mercoledรฌ 16 Aprile 2025

Nel 2023 sono stati celebrati in Italia 184.207 matrimoni, il 2,6% in meno rispetto al 2022; il calo eฬ€ stato piuฬ€ consistente nel Mezzogiorno (-5,8%) rispetto al Nord (-0,3%), in posizione intermedia il Centro (-1,3%).

Istat: in Italia matrimoni e divorzi in diminuzione, crescono le seconde nozze e le unioni civili

I dati provvisori dei primi otto mesi del 2024 mettono in luce una ulteriore diminuzione (-6,7%), a conferma di un ridimensionamento della nuzialitaฬ€ che negli ultimi quarantโ€™anni non ha conosciuto soste, al netto di alcuni momenti storici duranti i quali il numero dei matrimoni ha mostrato andamenti altalenanti in relazione a fenomeni di tipo congiunturale.

Nel 2000, ad esempio, si rilevoฬ€ un aumento dei matrimoni da collegare al desiderio di celebrare le nozze allโ€™inizio del nuovo millennio. Allโ€™opposto, nel triennio 2009-2011, il calo fu particolarmente accentuato per il crollo delle nozze dei cittadini stranieri, scoraggiati dalle modifiche legislative volte a limitare i matrimoni di comodo. Inoltre, non va dimenticata la crisi economica del 2008 il cui impatto produsse effetti sui comportamenti nuziali delle coppie. Infine, nel 2020 si eฬ€ assistito a un dimezzamento del numero dei matrimoni per effetto della pandemia da Covid-19 (e delle sue misure di contenimento) che ha visto molte coppie posticipare le nozze, in parte poi celebrate nel successivo biennio 2021-2022.

Nel 2023 i 139.887 primi matrimoni mostrano, se confrontati con lโ€™anno precedente, una diminuzione del 4,3%, piuฬ€ consistente rispetto a quella del totale dei matrimoni (-2,6%). Nel 2023 la quota dei primi matrimoni rispetto al totale delle celebrazioni eฬ€ pari al 75,9%, evidenziando un netto calo anche rispetto al 79,4% del 2019 (anno in cui il numero di matrimoni totali era stato simile a quello del 2023). La diminuzione tendenziale dei primi matrimoni, al netto delle oscillazioni di breve periodo, eฬ€ strettamente connessa alla progressiva diffusione delle libere unioni (convivenze more uxorio)i. Queste ultime sono piuฬ€ che triplicate tra il biennio 2000-2001 e il biennio 2022-2023 (da circa 440mila a piuฬ€ di 1 milione e 600mila), un incremento da attribuire soprattutto alle libere unioni di celibi e nubili.

Sul piano tendenziale, uno dei motivi per il quale la primo-nuzialitaฬ€ in Italia arretra si deve alla trasformazione del processo di transizione alla vita adulta. Questโ€™ultima oggi segue percorsi diversi rispetto al passato, quando il motivo prevalente di uscita dal nucleo di origine era legato alla formazione di una nuova famiglia attraverso le nozzeii. Secondo i dati dellโ€™Indagine Famiglie e soggetti sociali (2016) tra le generazioni di uomini nate tra il 1982 e il 1986 la convivenza more uxorio eฬ€ preferita al matrimonio (22,5% contro 21,8% di chi lascia la casa dei genitori entro i trentโ€™anni); seguono le altre motivazioni quali, per esempio, lavoro, studio e autonomia. Tra le donne, lโ€™uscita dalla famiglia di origine si concretizza in via preponderante tramite il matrimonio (40% tra le nate negli anni Ottanta), seguita dalla convivenza, con percentuali via via crescenti di generazione in generazione.

Negli ultimi decenni, inoltre, il ridimensionamento numerico delle nuove generazioni, dovuto alla bassa feconditaฬ€, che dalla metaฬ€ degli anni Settanta si eฬ€ sempre mantenuta ben sotto il livello di sostituzione, sta producendo un effetto strutturale negativo sui matrimoni. Man mano che le generazioni piuฬ€ giovani, meno numerose di quelle dei genitori, entrano nella fase adulta della vita si riduce la numerositaฬ€ della popolazione in etaฬ€ da matrimonio e, di conseguenza, anche a paritaฬ€ di propensione a sposarsi, cala inesorabilmente il numero assoluto di nozze.

