Friday 22 November 2024

Le imprese italiane si aspettano che i livelli record dell’inflazione continuino per almeno un altro anno, prima di vedere un calo. E’ quanto quanto emerge dallโ€™indagine condotta dalla Banca d’Italia tra il 22 novembre e il 14 dicembre 2022 presso le imprese italiane dellโ€™industria e dei servizi con almeno 50 addetti.

Indagine Banca d’Italia, le imprese si attendono inflazione record a lungo

I giudizi sulla situazione economica generale e sulle proprie condizioni operative nel quarto trimestre del 2022 sono divenuti meno negativi rispetto al periodo precedente. Sono migliorate le attese sulla domanda nei prossimi mesi, sia totale sia estera, anche se le imprese continuano a segnalare difficoltร  connesse con lโ€™incertezza economica e politica e con gli elevati prezzi dellโ€™energia.

Lโ€™accumulazione di capitale proseguirebbe nel 2023: le valutazioni di peggioramento delle condizioni per investire restano ampiamente superiori a quelle di miglioramento, ma il saldo negativo si รจ dimezzato rispetto alla precedente rilevazione.

Lโ€™occupazione continuerebbe a crescere nel primo trimestre dellโ€™anno. Le attese sullโ€™inflazione al consumo sono ulteriormente aumentate, raggiungendo lโ€™8,1 per cento sui 12 mesi e attestandosi rispettivamente al 6,7 e al 5,7 per cento sugli orizzonti a 2 anni e tra 3 e 5 anni. La dinamica dei prezzi praticati dalle imprese rimarrebbe sostenuta nei prossimi 12 mesi, pur in attenuazione nelle costruzioni e soprattutto nellโ€™industria in senso stretto. Sarebbe ancora sospinta principalmente dai rincari degli input produttivi e dalle piรน elevate attese di inflazione.

Nello scorcio del 2022 la quota di imprese che considera la situazione economica generale peggiore rispetto al trimestre precedente รจ diminuita al 47,0 per cento (da 77,9), largamente in favore dei giudizi di stazionarietร ; il saldo tra risposte di miglioramento e peggioramento รจ risalito a -40,7 punti percentuali (Tavola 1). Ciรฒ nonostante, permangono prospettive di una congiuntura debole: la grande maggioranza delle imprese (86,1 per cento) assegna una probabilitร  nulla o inferiore al 25 per cento alla possibilitร  che il quadro economico generale si evolva positivamente nel primo trimestre del 2023.

Il saldo fra le attese di miglioramento e di peggioramento delle condizioni operative nei prossimi tre mesi รจ passato a -17,6 punti percentuali, da -49,2 nella precedente rilevazione (Figura 1). Il miglioramento รจ diffuso fra aree geografiche e settori; รจ particolarmente marcato tra le imprese edili che operano nel comparto residenziale, per cui il saldo si รจ sostanzialmente azzerato (0,9 da -37,8). I principali ostacoli alle prospettive di crescita continuano a essere lโ€™incertezza imputabile a fattori economici e politici e gli elevati prezzi dei beni energetici. Il saldo delle attese sulle proprie condizioni operative a tre anni รจ aumentato considerevolmente dai livelli storicamente bassi della precedente rilevazione (a 37,4 punti percentuali da 11,7).

Per il 41,6 per cento delle imprese nel quarto trimestre del 2022 i rincari energetici hanno arrecato difficoltร  analoghe o superiori rispetto ai tre mesi precedenti (da 54,9 nella precedente rilevazione). I problemi rimangono piรน rilevanti per le aziende edili (60,0) e dellโ€™industria in senso stretto (44,9) rispetto a quelle dei servizi (36,4). Per effetto degli elevati costi energetici, quasi due imprese su tre intendono alzare i prezzi di vendita nei prossimi tre mesi. Lโ€™aumento sarร  di intensitร  marcata secondo, rispettivamente, il 10,2, il 10,8 e lโ€™8,6 per cento delle imprese nei tre comparti (da 20,5, 26,5 e 14,9 nella rilevazione precedente). I problemi di approvvigionamento di materie prime e di input intermedi hanno interessato il 52,6 per cento delle aziende; rispetto al trimestre precedente la quota รจ in calo in tutti i settori.

