sabato 27 Settembre 2025

Presentata lโ€™anteprima digitale del โ€œRapporto Coop 2025 โ€“ Consumi e stili di vita degli italiani di oggi e di domaniโ€ redatto dallโ€™Ufficio Studi di Ancc-Coop (Associazione Nazionale Cooperative di Consumatori-Coop) con la collaborazione scientifica di Nomisma, il supporto dโ€™analisi di NielsenIQ e i contributi originali di Circana, GS1-Osservatorio Immagino, CSO Servizi, GfK, Mediobanca Ufficio Studi. Inoltre, il Rapporto per alcune sue parti si รจ avvalso dellโ€™ausilio dei nuovi programmi di intelligenza artificiale generativa, tra cui Chat Gpt, Gemini e Midjourney.

Rapporto Coop: nel primo semestre 2025 ripresa carrelli spesa

Lโ€™edizione 2025 รจ tutta orientata a leggere, con gli occhi degli italiani, le scelte che pronti a compiere e che quotidianamente fanno, partendo – come tutti gli anni โ€“ dal loro rapporto con il cibo. Per fare questo, oltre ai tanti contenuti originali offerti dai contributors del Rapporto, anche questa edizione si รจ avvalsa di due diverse survey (“Today, Tomorrow” e “The New World Outlook”) condotte entrambe nella seconda parte dello scorso mese di agosto. La prima ha coinvolto un campione di 1.000ย italiani rappresentativo della popolazione over 18 (18-65 anni). La seconda si รจ rivolta ad un panel dellaย community del sito diย italiani.coopย e ha coinvolto 900 opinion leaders e market maker fruitori delle passate edizioni del Rapporto. Tra questi sono stati selezionati 600 ruoli apicali (amministratori delegati e direttori, imprenditori, liberi professionisti e consulenti) in grado di anticipare piรน di altri le tendenze future del Paese. A tutti va il nostro ringraziamento.

Lโ€™etร  del caos –ย Se รจ vero che negli ultimi anni abbiamo attraversato momenti di grandi perturbazioni e una costante volubilitร , รจ altrettanto certo che mai come oggi il mondo (e il nostro quotidiano) si รจ fatto ancora piรน convulso e mutevole, sicuramente piรน pericoloso. Il conflitto รจ diventato la modalitร  prioritaria di risoluzione delle controversie internazionali; aumentano le guerre e la spesa militare (2,7 trilioni di dollari nel 2024, il 17% in piรน rispetto al 2022) si chiudono le frontiere e cambiano i rapporti di forza tra le potenze.ย  Uno scenario che non sembra peraltro arretrare, tanto che il 78% degli opinion leaders del Rapporto Coop prevede un aumento dei conflitti militari nei prossimi 3/5 anni e il 18% teme lโ€™inizio di un conflitto su scala globale.

La stessa logica del conflitto dalla geopolitica si estende alle relazioni commerciali che con il Liberation Day sembrano segnare il declino della globalizzazione (la metร  delle imprese esportatrici prevede un calo dei flussi commerciali nel 2025)ย e dei suoi effetti propulsivi sulla crescita mondiale. Malgrado le ambizioni di supremazia dellโ€™amministrazione Trump in discussione appare soprattutto la leadership degli Usa, a partire dal softpower culturale e dalla centralitร  negli scambi internazionali,ย (negli ultimi 25 anni il numero di Paesi che commercializzano piรน con la Cina che con gli Stati Uniti รจ salito da 30 a 145), la stessa forza del dollaro si riduce nelle riserve monetarie internazionali e il debito pubblico americano oramai non รจ dissimile da quello italiano.ย Cresce invece la forza economica e culturale delle potenze asiatiche e del Sud del mondo che oggi per la prima volta si pongono in netta contrapposizione allโ€™Occidente (nel 2025 la Cina viaggia su un tasso di crescita annuo del Pil intorno al +5%, lโ€™India supera il +6% a fronte di un ben piรน modesto +1,9% degli Usa e +1% dellโ€™UE).