 

Sei matrimoni su 10 celebrati con rito civile

Nel 2023 il 58,9% dei matrimoni eฬ€ stato celebrato con rito civile, in continuitaฬ€ con il valore dellโ€™anno precedente (56,4%) e in linea con lโ€™aumento tendenziale osservato nel periodo pre-pandemico (52,6% nel 2019). La quota particolarmente elevata di matrimoni civili osservata nel 2020 (71,1%) ha costituito quindi unโ€™eccezione, determinata dalle misure di contenimento dellโ€™emergenza sanitaria che hanno colpito soprattutto le celebrazioni con rito religioso.

Il rito civile eฬ€ chiaramente piuฬ€ diffuso nelle seconde nozze (95,0%), essendo spesso una scelta obbligataiii, e nei matrimoni con almeno uno sposo straniero (91,2% contro 52,7% dei matrimoni di sposi entrambi italiani). La scelta del rito civile va peroฬ€ diffondendosi sempre di piuฬ€ anche tra i primi matrimoni (47,5% nel 2023).

Considerando i primi matrimoni tra sposi entrambi italiani (86,1% del totale dei primi matrimoni) lโ€™incidenza di quelli celebrati con rito civile eฬ€ del 41,0% nel 2023 (33,4% nel 2019 e 20,0% nel 2008). La variabilitaฬ€ territoriale per tale tipologia di coppia eฬ€ spiccata: si riscontrano incidenze di celebrazioni con rito civile piuฬ€ basse nel Mezzogiorno (23,9%) e piuฬ€ alte nel Nord (56,1%).

La scelta del regime patrimoniale di separazione dei beni (74,3%) si conferma tendenzialmente in crescita rispetto al passato (40,9% nel 1995, 62,7% nel 2008 e 73,4% nel 2022).

 

Prosegue lโ€™aumento delle seconde nozze

Lโ€™aumento dellโ€™instabilitaฬ€ coniugale contribuisce alla diffusione delle seconde nozze e delle famiglie composte da almeno una persona che abbia vissuto una precedente esperienza matrimoniale, fenomeno che genera nuove tipologie familiari. Al tendenziale aumento di questa tipologia di matrimoni, registrato soprattutto nel biennio 2015-2016 come conseguenza dellโ€™introduzione nel 2015 del โ€œdivorzio breveโ€, ha fatto seguito una progressiva stabilizzazione che si eฬ€ protratta fino al 2019.

Nel 2023 le seconde (o successive) nozze per almeno uno degli sposi sono state 44.320, finora il valore piuฬ€ alto mai registrato (la quota sul totale dei matrimoni eฬ€ del 24,1%). Tale percentuale solo nel 2020 era stata piuฬ€ elevata (28,0%) ma tale circostanza si verificoฬ€ in realtaฬ€ come conseguenza di una congiuntura sfavorevole che fece contrarre in modo piuฬ€ deciso i primi matrimoni e, tra questi ultimi, quelli religiosi. Lโ€™aumento delle seconde nozze per almeno uno degli sposi eฬ€ del 3,3% rispetto al 2022; se entrambi gli sposi hanno un matrimonio precedente alle spalle lโ€™aumento eฬ€ piuฬ€ consistente (+7,2%).

Il 15,8% degli sposi e il 14,8% delle spose ha alle spalle un divorzio, ma tali percentuali mostrano un andamento crescente di pari passo allโ€™aumentare dellโ€™etaฬ€ dei nubendi; il 52,2% degli sposi e il 52,8% delle spose dai 50 anni in poi ha sciolto il proprio vincolo coniugale tramite il divorzio. Solo lโ€™1,5% degli sposi e lo 0,9% delle spose prima del matrimonio era vedovo; le percentuali salgono, rispettivamente, al 6,3% e al 4,6% se si considerano sposi e spose dai 50 anni in poi.

