Secondo la stima contenuta nei report del Tax Justice Network, organizzazione che promuove la giustizia fiscale a livello globale e collabora con istituzioni internazionali – inclusa l’Unione Europea – nella lotta contro l’elusione e l’evasione fiscale, “ogni secondo il mondo perde l’equivalente dello stipendio annuale di un’infermiera a causa dei paradisi fiscali”
Paradisi fiscali, Tridico: “Casse pubbliche europee perdono 480 miliardi l’anno. Verso libero scambio con gli Emirati Arabi”
Intervistato da Milano Finanza, Pasquale Tridico, capo delegazione del M5S al Parlamento Europeo e presidente della sottocommissione per le questioni fiscali, lancia l’allarme: “La sostenibilità delle casse pubbliche europee è a rischio, minacciata da elusione ed evasione fiscale – spiega Tridico -. Il mancato gettito nelle casse pubbliche europee è enorme e ammonta, secondo recenti stime, a 480 miliardi di dollari ogni anno, due terzi dei quali provengono dalle multinazionali che dirottano i loro profitti verso i paradisi fiscali, interni ed esterni all’Unione Europea”.
Stando a ricerche condotte a livello internazionale, una quota significativa – circa il 40% – dei profitti generati all’estero dalle multinazionali viene trasferita e registrata in Stati o territori dove la pressione fiscale è molto bassa o del tutto assente. In queste giurisdizioni, le aliquote fiscali effettive variano generalmente tra il 5% e il 10%, ma in alcuni casi possono anche essere pari a zero.
Contrariamente a quanto si possa pensare, i cosiddetti paradisi fiscali non sono confinati a mete tropicali o Paesi fuori dall’Europa. Alcuni degli Stati con le normative più favorevoli per le grandi imprese si trovano nel cuore dell’Unione Europea. Irlanda, Lussemburgo e Paesi Bassi, ad esempio, mettono a disposizione delle multinazionali regimi fiscali particolarmente competitivi che attirano enormi volumi di utili provenienti da ogni parte del globo.
Per affrontare il problema dell’elusione fiscale da parte delle grandi aziende, l’Unione Europea ha aderito nel 2021 al quadro globale promosso dall’OCSE, un’intesa sottoscritta da oltre 140 Paesi. Questo accordo si fonda su due pilastri principali: il primo prevede che le imposte siano versate nei Paesi in cui le multinazionali generano valore economico, anche in assenza di un’installazione fisica; il secondo introduce la cosiddetta Global Minimum Tax, una tassazione minima del 15% per tutte le imprese con ricavi superiori a 750 milioni di euro.
L’obiettivo dell’iniziativa è duplice: da un lato, fermare la corsa globale al ribasso delle aliquote fiscali, e dall’altro, incrementare le entrate pubbliche globali per un valore stimato di oltre 150 miliardi di dollari l’anno.
Sebbene alcuni dei paradisi fiscali più noti si trovino all’interno dell’Unione stessa, molti altri si collocano al di fuori dei confini europei. Singapore, Emirati Arabi Uniti, Bermuda e Isole Vergini Britanniche sono esempi di giurisdizioni che applicano regimi fiscali estremamente favorevoli, spesso accompagnati da una trasparenza societaria limitata e da un ridotto scambio di dati finanziari con le autorità estere.
È proprio con questi attori che Bruxelles sta cercando di costruire nuove forme di collaborazione, al fine di promuovere una maggiore condivisione delle informazioni fiscali e combattere il riciclaggio e l’evasione. A tal proposito, l’ex presidente dell’INPS Pasquale Tridico, di ritorno da una missione istituzionale ad Abu Dhabi per conto del Parlamento europeo, ha dichiarato che l’UE starebbe valutando un accordo di libero scambio con gli Emirati Arabi Uniti.
“Abbiamo constatato progressi e la voglia di dialogare, tuttavia esistono ancora, in alcune aree della federazione, zone grigie che potrebbero favorire riciclaggio di denaro, elusione ed evasione fiscale – ha spiegato l’ex presidente dell’Inps -. Si tratta di operazioni di diversificazione commerciale con i Brics+ molto importante, soprattutto alla luce delle politiche aggressive di Trump sui dazi. Tuttavia resta doveroso inserire il capitolo della cooperazione fiscale nelle trattative”.