Redazione Soldi365.com Anche se il governo รจ riuscito a mettere una โtoppaโ allโultimo momento, dallโinizio del prossimo anno tutte le imprese private dovranno aver stipulato la polizza catastrofale, sebbene โ ricorda lโUfficio studi della CGIA – ogni anno queste realtร paghino allo Stato e alle sue articolazioni periferiche ben 21 miliardi di euro di imposte ambientali.
Tasse ambientali, CGIA Mestre: “Le imprese pagano 21 miliardi l’anno”
Ancorchรฉ la destinazione dโuso di queste risorse non sia vincolata, una parte di questi soldi potrebbe essere utilizzata per la pulizia dellโalveo dei fiumi, per la manutenzione degli argini e delle rive, per la realizzazione dei bacini di laminazione e/o le casse di espansione. Interventi che dovrebbero prevenire/mitigare molti eventi calamitosi che non siamo in grado evitare. In realtร sappiamo che queste opere non si fanno piรน da almeno qualche decennio, oppure vengono realizzate solo dopo che il disastro si รจ verificato.
In buona sostanza – al netto della confusione e dellโincertezze introdotte dal regolamento attuativo pubblicato in Gazzetta Ufficiale verso la fine di febbraio – tra qualche mese le imprese si troveranno a pagare due volte la protezione ambientale: una con le imposte allo Stato centrale e agli enti locali; un’altra sottoscrivendo una polizza con le compagnie assicurative private.
Una delle motivazioni che sta a monte dell’introduzione di questa misura รจ legata ai ritardi biblici dei rimborsi statali. Eโ vero: spesso questi ultimi vengono erogati quando le attivitร colpite hanno giร chiuso definitivamente perchรฉ piegate dai danni subiti. Con l’intervento delle assicurazioni, invece, gli aiuti dovrebbero arrivare nel giro di poche settimane, permettendo cosรฌ alle aziende danneggiate di riprendere rapidamente le loro operazioni.
Questa tesi รจ sicuramente condivisibile ma dovrebbe essere accompagnata da una corrispondente riduzione delle tasse ambientali; altrimenti le aziende saranno costrette a sostenere un doppio onere. Temiamo, invece, che le imposte ambientali siano destinate ad aumentare, specialmente quelle degli enti locali che negli ultimi 2/3 anni hanno sono tornate a crescere per mantenere i bilanci in equilibrio.
Infine, รจ necessario riflettere su un altro aspetto. Negli ultimi 25 anni abbiamo assistito a un progressivo ripiegamento dello Stato dal settore sociale (previdenza, sicurezza, sanitร , etc.) e ora anche da quello della protezione ambientale, lasciando cosรฌ sempre piรน spazio ai privati. Se, a nostro avviso, questa scelta politica appare molto discutibile, รจ comunque legittima. Tuttavia, se la direzione intrapresa รจ questa, non possiamo far gravare sulle famiglie e sulle imprese il costo due volte.
Se i privati stanno acquisendo sempre piรน quote di โmercatoโ, le tasse che paghiamo per garantire questi servizi devono essere ridotte; cosa che, purtroppo, fino ad ora non si รจ verificata.
Pagano piรน imposte le aziende energivore e le manifatturiere
Dei 21 miliardi di euro di imposte ambientali versati dalle imprese private nel 2022, i settori piรน โtartassatiโ sono quelli energivori (fornitura energia elettrica, gas, vapore, etc.) con 5,3 miliardi di euro, le imprese manifatturiere con 5 e i trasporti con 3 miliardi.ย Il gettito ascrivibile a questi tre settori incide sullโimporto totale per il 63,7 per cento (vedi Tab. 1).
Siamo tra i piรน tartassati dโUE
Se al carico fiscale in capo alle aziende aggiungiamo anche quello delle famiglie, in Italia il gettito complessivo nel 2023 รจ stato pari a 54,2 miliardi di euro. Tra i 27 Paesi dellโUE solo la Germania ha registrato un importo complessivo maggiore del nostro e pari a 71,4 miliardi di euro (vedi Tab. 2). Se invece, rapportiamo il gettito delle imposte ambientali sul Pil, la nostra situazione migliora. Scivoliamo allโottavo posto con il 2,6 per cento, anche se il dato risulta essere nettamente superiore a quello dei principali paesi europei. La Francia, infatti, registra lโ1,8 per cento, la Germania lโ1,7 e la Spagna lโ1,6. La media UE, invece, era delย 2 per cento (vedi Tab. 3).
