Con l’approvazione della Legge di Bilancio si chiude il passaggio parlamentare, ma per artigiani, PMI e partite IVA inizia la fase decisiva: quella dell’applicazione concreta delle misure. Per chi fa impresa ogni giorno, il valore della manovra non si misura negli annunci, ma nella rapidità con cui gli strumenti diventano davvero utilizzabili.
Legge di Bilancio, Vivone (FedAPI): “Ora contano i fatti. Senza tempi certi e regole semplici, le piccole imprese restano escluse”
«La manovra contiene interventi che possono aiutare investimenti, lavoro e innovazione – dichiara Pietro Vivone, Presidente Nazionale di FedAPI – ma la tutela delle micro e piccole imprese dipende da un punto chiave: accesso semplice, procedure rapide e regole stabili. Se incentivi e sostegni si trasformano in un labirinto burocratico, il rischio è che restino appannaggio solo delle imprese più strutturate».
Secondo le elaborazioni del Centro Studi FedAPI, il problema oggi non è solo quante risorse vengono stanziate, ma come vengono rese fruibili. Le micro e piccole imprese soffrono un deficit strutturale di liquidità, aggravato dal costo dell’energia, dal peso fiscale e da tempi di pagamento troppo lunghi. In questo contesto, misure che richiedono anticipi di cassa o mesi di attesa rischiano di essere inefficaci.
«Servono impegni chiari – prosegue Vivone – decreti attuativi rapidi, una corsia dedicata alle micro e PMI, procedure uniche e controlli che non blocchino la liquidità. Sul lavoro, il costo deve tornare sostenibile per chi ha pochi dipendenti. Sul fisco, la tutela vera è evitare che un ritardo diventi una condanna irreversibile per l’impresa».
FedAPI chiede inoltre interventi strutturali sul costo dell’energia e una difesa del Made in Italy che garantisca concorrenza leale, senza scaricare nuovi oneri su chi opera regolarmente.
«Il Paese produttivo non chiede privilegi – conclude Vivone – ma tempi certi, regole chiare e misure che funzionino davvero. La Legge di Bilancio sarà giudicata su questo. FedAPI è pronta al confronto, ma vigilerà perché le piccole imprese non restino, ancora una volta, le grandi escluse».