 

Stabili i matrimoni con almeno uno sposo straniero

Nel 2023 sono state celebrate 29.732 nozze con almeno uno sposo straniero (il 16,1% del totale dei matrimoni), stabili rispetto al 2022. La quota di matrimoni con almeno uno sposo straniero eฬ€ notoriamente piuฬ€ elevata nelle aree in cui eฬ€ piuฬ€ radicato lโ€™insediamento delle comunitaฬ€ straniere. Nel Centro-nord un matrimonio su cinque riguarda almeno uno sposo straniero mentre nel Mezzogiorno questa tipologia di matrimoni eฬ€ pari al 9,3%. A livello regionale in cima alla graduatoria vi sono la provincia autonoma di Bolzano/Bozen (28,9%), lโ€™Umbria (23,7%) e la Toscana (23,4%).

I matrimoni misti (in cui uno sposo eฬ€ italiano e lโ€™altro straniero) ammontano a 21.211 e continuano a rappresentare la parte piuฬ€ consistente dei matrimoni con almeno uno sposo straniero (71,3%). Quasi i tre quarti dei matrimoni misti riguardano coppie con sposo italiano e sposa straniera (15.389, lโ€™8,4% delle celebrazioni a livello nazionale nel 2023). Le donne italiane che hanno scelto un partner straniero sono 5.822, il 3,2% del totale delle spose.

La cittadinanza degli sposi nei matrimoni misti presenta diversitaฬ€ rispetto al genere e le ragioni di questi diversi comportamenti nuziali vanno ricercate, verosimilmente, nei progetti migratori e nelle caratteristiche culturali proprie delle diverse comunitaฬ€, oltre che nella prevalenza maschile o femminile delle collettivitaฬ€ presenti in Italia. Nel 2023 gli uomini italiani hanno sposato una cittadina rumena nel 19,8% dei casi, ucraina nel 9,7%, brasiliana nel 6,1% e russa nel 5,9%. Le donne italiane hanno contratto matrimonio piuฬ€ frequentemente con uno sposo di cittadinanza marocchina (11,9%) o albanese (8,5%).

I matrimoni tra cittadini entrambi stranieri ammontano a 8.521, di questi 5.184 con almeno uno sposo residente in Italia; i restanti 3.337 corrispondono a nozze celebrate in Italia da parte di non residenti.

 

Aumentano i matrimoni misti con nuovi cittadini

La possibilitaฬ€ di distinguere la cittadinanza degli sposi italiani, dalla nascita o per acquisizione, permette di far luce sui comportamenti nuziali in base al background migratorio. Tra i matrimoni misti, il 14,6% coinvolge uno sposo italiano per acquisizione; nel 2018 questa quota era esattamente la metaฬ€. Tra i matrimoni di entrambi sposi italiani, quelli in cui almeno uno dei due eฬ€ italiano per acquisizione sono il 4,5% quota piuฬ€ che raddoppiata rispetto al 2018.

Considerando il complesso dei matrimoni con almeno uno straniero o un italiano per acquisizione (escludendo le coppie di entrambi italiani dalla nascita) quasi due matrimoni su 10 sono formati da coppie con entrambi italiani di cui almeno uno per acquisizione e quasi uno su 10 da coppie miste con italiani per acquisizione.

Il consistente aumento della presenza di italiani per acquisizione al momento del matrimonio eฬ€ in linea con un piuฬ€ avanzato processo di integrazione dei cittadini stranieri; sempre piuฬ€ matrimoni, teoricamente misti, sono in realtaฬ€ celebrati tra cittadini che alla nascita possedevano la stessa cittadinanza estera.

 

Lโ€™Italia si conferma meta del โ€œTurismo matrimonialeโ€

Lโ€™Italia esercita una forte attrazione per numerosi cittadini residenti allโ€™estero, soprattutto in paesi a sviluppo economico avanzato, che scelgono il Bel Paese come luogo di celebrazione delle nozze. Nel 2023 si rilevano 3.337 nozze tra sposi entrambi stranieri e non residenti, quasi il 2% di tutti i matrimoni. A partire dal 2020 questa tipologia di nozze (coppie di entrambi stranieri e non residenti) aveva subito una consistente flessione a causa delle restrizioni imposte alla mobilitaฬ€ internazionale, passando dai 4.094 del 2019 ai 918 del 2020 (-77,6%); nel 2021 si eฬ€ avviata una fase di ripresa (1.574) consolidatasi negli anni successivi.

