“Temu si ferma, Shein alza i prezzi. A rischio i siti cinesi ยซlow costยป”. Cosรฌ titola l’edizione odierna del Corriere della Sera nelle pagine economiche. La scure degli StatiUniti e lo stop alle esenzioni ยซde minimisยป.
Tariffe doganali alle stelle, a rischio i siti cinesi “low cost” Temu e Shein
L’era degli acquisti a prezzi stracciati dalle piattaforme cinesi potrebbe essere giunta al capolinea. La recente politica commerciale statunitense, entrata in vigore il primo maggio, ha colpito duramente colossi come Temu e Shein, provocando conseguenze immediate sul loro modello di business.
Con l’abolizione dell’esenzione doganale per i pacchi di valore contenuto, Temu ha adottato una strategia drastica: sospendere completamente le spedizioni dalla Cina verso gli Stati Uniti. L’azienda, parte del gruppo PDD Holdings, tenterร di soddisfare la domanda americana attraverso fornitori locali, almeno finchรฉ le scorte nei magazzini lo permetteranno. Fino a pochi giorni fa, la piattaforma aveva beneficiato della normativa “de minimis”, che escludeva dalle tariffe doganali le importazioni dal valore inferiore agli 800 dollari.
Diverso l’approccio di Shein che, pur non interrompendo ufficialmente le spedizioni dal territorio cinese, ha giร provveduto a ritoccare significativamente i listini, con incrementi che in alcuni casi hanno raggiunto il 150%.
Il mercato coinvolto รจ enorme: Temu vanta circa 185,6 milioni di utenti mensili attivi negli USA, con una media di un milione di pacchi consegnati ogni giorno. Sebbene piรน contenuti, anche i numeri di Shein sono considerevoli: 17,3 milioni di utenti mensili attivi e circa 46,9 milioni di visitatori unici registrati complessivamente (dato di giugno 2024). A livello mondiale, Temu gestisce oltre 1,6 milioni di spedizioni quotidiane (circa 584 milioni all’anno), mentre Shein presenta volumi leggermente superiori.
L’inasprimento tariffario รจ particolarmente severo: le merci provenienti dalla Cina e Hong Kong sono ora soggette a dazi del 145% se trasportate da corrieri come FedEx e DHL, mentre per le spedizioni postali si applica un’imposta del 120% o una tariffa base di 100 dollari, destinata a raddoppiare da giugno. A complicare ulteriormente il quadro, si aggiunge un’intensificazione dei controlli doganali, motivata principalmente dall’intento americano di individuare sostanze chimiche utilizzate nella produzione di stupefacenti sintetici, come il fentanyl.