martedì 17 Giugno 2025

La presentazione al Parlamento e al Governo della Relazione annuale 2024 è l’ultima dell’attuale Collegio di ARERAVengono anticipate le prime evidenze che saranno poi consolidate nei due volumi della Relazione Annuale, sullo Stato dei servizi e sull’Attività svolta nel 2024 dall’Autorità di regolazione per energia reti e ambiente, che quest’anno celebra anche i 30 anni della Legge istitutiva.

I volumi saranno pubblicati a fine giugno su www.arera.it.

I dati, qui sintetizzati, sono relativi all’anno solare 2024.

Arera: prezzo del gas in Italia aumentato del 15%, 5% più caro media euro

Nel 2024 i mercati internazionali hanno continuato a mostrare una forte sensibilità agli eventi di carattere geopolitico in aggiunta agli stimoli più legati a dinamiche puramente economiche. Al contesto internazionale, che ha visto proseguire i conflitti in Ucraina e nell’area israelo-palestinese, si sono aggiunti, verso fine anno, gli annunci di dazi da parte della nuova amministrazione degli Stati Uniti.

La ripresa post-pandemica è confermata anche dal tasso di crescita economica che, secondo il Fondo Monetario Internazionale, ha registrato un +3,3% e dall’aumento moderato della domanda di tutte le fonti (gas, petrolio e carbone). A conferma del crescente ruolo del GNL, nel 2024 sono state ordinate 70 nuove navi, quasi il doppio rispetto ai 12 mesi precedenti. La flotta di navi metaniere alla fine dello scorso anno ammontava a 774 unità, +7% sul 2023, di cui 711 da considerarsi “attive” e le restanti che operano come rigassificatori e stoccaggi galleggianti in vari Paesi.

Per quanto riguarda l’Italia, l’attenzione si è concentrata sulla fine dei servizi di Tutela nei settori dell’elettricità e del gas per i clienti non vulnerabili e, in particolare, sul risultato delle aste per l’assegnazione del Servizio a Tutele Graduali per il mercato elettrico, che ha comportato evidenti risparmi anche rispetto alla Maggior tutela. Esauritisi quasi tutti gli effetti degli interventi governativi a sostegno delle famiglie in difficoltà economiche per compensare i forti aumenti delle bollette registrati nel 2022, il confronto dei prezzi internazionali è tornato a mostrare il divario pre-crisi con principali Paesi europei.

Nonostante il regime di tutela per i non vulnerabili sia terminato anche per il settore gas, le maggiori richieste di informazioni e problematiche si sono registrate nel settore elettrico.

Scende il numero dei venditori di gas e luce e migliora al contempo anche il livello di concorrenza, soprattutto nel gas in cui il primo operatore storico è stato superato per quote di mercato.

Nel settore idrico proseguono gli investimenti programmati e aumentano le tariffe, come per il settore rifiuti, in relazione ai costi sostenuti per il miglioramento del servizio.

DI SEGUITO I DATI SETTORIALI 

DATI SETTORIALI

•Servizi e campagne ARERA per i consumatori

•Elettricità

•Gas

•Acqua

•Rifiuti

•Telecalore

 

SERVIZI E CAMPAGNE ARERA PER I CONSUMATORI

BONUS SOCIALI: OLTRE 4,5 MILIONI LE AGEVOLAZIONI PER LE FAMIGLIE IN DIFFICOLTÀ ECONOMICA, IN CALO CON IL RITORNO ALLE SOGLIE PRE-CRISI. AUMENTA IL NUMERO DEI BONUS PER DISAGIO FISICO

La soglia ISEE per il 2024 è tornata al limite ordinario e le famiglie ammesse ad accedere al meccanismo del bonus sono state circa 4,1 milioni, con una riduzione del 40,5% rispetto al 2023, mentre le agevolazioni sono state erogate a 4,5 milioni di famiglie di cui 2,8 milioni per l’energia elettrica e 1,7 milioni per il gasL’importo erogato stimato corrispondente ai bonus riconosciuti è pari a circa 360 milioni di euro per i bonus elettrici e a circa 93 milioni di euro per i bonus gas diretti A fronte del perdurare dell’andamento rialzista dei prezzi energetici, la legge di bilancio 2024 ha previsto anche per il I trimestre del 2024 il riconoscimento di una componente straordinaria (CCS) per i bonus elettrici, a carico del bilancio dello Stato. Al 31 dicembre 2024 i nuclei familiari con bonus attivo per disagio fisico erano 77.175, in aumento del 16% rispetto all’anno precedente come probabile conseguenza dell’aumento dei costi dell’energia e di una crescente consapevolezza circa l’esistenza del beneficio.

SPORTELLO PER IL CONSUMATORE ENERGIA E AMBIENTE: 21 MILIONI DI EURO RECUPERATI DALLA CONCILIAZIONE. IN AUMENTO LE DOMANDE (+6%), MA CALANO (-27%) LE CHIAMATE, IL 97% RIGUARDA LUCE E GAS

Nel 2024, il call center dello Sportello ha ricevuto 1.122.521 chiamate in orario di servizio (-27% rispetto al 2023), con un tempo medio di conversazione di 233 secondi (erano 252 nel 2023). In linea con gli anni precedenti, il 97% delle chiamate ha interessato i settori dell’energia elettrica e del gas e il bonus sociale resta la tematica più ricorrente scendendo però al 42% dei contatti (era il 67% nel 2023). Le richieste scritte di informazione sono state 52.632 (in calo rispetto ai 54.750 del2023) e hanno interessato per la quasi totalità i settori energetici (48.658), a fronte di 3.895 richieste per il settore idrico e 79 richieste per il telecalore. I primi cinque argomenti oggetto delle richieste sono stati: bonus sociale (24%), mercato (17%), fatturazione (15%), contratti (13%) e clienti vulnerabili (9,5%).

Le richieste di attivazione di procedure speciali informative per i settori energetici, nel 2024, ammontano a 51.423, in aumento rispetto al 2023 (+14%).

Nel 2024, il Servizio conciliazione ha ricevuto 34.564 domande (+6% rispetto al 2023). Il 38% delle domande di conciliazione è stato presentato da delegati di clienti o utenti finali diversi dalle associazioni rappresentative della clientela domestica e non domestica, il 33% direttamente dai clienti interessati mentre una quota pari al 29% da delegati delle associazioni CNCU. Per quanto riguarda i settori, prevalgono elettricità (13.826) e gas (11.407); seguono il settore idrico e il dual fuel (unica bolletta per luce e gas) con, rispettivamente, 5.185 e 3.803 domande, infine le pratiche attivate dai prosumer (i produttori-consumatori di energia elettrica (346) e telecalore (44).