I matrimoni tra stranieri in cui almeno uno dei due sposi risulti residente in Italia (depurati quindi dallโ€™effetto del โ€œturismo matrimonialeโ€) nel 2023 sono stati 5.184, stabili in valore assoluto rispetto ai 5.142 dellโ€™anno precedente. Va ricordato che in molti casi i cittadini immigrati arrivano in Italia dopo aver giaฬ€ contratto il matrimonio nel paese di origine oppure vi fanno temporaneamente ritorno per questo scopo; un significativo numero di celebrazioni di cittadini stranieri residenti in Italia, quindi, avviene allโ€™estero e non rientra tra i matrimoni oggetto della rilevazione.

 

Ci si sposa piuฬ€ tardi

Il mutamento nei modelli culturali, noncheฬ lโ€™effetto di molteplici fattori quali lโ€™aumento diffuso della scolarizzazione e lโ€™allungamento dei tempi formativi, le difficoltaฬ€ nellโ€™ingresso nel mondo del lavoro e la condizione di precarietaฬ€ del lavoro stesso hanno comportato, negli anni, una progressiva posticipazione del calendario di uscita dalla famiglia di origine. La quota di giovani che resta nella famiglia di origine fino alla soglia dei 35 anni eฬ€ pari al 61,2%, quasi tre punti percentuali in piuฬ€ in circa 20 anniiv.

Questa protratta permanenza comporta un effetto diretto sul rinvio delle prime nozze. Tale effetto si amplifica nei periodi di congiuntura economica sfavorevole spingendo i giovani a ritardare ulteriormente, rispetto alle generazioni precedenti, le tappe dei percorsi verso la vita adulta, tra cui quella della formazione di una famigliav. Sul posticipo del primo matrimonio, inoltre, incide anche la diffusione delle convivenze prematrimoniali.

Lโ€™analisi del tasso di primo-nuzialitaฬ€ totale, una misura trasversale attraverso la quale si puoฬ€ valutare quanti primi matrimoni siano attesi da una ipotetica generazione di 1.000 individui, consente di far luce sui processi di formazione delle coppie, di quelle giovani in particolare. Tale indice segnala, in base a quanto registrato nel 2023, unโ€™intensitaฬ€ di 399 primi matrimoni per 1.000 uomini e 450 per 1.000 donne; valori in diminuzione rispetto allโ€™anno precedente (2,2 punti percentuali in meno sia per gli uomini sia per le donne). A livello aggregato, la tendenza al rinvio porta lโ€™etaฬ€ media alle prime nozze a 34,7 anni per gli uomini (+0,1 punti rispetto allโ€™anno precedente) e a 32,7 anni per le donne (+0,2).

 

Unioni civili in aumento sul 2022

Il 5 giugno 2016 eฬ€ entrata in vigore la Legge che ha introdotto in Italia lโ€™istituto dellโ€™unione civile tra persone dello stesso sessovi. Nel corso del secondo semestre 2016 si sono costituite 2.336 unioni civili, un numero particolarmente consistente che ha riguardato coppie da tempo in attesa di ufficializzare il proprio legame affettivo. Al boom iniziale ha fatto poi seguito una progressiva stabilizzazione.

Le 3.019 unioni civili tra coppie dello stesso sesso costituite presso gli Uffici di Stato Civile dei Comuni italiani nel 2023 evidenziano un aumento rispetto allโ€™anno precedente (+7,3%), ma i dati provvisori dei primi otto mesi del 2024 delineano un calo (-2,1%) rispetto allo stesso periodo del 2023.

Si conferma anche nel 2023 la prevalenza di unioni tra uomini (1.694 unioni, il 56,1% del totale), stabili rispetto allโ€™anno precedente (56,7%).

Il 35,5% delle unioni civili eฬ€ nel Nord-ovest, seguito dal Centro (24,3%). Tra le regioni, in testa si posiziona la Lombardia con il 23,5%; seguono il Lazio (13,3%) e lโ€™Emilia-Romagna (10,4%).

A livello nazionale nel 2023 si sono avute 5,1 nuove unioni civili per 100mila residenti, mentre nel Mezzogiorno lโ€™indicatore eฬ€ allโ€™incirca la metaฬ€. La Lombardia e lโ€™Emilia-Romagna si collocano al primo posto a pari merito tra le regioni (7,1 per 100mila) seguite dal Lazio (7,0) e dal Piemonte (6,9).

