Negli ultimi mesi molte micro e piccole imprese hanno pianificato interventi su macchinari, software e risparmio energetico facendo affidamento sulla Transizione 5.0. Oggi però ci troviamo con risorse 2025 esaurite e con progetti pronti che rischiano di fermarsi. È un cortocircuito che non possiamo permetterci: ogni settimana di incertezza significa ordini rinviati, cantieri fermi e competitività che scivola.
Fondi 5.0 esauriti, FedAPI: “Subito rifinanziamento pluriennale e procedure semplici”
Il Governo ha annunciato l’intenzione di rifinanziare la misura nella prossima Legge di Bilancio e di renderla pluriennale. È una direzione giusta, perché la trasformazione digitale ed energetica richiede programmazione, non finestre estemporanee. Secondo le elaborazioni del Centro Studi FedAPI, la domanda di investimenti 5.0 resta elevata nelle filiere della meccanica, dell’alimentare e dei servizi alle imprese; allo stesso tempo, la chiusura anticipata delle risorse ha creato un imbuto che colpisce soprattutto gli operatori di dimensione artigiana.
Chiedo quindi che la manovra in discussione rifinanzi la Transizione 5.0 con certezza pluriennale, definendo un calendario chiaro per il 2026–2028 e una gestione che eviti nuovi click‑day. Serve una corsia dedicata alle micro e piccole imprese, con soglie minime di spesa proporzionate, tempistiche realistiche di completamento e una modulazione delle aliquote che premi chi recupera efficienza energetica anche con investimenti di taglia contenuta. È inoltre necessario semplificare gli adempimenti: le certificazioni energetiche e contabili vanno standardizzate e rese meno onerose, prevedendo un pre‑allineamento documentale che consenta alle imprese di “bloccare” l’aliquota al momento dell’ordine.
Occorre infine un’integrazione operativa con la Nuova Sabatini, il Fondo di garanzia e gli strumenti per l’autoproduzione da rinnovabili, in modo da ridurre il fabbisogno di cassa e accelerare la messa a terra dei progetti. Così la Transizione 5.0 diventa davvero un volano per la produttività diffusa, non un percorso a ostacoli.
Come FedAPI siamo pronti a portare al tavolo con MIMIT, MEF e MASE indicazioni tecniche raccolte dalle imprese sui territori: dai tempi di consegna dei macchinari alle criticità nelle perizie, fino alla necessità di dare gradualità agli obiettivi di risparmio energetico per chi parte da impianti datati. Chiediamo un percorso di confronto stabile nelle prossime settimane, per trasformare gli annunci in misure efficaci.
FedAPI è, e resta, sindacato di prossimità: ascoltiamo i problemi quotidiani delle imprese e portiamo proposte concrete. Vogliamo un’Italia che non lasci indietro l’artigiano e il piccolo imprenditore quando decide di innovare.