei beni importati, a seguito dellโapplicazione dei dazi americani, potrebbe alimentare ulteriori tensioni inflazionistiche in Europa.
Le nostre stime indicano un potenziale aumento dellโinflazione compreso tra lโ1% e il 2% aggiuntivo nel corso del 2025. Un trend che, se confermato, ostacolerebbe il percorso di discesa dei prezzi in atto dopo il picco registrato tra il 2022 e il 2023. In questo contesto, la Banca centrale europea potrebbe essere costretta a rivedere i propri piani di allentamento monetario. Con il tasso di riferimento attualmente fissato al 2,5%, era atteso un primo taglio entro lโestate. Tuttavia, il rischio di una nuova fiammata inflazionistica potrebbe indurre Francoforte a congelare o ritardare lโintervento, mantenendo elevato il costo del denaro per un periodo prolungato. Un ritardo nella riduzione dei tassi comporterebbe rate ancora elevate per i mutui delle famiglie โ oggi su una media del 3% โ e per i prestiti alle imprese, che si attestano mediamente intorno al 4%.
La prospettiva di una normalizzazione dei tassi si allontana, compromettendo la capacitร di spesa e investimento in tutti i settori produttivi. Lโincertezza macroeconomica e il mantenimento di tassi elevati spingeranno le banche a rafforzare i criteri di selezione del merito creditizio. Gli istituti di credito saranno ancora piรน attenti nel valutare la soliditร finanziaria di famiglie e imprese, con lโobiettivo di contenere il rischio di nuove sofferenze. Tale comportamento prudenziale porterร a un ulteriore restringimento dellโofferta di credito, penalizzando in particolare le piccole e medie imprese che piรน dipendono dal finanziamento bancario per sostenere liquiditร e investimenti. La combinazione tra inflazione persistente, tassi elevati e minore disponibilitร di credito rischia di produrre un effetto recessivo sullโeconomia italiana.
Con meno potere dโacquisto e meno risorse a disposizione, le famiglie saranno costrette a comprimere i consumi e le imprese potrebbero congelare piani di assunzione e sviluppo, aumentando i rischi di stagnazione e disoccupazione. ยซIn assenza di unโazione coordinata a livello europeo, volta a contenere lโimpatto dei dazi americani e sostenere la domanda interna, lโItalia rischia di pagare un prezzo alto in termini di crescita e stabilitร sociale. ร urgente che la Bce, la Commissione Ue e i governi nazionali adottino misure di salvaguardia per evitare una nuova stagione di stretta creditizia e freno agli investimentiยป aggiunge il vicepresidente di Unimpresa.