Emerge con evidenza il ruolo attrattivo dei grandi Comuni: piuฬ€ di un quarto delle unioni si sono costituite nel complesso dei 12 grandi Comuni. In testa si trova il Comune di Roma (con lโ€™8,4%), seguito da quello di Milano (6,8%).

Le unioni civili con almeno un partner straniero sono il 17,0%; nel Centro si attestano al 18,1%, nel Nord al 17,4% mentre nel Mezzogiorno sono il 14,4%.

Al pari dei matrimoni, anche le unioni civili si caratterizzano per la presenza di partner con cittadinanza italiana per acquisizione: tra le unioni miste tra partner italiano e straniero, il 14,8% coinvolge un partner italiano per acquisizione; nel 2018 questa quota era circa un terzo. Tra le unioni di partner entrambi italiani, quelli in cui almeno uno dei due eฬ€ italiano per acquisizione sono il 4,5%; quota quasi triplicata rispetto al 2018.

Considerando il complesso delle unioni civili con almeno uno straniero o un italiano per acquisizione (escludendo dallโ€™analisi le coppie di entrambi italiani dalla nascita) il 17,9% eฬ€ costituito da coppie con entrambi italiani di cui almeno uno per acquisizione e il 10,9% da coppie miste con italiani per acquisizione.

 

Etaฬ€ piuฬ€ matura per chi si unisce civilmente

Fino al 2019 gli uniti civilmente hanno evidenziato una struttura per etaฬ€ in progressivo โ€œringiovanimentoโ€ rispetto al biennio 2016-2017. Lโ€™introduzione nel nostro ordinamento di questo istituto giuridico, infatti, ha consentito inizialmente a coppie anche in etaฬ€ piuฬ€ avanzata โ€“ che da tempo aspettavano tale possibilitaฬ€ โ€“ di ufficializzare la propria unione e da qui il profilo piuฬ€ maturo che aveva contraddistinto questa prima fase (con unโ€™etaฬ€ media superiore ai 49 anni per gli uomini e intorno ai 46 anni per le donne). Negli anni a seguire il profilo per etaฬ€ delle unioni si eฬ€ progressivamente ringiovanito (nel 2019 lโ€™etaฬ€ media degli uomini era di 44,5 anni, delle donne di 39,6).

Nellโ€™anno della pandemia, tuttavia, lโ€™etaฬ€ media allโ€™unione civile cresce in misura eccezionale: 47,2 anni per gli uomini (quasi 3 anni in piuฬ€) e 41,8 per le donne (oltre 2 anni in piuฬ€). Nel 2022 le etaฬ€ medie calano nuovamente e nel 2023 sono stabili rispetto allโ€™anno precedente con valori pari a 45,4 anni tra gli uomini e a 39,0 anni tra le donne.

La struttura per etaฬ€ di chi entra in unione eฬ€ molto diversa da quella di chi si sposa, soprattutto tra gli uomini. Se lโ€™etaฬ€ media degli uniti mostra una lenta tendenza al ringiovanimento lโ€™etaฬ€ media degli sposi, invece, vede un trend di crescita โ€“ con lโ€™unica eccezione dellโ€™anno della pandemia โ€“ che culmina con i 40,5 anni del 2023 (rispetto ai 38,1 anni del 2018).

Nel 2023 la quota degli uomini con meno di 40 anni che si unisce civilmente eฬ€ pari al 37,0%, ben al di sopra del 21,6% del 2020, ma molto piuฬ€ bassa di quella osservata tra gli sposi di pari etaฬ€ (59,2%).

Per le donne che si uniscono civilmente nel 2023 ben oltre la metaฬ€ di esse (56,6%) ha meno di 40 anni (era il 50,0% nel 2018). I profili per etaฬ€ delle donne che si sposano e che si uniscono civilmente appaiono tra loro piuฬ€ simili, ma con differenze evidenti prima dei 30 anni: nel 2023 in questa fascia di etaฬ€ si colloca il 14,9% delle unite civilmente contro il 25,1% delle spose; valori simili si osservano invece nella fascia di etaฬ€ 30-39 anni (rispettivamente 41,7% e 42,8%).