Il tasso di accordo si riduce al 63% (70% nel 2023) con un tempo medio di conclusione di 57 giorni (un giorno in più rispetto al 2023). Guardando ai tre principali settori per numero di domande, è il settore idrico a registrare il tasso di accordo maggiore (66%), seguito dal gas (63% e dall’elettrico (59%).

Nel 2023 è di circa 21 milioni di euro la “compensation”, ossia il corrispettivo economico ottenuto dai clienti o utenti finali mediante l’accordo di conciliazione (sotto forma di valore recuperato anche rispetto al valore della controversia oppure di rimborsi, indennizzi, ricalcolo di fatturazioni errate, rinuncia a spese e interessi moratori ecc.).

RECLAMI: OLTRE 2 MILIONI DI EURO DI INDENNIZZI RICONOSCIUTI AI CLIENTI DI ELETTRICITÀ E GAS. ANCORA IN MIGLIORAMENTO I RISULTATI DELL’INDAGINE SULLA CUSTOMER SATISFACTION

L’Autorità monitora la qualità dei servizi erogati dalle imprese. Per quanto riguarda il rispetto degli indicatori della qualità commerciale dei servizi di vendita del settore elettrico, lo scorso anno le imprese hanno ricevuto: 298.690 reclami scritti (-8,3% rispetto al 2023), 261.117 richieste di informazione (-20,7%), 6.566 rettifiche di fatturazione (-0,6%) e 565 rettifiche di doppia fatturazione (-57,2%). Gli indennizzi automatici per il mancato rispetto degli standard sono stati prevalentemente erogati per ritardi nei reclami scritti. In totale, sono stati corrisposti indennizzi per oltre 1,1 milioni di euro nel 2024 (poco meno di 1,7 mln € nel 2023) per lo più destinati a clienti domestici nel mercato libero.

Nel 2024, sono stati ricevuti 202.784 reclami scritti da parte delle imprese di vendita del gas, in aumento rispetto all’anno precedente (19,5%), con l’83,3% proveniente da clienti domestici nel mercato libero. Le richieste di informazioni scritte sono state 127.311 (-19,9%) e le rettifiche di fatturazione sono state 7.775 (-16,8%). Gli indennizzi riconosciuti sono stati 21.134 (-5% circa rispetto al 2023), la maggior parte dei quali per il mancato rispetto dei tempi di risposta ai reclami scritti, con un totale di oltre 922.000 euro erogati, in leggera diminuzione rispetto all’anno precedente (-5%).

Oltre all’analisi dei dati trasmessi dai venditori, ogni anno l’Autorità effettua un’indagine di customer satisfaction sulla qualità delle risposte ai reclami scritti e alle richieste di informazioni, intervistando i clienti che sono risultati destinatari di una risposta scritta.  I risultati mostrano che, per i reclami, il 57,9% dei clienti è complessivamente soddisfatto della risposta ricevuta, mentre il 42,1% è insoddisfatto. Tra i principali fattori di qualità, il più rilevante è risultato la “capacità di risolvere il problema” seguito dalla “chiarezza nelle risposte”.

L’indice di soddisfazione complessivo (ICS) è in miglioramento rispetto all’anno precedente, registrando un valore pari a 91, che si attesta su un valore tra i più elevati registrati negli ultimi anni (+3,3).

CRESCONO LE CAMPAGNE INFORMATIVE PER I CONSUMATORI. AUMENTA LA PRESENZA SU MEDIA (CIRCA 9.000 CITAZIONI) E SOCIAL MEDIA (OLTRE 80.000 FOLLOWER)

Nel 2024 ARERA ha implementato una strategia di comunicazione integrata per accompagnare la transizione al mercato libero dell’energia, con scadenze per il gas (1° gennaio) e l’elettricità (30 giugno).

Campagne realizzate: L’iniziativa principale è stata “Chiedi all’ARERA” (giugno-agosto), campagna multicanale con spot TV/radio, adv social e 10 video tutorial su YouTube per spiegare le tematiche energetiche. Infine, collaborazione con Factanza per raggiungere la GenZ con contenuti brandizzati su “fine tutela” e “Il portale offerte”. La campagna ha raggiunto risultati significativi: 60 milioni di audience tramite RAI, 32 milioni di contatti su Mediaset e 12 milioni di utenti sui social media.

All’inizio dell’anno è stato rilancio lo spot “Alessandro Volta – ilportaleofferte.it” (dicembre 2023-gennaio 2024) sulle reti RAI. Successivamente è stata rilanciata insieme ad AGCM la campagna “Difenditi così” (del 2022) per contrastare le pressioni commerciali aggressive dei call center.

Più in generale la presenza mediatica nel 2024 ha registrato 8.891 citazioni complessive su radio, TV, stampa e online nel 2024, con focus su energia elettrica (45,7%) e gas (28,5%). Il tema “fine tutela” ha generato 2.429 articoli dedicati. I social media hanno continuato a crescere: +6% dei follower totali (circa 80.000), con LinkedIn in forte espansione (+13%, oltre 60.000 follower) e YouTube (+50% di iscritti, 2.852 totali). A profili X, Linkedin, YouTube, si sono da poco aggiunti il canale Instagram e la nuova pagina Facebook istituzionale dell’ARERA. Sono stati prodotti 505 contenuti seguendo un piano editoriale strategico e coordinato con la comunicazione stampa con 43 comunicati, di cui oltre un quarto dedicato a temi divulgativi su fine tutela e bonus sociali.

Completamente rinnovato anche il sito internet www.arera.it, privilegiando l’orientamento verso i consumatori rispetto alle informazioni tecniche per operatori.

ELETTRICITA’

ELETTRICITA’: NEL 2024 L’ITALIA ACCORCIA LA DISTANZA PREZZI CON L’EUROPA MA ONERI E COMPONENTE FISCALI NEUTRALIZZANO I RISPARMI POSSIBILI. LE FAMIGLIE TEDESCHE SONO SEMPRE QUELLE CHE PAGANO DI PIÙ, SEGUITE DA QUELLE ITALIANE

