lunedì 13 Ottobre 2025

Il mercato digitale vale in Italia 81,6 miliardi di euro, pari al 3,73% del PIL nominale, con una crescita nell’ultimo anno del +3,7%, eppure sul fronte della digitalizzazione dei servizi pubblici e privati, dei cittadini e delle Pmi, il nostro Paese risulta ancora indietro rispetto al resto d’Europa.

Consumers’ Forum: solo 1 italiano su 2 utilizza servizi digitali della P.A.

I dati arrivano da un dossier realizzato da Consumers’ Forum, ente indipendente di cui fanno parte Associazioni di Consumatori, Imprese Industriali e di servizi e le loro associazioni di categoria, Istituzioni, che sarà portato il prossimo 15 ottobre all’attenzione delle Istituzioni europee, nell’ambito di un incontro ufficiale con la DG JUST della Commissione Europea e con gli Europarlamentari della commissione per il mercato interno e la protezione dei consumatori (IMCO). Nel dettaglio:

PUBBLICA AMMINASTRAZIONE

Poco più di un italiano su due (il 55% del totale) utilizza i servizi digitali della Pubblica Amministrazione (pagamenti, prestazioni sanitarie, comunicazioni, ecc.) contro una media europea del 70%: nella classifica sui servizi burocratici online, l’Italia si colloca al terzultimo posto in Ue, peggio di noi fanno solo Bulgaria (31,5%) e Romania (25,3%). Percentuali lontanissime dalla Danimarca, al primo posto col 98,5% dei cittadini che interagisce online con l’amministrazione, Paesi Bassi (96%) e Finlandia (95,4%). Non solo: in Italia il trend di utilizzo dei servizi digitali è in peggioramento, con una diminuzione del -5% rispetto al 2023 – analizza Consumers’ Forum.

COMPETENZE DIGITALI DI CITTADINI E IMPRESE

Sul fronte delle conoscenze digitali dei cittadini, solo il 46% degli italiani possiede competenze digitali di base, un dato inferiore alla media europea (54%) e ben lontano dall’obiettivo dell’80% fissato dalla Commissione Ue per il 2030. Competenze che crollano al di sotto del 30% tra la popolazione over60.

La situazione non va meglio per le imprese – evidenzia Consumers’ Forum – Solo il 58% delle Pmi italiane raggiunge un livello base di intensità digitale, rispetto al 69% della media Ue. Le aziende italiane investono solo lo 0,9% del loro fatturato nella digitalizzazione, rispetto all’1,5% della media Ue (2,4% in Germania). Il 6% delle imprese italiane utilizza l’intelligenza artificiale, rispetto al 10% della media Ue, mentre il cloud computing è adottato dal 22% delle imprese italiane, contro una media Ue del 34%.

ENTI LOCALI

L’Italia ha deciso di destinare circa 48 miliardi di euro, il 25% del Pnrr, alla transizione digitale, con progetti per la digitalizzazione delle imprese e dell’e-government, e per il miglioramento delle infrastrutture e delle competenze digitali, con un ruolo centrale del settore pubblico. Tuttavia, esaminando lo stato di avanzamento dei progetti dedicati alla migrazione al cloud dei comuni, a giugno 2025 solo il 68% dei 7.616 comuni coinvolti aveva completato con successo la migrazione.

Oltre la metà dei comuni italiani sopra i 20mila abitanti dispone di una velocità di download superiore ai 100 Mbps, ma più dell’80% degli enti sotto i 5mila abitanti ha stipulato contratti con velocità di download inferiori ai 100 Mbps, e oltre il 30% sotto i 10 Mbps.

Solo in un terzo dei Comuni italiani la gestione dei servizi demografici, edilizia e urbanistica e servizi scolastici è completamente erogata in modalità digitale (front e back office) e il 25% non ha ancora digitalizzato nessuno di questi servizi. Oltre la metà dei comuni non ha digitalizzato nessun aspetto dei servizi collegati al patrimonio e alla gestione dei servizi sociali e disabilità (welfare). Ancora peggio il dato sulle prenotazioni online degli appuntamenti, inutilizzate in quasi un terzo dei comuni e con un utilizzo molto basso per il 45% degli enti.

CYBERBULLISMO

Paradossalmente, se l’Italia è ancora indietro sul fronte della digitalizzazione, risulta in crescita il fenomeno del “cyberbullismo” – denuncia Consumers’ Forum – Secondo lo studio Espad nel 2024 più di 1 milione di gli studenti tra i 15 e i 19 anni ha subito episodi di cyberbullismo; il 32% dei ragazzi, circa 800mila, avrebbe invece compiuto atti di cyberbullismo. Un fenomeno in crescita anche a causa della IA generativa che ha introdotto nuove minacce, come la creazione di deepfake estremamente realistici attraverso la manipolazione di immagini, video e audio. Contenuti sempre più spesso diffusi tramite i social media che causano danni irreparabili alla reputazione delle persone coinvolte. Uno studio condotto nel 2024 evidenzia come il 67% delle vittime di deepfake legati al cyberbullismo abbia subito conseguenze psicologiche gravi, tra cui ansia e depressione.

Consumers’ Forum, da sempre attento al confronto tra imprese consumatori, istituzioni e università, ha dimostrato da sempre grande attenzione per le tematiche digitali, in un contesto di grande spinta alle nuove logiche dettate anche dall’AI – afferma Furio Truzzi,  Presidente di Consumers’ Forum – Ne sono una testimonianza  le recenti iniziative con le Authority italiane, quella dell’ottobre del 2024 e dell’aprile 2025, sul regolamento dell’intelligenza artificiale. In programma, su questo tema, anche il prossimo convegno previsto a novembre 2025 sul potere delle piattaformeQueste alcune delle esperienze concrete che verranno illustrate alle Istituzioni europee, per dimostrare il proficuo impegno che Consumers’ Forum rivolge al dialogo tra consumatori e imprese e alla crescita di questi rapporti a tutela della collettività, di fronte al grande sviluppo tecnologico che chiama in gioco valori etici fondamentali”.

 

Fonti: Eurobarometro, Anitec-Assinform, Espad Italia, Dipartimento per la trasformazione digitale.

 

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