In questa inedita contesa per la leadership del mondo post-americano, gioca un ruolo cruciale la tecnologia, in particolare oggi per il controllo dello spazio e il dominio dellโ€™AI che รจ la grande scommessa dei prossimi anni. Benchรฉ persistano ancora subbi e timori, per molti รจ considerata un moltiplicatore del progresso economico e sociale (gli incrementi del Pil annuale potrebbero arrivare a sfiorare un +20%-+30%) con una vera rivoluzione degli assetti economici e dei modelli di vita e di lavoro. Peraltro, se lโ€™intelligenza artificiale ha sinora riguardato i business digitali e i prodotti dematerializzati, il prossimo avvento dei robot umanoidi potrร  portare gli stessi effetti rivoluzionari nellโ€™economia reale, dal manifatturiero ai servizi alla persona, a partire dal retail.ย E anche qui non a caso la Cina occupa un posto in prima lineaย sia come numero di brevetti (5.688 quelli depositati a fronte dei 1.483 degli Usa) che per lโ€™economicitร  delle proposte: un umanoide con funzionalitร  avanzate per uso domestico e servizi personali costerร  in previsione da qui a due anni meno di 15.000 dollari. Un mercato low cost in inevitabile espansione.

In questa nuova etร  del caos, lโ€™Europa gioca di rimessa.ย Aย dispetto del suo indubbio peso economicoย (genera un quarto del Pil globale)ย eย della sua tenuta sui diritti fondamentali rispetto alle pericolose tentazioniย antidemocratiche di tanti altri Paesi,ย lโ€™Ue resta ostaggio della sua governance incompiuta. Paradossalmente proprio quandoย la strisciante disillusione nei confronti delle istituzioni europee (la fiducia dei cittadini nellโ€™UE passa dal 31% del 2012 al ben piรน solido 52% di oggi) non genera piรน approcci nazionalisti eย  la grande parte degli opinion leaders intervistati nella survey rappresenta la necessitร  di un approccio finalmente federale: lo sviluppo di una difesa comune ad esempio (รจ favorevole lโ€™86% del campione), lโ€™unificazione del sistema fiscale (78%) e lโ€™emissione di titoli di debito pubblico europeoย (75%).

Mentre lโ€™Italia,ย a dispetto di una stabilitร  politica e sociale che oggi la caratterizza positivamente nel confronto europeo, purtroppo dal punto di vista economico sembra aver definitivamente esaurito lโ€™abbrivio della crescita record del periodo post pandemico. Cosรฌ, le stime dei previsori macroeconomiciย individuano per il biennio 2025-2026 una crescita su base annua del Pil di mezzo punto percentuale, mentre le previsioni degli opinion leaders intervistati sono ancora piรน pessimistiche (+0,1% nel 2026). Lโ€™economia italiana torna al male antico di una produttivitร  declinante.ย A fronte di unโ€™occupazione in crescita (sono 840.000 i nuovi occupati), fa difetto allโ€™Italia la produttivitร  per ora lavorata che รจ prevista in decrescita fino al -1,4% in maniera opposta rispetto al resto dโ€™Europa. Segno evidente dellโ€™assenza nellโ€™economia nazionale dei settori ad alto valore aggiunto e di conseguenza di un lavoro poco qualificato e meno pagato. Nei settori di impiego dei nuovi lavoratori troviamo infatti in maggioranza costruzioni, commercio, alberghi e ristoranti e fa impressione per converso il dato del titolo di studio; il numero di occupati con licenza media รจ sceso di oltre 647mila unitร , a fronte di un aumento di 687mila diplomati e 800mila laureati. รˆ proprio la mancata crescita della produttivitร  a non far ripartire lโ€™ascensore sociale, oramai fermo da anni. Basti pensare che il 10% della popolazione italiana detiene il 58% della ricchezza del Paese (peggio di noi solo i tedeschi) e a fruttare sono piรน le rendite (da finanza e da immobili) che il lavoro, soprattutto se รจ lavoro autonomo.

Il sistema Italia recupera il livello complessivo dei redditi delle famiglie solo in virtรน del forte aumento del totale delle ore lavorate (2,3 miliardi in piรน di ore lavorate nel corso degli ultimi 5 anni).

