Friday 22 November 2024

Ilย  governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco รจ intervenuto all’assemblea dell’Abi. Ecco il suo lungo intervento:

Politica monetaria e congiuntura economica e finanziaria

“Sulla base della valutazione complessiva delle prospettive dei prezzi, dellโ€™andamento dellโ€™inflazione di fondo โ€“ al netto, cioeฬ€, delle componenti energetica e alimentare โ€“ e dellโ€™intensitaฬ€ della trasmissione della politica monetaria allโ€™economia, a metaฬ€ giugno il Consiglio direttivo della Banca centrale europea (BCE) ha ulteriormente aumentato i tassi ufficiali di 25 punti base portando quello sui depositi detenuti dalle banche presso lโ€™Eurosistema al 3,5 per cento, 4 punti percentuali in piuฬ€ rispetto al luglio dello scorso anno. Il Consiglio ha altresiฬ€ confermato lโ€™interruzione dei reinvestimenti nellโ€™ambito del programma di acquisto di attivitaฬ€ finanziarie, ribadendo lโ€™intenzione di proseguire sino alla fine del 2024 quelli connessi con il programma per lโ€™emergenza pandemica.

Banca d’Italia, Visco: “Il Pil oltre l’1% quest’anno. Tenere alta la guardia, ma serve prudenza sui tassi”

Le decisioni continueranno a essere basate, volta per volta, sulla valutazione dellโ€™impatto dei nuovi dati economici e finanziari sulle prospettive dei prezzi al consumo nellโ€™area dellโ€™euro, cosiฬ€ da garantire un rientro sufficientemente veloce dellโ€™inflazione allโ€™obiettivo del 2 per cento. Anche a fronte del marcato irrigidimento delle condizioni di finanziamento e del forte indebolimento del credito si dovraฬ€ procedere con la necessaria prudenza al fine di evitare indesiderate ripercussioni sullโ€™attivitaฬ€ economica, sulla stabilitaฬ€ finanziaria e sulla stessa stabilitaฬ€ dei prezzi nel medio termine. Oltre che sui rialzi dei tassi di riferimento, la politica monetaria puoฬ€ contare sul loro mantenimento a un livello e per un periodo di tempo adeguati a riportare lโ€™inflazione al valore obiettivo. Ora che i tassi sono in territorio restrittivo, calibrare la durata della stretta monetaria, piuttosto che aumentarne eccessivamente lโ€™ampiezza, avrebbe il vantaggio di agevolare unโ€™analisi piuฬ€ informata degli effetti dellโ€™azione fin qui condotta.

Andraฬ€ soprattutto seguita lโ€™evoluzione della percezione del rischio da parte degli intermediari. Le crisi del passato hanno infatti messo in evidenza che essa eฬ€ una determinante importante dellโ€™intensitaฬ€ di una contrazione dellโ€™offerta di credito. Finora, nellโ€™area dellโ€™euro la qualitaฬ€ dei prestiti ha risentito in misura contenuta del peggioramento del quadro congiunturale; il maggiore onere del debito innescato dai notevoli rialzi dei tassi potrebbe peroฬ€ determinarne un progressivo deterioramento. La restrizione sarebbe inoltre accentuata se il riassorbimento della liquiditaฬ€ da parte dellโ€™Eurosistema portasse a un aumento del costo della raccolta bancaria piuฬ€ rapido e ampio di quanto oggi previsto.

In Italia, la robusta ripresa del prodotto indotta dalla piena riapertura delle attivitaฬ€ economiche dopo la fine della fase di emergenza sanitaria si sta attenuando. Nel contesto di un indebolimento della congiuntura internazionale, di una restrizione monetaria volta a contrastare lโ€™inflazione e della necessaria riduzione dei sostegni assicurati dalla politica di bilancio, il conseguimento di un adeguato, stabile, ritmo di sviluppo richiederaฬ€ un elevato livello di investimenti, pubblici e privati, e lโ€™efficace attuazione di riforme strutturali. La capacitaฬ€ di reazione di imprese e famiglie di fronte a shock inattesi e particolarmente violenti, quali quelli degli ultimi tre anni, deve costituire la base per unโ€™azione pubblica volta a rendere la nostra economia meno rigida e lenta. Nei prossimi anni un impulso considerevole allโ€™attivitaฬ€ economica eฬ€ atteso dagli interventi delineati nel Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR); saraฬ€ cruciale lโ€™attuazione nei tempi concordati dellโ€™insieme di investimenti e riforme in esso definiti.

