Il 16 luglio è stato l’ultimo giorno di quotazione di Exprivia. Intervistato da Il Sole 24 Ore, Domenico Favuzzi, 62 anni, cavaliere del lavoro dal 2015, alla guida dal 2006 della società dell’Ict con sede a Molfetta e con 2.500 dipendenti, ha spiegato la scelta del delisting:
Favuzzi: “Ecco perché Exprivia ha lasciato la Borsa”
“Abbiamo capito che per noi la Borsa non rappresentava più un asset strategico. Anzi, per certi versi risultava impegnativa in termini di costi e sostanzialmente di scarsa utilità rispetto ai nostri piani di crescita per Exprivia. Il tema – spiega il presidente e ceo di Exprivia al Sole 24 Ore – è quello della crescita. Ma l’apporto di capitali per lo sviluppo, che era e resta il nostro obiettivo, non risultava affatto facilitato dall’essere quotati”.
Il riferimento è alle possibilità alternative “date dai fondi. È su questo che ci siamo messi a lavorare da subito“.
“Non ci sono dossiera aperti – precisa Favuzzi – ma ora stiamo guardando a tutto quel mondo di fondi, pazienti, che ci sono e sono pronti a investire in aziende come la nostra”. La presenza in Borsa, dunque, finiva “anche per avere una funzione di allontanamento per questi fondi. A questo punto abbiamo pensato che fosse il momento di fare un passo indietro sulla quotazione. Anche perché l’entrata a far parte della Borsa di Milano in una realtà più grande, con Parigi, non ha secondo noi tenuto fede completamente alle promesse di ampliare l’orizzonte d’investimento delle quotate”.
Exprivia pianifica una strategia di espansione futura, concentrando le sue attività sul core business delle soluzioni ICT, che includono settori chiave come la cybersecurity, l’intelligenza artificiale, il cloud e gli edge data center, “con cui contiamo di arrivare al raddoppio del giro d’affari alla fine dei prossimi tre anni”.
Favuzzi esterna soddisfazione per i risultati ottenuti nel 2023: “L’’anno migliore di sempre come marginalità, con 13,2 milioni di utile netto e un +10,5% nei ricavi saliti oltre quota 200 milioni”.
Il presidente di Exprivia non chiude comunque le porte a un ritorno a Piazza Affari: “L’obiettivo è arrivare al miliardo di fatturato. Allora, magari, potremo riprendere in considerazione una eventuale quotazione”