Lโ€™ombra del domani –ย La preoccupazione รจ il nuovo mood degli italiani. Abbandonata lโ€™imperturbabile serenitร  e la fiducia caparbia che avevano ostentato negli anni difficili della pandemia e del post-Covid, negli ultimi mesi,ย gli italiani sembrano aver intuito i molti rischi dello scenario e vedono allungarsiย unโ€™ombra sul loro domani. Rispetto al 2022 cresce il timore (dal 20% al 39%), prende quota lโ€™inquietudine (dal 24% al 37%) e lโ€™allerta (dal 16% al 25%), mentre si riducono repentinamente serenitร  (dal 34% al 24%) e fiducia (dal 27% al 24%).ย Nel mindset degli italiani certo restano le difficoltร  quotidiane e la voglia di maggiori redditi, ma nellโ€™immaginario collettivo รจ soprattutto la guerra a segnare la piรน ampia discontinuitร  (una buona metร  dei nostri connazionali ha iniziato a accettare la possibilitร  di un conflitto armato) e non stupisce che tra i diversi obiettivi di sostenibilitร  si affermino prioritariamente istanze di pace e diritti civili (64% degli intervistati) e quelle relative ad una maggiore attenzione e cura delle persone attraverso il contrasto alla fame e alla povertร  e alle differenze e violenze di genere (lo chiede il 55%) anche sopravanzando la garanzia per tutti di un lavoro dignitoso e della riduzione delle disuguaglianze (62%) e gli stessi temi ambientali e del cambiamento climatico.

Peraltro, in un generale greenlash istituzionale e imprenditoriale (per il 60% dei manager europei la burocrazia ambientale รจ uno dei principali ostacoli alla competitivitร ), resta invece alta lโ€™attenzione degli italiani su questo tema: il 73% loย considera unโ€™emergenza causata da attivitร  umane e si dichiara disposto a fare la sua parte con comportamenti idonei (mezzi di trasporto alternativi, limiti allโ€™uso del riscaldamento domestico, riduzione del consumo di carne rossa).

Questo repentino cambiamento nello stato dโ€™animo degli italiani sembra preconizzare un piรน profondo cambiamento nel loro sistema valoriale e, nellโ€™immediato, un ripensamento dei loro stili di vita.ย Gli italiani si autorappresentano guidati da valori di onestร  (50%), rispetto (46%) e invece ormai molto meno interessati alla ricchezza (10%), successo sociale e carriera (ex-equo al 7%), forse anche perchรฉ oramai ritenuti indisponibili. Dopo anni di spinta laicista riemerge dunque lโ€™importanza della religione nel nostro Paese piรน che nel resto dโ€™Europa (superiamo anche la cattolicissima Spagna) e piรน in generale il ricorso a percorsi di spiritualitร ; ammette di averli intrapresi o di avere intenzione di farlo il 45% degli italiani, soprattutto uomini e under 35. Lโ€™immaginario collettivo si nutre anche di riferimenti nostalgici ai decenni precedenti; mentre impazzano i remake televisivi e cinematografici, crescono esponenzialmente le vendite di vinili e il vintage come icona. Il 54% della Generazione Z dichiara che potendo scegliere avrebbe preferito nascere allโ€™epoca dei propri genitori. Un tuffo nel passato che consola, tanto che 7 italiani su 10 pensano che un tempo il mondo fosse un posto migliore.