Dopo un 2023 caratterizzato dagli strascichi della crisi energetica con rincari generalizzati dei prezzi medi dell’energia elettrica per i consumatori domestici in tutta l’Unione, nel 2024 il permanere di uno scenario internazionale complesso ha avuto come conseguenza significativi divari in Europain 10 Paesi i prezzi sono aumentati (tra questi Francia +19% e Portogallo +15%), in 17 sono diminuiti (Italia -8%, Lussemburgo -33%); di conseguenza sono stati adottati, rimodulati o sospesi interventi pubblici per il contenimento dei costi dell’energia. In Italia, le misure straordinarie 2022-2023 sono andate esaurendosi con il ripristino delle aliquote IVA ordinarie sul gas e con il progressivo ritorno alle condizioni ordinarie dei bonus sociali, sia in termini di platea dei beneficiari sia di contributi integrativi. Nonostante le forti differenze tra i singoli Paesi, il prezzo medio ponderato nell’Area euro è rimasto sostanzialmente invariato (+0,2%) attestandosi a 31,04 c€/kWh mentre l’Italia è tra i Paesi che hanno sperimentato la riduzione maggiore dei prezzi lordi dell’energia elettrica per i clienti domestici che sono scesi 38,64 a 35,7 c€/kWh. Si è, quindi, ridotto al 15% (era il 24,7% nel 2023) il differenziale rispetto alla media europea. Nel confronto con i principali Paesi di riferimento, i prezzi più alti si confermano quelli pagati dalle famiglie tedesche (41,13 c€/kWh), seguite da quelle italiane (35,70 c€/kWh), francesi (28,03 c€/kWh) e spagnole (26,26 c€/kWh). Stessa classifica per i prezzi netti, cioè senza oneri e imposte, che in Italia risultano del 14% superiori alla media dell’Area euro (25,92 c€/kWh vs 22,73 c€/kWh) nonostante le riduzioni registrate sia dalla componente energia registrato (-21%) sia dai costi di reteI prezzi finali pagati dalle famiglie italiane, infatti, continuano a essere penalizzati dalle componenti di oneri, imposte e tasse il cui incremento del 28% ha annullato le riduzioni registrate dalla componente energia e dai costi di rete. Nel confronto internazionale, la componente fiscale italiana risulta essere la più elevata, superiore a quella della Francia (+51%), della Spagna (+36%), e della media dell’Area euro (+18%). Guardando alle classi di consumo, Il differenziale dei prezzi italiani con quelli tedeschi nel 2024 risulta negativo in tutte le classi, con un minimo (-20%) nella classe DE (superiore a 15.000 kWh/a) che rappresenta una quota residuale dei consumi domestici (circa il 2%). I differenziali rispetto alla Francia, sebbene in riduzione rispetto al 2023, rimangono positivi in tutte le classi, con un massimo (+11,8%) nella DA in cui rientrano i piccoli consumatori (fino a 1.000 kWh/a). Anche rispetto alla Spagna il differenziale è positivo e crescente per tutte le classi, passando da +17% per la classe DA a +37% per la DD (da 5.000 a 15.000 kWh/a).

ELETTRICITA’: IN ITALIA RIPRESA DEI CONSUMI (+2,3%) E PRODUZIONE (+3,2%), QUASI METÀ DELLA GENERAZIONE ANCORA DAL GAS (45%). FORTE RIPRESA DELL’IDROELETTRICO PER L’AUMENTO PIOGGIE (+30,2%), CALA IL TERMOELETTRICO (-6%). ALTI GLI EVENTI CATASTROFICI

consumi di energia elettrica sono aumentati del 2,3%, la ripresa ha interessato quasi tutti i settori eccetto l’industria (-0,5%). La domanda italiana è stata soddisfatta per l’83,7% dalla produzione nazionale netta (escludendo l’energia destinata ai pompaggi) e per il restante 16,3% dal saldo con l’estero. La produzione nazionale lorda è cresciuta del 3,2% e si attesta a 273,3 TWh con le rinnovabili ancora in aumento (+14,9%), spinta principalmente dell’aumento nella produzione idroelettrica (+30,2%) che con 52,8 TWh è tornata ad avvicinarsi ai massimi degli ultimi dieci anni, che compensano il calo del termoelettrico (-6%).  Inoltre, per il terzo anno di seguito sono stati registrati oltre 351 eventi meteo estremi che hanno causato danni (lo stesso livello del 2023) rispetto, ad esempio, ai 60 del 2015. Tra gli eventi catastrofici del 2024 spiccano le due nuove alluvioni in Emilia-Romagna in settembre e ottobre.

Nel 2024 il gruppo Enel si conferma il primo produttore con una quota del 13,4% (ancora in calo rispetto al 16,9% del 2023) seguito da Eni al 9,1% (stabile rispetto al 2023), sempre al primo posto per generazione termoelettrica (18,5%) seguito da Edison con l’8,9%. Enel scende al quarto posto con il 7,8% (era il 15,2% nel 2023).

Complessivamente, per l’anno 2024, i costi derivanti dall’incentivazione delle fonti rinnovabili sono risultati pari a circa 8,9 miliardi di euro (erano 7 mld € nel 2023 e 6,4 mld € nel 2022) a fronte di una quantità di energia elettrica incentivata pari a circa 35,5 TWh, il 36% della quale è stata prodotta da impianti fotovoltaici, il 25% da impianti eolici, il 22% dalle biomasse, il 14% da impianti idrici e, infine, il 2% dalla fonte geotermica.

 

ELETTRICITA’: IN EUROPA CALI DIFFUSI PER I PREZZI DEI CLIENTI NON DOMESTICI, ANCHE IN ITALIA -8,3% MA RESTANO POCO COMPETITIVI A CAUSA DELLA COMPONENTE ONERI, IMPOSTE E TASSE (+65% SU AREA EURO)

Nel 2024, i prezzi dell’energia elettrica per i clienti non domestici hanno mostrato una discesa, di diversa intensità in quasi tutti i Paesi europei, con una contrazione del 14% per la media dell’Area euro che ha visto oscillazioni tra il -2,7% della Germania e il – 20,2% della Francia. Anche il prezzo lordo, comprensivo di oneri e tasse, pagato dalle imprese italiane è diminuito passando da 28,9 a 26,52 c€/kWh (-8,3%). Tuttavia, l’Italia ha nuovamente perso competitività rispetto alla maggior parte degli altri Paesi europei (+ del 24% rispetto alla media dell’Area euro) principalmente a causa dell’aumento della componente relativa a oneri, imposte e tasse (+15%), passata da 8,5 c€/kWh nel 2023 a 9,8 c€/kWh nel 2024. Questa componente rappresenta oggi la più elevata tra i Paesi analizzati con un +134% rispetto alla Francia e +65% rispetto alla media dell’Area euro.

Analizzando i prezzi per classe di consumo, Francia e Spagna si confermano i Paesi più competitivi, con la prima che ha visto un calo del 38% per i clienti con consumi da 70 mila a 150 mila kWh/anno (da 14,7 a 9,1 c€/kWh) mentre la seconda si mantiene su una riduzione del 7% in tutte le classi. Al contrario della Germania che ha mantenuto livelli più elevati in tutte quante le classi. In Italia, nelle classi di consumo in cui si concentra oltre la metà dell’energia acquistata per usi non domestici, ossia le classi IB e ID, i clienti italiani hanno sostenuto un prezzo totale superiore rispetto ai clienti omologhi dell’Area euro, rispettivamente dell’11% e del 9%.