Per le imprese industriali e dei servizi, i giudizi di miglioramento e di peggioramento della domanda complessiva nel quarto trimestre si sono equivalsi (il saldo รจ pari a -0,2 punti percentuali, da -3,7; Figure 2.1 e 2.2); per la domanda estera il saldo รจ lievemente salito (a 3,0 punti percentuali da nullo), rimanendo perรฒ su valori bassi. Per il primo trimestre del 2023, si attende un incremento delle vendite: le imprese che prevedono un aumento della domanda totale ed estera sono, rispettivamente, 10,4 e 15,1 punti percentuali in piรน di quelle che ne prefigurano una riduzione (i saldi erano negativi nella precedente rilevazione). Nelle costruzioni sono invece migliorati i saldi relativi allโ€™andamento della domanda sia corrente (12,3, da 8,4; Figura 2.3) sia attesa (22,3 da 15,0).

Il saldo tra giudizi di miglioramento e peggioramento delle condizioni per investire nel quarto trimestre รจ rimasto ampiamente negativo, ma si รจ dimezzato rispetto alla precedente rilevazione (a -30,2 punti percentuali; Figura 3). Le condizioni di accesso al credito sono ritenute stabili da circa i tre quarti delle imprese, a fronte di un peggioramento per il 21 per cento (come nel trimestre precedente), mentre la posizione complessiva di liquiditร  รจ valutata sufficiente o piรน che sufficiente da oltre il 90 per cento del campione.

Nonostante i giudizi sfavorevoli sulle condizioni per investire, il saldo fra previsioni di aumento e diminuzione della spesa per beni capitali รจ rimasto positivo in tutti i settori segnalando una prosecuzione dellโ€™accumulazione (13,8 punti percentuali, come nella scorsa rilevazione riferita al 2022). Nel primo semestre del 2023 la spesa per investimenti aumenterebbe rispetto al semestre precedente per circa il 37 per cento delle imprese, una percentuale piรน che doppia di chi ne prevede una riduzione (16,8 per cento).

La quota di imprese dellโ€™industria in senso stretto e dei servizi che prevedono di espandere il numero di addetti nel primo trimestre del 2023 รจ risultata superiore di 11,0 punti percentuali a quella di chi ne prefigura una riduzione, in miglioramento rispetto alla rilevazione precedente; nel comparto delle costruzioni la quota รจ rimasta sostanzialmente invariata (a 11,8 punti percentuali).

Le attese sullโ€™inflazione al consumo sono cresciute in misura marcata sui diversi orizzonti di previsione, raggiungendo in tutti i comparti i livelli massimi dallโ€™inizio della rilevazione nel 1999. Il tasso atteso di inflazione al consumo si attesta, in media, a 8,9 per cento tra sei mesi (da 7,5 nella precedente rilevazione), a 8,1 tra 12 mesi (da 6,9), a 6,7 tra 2 anni (da 5,7) e a 5,7 su un orizzonte compreso tra i 3 e i 5 anni (da 4,9). Sulla dinamica delle aspettative ha plausibilmente inciso il concomitante forte incremento dellโ€™indice armonizzato dei prezzi al consumo nei mesi finali dello scorso anno.

Rispetto a un anno prima, i listini sono stati rivisti al rialzo dellโ€™8,4 per cento in media nellโ€™industria in senso stretto (da 9,3 nella precedente rilevazione), del 3,6 nei servizi (da 3,0) e del 6,3 nelle costruzioni (da 6,8). Nelle attese delle imprese la crescita dei prezzi di vendita si attenuerebbe nei prossimi 12 mesi nellโ€™industria (al 4,1 per cento da 6,1) e nelle costruzioni (al 5,3 da 6,5), mentre si accentuerebbe nei servizi (al 3,9 da 3,7). A questi ulteriori aumenti contribuirebbero principalmente i rialzi dei prezzi delle materie prime e lโ€™andamento delle aspettative di inflazione, seguiti dal maggior costo degli input intermedi e del lavoro.

 

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