Grazie al loro maggiore impegno sul lavoro,ย gli italiani si scoprono nel 2025 sรฌ meno vulnerabili (quelli che hanno vissuto situazioni di disagio durature su aspetti essenziali della vita di tutti i giorni sono diminuiti di 1 milione rispetto al 2023), ma si mantengono vigili e in precario equilibrio di fronte agli imprevisti ma anche alla quotidianitร . Se รจ vero, infatti, cheย nel 2024 la spesa complessiva delle famiglie italiane รจ cresciuta del +0,5% rispetto a cinque anni fa, oltre la metร  รจ assorbita dalle spese obbligate (abitazione, utenze domestiche, trasporti e cibo) e non si discostano da queste voci le intenzioni di acquisto per i prossimi 12-18 mesi. Il risparmio persiste come driver primario per il 42% degli italiani, ma a essere messa in discussione รจ lโ€™essenza stessa della societร  dei consumi, pare oramai arrivato il tempo del deconsumismo.ย Al posto del piacere del possesso, lโ€™Italia di oggi scopre il vero valore nelle esperienze di vita, acquista solo le cose indispensabili, ama il second hand e ripara gli oggetti piuttosto che sostituirli. E anche quando torna a spendere in acquisti tecnologici (16,5 miliardi di euro negli ultimi 12 mesi, +1,2% su base annua) lo fa privilegiando lโ€™utilitร  alla gratificazione; tra i top ten delle vendite spiccano gli apparecchi per la cura dentale e una miriade di elettrodomestici piccoli o grandi che siano (dalle friggitrici alle macchine da caffรจ allโ€™aspirapolvere). Allโ€™opposto si riducono gli acquisti di prodotti dellโ€™elettronica di consumoย (gli acquisti annui di smartphone si riducono di 2 milioni di unitร  rispetto al 2022). In modo simile gli italiani interpretano lโ€™utilizzo che giร  stanno facendo dellโ€™AI che ha invaso la dimensione privata (per il 49%) piuttosto che il contesto lavorativo (23%). Piรน confidenti oggi che in passato, sembrano preferirla ai social media nellโ€™utilizzo del loro tempo quotidiano e, guardando al futuro, la immaginano come una valida alleata nella quotidianitร : il 45% utilizzerebbe unโ€™AI evoluta e robotica per compiere le pulizie di casa, il 25% gli affiderebbe lโ€™assistenza degli anziani, il 24% la guida di un veicolo e la preparazione dei pasti. A metร , insomma, tra lโ€™amica del cuore, un maggiordomo o una badante.

Lโ€™eterna rinascita del cibo –ย In un momento di convulsi cambiamenti, muta ancora (ma resta privilegiato) il rapporto degli italiani con il cibo.ย Quel ripensamento profondo del proprio sistema valoriale e delle scelte quotidiane si ritrova riflesso nel modo in cui gli italiani si rappresentano a tavola. Rispetto al 2022 gli italiani che si identificano con unโ€™identitร  alimentare ancorata esclusivamente alla tradizione scendono dal 34% al 22%, mentre cresce la percentuale di chi autodefinisce il proprio stile associandolo esclusivamente a abitudini alimentari innovative (dal 23% al 31%) o mixa tradizione e innovazione (dal 30% al 38%). Una miscellanea di comportamenti a tavola per un cibo che, oltre a divenire palestra di sperimentazione, ritorna ad essere soprattutto cibo domestico e cibo cucinato. Nei primi 6 mesi del 2025 la spesa reale per la ristorazione fuori casa cala di un -2,2% e un italiano su 3 vi rinuncerร  ulteriormente nei mesi a venire. Contestualmente si registra una ripresa importante nei carrelli della spesa; le vendite a valore e a volume nella grande distribuzione crescono rispettivamente di un +3,8% e di un +2% nei primi sei mesi dellโ€™anno. A fare da traino frutta e verdura e altri comparti del fresco; gli italiani sembrano non poter rinunciare piรน ad un cibo salutare e 7 su 10 dichiarano di leggere abitualmente le etichette nutrizionali dei prodotti che acquistano. I carrelli si riempiono cosรฌ di frutta esotica, latte fermentato, pane, yogurt, olio, meno zucchero, meno sale, meno carboidrati e sono i cibi ultraprocessati a perdere appeal; piรน compaiono additivi in etichetta e piรน diminuiscono le vendite. In questo trend accelera anche il biologico con una crescita delle vendite a valore molto importante anche nel sud dโ€™Italia; sono poi 8,4 milioni gli italiani che nei prossimi mesi aumenteranno questi acquisti. La svolta salutista inoltre non puรฒ non comprendere anche il no-alcohol che avanza, soprattutto fra i giovani: 15,4 milioni di italiani preferiscono una bevanda analcolica anche quando possono scegliere. Perfetto controaltare di questi comportamenti รจ il fatto che il cibo ha acquisito nella percezione corrente e maggioritaria una funzione di alleato della salute da perseguire ad ogni costo; la longevitร  si conquista a tavola, certo, ma non si disdegna nemmeno lโ€™utilizzo di farmaci ad hoc. Il 16% degli italiani ha giร  utilizzato o sarebbero interessati a provare farmaci per il diabete che hanno anche un impatto diretto sul metabolismo e dunque tengono il peso sotto controllo. Ogni grammo conta e il controllo peso che quasi 1 italiano su 4 fa almeno una volta a settimana puรฒ spiegare il vero e proprio boom di vendite delle bilance sia per la persona che per gli alimenti. Le prime registrano un aumento esponenziale nei primi sei mesi dellโ€™anno pari a oltre il +55% (ne sono state vendute oltre 432.000 in piรน), le seconde si attestano su un +5.5%. Il mantra del perdere peso spiega anche lโ€™altra grande passione degli italiani ovvero la dieta iperproteica che giร  coinvolge il 17% della popolazione, con le vendite dei sostitutivi vegetaliย della carne che nellโ€™ultimo anno crescono del +20,9% (10 volte di piรน delle carni stesse), seguite da uova (+7,8%) e legumi (+5,0%).

