Redazione Soldi365.com “Russia, pagamenti difficili anche in Cina Fuga verso le cripto”. Così stamattina Il Sole 24 Ore.
l motore della “macchina da guerra russa” comincia a inciampare. A più di due anni dall’attacco all’Ucraina, Mosca trova ostacoli inediti nei pagamenti internazionali, estesi ora anche alla Cina, il suo alleato più vicino. Vladimir Putin ha visitato la Repubblica Popolare per discutere nuove strategie di pagamento. «Abbiamo deciso di intensificare i contatti tra le istituzioni bancarie e di utilizzare sistemi di pagamento nazionali per supportare le nostre aziende», ha detto Putin secondo Interfax. Le difficoltà nelle transazioni sono evidenti, come mostrano i dati ufficiali: a marzo, le esportazioni cinesi verso la Russia sono scese del 15,7%, la prima diminuzione annuale dall’inizio del conflitto, seguita da un’ulteriore flessione del 13% ad aprile.
Russia, difficoltà nei pagamenti anche in Cina. Fuga verso le criptovalute
La situazione è complicata dall’abbandono di molte banche nei rapporti con Mosca, un evento che gli Stati Uniti considerano un successo, ma che preannuncia sfide future nell’isolamento finanziario della Russia, che si sposta verso canali informali e criptovalute. Tagliata fuori dal sistema del dollaro dal 2022, la Russia ha resistito più del previsto, ridefinendo la geografia degli scambi commerciali e dei pagamenti. Gli ostacoli seri sono emersi solo da dicembre, quando Washington ha rafforzato le sanzioni, spingendo molte banche, specialmente in Turchia e negli Emirati Arabi, a ritirarsi.
La reazione cinese si è manifestata visibilmente solo più tardi, ma da marzo gli effetti si sono amplificati. In Cina, almeno dieci banche hanno rallentato o fermato le operazioni con i russi. I pagamenti dalla Russia vengono rifiutati nell’80% dei casi, e anche quelli in yuan sono sospetti. Le aziende russe in Cina ricorrono a intermediari per nascondere l’origine dei fondi. Vtb Shanghai, l’unica banca russa con licenza in Cina, garantisce ancora servizi adeguati, ma aprire un nuovo conto richiede attese fino a sei mesi. La minaccia delle sanzioni secondarie USA è concreta, e gli USA mostrano soddisfazione per i progressi. Mosca, però, intensifica gli sforzi verso metodi di pagamento alternativi e punta a creare un canale privilegiato per gli scambi tra i Paesi Brics, di cui fanno parte Cina, India e da poco anche Iran ed Emirati arabi.
Una valuta digitale comune è un progetto complesso e forse velleitario. Ma la Russia, che quest’anno ha la presidenza dei Brics, si è impegnata ad anticipare l’avvio di mBridge, piattaforma digitale già in fase pilota su cui i Paesi del gruppo potrebbero “regolare i conti” scambiando senza problemi le loro valute, tutte poco convertibili. In parallelo sta aumentando anche il ricorso a criptovalute, in particolare le stablecoin, dal valore ancorato al prezzo di un altro asset, come il dollaro o l’oro. Secondo un’inchiesta del Wsj avrebbe comprato anche armamenti pagando con Tether, la più diffusa delle stablecoin, emessa da una società di Hong Kong. Gli Usa hanno messo in blacklist Garantex, la principale piattaforma russa per il trading di criptovalute, ma con scarsi risultati.
