Thursday 21 November 2024

Balocco ha fatto pervenire una lettera al Codacos a seguito dello scandalo del pandoro-gate. L’associazione dei consumatori ha infatti avviato una azione inibitoria verso l’azienda dolciaria, finalizzata a far ottenere a tutti gli acquirenti del pandoro griffato Ferragni il giusto risarcimento per i danni subiti.

Caso Ferragni, Balocco al Codacons: “Pandoro più caro per incarto e zucchero rosa. Campagna deludente, ha prodotto perdita”

Oggi arriva la risposta della Balocco che, tramite i suoi legali, fa sapere che la differenza di prezzo pari a 5,69 euro esistente tra il pandoro “normale” Balocco (3,68 euro) e quello “Pink Christmas” (9,37 euro) sarebbe giustificata dall’impiego di “elementi peculiari” quali il “nastro di chiusura”, il “sacchetto contenente il pandoro ed il cartone espositore personalizzati con la grafica su licenza”, nonché una “bustina di polvere rosa ed uno stencil in cartoncino alimentare da utilizzare per la decorazione del pandoro”.

Una risposta – si legge nella nota dell’associazione -, che non convince affatto il Codacons, il quale chiede ora alla Balocco di fornire tutti i dettagli circa i maggiori costi sostenuti per lo zucchero a velo rosa, per la grafica diversificata, per il nastro di chiusura, così da capire se tali elementi possano giustificare un rincaro di prezzo al pubblico del +154%.

La difesa della Balocco prosegue poi contestando la tesi secondo cui i consumatori sarebbero stati condizionati all’acquisto dall’operazione di beneficenza associata al pandoro “Pink Christmas”. Secondo la società “né sulla confezione, né sul cartiglio, né tantomeno sul materiale espositivo erano presenti indicazioni relative alla destinazione di una percentuale del ricavato (o di un importo fisso) a favore della ricerca terapeutica”.

Balocco avrebbe quindi messo in commercio oltre 360mila pandori ignorando che il cartiglio riportava l’indicazione circa il fatto che la vendita del prodotto avrebbe sostenuto i bambini malati di cancro? Si domanda il Codacons, dal momento che l’Antitrust, nel provvedimento con cui sanziona l’azienda, scrive testualmente: “Con riguardo al contenuto del cartiglio apposto sui Pandori griffati (che riportava: “Chiara Ferragni e Balocco sostengono l’Ospedale Regina Margherita di Torino, finanziando l’acquisto di un nuovo macchinario che Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato 18 permetterà di esplorare nuove strade per le cure terapeutiche dei bambini affetti da Osteosarcoma e Sarcoma di Ewing”), si evidenzia che in nessuna parte del messaggio è dato rinvenire che il finanziamento si riferisce a una donazione fatta in cifra fissa e mesi prima; al contrario, la formulazione, data anche la sua collocazione sulla confezione del pandoro, lasciava intendere che il reperimento dei fondi per la donazione fosse legato alle vendite del Pandoro griffato”.

Non possiamo poi non chiederci – continua la nota del Codacons –  dove fosse la Balocco quando Chiara Ferragni pubblicava storie e contenuti sui propri canali social dove, chiamando in causa l’azienda, legava le vendite del pandoro alla beneficenza verso i bimbi malati di cancro, e perché la Balocco non abbia mai smentito le errate affermazioni dell’influencer, prendendo le distanze da tale pubblicità ingannevole, e infine perché non abbia mai informato i consumatori circa il fatto che la donazione in favore dell’ospedale Regina Margherita di Torino era già avvenuta mesi prima, afferma il Codacons.

Ma la vera “chicca” dell’incredibile tesi difensiva della difesa Balocco – aggiunge il Codacons – è l’affermazione secondo cui la campagna natalizia 2022 avviata in collaborazione con Chiara Ferragni “è stata deludente e ha prodotto una perdita in termini di marginalità”, motivo per cui nulla è dovuto ai consumatori.

Non possiamo che prendere atto della decisione della Balocco di non voler separare le proprie responsabilità da quelle di Chiara Ferragni, e di farsi carico di tutti i comportamenti scorretti emersi nella vicenda del pandoro-gate – commenta il Codacons – A questo punto agiremo formalmente verso l’azienda nelle opportune sedi civili e penali per far risarcire tutti gli utenti lesi dagli illeciti emersi.

 

 

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