Intervistato da Il Sole 24 Ore, il presidente del Veneto Luca Zaia ha espresso le sue perplessità sul decreto che definisce i poteri sostitutivi in caso di gravi irregolarità nella gestione delle attese in sanità:
Liste d’attesa, Zaia: “Il governo faccia un passo indietro o andremo alla Consulta”
“Il percorso per migliorare la sanità va fatto in sinergia tra Regioni e Governo, che ben sta operando. Sulle liste d’attesa capisco le preoccupazioni del ministro Schillaci, che sono quelle di molti governatori. Ma la soluzione messa in campo ci lascia perplessi – spiega il governatore del Veneto -: illude i cittadini che arrivi da Roma un super ispettore a risolvere il problema, quando all’origine delle code c’è ben altro. L’idea che possa arrivare qualcuno da Roma a tagliare le liste d’attesa potrebbe incontrare i favori di chi, profano della materia, non conosce il modello di governance della sanità. Ma parliamo di una competenza regionale e, in un Paese che parla tanto di autonomia, un provvedimento simile va nella direzione opposta. La sanità è l’unica materia in cui le Regioni hanno piena competenza gestionale e hanno dimostrato di essere più efficienti dello Stato. Se fosse vero che da Roma sono così abili nel risolvere il problema, dovremmo vedere attese ridotte nelle Regioni già commissariate. Invece, purtroppo, non è così. Il conto non torna”.
“Perché i poteri sostitutivi non funzionano? Perché non possono aggredire le cause delle liste d’attesa – aggiunge Zaia –. La prima è la carenza di medici, frutto anche degli errori di programmazione commessi in passato. Il Veneto ha bandito 212 concorsi l’anno scorso: di 4.900 posti ne ha coperti 1.007. In Italia ne mancano 50mila, in Veneto 3.500. Il secondo motivo è la medicina difensiva: le prescrizioni di visite ed esami aumentano per paura di future denunce. Terzo aspetto, che è minimale ma va ricordato: l’inappropriatezza prescrittiva. Quarto aspetto: l’esplosione dell’offerta diagnostica. Fino a trent’anni fa non c’era l’ecografia, oggi la disponibilità è enorme. È nobile che il Governo si occupi di liste d’attesa, ma al posto di norme erga omnes utilizzi i poteri che ha per intervenire dove la sanità non funziona e avocarne a sé la gestione. Dove le cose girano, come in Veneto, siamo in grado di performare meglio. Se il decreto andrà avanti sono pronto a ricorrere alla Corte costituzionale, come ho fatto sia con Governi di centrodestra sia di centrosinistra quando ritenevo che un provvedimento fosse sbagliato”.