martedรฌ 1 Luglio 2025

Al Nord si lavora in media 255 giorni allโ€™anno, al Sud appena 228. In altre parole, gli occupati del Nord ogni 12 mesi timbrano il cartellino 27 giorni in piรน rispetto ai colleghi del Sud. E come si spiega questa differenza? Non certo perchรฉ al Nord impiegati e operai siano degli instancabili eroi, mentre al Sud ci sia una diffusa presenza di โ€œscansafaticheโ€ che evitano uffici e fabbriche. Assolutamente no, la chiave di lettura non puรฒ essere fondata su questi luoghi comuni. Secondo lโ€™analisi condotta dallโ€™Ufficio studi della CGIA, invece, al Sud si lavora meno per almeno due ragioni strettamente correlate.

CGIA: al Nord si lavora in media 255 giorni all’anno, al Sud appena 228

La prima. Eโ€™ dovuta a unโ€™economia sommersa molto diffusa che nelle regioni meridionali ha una dimensione non riscontrabile nel resto del Paese che, statisticamente, non consente di conteggiare le ore lavorate irregolarmente. La seconda. Eโ€™ imputabile a un mercato del lavoro che nel Mezzogiorno รจ caratterizzato da tanta precarietร , da una diffusa presenza di part time involontario, soprattutto nei servizi, da tanti stagionali occupati nel settore ricettivo e dellโ€™agricoltura che abbassano di molto la media delle ore lavorate.

โ€ข Gli stacanovisti sono a Lecco, Biella e Vicenza

Gli operai e gli impiegati con il maggior numero medio di giornate lavorate durante il 2023 sono stati quelli occupati nella provincia di Lecco (264,9 giorni). Seguono i dipendenti privati di Biella (264,3), Vicenza (263,5), Lodi, (263,3), Padova (263,1), Monza-Brianza (263), Treviso (262,7) e Bergamo (262,6). Le province, infine, dove i lavoratori sono stati โ€œmenoโ€ in ufficio o in fabbrica durante il 2023 sono quelli di Foggia (213,5 giorni), Trapani (213,3), Rimini (212,5), Nuoro (205,2) e Vibo Valentia (193,3). La media italiana รจ stata pari a 246,1 giorni (vedi Tab. 1).

 

โ€ข Dove si lavora di piรน, le retribuzioni sono piรน alte

Ovviamente, nelle aree geografiche del Paese dove le ore lavorate sono piรน elevate, anche la produttivitร  รจ maggiore e conseguentemente gli stipendi e i salari sono piรน pesanti. Se, come riporta la CGIA, al Nord la retribuzione media giornaliera nel 2023 era di 104 euro lordi, al Sud si รจ fermata a 77 euro (pari a un differenziale del 35 per cento). Per quanto concerne la produttivitร 1 , invece, al Nord era superiore del 34 per cento rispetto a quella presente nel Sud (vedi Tab. 2). Va segnalato che le differenze salariali presenti in Italia nel settore privato sono un problema che ci trasciniamo almeno dagli inizi del secolo scorso. Purtroppo, in questi ultimi decenni il gap รจ sicuramente aumentato, perchรฉ le multinazionali, le utilities, le imprese medio-grandi, le societร  finanziarie/assicurative/bancarie che – tendenzialmente riconoscono ai propri dipendenti stipendi molto piรน elevati della media – sono ubicate prevalentemente nelle aree metropolitane del Nord. Non solo. Va evidenziato che queste realtร  dispongono di una quota di personale con qualifiche apicali sul totale occupati molto alta (manager, dirigenti, quadri, tecnici, etc.), addetti che per contratto vanno corrisposti stipendi importanti.

 

โ€ข Gli stipendi piรน alti sono pagati a Milano, Monza e lungo la via Emilia

Dallโ€™analisi provinciale delle retribuzioni medie lorde pagate ai lavoratori dipendenti del settore privato emerge che, nel 2023, Milano รจ stata la realtร  dove gli imprenditori hanno erogato gli stipendi medi piรน elevati: 34.343 euro. Seguono Monza-Brianza con 28.833 euro, Parma con 27.869 euro, Modena con 27.671 euro, Bologna con 27.603 euro e Reggio Emilia con 26.937 euro. In tutte queste realtร  emiliane, la forte concentrazione di settori ad alta produttivitร  e a elevato valore aggiunto – come la produzione di auto di lusso, la meccanica, lโ€™automotive, la meccatronica, il biomedicale e lโ€™agroalimentare โ€“ ha โ€œgarantitoโ€ agli addetti di questi territori buste paga molto pesanti. I lavoratori dipendenti piรน โ€œpoveriโ€, invece, si trovano a Trapani dove percepiscono una retribuzione media lorda annua pari a 14.854 euro, a Cosenza con 14.817 euro, a Nuoro con 14.676 euro. I piรน โ€œsfortunatiโ€, infine, lavorano a Vibo Valentia dove in un anno di lavoro hanno portato a casa solo 13.388 euro. La media italiana, infine, ammontava a 23.662 euro (vedi Tab. 3 e Tab. 4).

 

โ€ข Piรน soldi con la contrattazione decentrata

Come ha avuto modo di segnalare anche il CNEL2 , il problema dei lavoratori poveri non parrebbe riconducibile ai minimi tabellari troppo bassi, ma al fatto che durante lโ€™anno queste persone lavorano โ€œpocoโ€. Pertanto, piรน che a istituire un minimo salariale per legge andrebbe contrastato lโ€™abuso di alcuni contratti a tempo ridotto. Altresรฌ, dalla CGIA fanno sapere che per innalzare gli stipendi dei lavoratori dipendenti, in particolar modo di quelli con qualifiche professionali minori, bisognerebbe continuare nel taglio dellโ€™Irpef e diffondere maggiormente la contrattazione decentrata. Avendo una quota di lavoratori coperto dalla contrattazione collettiva nazionale tra le piรน alte dโ€™Europa (quasi il 99 per cento del totale dei lavoratori dipendenti del settore privato), dovremmo โ€œspingereโ€ per diffondere ulteriormente anche la contrattazione di secondo livello, premiando, in particolar modo, la decontribuzione e il raggiungimento di obbiettivi di produttivitร , anche ricorrendo ad accordi diretti tra gli imprenditori e i propri dipendenti. Cosรฌ facendo, daremmo soprattutto una risposta alle maestranze del Nord e in particolar modo delle aree piรน urbanizzate del Paese che, a seguito del boom dellโ€™inflazione, in questi ultimi anni hanno subito, molto piรน degli altri, una decisa perdita del potere dโ€™acquisto.

 

โ€ข Contratti di secondo livello: coinvolti solo 5,5 milioni di dipendenti

Nellโ€™analisi statistica sulla contrattazione decentrata realizzata dallโ€™ISTAT, emerge che il 23,1 per cento delle imprese con almeno 10 dipendenti del settore privato extra agricolo applica un contratto decentrato. Si stima che i lavoratori coinvolti sarebbero il 55 per cento dei dipendenti totali delle imprese con almeno 10 addetti, pari, in termini assoluti, a circa 5,5 milioni di lavoratori3 . Lโ€™ISTAT, comunque, precisa che questi lavoratori non possono essere considerati come la platea esatta dei dipendenti coperti dalla contrattazione decentrata, in quanto, non tutti gli addetti potrebbero essere interessati dallโ€™applicazione di questa misura.

 

 

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