Seppure lโ€™inflazione alimentare sia meno alta nel nostro Paese che nel resto dโ€™Europa (nei primi sette mesi del 2025 la crescita รจ stata del +3,1% su base annua e del +29,1% rispetto al 2019 a fronte di una media Ue rispettivamente del +3,3% e del +38,5%), le persistenti difficoltร  reddituali degli italiani fanno sรฌ che resti alta anche a tavola la ricerca del risparmio e di soluzioni di maggiore convenienza. Questa ricerca sembra rivolgersi perรฒ in minor misura allโ€™utilizzo del discount che nel primo semestre 2025 registra una crescita a volume del +1,8%, ma piuttosto agli scaffati dei supermercati che mettono a segno un +2,7% dove gli italiani prediligono i prodotti in promozione e quelli a marchio del distributore. Infatti, il 40% degli italiani inizierร  o aumenterร  lโ€™acquisto di prodotti alimentari in offerta/promozione (mentre solo il 5% smetterร  o diminuirร ); il 18% acquisterร  piรน prodotti a marca del distributore, piรน del doppio rispetto a quelli che aumenteranno lโ€™acquisto di marchi industriali (9%). Per stare al passo con queste evoluzioni, la grande distribuzione italiana dovrร  affrontare (e vincere) la sfida del futuro che, secondo le opinioni dei manager food & beverage della survey, passa in larga parte dallโ€™innovazione di prodotto e di processo (lo dice il 53%) ma include anche adeguate politiche per il personale (36%), aperura a partnership strategiche e contempla inevitabilmente lโ€™AI a cui viene attribuito un 20% di potenziale di produttivitร  nellโ€™arco dei prossimi 10 anni. La sfida รจ solo agli inizi.

COOP –ย โ€œIl quadro complesso e magmatico rappresentatoci questโ€™anno dal Rapporto Coop ci invita a una opportuna riflessione e al tempo stesso ci impone a non perdere di vista la rotta che nellโ€™ultimo anno abbiamo intrapreso -spiegaย Maura Latini, Presidente Coop Italia- Il compito primario della cooperazione di consumatori รจ stare a fianco delle famiglie, tutelare il loro potere dโ€™acquisto, unire alla convenienza la qualitร  e la sicurezza di ciรฒ che mettiamo sui nostri scaffali. Da qui la risposta alla richiesta di risparmio che arriva anche nelle evidenze del Rapporto con la nostra nuova strategia promozionale che non significa perรฒ considerare il cibo una commodity. Il cibo per Coop รจ โ€œBeneโ€ e non semplice merce. Gli italiani ritratti dal Rapporto sono persone consapevoli, leggono le etichette, vogliono esercitare con le loro azioni una difesa dellโ€™ambiente e lottano contro il cambiamento climatico. Sono idealisti tanto quanto pragmatici. Credo che siano per queste componenti molto in linea con la nostra policy: una forte e diffusa marca Coop che oramai copre segmenti sia consueti che innovativi con prezzi accessibili per tutti, una importante presenza di Marche Leader e una politica per i prodotti locali specifica nei territori, ampia per ciascuna nostra cooperativa. E proprio grazie alla nostra offerta che non arretra di un passo rispetto ai valori che storicamente la caratterizzano, siamo fiduciosi, benchรฉ viviamo in tempi difficili e oscuri, di poter continuare a essere un punto di riferimento fondamentale non solo in ambito economico, ma come soggetto sociale e collettivoโ€.