 

Sabato il giorno preferito per nozze e unioni

Il 46,2% delle nozze e delle unioni civili del 2023 (considerate nel loro complesso) si sono svolte di sabato. Anche osservando distintamente matrimoni religiosi, matrimoni civili e unioni civili i profili per giorno della settimana in cui si decide di formalizzare il proprio legame affettivo sono molto simili. La preferenza per il sabato eฬ€ particolarmente accentuata nel caso dei matrimoni religiosi (53,1%) mentre nel caso delle unioni civili eฬ€ del 39,4%. Il giorno meno opzionato per i matrimoni eฬ€ il martediฬ€: in tale giorno si sono celebrati il 3,5% dei matrimoni religiosi e il 6,1% di quelli civili. Il giorno della settimana, invece, in cui si sono costituite meno unioni civili eฬ€ la domenica (6,8%), seguita dal martediฬ€ (7,4%).

La preferenza per il giorno della settimana eฬ€ legata ovviamente a valutazioni di ordine organizzativo ed economico: da una parte, alla necessitaฬ€ di decidere in largo anticipo la data per opzionare luoghi di celebrazione e di festeggiamento piuฬ€ โ€œgettonatiโ€; dallโ€™altra, a quella di scegliere giorni meno richiesti per trovare posto piuฬ€ a ridosso dellโ€™evento e magari usufruire di agevolazioni in termini economici. Non da ultime, soprattutto nel caso delle celebrazioni civili, sono da considerare questioni di carattere amministrativo, legate alla disponibilitaฬ€ degli uffici di stato civile a garantire il servizio in particolari giorni della settimana.

Al di laฬ€ di questi aspetti, la stagionalitaฬ€ dei matrimoni eฬ€ da sempre legata al calendario del lavoro e a quello delle festivitaฬ€ religiose. Storicamente, soprattutto nelle aree rurali, il calendario seguiva il ciclo naturale dei lavori agricoli e si osservava una rarefazione dei matrimoni in corrispondenza dellโ€™attivitaฬ€ stagionale agricola, soprattutto nei periodi estivi di raccolta dei prodotti. In tempi moderni lโ€™andamento delle ferie estive e scolastiche sembra, invece, rappresentare un elemento centrale nella stagionalitaฬ€ del fenomeno della formazione di una famiglia attraverso il matrimonio o lโ€™unione civile.

Si osservano sostanzialmente due picchi: uno a inizio settembre che poi degrada lentamente fino a fine ottobre, lโ€™altro a giugno al culmine di un periodo piuฬ€ ampio che va da metaฬ€ aprile a inizio agosto.

Le cinque date del 2023 in cui ci si eฬ€ sposati e uniti di piuฬ€ sono tutte di sabato e, in graduatoria decrescente, sono: 9 settembre, 2 settembre, 24 giugno, 23 settembre e 10 giugno. Il 17 giugno, pur essendo un sabato nel periodo di picco, si trova, invece, in decima posizione. Per i matrimoni religiosi le prime cinque date in graduatoria ricalcano perfettamente quelle complessive, mentre per quelli civili le cinque date preferite sono le stesse ma posizionate in ordine diverso con in testa il 23 settembre. Anche per le unioni civili la data preferita eฬ€ stata sabato 9 settembre, seguita dal 10 giugno (presente anchโ€™essa nella โ€œtop fiveโ€ complessiva), dal 16 settembre, dal 3 giugno e dal 20 maggio.

 

Separazioni e divorzi in rallentamento

Nel 2023 le separazioni sono state complessivamente 82.392 (-8,4% rispetto allโ€™anno precedente). I divorzi sono stati 79.875, il 3,3% in meno rispetto al 2022 e il 19,4% in meno nel confronto con il 2016, anno in cui sono stati finora i piuฬ€ numerosi (99.071).

Il trend dei divorzi eฬ€ stato sempre crescente dal 1970 (anno di introduzione del divorzio nellโ€™ordinamento italiano) fino al 2015. In tale anno il numero di divorzi subiฬ€ una forte impennata (+57,5%) in relazione allโ€™entrata in vigore di due importanti Leggivii che hanno modificato la disciplina dello scioglimento e della cessazione degli effetti civili del matrimonio: il Decreto legge 132/2014, che ha introdotto le procedure consensuali extragiudiziali senza piuฬ€ il ricorso ai Tribunali (direttamente presso gli Uffici di Stato Civile o tramite negoziazioni assistite da avvocati) e soprattutto la Legge 55/2015 (c.d. โ€œDivorzio breveโ€) che ha fortemente ridotto lโ€™intervallo di tempo tra separazione e divorzio (12 mesi per le separazioni giudiziali e sei mesi per quelle consensuali) determinando un vero boom del fenomeno.

