Nel primo trimestre del 2025, il saldo tra le valutazioni di miglioramento e di peggioramento della situazione economica generale del Paese, negativo dall’inizio del 2022, si è ulteriormente deteriorato (a -30 punti percentuali, da -25 nella precedente rilevazione; Tavola 1). Le valutazioni sono peggiorate soprattutto tra le imprese dei servizi (a -29 da -19) e, nelle costruzioni, tra le aziende che operano maggiormente nel comparto residenziale; il saldo è invece rimasto stabile, su valori bassi, nell’industria in senso stretto (-32 punti).
E’ quanto riporta l’indagine sulle aspettative di inflazione e crescita pubblicata da Banca d’Italia.
Inflazione, Banca d’Italia: aspettative imprese per un aumento, ma restano sotto al 2%
Per le vendite realizzate nel trimestre precedente, il saldo negativo tra i giudizi di aumento e di riduzione si è assottigliato (a -1 da -4), riflettendo un calo nei servizi (a -2 da 4) e nelle costruzioni, dove resta comunque molto positivo (a 20 da 23), a fronte di un netto rialzo nell’industria (a -4 da -16). Il saldo relativo alle sole esportazioni è tornato positivo dopo il deterioramento osservato nello scorso trimestre, con un incremento marcato in tutti i comparti.
La quota di imprese che prevedono un’espansione delle vendite nel secondo trimestre supera quella di chi ne prefigura una contrazione: il saldo è di 22 punti percentuali nell’industria in senso stretto (da 10 nella precedente rilevazione), di 24 nei servizi (da 16) e di 32 nelle costruzioni (da 35). Nell’industria in senso stretto e nei servizi le attese continuano a essere favorite dell’impulso fornito dalla domanda estera. Nelle costruzioni, la quota di imprese che prevedono di beneficiare nel 2025 dei provvedimenti connessi al Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) resta prevalente, in linea con la rilevazione precedente.
Al miglioramento delle attese sulla domanda si sono associate prospettive più favorevoli per l’occupazione nel secondo trimestre dell’anno, specialmente fra le imprese di minore dimensione. Nell’industria in senso stretto e nei servizi, la quota delle imprese che prevedono di espandere la propria compagine è sensibilmente cresciuta, rispettivamente al 21 per cento (da 17) e al 28 (dal 22), a fronte di un calo di chi ne prevede una contrazione. Nelle costruzioni, la quota di aziende che si attendono un aumento del numero degli occupati è rimasta pressochè invariata (al 30 per cento), a fronte di una riduzione di 2 punti di chi ne prefigura un ridimensionamento (al 7 per cento). La percentuale di aziende che prevedono un aumento delle retribuzioni orarie dei propri dipendenti nei prossimi 12 mesi è cresciuta sia nelle costruzioni sia, in misura contenuta, nell’industria in senso stretto e nei servizi. Nelle valutazioni delle aziende, gli aumenti salariali sarebbero nel complesso contenuti; per il 64 per cento delle aziende non supereranno il 2 per cento.
Pur registrando un moderato progresso, le attese delle imprese sulle proprie condizioni operative nei prossimi tre mesi rimangono complessivamente deboli, con dinamiche settoriali eterogenee: nell’industria in senso stretto il saldo negativo tra i giudizi di miglioramento e di peggioramento si è decisamente attenuato (a -8 punti percentuali da -16 nella precedente rilevazione), mentre è marginalmente peggiorato nei servizi (a -6 punti); il saldo è rimasto appena positivo nelle costruzioni. Sulle prospettive continuano a gravare principalmente l’incertezza economico-politica e l’andamento dei prezzi del gas, dell’elettricità e, in misura più contenuta, del petrolio. Le imprese, soprattutto quelle dell’industria in senso stretto, hanno segnalato anche crescenti timori connessi allo scenario internazionale. In particolare, il 44 per cento delle imprese esportatrici si attende che nei prossimi 12 mesi le politiche commerciali restrittive degli Stati Uniti avranno un effetto negativo sul volume delle loro vendite in quel mercato, con un’intensità media o elevata in circa due terzi dei casi. Le preoccupazioni sono più accentuate fra le aziende del Nord Ovest.
Il saldo tra i giudizi favorevoli e quelli sfavorevoli sulle condizioni per investire è risultato negativo ed è pressochè uguale in tutti i settori (in media a -17 punti percentuali, da -11 nell’ultimo trimestre del 2024; Figura 3): nell’industria in senso stretto è lievemente risalito, mentre nei servizi e nelle costruzioni è peggiorato in misura significativa, riducendosi di 12 e di 9 punti percentuali rispettivamente; la flessione è particolarmente acuta (22 punti) fra le imprese di costruzione più attive sul mercato residenziale. Secondo le imprese dell’industria in senso stretto e dei servizi, le condizioni di accesso al credito sono rimaste sostanzialmente stabili, così come la posizione complessiva di liquidità, che per oltre il 90 per cento delle imprese non prefigura significative criticità nel prossimo trimestre. Nel comparto delle costruzioni si sono invece lievemente deteriorati i giudizi sulle condizioni di accesso al credito; la quota di imprese che valutano sufficiente la posizione complessiva di liquidità è salita (al 73 per cento, dal 68) a scapito principalmente di chi la considera più che sufficiente.
Le imprese continuano a prefigurare un’espansione della spesa nominale per investimenti nell’anno in corso. Il saldo tra la quota di imprese che prevedono un incremento degli investimenti e quella di chi si attende un calo è rimasto nel complesso pari a circa 13 punti percentuali: è cresciuto nell’industria in senso stretto (a 13 da 8), mentre si è ridimensionato nei servizi (a 14 da 17) e soprattutto nelle costruzioni (a 10 da 18). Il saldo è sceso fra le imprese di maggiore dimensione.
Nel primo trimestre del 2025 la crescita rispetto all’anno precedente dei prezzi di vendita fissati dalle imprese è nel complesso rimasta stabile, accentuandosi di 2 decimi di punto percentuale nell’industria in senso stretto (a 1,6) e attenuandosi di 3 decimi nei servizi (a 1,8) e di 2 decimi nelle costruzioni (a 3,1). Nei prossimi 12 mesi la variazione dei listini rimarrebbe moderata nell’industria e nei servizi (all’1,7 e 1,9 rispettivamente) e sarebbe più sostenuta nelle costruzioni (al 3,6 per cento). Sulla dinamica attesa dei prezzi incidono soprattutto l’aumento del costo del lavoro e quello delle materie prime.
L’inflazione al consumo attesa dalle imprese è leggermente salita su tutti gli orizzonti di previsione, attestandosi in media all’1,8 per cento a 6 e a 12 mesi (da 1,4 e 1,5 per cento, rispettivamente) e all’1,9 per cento a 24 e 48 mesi (da 1,5 e 1,6). Le aspettative si confermano omogenee fra imprese di comparti e dimensioni diversi e nelle differenti aree del Paese.