โ€œIl Rapporto Coop ci presenta, tra molte altre evidenze, lโ€™immagine di un Paese fortemente caratterizzato da una polarizzazione sociale, che non รจ una novitร  ma continua a essere un dato di fatto con cui chi, come noi, opera sul mercato deve inevitabilmente fare i conti -ammetteย Domenico Brisigotti,ย Direttore Generale Coop Italia- La debolezza della domanda รจ un fatto reale e sembra destinata a intensificarsi, con un comportamento di acquisto sempre piรน orientato alla ricerca di risparmio nella spesa quotidiana. Per affrontare questo scenario, riteniamo di dover continuare e rafforzare il piano avviato questโ€™anno, che si concentra da un lato sulla convenienza della nostra marca privata disponibile in ogni segmento dellโ€™offerta e dallโ€™altro su un sistema di promozioni e comunicazione volto a valorizzare la generale proposta di tutela del potere dโ€™acquisto delle famiglie da parte di Coop.

Dโ€™altra parte, questa scelta ci sta dando ottimi risultati e intendiamo rafforzarla. La risposta dei consumatori รจ positiva: le vendite di Coop crescono piรน del mercato (un +0,8% rispetto alla media del retail) ed รจ migliorato anche il giudizio che i consumatori, oltre che i nostri soci, hanno della nostra offerta e del nostro posizionamento. Conferme che ci spronano a migliorare su questa strada: sia sul fronte dellโ€™offerta al consumatore sia sul fronte della relazione con il mondo dei nostri fornitoriโ€.

โ€œLe cooperative di consumatori stanno affrontando con estrema serietร  e consapevolezza i problemi tuttora presenti nel nostro Paese, dalla fragilitร  sociale che colpisce fasce di popolazione meno abbienti allโ€™insoddisfazione per unโ€™offerta di lavoro che anche nel Rapporto Coop viene stigmatizzata da un numero consistente di italiani. Come Coop affrontiamo queste emergenze con una strategia di efficientamento che sta prendendo forza nelle nostre cooperative e nei consorzi nazionali e che ci permetterร  di liberare ulteriori risorse a vantaggio dei soci e consumatori -concludeย Ernesto Dalle Riveย Presidente Ancc-Coop (Associazione Nazionale Cooperative di Consumatori) โ€“ Guardiamo con attenzione alle modifiche in corso dei comportamenti di acquisto e come datori di lavoro (le cooperative di consumatori hanno in Italia quasi 60.000 occupati) siamo disponibili a ragionare sulle modalitร  e sulla qualitร  della nostra offerta occupazionale che giร  vede a favore dei nostri dipendenti importanti misure previste dalle politicheย  di welfare e che si pone lโ€™obiettivo di conciliare sempre di piรน tempi di vita e tempi di lavoro. Se su questi temi si dovesse sviluppare un confronto fra la grande distribuzione tutta e il Governo non ci sottrarremmo e porremmo in quella sede la necessitร  di una riflessione sulle attuali modalitร  di erogazione del servizio nelle giornate festive e domenicali. Inoltre, auspichiamo da parte del Governo interventi strutturali che possano mitigare le difficoltร  in essere. La riduzione del cuneo fiscale per il ceto medio e politiche di sostegno e contrasto alla povertร  ci vedono favorevoli e disponibili anche ad essere soggetti propositivi in un eventuale tavolo di discussione collegiale su temi di filiera che essendo tali non possono essere unilaterali, ma devono essere affrontati con tutte le organizzazioni coinvolteโ€.

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