Dopo lโ€™aumento registrato tra il 2015 e il 2016 โ€“ che ha riguardato in misura piuฬ€ attenuata anche le separazioni โ€“ lโ€™andamento dei divorzi fino al 2019 si eฬ€ mantenuto stabile con piccole oscillazioni. Nel 2020 eฬ€ stato invece ben visibile lโ€™impatto della pandemia, soprattutto per effetto delle chiusure degli uffici e delle restrizioni alla mobilitaฬ€, con conseguenze, nel caso dei provvedimenti presso i Tribunali, anche sui procedimenti di separazione o divorzio avviati negli anni precedenti. Tale impatto eฬ€ stato poi riassorbito nel 2021, quando i livelli sono tornati sostanzialmente quelli pre-pandemici.

Nel 2023 si nota un ridimensionamento (-10,9%) della componente consensuale delle separazioni (considerando nel loro complesso quelle in Tribunale e quelle extragiudiziali). Lโ€™81,0% delle separazioni si eฬ€ concluso consensualmente, mostrando una diminuzione rispetto al trend di crescita di questa componente osservato fino al 2021. Le separazioni giudiziali, caratterizzate da una maggiore durata dei procedimenti, confermano il trend di aumento iniziato nel 2018 (interrottosi solo nel 2020).

Tradizionalmente piuฬ€ contenuta rispetto alle separazioni eฬ€ la quota della componente consensuale (sia giudiziale che extragiudiziale) nei divorzi (70,6%); questa appare sostanzialmente in linea con lโ€™anno precedente (71,5%). I divorzi giudiziali presso i Tribunali nel 2023 si mantengono stabili rispetto al 2022 (-0,5%) mentre i divorzi con rito consensuale mettono in luce un netto ridimensionamento (-14,3%).

Non eฬ€ ancora possibile valutare gli effetti del D. Lgs. 149 del 10 ottobre 2022 (la cosiddetta โ€œriforma Cartabiaโ€)viii introdotta con lโ€™obiettivo di razionalizzare i procedimenti in materia di diritti delle persone e delle famiglie. La facoltaฬ€ di proporre contestualmente la domanda di separazione personale e quella di divorzio eฬ€ entrata in vigore dal 28 febbraio 2023, ma varie sentenze interpretative successive hanno di fatto rallentato lโ€™entrata a regime delle nuove procedure.

 

Separazioni e divorzi non piuฬ€ soltanto in Tribunale

Nel 2023 il 28,6% delle separazioni e un divorzio su tre si sono conclusi con procedure extragiudiziali. Le due fattispecie introdotte dal Decreto legge 132/2014 per chi intenda separarsi o divorziare consensualmente, in alternativa alla tradizionale ratifica da parte del giudice, sono: la convenzione di negoziazione assistita da almeno un avvocato per parte (ex art. 6); lโ€™accordo innanzi allโ€™Ufficiale di Stato Civile in assenza di patti di trasferimento patrimoniale e di figli minori, di figli maggiorenni incapaci/portatori di handicap grave o economicamente non autosufficienti (ex art. 12). Il peso di queste due โ€œnuoveโ€ procedure nel 2023 corrisponde rispettivamente al 35,3% delle separazioni consensuali e al 46,6% dei divorzi consensuali.

Negli accordi extragiudiziali per separarsi o divorziare la componente piuฬ€ consistente eฬ€ quella degli accordi stipulati direttamente presso gli Uffici di Stato Civile (ex art. 12). Nel 2023, 13.833 separazioni e 19.021 divorzi sono stati effettuati direttamente presso il Comune (con tempi e costi molto piuฬ€ bassi rispetto alle altre procedure): si tratta del 16,8% di tutte le separazioni e del 23,8% di tutti i divorzi. Nel 2023 le quote delle negoziazioni assistite da avvocati (ex art. 6) sono, invece, lโ€™11,8% delle separazioni e il 9,1% dei divorzi, entrambe in aumento rispetto allโ€™anno precedente.