 

ELETTRICITA’: DA LUGLIO OLTRE 1,6 MILIONI DI CLIENTI DOMESTICI NON VULNERABILI NEL SERVIZIO A TUTELE GRADUALI. IN LIEVE RIPRESA I CONSUMI DELLE FAMIGLIE, OLTRE LA METÀ PREFERISCONO OFFERTE A PREZZO FISSO. SI RIDUCE ANCORA IL NUMERO DEI VENDITORI

Il 2024 il settore elettrico è stato caratterizzato dall’avvio, a partire dal 1° luglio, del Servizio a Tutele Graduali per i clienti domestici non vulnerabili.  Nel 2024 il numero di punti di prelievo domestici ha raggiunto i 30,5 milioni: di questi, 5,6 milioni sono stati serviti in Maggior Tutela, 1,7 milioni nel Servizio a Tutele Graduali e circa 23,2 milioni nel mercato libero (erano 21,4 milioni nel 2023). In termini percentuali, i punti domestici serviti nel mercato libero sono saliti al 76,3%, quelli serviti in Maggior Tutela sono scesi a 18,2% e quelli nel Servizio a Tutele Graduali sono il 5,5%. Dall’analisi dei consumi sotto il profilo geografico emerge che nel 2024 la quota delle famiglie che acquistano l’elettricità nel mercato libero è preponderante in tutte le Regioni: la porzione di energia acquistata nel mercato libero più bassa è in Calabria (85,4%), mentre la più elevata è in Val d’Aosta (96,9%).

Lo switching delle famiglie è nuovamente aumentato, sia che lo si misuri in termini di punti di prelievo (+4,9%) sia in termini di volumi (+2,3%): nel 2024 il 23,8% dei clienti domestici ha cambiato fornitore almeno una volta nel corso dell’anno, nel 2023 il tasso era stato del 18,9%. È verosimile che l’uscita dal servizio di Maggior Tutela abbia avuto un discreto impatto sull’attività di switching dei clienti domestici, spingendoli a informarsi e a cercare un fornitore alternativo.

Nel 2024, si riduce ancora il numero dei venditori attivi che arriva a 741 (erano 765 nel 2023 e 806 del 2022). I volumi venduti al mercato finale si sono mantenuti stabili con circa 243 TWh (-4,4%) a 37,6 milioni di clienti domestici.

Il gruppo Enel rimane, come sempre, l’operatore dominante del mercato elettrico italiano con 24,8% delle vendite complessive (-6% rispetto al 2023), seguito dal gruppo A2A con una quota largamente inferiore e pari all’8,3%, (7,3% nel 2023) e dal gruppo Edison con il 6,3% (5,9% nel 2023). Il grado di concentrazione nel mercato libero si è un po’ ridotto: la quota dei primi tre gruppi è pari al 39,3% (era al 44,1% nel 2023); quella dei primi cinque è pari al 51,3% (dal 55,2% del 2023).

Lo scorso anno, il 54,8% dei clienti domestici ha sottoscritto un contratto nel mercato libero a prezzo fisso mentre il 45,2% ha scelto uno a prezzo variabile (nel 2023 queste percentuali erano rispettivamente 66,8% e 33,2%) ma la scelta potrebbe essere stata condizionata dalla prevalenza di contratti a prezzo variabile disponibili sul mercatoSul fronte dei prezzi, i clienti domestici hanno pagato mediamente un prezzo più basso per la componente energia, pari a 237,18 €/MWh, rispetto ai 259,84 €/MWh del 2023 (quasi -23 €/MWh di differenza rispetto all’anno precedente). Nonostante queste riduzioni, dopo la parentesi del 2022, il mercato libero presenta nuovamente valori superiori al servizio di maggior tutela, per tutte le classi di consumo. Al 1° gennaio 2025, il prezzo dell’energia elettrica per un consumatore domestico (vulnerabile) residente in maggior tutela, con consumi annui di 2.000 kWh e 3 kW di potenza, è pari a 28,21 c€/kWh al netto delle imposte e a 31,28 c€/kWh al lordo delle imposte mentre per il Servizio a tutele graduali questi valori sono pari a 22,33 c€/kWh e 24,81 c€/kWh.

GAS

GAS: NUOVO RECORD PER I CONSUMI MONDIALI E PRODUZIONE IN AUMENTO (+1,4%). IN UE GIÙ L’IMPORT VIA TUBO (-2%) E GNL (-16%). RIEMPIMENTO STOCCAGGI AL 34% CONTRO IL 59% DEL 2023

Il 2024 ha visto una ripresa dei consumi mondiali di gas, passati da 4.095 a 4.212 miliardi di metri cubi (mld m3) con una crescita del 2,8% che ha portato il valore a un nuovo picco storico, trainati soprattutto dai Paesi dell’area Asia Pacifico, che hanno assorbito oltre il 45% della domanda incrementale. Nell’Unione europea, dopo la flessione del 7% nel 2023, i consumi di gas hanno registrato un leggero aumento dello 0,5% e un volume totale di circa 332 mld m3, valori ancora lontani dai 412 mld m3 del 2021. La variazione dei consumi non è stata dello stesso segno per tutti i Paesi europei: all’aumento di Germania (+1,6%), Italia (+0,6%), Paesi Bassi (+1,3%), si contrappone una riduzione per Francia (-6,2%) e Spagna (-4,2%), dove maggiore è stato il peso sul mix elettrico di fonti alternative, rispettivamente nucleare (+12% su 2023) e rinnovabili (+11%).

Sul fronte della produzione l’aumento è stato dell’ 1,4% circa supportato, come negli anni precedenti, dalla crescita (+2%) del gas non convenzionale che rappresenta il 32% del totale. Anche in Europa la crescita si mantiene sugli stessi livelli grazie agli aumenti provenienti dalla Turchia (piena attività del giacimento Sakarya, +178%) e soprattutto dalla Norvegia (+8%) che hanno compensato il declino ormai strutturale di UK e Paesi Bassi.

