mercoledì 19 Novembre 2025

Nel corso dell’audizione sulla Legge di Bilancio 2026, che si è tenuta martedì 4 novembre presso le Commissioni congiunte bilancio del Senato della Repubblica e della Camera dei deputati, il segretario confederale della CGIL Christian Ferrari, ha denunciato la distanza tra la manovra proposta dal Governo e la realtà economica e sociale del Paese. “Il PIL è fermo, la deindustrializzazione avanza, salari e pensioni non recuperano il potere d’acquisto perso negli ultimi anni, cresce la precarietà giovanile e aumentano le crisi aziendali”, ha affermato Ferrari. “Una realtà che, a quanto pare, non preoccupa affatto il Governo, che anzi festeggia i “formidabili” risultati raggiunti e l’andamento positivo dei conti pubblici, con il plauso della comunità finanziaria nazionale e internazionale, ma a pagarne il prezzo sono lavoratori dipendenti e pensionati”.

Ferrari ha ricordato come l’inflazione e la mancata indicizzazione dell’Irpef abbiano prodotto un vero e proprio drenaggio fiscale: “Le perdite di potere d’acquisto negli ultimi tre anni superano di gran lunga i vantaggi ottenuti con gli interventi su Irpef e decontribuzione: da 700 a oltre 3.000 euro in meno per i redditi da lavoro”.

Le misure fiscali previste dalla manovra – come la riduzione della seconda aliquota Irpef e la detassazione degli aumenti contrattuali – sono, secondo Ferrari, “interventi parziali e insufficienti”, che non compensano le perdite subite e lasciano escluse ampie fasce di lavoratori, in particolare del pubblico impiego.

Nel frattempo, prosegue il definanziamento dei servizi pubblici: il fondo sanitario scenderà dal 6,15% del PIL nel 2026 al 5,93% nel 2028, “il livello più basso di sempre”, con conseguenze gravi anche su istruzione, casa e non autosufficienza.

“La manovra – ha spiegato Ferrari – non solo non sostiene la crescita, ma anticipa una nuova stagione di austerità, mentre aumenta la spesa per la difesa di 23 miliardi nei prossimi tre anni”. Il risultato è una “crescita anemica e diseguale”, aggravata dall’esaurirsi dei fondi del PNRR e dall’assenza di una vera politica industriale.

Per la CGIL, è necessario cambiare radicalmente la rotta della politica economica, puntando su equità, sviluppo e lavoro di qualità. Tra le richieste avanzate:

– Restituzione e neutralizzazione del fiscal drag, con indicizzazione all’inflazione;

– Rinnovo dei contratti nazionali e piena rivalutazione delle pensioni;

– Blocco dell’aumento dell’età pensionabile e introduzione di una pensione contributiva di garanzia per precari e discontinui;

– Politiche industriali vere, per sostenere transizione ecologica e tecnologica;

– Contrasto alla precarietà e al lavoro povero, con più sicurezza e diritti.

“Se vogliamo fermare l’emigrazione di 100.000 giovani ogni anno – ha spiegato Ferrari – dobbiamo rimettere lavoro, giustizia sociale e welfare pubblico al centro delle scelte politiche”.

Ferrari ha infine indicato due condizioni imprescindibili per il cambiamento:

– Reperire le risorse dove sono, colpendo profitti, extra-profitti, grandi ricchezze ed evasione fiscale, anche con un contributo di solidarietà dell’1% sui più ricchi;

– Fermare la corsa al riarmo, che rischia di sottrarre risorse alle vere priorità economiche e sociali del Paese.

“Solo liberandoci dalla trappola di austerità e riarmo – ha concluso – potremo garantire un futuro di lavoro, diritti e sviluppo sostenibile per tutti”.

 

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