La propensione a ricorrere agli accordi extragiudiziali di divorzio eฬ€ diffusa soprattutto nel Centro-nord, ma con alcune differenze per tipologia: la procedura ex art.12 (direttamente presso lo Stato Civile) eฬ€ piuฬ€ presente nel Nord-est (32,4%), seguita dal Nord-ovest (31,3%), mentre quella ex art.6 (negoziazioni assistite da avvocati) mostra il suo picco nel Centro (14,1%). Le regioni in cui il ricorso alle procedure ex art. 12 eฬ€ piuฬ€ diffuso, con il vincolo di tutte le condizioni giaฬ€ ricordate, sono la Valle dโ€™Aosta/Valleฬe dโ€™Aoste (39,8%), la provincia autonoma di Bolzano/Bozen (35,9%) e lโ€™Emilia-Romagna (34,8%). La quota di accordi ex art. 6 raggiunge il suo valore massimo nel Lazio (19,8%), in Campania (12,8%) e in Sicilia (10,9%).

I divorzi consensuali conclusi in Tribunale sono quelli che presentano una minore variabilitaฬ€ territoriale mentre il ricorso ai divorzi giudiziali eฬ€ piuฬ€ diffuso nel Mezzogiorno (39,6%) con picchi nei Tribunali della Calabria (44,0%) e della Puglia (42,4%).

Considerando i divorzi per 1.000 abitanti, a livello nazionale lโ€™indicatore eฬ€ pari a 1,4, stabile rispetto allโ€™anno precedente. La variabilitaฬ€ territoriale va riducendosi e si assiste a una progressiva convergenza tra i livelli registrati nel Nord e nel Mezzogiorno. A livello regionale, in cima alla graduatoria ci sono Liguria, Sicilia e Sardegna (con lโ€™1,6 per mille) mentre il valore piuฬ€ basso si osserva nella provincia autonoma di Bolzano/Bozen (0,9 per mille), in Molise e Basilicata (1,1 per mille).

 

 

SEGUICI SU GOOGLE NEWS
Soldi365.com รจ presente anche su Google News. Unisciti gratuitamente alla nostra pagina per restare sempre aggiornato sulle ultime notizie di economia, finanza, business e su tutti gli altri contenuti del sito. Seguirci รจ facile: basta 
CLICCARE QUI e selezionare il tasto โ€œSEGUIโ€œ. 
UNISCITI ALLA COMMUNITY DI SOLDI365.COM:
FACEBOOK โ€“ TWITTER โ€“ INSTAGRAM โ€“ YOUTUBE โ€“ TELEGRAM โ€“ LINKEDIN  
VISITA LE ALTRE SEZIONI DI SOLDI 365.COM:
HOME PAGE โ€“ ECONOMIA  โ€“ FINANZA โ€“ INVESTIMENTI โ€“ TRADING ONLINE โ€“ CRIPTOVALUTE โ€“ RISPARMIO โ€“ BUSINESS โ€“ GIOCHI โ€“ SCOMMESSE โ€“ LUSSO โ€“  GUADAGNARE โ€“ BONUS E PROMOZIONI โ€“ FORMAZIONE โ€“ TRASFERIRSI ALLโ€™ESTERO โ€“ GUIDE E TUTORIAL โ€“ EVENTI โ€“ VIDEO โ€“ CHAT โ€“  FORUM.

Lascia un commento

CHI SIAMO

Soldi365.com รจ un sito di informazione con notizie e approfondimenti su economia, finanza, trading online, criptovalute, investimenti, risparmio, mutui, prestiti, business, giochi, scommesse, lusso, opportunitร  di guadagno, bonus e promozioni, formazione, eventi, vivere allโ€™estero, studiare allโ€™estero, lavorare allโ€™estero e aprire unโ€™attivitร  allโ€™estero. Presente una sezione dedicata a guide e tutorial e un ampio spazio riservato ai lettori, che possono confrontarsi su tutti i temi trattati sul sito attraverso chat e forum.

ยฉ Copyright 2022 โ€“  Soldi365.com โ€“ PI 01432840914 โ€“ Tutti i diritti riservati