Nel 2024 i volumi importati dai Paesi dell’Unione Europea sono risultati di circa 275 mld m3, in calo del 6% sul 2023 e del 18% sul 2022. Il 63% è provenuto via gasdotto e il 37% via GNL. Complessivamente, il principale fornitore è stata la Norvegia con il 33%, seguita dalla Russia con il 19%, dagli Stati Uniti con il 17%, dal Nord Africa con il 14%. Secondo i dati della Commissione europea, relativamente alle importazioni via gasdotto (-2% sul 2023) il principale fornitore si conferma la Norvegia con una quota del 50% mentre lato GNL la quota preponderante è arrivata dagli Stati Uniti (45%). Tra le cause che hanno inciso sulla riduzione dell’import di GNL, sceso del 16% in confronto al 2023, le principali sono state la ripresa di una regolarità dei flussi via tubo, le problematiche di transito attraverso il Mar Rosso e i prezzi più alti offerti dall’Asia per attrarre più carichi.

Infine, gli stoccaggi (media UE) hanno chiuso la stagione invernale 2024/2025 con riserve inferiori di circa 27 mld m3 rispetto alla precedente, per un livello di riempimento del 34% vs. il 59%. Al momento gli stoccaggi italiani sono pieni al 62% (fonte Gas Infrastructure Europe).

GAS: SEGNALI DI RIEQUILIBRIO DEI PREZZI A LIVELLO GLOBALE CON PREZZI IN CALO IN EUROPA (-15%) E ASIA (-12%). LO SPREAD TRA PSV E TTF A 2,3 €/MWh

Nel 2024 i mercati del gas naturale hanno mostrato segnali di riequilibrio pur rimanendo sensibili agli stimoli del contesto geopolitico internazionale.  In Europa, la media annua dei prezzi spot al TTF olandese è stata di 34,4 €/MWh, per un calo del 15% in confronto al 2023 e del 72% rispetto al 2022, mentre il PSV italiano ha segnato 36,7 €/MWh, con diminuzioni percentuali anno su anno analoghe all’hub olandese. Lo spread medio annuo tra PSV e TTF è stato di 2,3 €/MWh. Sul mercato asiatico, i prezzi del GNL hanno segnato, in media annua, una contrazione del 12% rispetto ai valori del 2023 e del 34% sul 2022. Dal confronto con il mercato europeo emerge che nella prima metà dell’anno le quotazioni asiatiche sono rimaste quasi costantemente superiori a quelle del TTF ma il rapporto si è invertito nella seconda parte del 2024, e in particolare negli ultimi mesi, favorendo l’arrivo dei carichi di GNL verso l’Europa.

GAS: NEL 2024 IN ITALIA LIEVE RIPRESA DEI CONSUMI MENTRE CALA LA PRODUZIONE (-4,1%). CALA LA DIPENDENZA DALL’IMPORT. ALGERIA PRIMO FORNITORE. QUASI AZZERATE LE ESPORTAZIONI

Dopo due anni di intenso calo, la discesa dei consumi di gas naturale nel 2024 si è fermata evidenziando una lieve ripresa di 0,3 miliardi di m3, riportando la domanda a 61,8 mld mdai 61,5 del 2023. Al contrario, la produzione nazionale ha registrato un calo del 4,1% attestandosi poco sotto 2.600 milioni di metri cubi dai 2.705 dell’anno precedente; scendono anche le importazioni nette, che passano da 59,2 a 58,8 miliardi di m³ (-0,7% rispetto al 2023) a causa della discesa delle importazioni lorde diminuite di 2,4 mld m³ (-3,9% rispetto al 2023) solo parzialmente attutita dal quasi azzeramento delle esportazioni (-2 mld m³).

Il livello di dipendenza dall’estero è diminuito: nel 2024 il 95,2% del gas disponibile in Italia è arrivato dall’estero (era il 96,3% nel 2023). Il gruppo ENI controlla il 65% della produzione (62,4% del 2023). 

Per il terzo anno consecutivo, le importazioni sono scese a 59,4 mld m³ dai 61,8 mld m³ del 2023 (-3,3%) riportandole vicine al minimo storico degli ultimi 15 anni registrato nel 2014 a 55,8 mld m³.

Il calo più rilevante, pari a 3,6 mld m³, si è avuto nei volumi di gas nordafricani: -2,2 mld m³ dall’Algeria (che rimane il primo fornitore con 23,3 mld m3), così come i volumi dalla Libia si sono quasi dimezzati, passando da 2,5 a 1,4 mld m³. In calo anche l’import di GNL che si è fermato a 14,7 mld m3, contro i 16,5 mld m³ acquistati nel 2023, in riduzione dell’11%. I principali Paesi di provenienza si confermano Qatar, Algeria e Usa da cui arriva il 95% del GNL.

Arretra Eni, che rimane al primo posto delle imprese importatrici, con una quota di mercato del 30,9% (32,3% nel 2023), seguita da Edison (17,6%) e Azerbaijan Gas Supply Company (15,9%). I primi tre importatori hanno approvvigionato il 64,4% del gas entrato nel mercato italiano (era 63,8% nel 2023).

GAS: FINE DEL SERVIZIO DI TUTELA GAS PER I NON VULNERABILI. SI RIDUCE IL LIVELLO DI CONCENTRAZIONE DEL MERCATO CON EDISON AL PRIMO POSTO SEGUITO DA ENI. OLTRE L’87% DELLE FAMIGLIE È SUL MERCATO LIBERO

Il 2024 è stato caratterizzato, anche per il settore della vendita del gas, dalla fine del Servizio di tutela gas per i clienti domestici non vulnerabili che dal 1° gennaio 2024 sono transitati nel mercato libero.

Nel 2024 il livello della concentrazione nel mercato della vendita finale, già storicamente basso, è risultato nuovamente in calo rispetto all’anno precedente: i primi tre gruppi controllano il 38,7%, mentre nel 2023 la quota era pari al 40,2%. Il gruppo Eni è risalito in seconda posizione con una quota del 12% (era terzo con una quota del13,3% nel 2023) mentre è rimasto al primo posto gruppo Edison, la cui quota è salita al 15,5% dal 13,7% dell’anno precedente, seguito dal gruppo Enel che lo scorso anno aveva raggiunto la seconda posizione è passato al terzo posto con una quota dell’11,2% (13,1% nel 2023). Considerando solo il settore domestico si può osservare che la quota di volumi acquistati sul mercato libero nel 2024 ha raggiunto l’87,1% per le famiglie e il 98,7% per i condomini (entrambi i valori al netto degli autoconsumi). In termini di punti di prelievo, nel 2024 la quota delle famiglie nel Servizio di tutela della vulnerabilità è risultata pari al 13% (nel 2023 la quota di famiglie nel “vecchio” servizio di tutela era pari al 27,9%). Nel 2023 la percentuale di switching è risultata complessivamente pari al 18,7% in termine di clienti e al 25,5% dei volumi: entrambi i valori mostrano un aumento rispetto al2023, sicuramente stimolati dal termine del servizio di tutela che dal 1° gennaio 2024 è stato riservato a quelli tra loro che sono vulnerabili.  A livello geografico, il mercato libero ha raggiunto in tutte le regioni la quota largamente maggioritaria, con punte superiori al 90% in Lombardia, Friuli-Venezia Giulia, Emilia-Romagna, Umbria e Sardegna. Nel 2024, la percentuale di clienti domestici che ha sottoscritto nel mercato libero un contratto a prezzo fisso è diminuita in modo significativo rispetto all’anno precedente, passando dal 44% al 28,6%. I contratti a prezzo variabile si confermano più vantaggiosi per tutte le categorie di clienti — domestici, condomini e non domestici — rispetto a quelli a prezzo fisso. Il differenziale a favore dei contratti a prezzo variabile è particolarmente elevato per i clienti domestici (29,4 c€/m³).

