lunedì 1 Luglio 2024

Federico Visentin,  dal 2021 presidente di Federmeccanica, è stato intervistato dal quotidiano La Stampa. Le sue considerazioni: “L’industria italiana continua a soffrire. È inutile girarci intorno. I margini sono in calo, nonostante tanti dicano il contrario. Certo nella dinamica dei grandi numeri qualcuno avrà pure guadagnato. Non nella meccanica però – è la fotografia del settore scattata da Visentin -.  Qualcuno ha sicuramente speculato, ma non siamo stati noi”, dice.

Federmeccanica, il presidente Visentin: “Una stangata l’aumento per i metalmeccanici”

E quando gli si chiede dei bassi salari è netto: “Grazie al Contratto Nazionale rinnovato nel 2021, il sistema di adeguamento ex post all’inflazione è diventato strutturale, così nel 2023 abbiamo riconosciuto un aumento del 6,6%. Per le imprese è stata una stangata. Nessuno si aspettava tanto – spiega il presidente di Federmeccanica -.  I dipendenti faticano ad arrivare a fine mese? È un tema che va analizzato a tutto tondo. I nostri margini sono in calo, il costo del lavoro aumenta, per quanto riguarda gli stipendi occorre comunque considerare l’impatto derivante dalla riduzione del cuneo fiscale per i redditi medio bassi e anche quanto viene fatto a livello aziendale con i premi di risultato e con altri riconoscimenti aventi valore economico. Per fare di più dobbiamo lavorare sulla generazione di valore in modo da poter redistribuire ricchezza, su tutta la filiera. L’incertezza generale non permette di potenziare gli investimenti. Basti pensare al tema della sostenibilità, i messaggi che arrivano sono troppo contraddittori: dal futuro dell’auto elettrica alle caldaie, ancora non sappiamo cosa deciderà la politica. E questo frena l’innovazione facendo crollare la domanda di nuovi investimenti. E senza nuovi prodotti non possiamo rinnovare i prezzi, comprimendo ulteriormente i margini delle nostre imprese”.

“Il potere d’acquisto degli italiani cala? Ma il costo del lavoro resta tra i più alti d’Europa  – prosegue Visentin -. L’ultimo aumento dei metalmeccanici era inatteso da tutto. Ed è ricaduto integralmente sulle nostre spalle. Sulle spalle di chi sarebbe dovuto ricadere? Il punto è che è arrivato un aumento dei salari molto forte: più 6,6%, contro un’attesa di imprese e sindacati del 4,7% circa. Io mi sarei aspettato che la differenza tra quanto atteso e quanto riconosciuto tornasse all’industria sotto forma di qualche decontribuzione. Il punto è che non servono incentivi folli come il Superbonus. Le risorse quindi si possono trovare anche perché gli aumenti contrattuali che sono arrivati non erano previsti e hanno aumentato le entrate dello Stato. Penso, per esempio, al cuneo fiscale .Il governo ha fatto bene ad aumentare le buste paga ai lavoratori, ma alle imprese non ha lasciato nulla.Eppure, noi siamo molto sensibili agli incentivi. Per noi è una leva fortissima d’investimento, il governo può fidarsi”.

 

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