“Borsa, 100 delisting in quattro anni”, è l’apertura odierna de Il Sole 24 Ore. La fuga delle Pmi. Solo nell’ultima settimana hanno annunciato l’addio al listino quattro società: Mittel, Beghelli, Comal, NB Aurora. Per proseguire la crescita fondatori e amministratori delegati puntano sul private equity e altri canali di finanziamento, senza escludere nuove Ipo in futuro.
Borsa, negli ultimi 4 anni ben 100 delisting
Confermata la validità del percorso di quotazione, ma pesa la mancanza di volumi e liquidità sul mercato. Gli imprenditori necessitano di risorse finanziarie ma anche di soci attivi per i progetti di crescita aziendale.
L’onda lunga del delisting trend, avviato sul mercato nordamericano già all’inizio del 2000 e poi esploso negli ultimi due decenni, ha ormai raggiunto anche l’Italia (27 cancellazioni quest’anno contro 21 Ipo) – si legge nel pezzo di Matteo Meneghello -. A guardare il bicchiere mezzo pieno, si tratta di un segnale di piena maturità del sistema, oggi capace di collocare anche capitali più contenuti sull’Egm e in grado, dall’altra parte, di essere attrattivo per il private equity e in generale per strumenti di debito alternativi al circuito bancario.
I protagonisti del primo vero deflusso dal mercato pubblico nella storia del Paese – in quattro anni hanno lasciato la Borsa un centinaio di società, e il numero è destinato a salire, tra Opa concluse e annunciate e operazioni di trasloco, come quelle di Mittel, Beghelli, Comal, NB Aurora per restare alla sola ultima settimana – se la spiegano proprio in questa maniera.
Le aziende troppo veloci hanno bisogno di capitali pazienti. E la fuga delle Pmi da Piazza Affari si regge su questo paradosso: su un’aspettativa di crescita, cioè, frustrata da investitori spesso ritenuti incapaci, per scarsa conoscenza, paura o fretta, di valutare correttamente un progetto aziendale e sostenerlo nel tempo.