Il mercato libero resta più costoso rispetto a quello riservato ai clienti vulnerabili, con un prezzo finale medio pari a 114,9 c€/m³ contro i circa 100 c€/m³.

GAS: NEL 2024 I CLIENTI ITALIANI TORNANO A PAGARE DI PIÙ RISPETTO ALL’AREA EURO. PESANO COSTI DI RETE, ONERI E IMPOSTE

Nel confronto internazionale con i principali Paesi dell’Area euro il prezzo medio del gas naturale (comprensivo di imposte e oneri) per i consumatori domestici in Italia ha registrato nel 2024 un aumento significativo (+15,1%) raggiungendo i 13,1 c€/kWh. Contrariamente a quanto accaduto nel 2023, i consumatori italiani hanno pagato tariffe superiori del 5,3% rispetto alla media dell’Area euro (-8,3% nel 2023). I prezzi più alti sono stati raggiunti nei Paesi Bassi (16,8 c€/kWh) e in Portogallo (14,8 c€/kWh), mentre quelli più bassi in Ungheria (2,88 c€/kWh) e Croazia (4,62 c€/kWh).

L’aumento è sostanzialmente riconducibile a due fattori: la crescita dei costi di rete (passati da 2,6 c€/kWh nel 2023 a 3,0 c€/kWh nel 2024) e, soprattutto, quella della componente fiscale (passata da 0 a 3,2 c€/kWh). Nel 2024, infatti, sono esauriti gli effetti degli interventi governativi che avevano stabilito la riduzione dell’IVA al 5% e l’azzeramento temporaneo degli oneri di sistema che aveva, di fatto, annullato l’impatto di questi ultimi sul prezzo del gas.

Guardando ai differenziali riferiti alle classi di consumo: i prezzi i clienti D1 (fino a circa 520 m3/anno) e D2 (520-5.200 m3/anno) hanno registrato entrambi un aumento del 17% rispetto al 2023, arrivando rispettivamente a 17,12 c€/kWh e 12,30 c€/kWh, mentre per i consumi più alti (D3, oltre 5.200 m3/a) la variazione è stata del -5,4%. Nell’Area euro i prezzi sono risultati in crescita solo per la classe dei piccoli consumatori (D1), ma in misura più contenuta (+6,5%), mentre per le altre due classi D2 e D3, si riscontra una riduzione, rispettivamente dello 0,1% e del 5%. I differenziali di prezzo tra l’Italia e gli altri Paesi europei sono quindi tornati ai segni del 2022.

Se si considera la materia energia gli italiani pagano di meno solo nella classe di consumi più bassi (-6,2%) mentre il differenziale è sostanzialmente identico per le altre due.

GAS: CALO GENERALIZZATO DEI PREZZI PER I CLIENTI NON DOMESTICI. LE IMPRESE ITALIANE PAGANO MENO DI QUELLE FRANCESI E TEDESCHE MA PIÙ DI QUELLE SPAGNOLE 

Nel 2024 il prezzo medio pagato dai clienti non domestici italiani si è attestato a 6,75 c€/kWhcon un calo (-18%) superiore a quello registrato nell’Area euro (-13,5%) il cui prezzo medio si ferma a 6,93 c€/kWh. Le imprese italiane hanno quindi pagato un prezzo lordo (cioè comprensivo di oneri, imposte e tasse) più conveniente rispetto a quasi tutti i principali competitor europei (-9,8% rispetto alla Francia, -7,7% rispetto alla Germania) tranne che la Spagna (+38%).

La riduzione del prezzo in Italia è dovuta interamente alla componente energia, pari a 4,4 c€/kWh (-32,7%) che incide per il 65% sul prezzo finale mentre le altre due componenti, cioè i costi di rete e gli oneri e imposte, che incidono entrambe per circa il 17% sul prezzo complessivo, hanno registrato un incremento sul 2023 rispettivamente del +0,9% e del +125%.

Guardando al dettaglio per classi di consumo, nel 2024 i prezzi italiani sono risultati in diminuzione in tutte le classi tranne che nella I1 (consumi fino a 26.000 m3/anno) dove hanno segnato un aumento del 2,2%. Si segnala una riduzione consistente nelle classi I3 (25,2%) e I4 (-26,9%) che assorbono, rispettivamente, il 22,4% e il 27,4% delle vendite di gas a clienti non domestici. Nel confronto con gli altri Paesi, i consumatori italiani pagano generalmente meno dei tedeschi nelle fasce di consumo più elevate, hanno un rapporto variabile con la Francia (conveniente fino a consumi di 26 milioni di m3 annui), mentre risultano significativamente più economici rispetto alla Spagna nelle classi più basse.

SERVIZIO IDRICO

ACQUA: SPESA PER INVESTIMENTI SALE A 28 MILIARDI DI EURO FINO AL 2029. OLTRE IL 90%DEGLI INTERVENTI PROGRAMMATI SONO STATI REALIZZATI. BENE LA MESSA A TERRA DEI FONDI PUBBLICI COME IL PNRR

Nell’ambito dell’attività istruttoria condotta dall’Autorità nel 2024 – e nei primi mesi del 2025 – per l’approvazione delle predisposizioni tariffarie per il quarto periodo regolatorio 2024-2029, alla data dell’8 maggio 2025, gli atti di determinazione tariffaria adottati dall’Autorità, per il periodo 2024-2029, hanno riguardato 30 gestioni, interessando 18.634.039 abitanti,

Con riferimento al campione, composto da 156 gestioni per le quali la proposta di aggiornamento biennale delle predisposizioni tariffarie è stata trasmessa all’Autorità (che servono complessivamente 48.779.140 abitanti), la variazione media (rispetto all’anno precedente) dei corrispettivi applicati all’utenza nel 2024 risulta pari a +6,67% (4,56% nel 2023) con una certa eterogeneità a livello geografico: +3,72% nell’area Sud e Isole, +8,25% nel Nord-Est, +6,27% nel Centro, e a +8,01% nel Nord-Ovest.

