Libero apre così le sue pagine economiche: “Banchieri centrali pronti a raffreddare i mercati”. L’inflazione in picchiata non basta.
Banchieri centrali pronti a raffreddare i mercati. Bova (MPS): “Taglio tassi a marzo? Troppo presto”
La prossima settimana sarà fondamentale per delineare le future tendenze dei tassi di interesse, con la pianificazione di incontri cruciali tra la Federal Reserve, la Banca Centrale Europea e la Banca d’Inghilterra. Si attende che tutte e tre le istituzioni adottino un atteggiamento estremamente cauto riguardo ai tassi di interesse.
Questa cautela è ancor più giustificata alla luce dei recenti dati pubblicati dal Dipartimento del Lavoro degli Stati Uniti, che indicano la creazione di 199mila nuovi posti di lavoro a novembre. Di fronte a questi numeri, il presidente della Fed, Jerome Powell, può appellarsi alla massima prudenza. Nonostante un rallentamento nell’economia americana, l’intensità di questa decelerazione non sembra preannunciare una recessione. Al contrario, i segnali provenienti dall’economia reale suggeriscono un andamento positivo.
“Il messaggio che le banche centrali vogliono far arrivare ai mercati“, dice Vincenzo Bova, analista senior del Montepaschi, “è che i tagli dei tassi che si aspettano per l’anno prossimo sono eccessivi. C’è troppo ottimismo in giro. Per cui quello che faranno sarà soprattutto far rientrare le attese dei mercati sull’abbassamento del costo del denaro”.
In questi giorni si è ipotizzato che Bce e Fed avrebbero potuto iniziare a tagliare i tassi già a marzo. Forse anche prima. Ma “è troppo presto”, aggiunge Bova, “le banche centrali non possono premettersi di anticipare troppo i tagli, perché sussiste il rischio che l’inflazione riprenda piede più avanti. È vero che i prezzi stanno scendendo e che quindi l’inflazione va nella direzione giusta, ma le banche centrali frenano, non vogliono esporsi troppo. Per cui quello che faranno questa settimana sarà di convincere i mercati a raffreddare le attese. Ma sarà dura! Perché in questa fase non è quello che i mercati vogliono sentirsi dire”.