Gli investimenti programmati per il periodo 2024-2029 – al lordo delle previsioni in ordine alla disponibilità di finanziamenti pubblici per la realizzazione di infrastrutture idriche – risultano, in termini pro capite, pari a 565 euro/abitante a livello nazionale (corrispondenti a una spesa annuale per investimenti di 94 euro/abitante/anno, in aumento rispetto al valore annuale di 69 euro/abitante/anno che ha caratterizzato il terzo periodo regolatorio 2020-2023); il valore più elevato si riscontra nell’area del Centro, con 802 euro/abitante per il quarto periodo regolatorio 2024-2029.

In termini assoluti, la spesa per investimenti relativa al menzionato campione di 156 operatori che servono 48.779.140 abitanti ammonta complessivamente (considerando anche la disponibilità di fondi pubblici) a 28 miliardi di euro per i sei anni del quarto periodo regolatoriopassando da 4,6 miliardi di euro nel 2024, a 5,6 miliardi di euro nel 2025, per poi registrare una flessione (conseguente a una progressiva contrazione dei finanziamenti pubblici disponibili) per le annualità successive (per cui la programmazione degli interventi sarà comunque oggetto di aggiornamenti a cadenza biennale), attestandosi a 5 miliardi di euro nel 2026, a 4,5 miliardi di euro nel 2027, a 4,3 miliardi di euro nel 2028 e a 3,9 miliardi di euro nel 2029.

Le verifiche compiute hanno confermato una diffusa capacità di realizzazione degli investimenti programmati (pur con una certa variabilità fra le gestioni del panel). Il tasso di realizzazione è risultato pari al 96% nel 2022 e al 94% nel 2023, con valori più contenuti per i gestori operanti nell’area Sud e Isole (il cui tasso di realizzazione, per il 2023, si è attestato al 73%), per i quali sembrano permanere talune criticità in ordine all’esecuzione degli interventi.

ACQUA: 365 €/ANNO LA SPESA MEDIA PER LA FAMIGLIA TIPO. NONOSTANTE I MIGLIORAMENTI, PERMANGONO CRITICITÀ SU INTERRUZIONI E RETE FOGNARIA SOPRATTUTTO AL SUD E NELLE ISOLE

Nel 2024, la spesa media sostenuta da una famiglia di 3 persone, con consumo annuo pari a 150 m3, risulta a livello nazionale pari a 365 euro/anno (2,43 euro per metro cubo consumato). Il dato vede un valore più contenuto nel Nord-Ovest (276 euro/anno) e più elevato nel Centro (448 euro/anno). Il valore, invece, si ferma a 367 euro/abitante nell’area Sud e Isole. Guardando le voci che compongono la bolletta degli utenti domestici, sempre con consumi pari a 150 m3/anno, risulta che il 38,6% circa della spesa è imputabile al servizio di acquedotto, per il quale si spendono a livello nazionale 141 euro/anno, il 12% è invece attribuibile al servizio di fognatura (43,9 euro/anno) e il 29,7% a quello di depurazione (108,2 euro/anno). Infine, la quota fissa pesa per il 10,6% (36,6 euro/anno) e le imposte per il 9,1% (31,4 euro/anno). Anche nel 2024, come già rilevato nella scorsa versione della Relazione Annuale, rispetto ai dati raccolti con riferimento all’anno di base (2016), emerge un avanzamento nel processo di miglioramento complessivo per gli indicatori di qualità tecnica individuati dall’Autorità e una lieve ma stabile crescita del numero di gestori per i quali viene svolta periodicamente dagli Enti di governo dell’ambito la ricognizione dei dati infrastrutturali e di qualità, anche con riferimento alle gestioni localizzate nell’area geografica del Sud e delle Isole.

L’analisi del fabbisogno di investimenti per il periodo 2024-2029  a livello nazionale  conferma, anche per il quarto periodo regolatorio, il peso maggiore degli investimenti destinati alla riduzione delle perdite idriche nella pianificazione (che continuano a guidare le priorità nella pianificazione del settore sin dalle prime rilevazioni effettuate dall’Autorità nel 2019), seguiti dagli investimenti per la riduzione delle interruzioni (in costante crescita al 15,69%), da quelli per  il miglioramento della qualità dell’acqua depurata al 13,86%, e da quelli per l’adeguamento del sistema fognario al 12,79%.

La prima ricognizione degli investimenti destinati al miglioramento del macro-indicatore M0 (l’indice di qualità tecnica che misura la resilienza, la capacità del sistema idrico di far fronte a diverse condizioni, inclusi cambiamenti climatici e picchi di domanda) restituisce un fabbisogno dei gestori pari a circa 1,4 miliardi di euro, equivalenti al 5,10% del fabbisogno complessivo.

 La quota di investimenti in infrastrutture del servizio idrico integrato non riconducibili direttamente a specifici obiettivi di qualità tecnica fissati dall’Autorità si attesta all’11,45%. In termini generali di servizio, il quadro nazionale resta orientato prevalentemente sugli investimenti pianificati nelle infrastrutture acquedottistiche (52%, senza considerare i due prerequisiti legati esclusivamente a profili della filiera acquedottistica, che hanno un peso marginale) rispetto a quelli previsti nelle reti fognarie e negli impianti di depurazione (nel complesso il 34,87%), con una forbice minima nel Nord-Ovest (dove il fabbisogno nelle fasi di fognatura e depurazione quasi si equivale a quello di acquedotto), è più ampia nel Centro Italia a favore delle infrastrutture di acquedotto, attestandosi per queste ultime al di sopra della media nazionale (63,77%).

RIFIUTI: IN LEGGERO CALO IL NUMERO DEGLI OPERATORI CHE SCENDE SOTTO LA SOGLIA DEGLI 8.400. IL METODO TARIFFARIO COPRE L’84%% DEGLI ABITANTI. TREND IN AUMENTO (+1%) PER LA RACCOLTA DIFFERENZIATA E NORD AL TOP

Ad aprile 2025 risultano iscritti all’Anagrafica Operatori dell’Autorità 8.386 soggetti con una leggera diminuzione rispetto allo scorso anno di 35 iscritti. A conferma di un processo di organizzazione territoriale del servizio ancora incompleto, i soggetti iscritti come Enti territorialmente competenti permangono in numero elevato (pari a 3.221), seppur in progressiva riduzione. Nel 2023 la produzione nazionale dei rifiuti urbani è stata pari a circa 29,3 milioni di tonnellate, in lieve aumento dello 0,7% rispetto al dato 2022. Si conferma il trend di crescita della raccolta differenziata, che aumenta più di un punto percentuale rispetto al 2022, passando dal 65,2% al 66,6% (in termini quantitativi quasi 19,5 milioni di tonnellate di rifiuti differenziati).

A livello territoriale, le regioni del Nord-Est e del Nord-Ovest mantengono alti livelli di raccolta differenziata, confermando anche per il 2023 il superamento dell’obiettivo del 65% previsto per il 2012 dal decreto legislativo n. 152/06, con risultati pari rispettivamente al 76,7% e al 70,6% della produzione totale dei rifiuti urbani prodotti, mentre il Centro si attesta al 62,3% e il Sud e le Isole al 58,2%.

Nel corso del 2024 inoltre, sono proseguite le trasmissioni all’Autorità delle predisposizioni tariffarie relative all’aggiornamento biennale 2024-2025. Si registra un positivo incremento del numero di soggetti adempienti alla regolazione tariffaria: rispetto alle 6.202 proposte tariffarie rilevate nel 2023, risultano trasmesse 5.332 – di cui 5.306 comunali e 26 pluricomunali – relative a 5.696 Comuni (il 72% dei Comuni italiani), per un totale di 50 milioni di abitanti serviti pari all’84% della popolazione nazionale.

Dall’analisi dei Piani economico-finanziari a disposizione dell’Autorità, con particolare riferimento all’annualità 2024, si osserva un limite di crescita medio delle tariffe determinato dagli ETC pari al 6,5%,mentre la variazione effettiva delle entrate tariffarie risulta più contenuta e pari al 5,4%, in aumento rispetto al biennio precedente 2022-2023, dove i valori medi del limite di crescita e dell’incremento effettivo delle entrate tariffarie si sono attestati intorno al 3,7% e al 2,5%. Gli aumenti registrati nel 2024 derivano dalla forte spinta inflazionistica verificatasi nel corso del 2022 e proseguita nel 2023, che in termini tariffari ha esplicato i propri effetti nel biennio 2024-2025 secondo quanto disposto dal MTR-2.

La spesa media annua TARI stimata per un’utenza domestica tipo (composta da tre componenti il nucleo famigliare in un’abitazione di superficie 100 mq), risulta pari, nel 2023, a 311 euro a livello nazionale, evidenziando significative differenze tra le varie aree geografiche.

Per l’annualità 2024 complessivamente si è registrato un ammontare di costi ammissibili sottesi alle entrate tariffarie pari a circa 10,3 miliardi di euro, da cui deriva un totale entrate tariffarie validate pari a 9,7 miliardi di euro.

TELERISCALDAMENTO

TELERISCALDAMENTO: IL GAS SI CONFERMA LA FONTE PRIMARIA CON IL 69,8% DEL CONSUMO COMPLESSIVO. METODO TARIFFARIO TRANSITORIO PROROGATO AL 2025

In Italia la diffusione dei sistemi di telecalore è ancora limitata, ma con un trend che risulta storicamente crescente: l’incremento nell’estensione delle reti registrato nell’anno 2023 è stato pari a 97 km mentre la volumetria allacciata è cresciuta dell’1,7% (per entrambi i valori, tuttavia, si è registrato un rallentamento nella crescita rispetto agli anni precedenti).Le 5 regioni del nord Lombardia, Piemonte, Trentino-Alto Adige, Emilia-Romagna e Veneto rappresentano, da sole, oltre il 95% dell’energia termica erogata. Nel 2023 le centrali termiche al servizio di reti di telecalore hanno prodotto 10.691 GWh termici, 6.045 GWh elettrici e 162 GWh frigoriferi. Il gas naturale si conferma la fonte energetica nettamente prevalente con il 69,8% del consumo energetico complessivo, tra le altre fonti portano un contributo significativo i rifiuti (15,4%) e le bioenergie (biomasse, biogas e bioliquidi, all’11,2%). Il 70% degli utenti presenta una potenza contrattuale non superiore a 50 kW, mentre il 23% ha una taglia maggiore di 50 e fino a 350 kW e solo il 7% ha una taglia superiore a 350 kW. Gli utenti di maggiori dimensioni, nonostante siano relativamente poco numerosi, rappresentano una quota cospicua dei consumi complessivi (oltre il 50%).   Il numero di imprese operanti su reti di telecalore è pari a 249 (255 un anno fa). Di queste, l’85% si occupa di attività strettamente legate all’esercizio delle reti e alla fornitura dall’energia termica alle utenze (distribuzione e/o misura e/o vendita) mentre la quota rimanente si occupa solo di produzione di energia termica. L’energia distribuita dalle reti di telecalore è utilizzata principalmente per la climatizzazione ambientale (riscaldamento e raffrescamento) e la produzione di acqua calda a uso igienico-sanitario, mentre è marginale l’utilizzo in processi industriali. Una quota significativa del mercato è costituita da utenze di tipo residenziale (64,0%) e terziario (33%), la domanda del settore industriale rimane marginale (3%).

A seguito del significativo incremento dei prezzi del servizio di registrato a partire dall’ultimo trimestre 2021 (dagli 81 €/MWh del 2020, a 93 €/MWh nel 2021, fino a raggiungere i 155 €/MWh del 2022), l’Autorità ha avviato un’indagine conoscitiva i cui esiti sono stati trasmessi nel novembre 2022 a Governo e Parlamento. Alla luce dei dati esposti, nel 2023 il Governo ha disposto l’estensione a tutte le reti di teleriscaldamento di tariffe regolate da ARERA (già previste per alcune tipologie di reti). L’Autorità ha, quindi, definito un primo quadro di regole transitorie per il 2024, intervenendo per superare le principali criticità evidenziate nell’ambito dell’indagine conoscitiva sui prezzi del servizio, determinando il costo evitato secondo una metodologia che rispecchiasse meglio i costi delle tecnologie alternative e inserendo un cap al prezzo dei combustibili per assicurare la coerenza tra i costi e i ricavi del servizio (anche in presenza di tensioni nei mercati energetici internazionali). L’Autorità ha quindi rinviato i termini di conclusione del procedimento per la definizione del metodo tariffario applicabile a regime, prevedendo al contempo una prosecuzione dell’applicazione del metodo transitorio fino al termine dell’anno 2025, con contestuale approvazione di alcuni affinamenti al metodo stesso (MTL-T).

Nel corso dell’anno 2024, l’Autorità ha inoltre proseguito l’attività di valutazione delle istanze presentate dagli operatori del settore. Al 31 dicembre 2024 risultavano escluse dalla regolazione 126 reti di distribuzione del calore (si tratta sostanzialmente di microreti interne di distribuzione di calore, che non sono finalizzate all’erogazione del servizio di teleriscaldamento o teleraffrescamento sul territorio).

 

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