Nel primo trimestre di questโ€™anno il prodotto eฬ€ tornato a crescere, sospinto dal recupero dei consumi e dallโ€™ulteriore espansione degli investimenti. Come nel resto dellโ€™area dellโ€™euro, allโ€™indebolimento dellโ€™attivitaฬ€ manifatturiera si sono contrapposti i buoni risultati dei servizi privati; in questo settore al vigore della domanda, in particolare nel comparto turistico e ricreativo, si associano non trascurabili rialzi dei prezzi finali. Date le condizioni di finanziamento piuฬ€ restrittive e il rallentamento del commercio globale ci attendiamo che il PIL aumenti in misura moderata nei prossimi trimestri. Nellโ€™anno, secondo le stime pubblicate a metaฬ€ giugno, la crescita del prodotto potrebbe superare lโ€™1 per cento; si manterrebbe in media intorno a questo valore nel prossimo biennio.

Si tratta di previsioni ancora caratterizzate da elevata incertezza e da rischi orientati prevalentemente al ribasso. Al conflitto in Ucraina, da cui possono scaturire nuovi rincari delle materie prime e un deterioramento della fiducia di imprese e famiglie, si aggiungono i timori connessi con lโ€™evoluzione dellโ€™attivitaฬ€ economica globale, che potrebbe risentire della restrizione monetaria in atto nelle maggiori economie in misura maggiore delle attese, noncheฬ quelli derivanti dal rischio di un eccessivo irrigidimento delle condizioni di offerta del credito.

Dal dicembre del 2021 al maggio di questโ€™anno i tassi di interesse sui nuovi prestiti alle imprese e sui nuovi mutui alle famiglie sono cresciuti in Italia rispettivamente di circa 360 e 280 punti base, portandosi al 4,8 e 4,2 per cento. Anche il costo della raccolta bancaria eฬ€ in aumento, ma gli effetti dei rialzi dei tassi ufficiali sui rendimenti dei depositi a vista sono ancora molto contenuti. Questo fenomeno eฬ€ in parte riconducibile alla abbondante liquiditaฬ€ accumulata dagli intermediari a seguito delle misure accomodanti adottate nellโ€™ultimo decennio dal Consiglio direttivo della BCE per contrastare i rischi di deflazione, mantenute durante la pandemia. Cioฬ€ puoฬ€ aver comportato una minore pressione concorrenziale tra le banche sul segmento dei depositi in conto corrente cui dovrebbe ora seguire un graduale innalzamento, con corrispondenti, piuฬ€ decisi, incrementi dei tassi.

Coerentemente con lโ€™obiettivo della banca centrale di conseguire in tempi non eccessivamente lunghi la stabilitaฬ€ dei prezzi, lโ€™inasprimento delle condizioni di finanziamento per le famiglie e le imprese contribuisce a frenare la domanda di credito. Le indagini condotte presso gli intermediari segnalano tuttavia che in Italia, come nel resto dellโ€™area, lโ€™andamento dei prestiti risente anche del deciso irrigidimento delle politiche di offerta, in prevalenza guidato dalla maggiore avversione al rischio e dai timori sulle prospettive di crescita. La dinamica del credito, ampiamente positiva fino allโ€™estate scorsa, eฬ€ divenuta negativa sia per le imprese sia per le famiglie.

Il modesto rialzo dei tassi applicati sui depositi a vista sta favorendo una marcata riallocazione del risparmio a favore di attivitaฬ€ piuฬ€ remunerative, in particolare verso i titoli di Stato e, in misura minore, verso le altre tipologie di depositi e verso le obbligazioni bancarie. Alla progressiva contrazione dei conti correnti, in atto dallo scorso anno, contribuiscono lo stesso riassorbimento della liquiditaฬ€ in eccesso da parte dellโ€™Eurosistema e i suoi effetti sul credito allโ€™economia.

A fronte delle mutate circostanze e del permanere di una forte incertezza sugli sviluppi della congiuntura, le condizioni del sistema bancario italiano sono complessivamente soddisfacenti. Nel primo trimestre la redditivitaฬ€ eฬ€ rimasta elevata; in ragione dโ€™anno, il rendimento del capitale e delle riserve eฬ€ stato di poco inferiore al 13 per cento, continuando a beneficiare dellโ€™aumento del margine di interesse e di rettifiche di valore basse anche nel confronto storico. Secondo le previsioni degli analisti di mercato la redditivitaฬ€ dei maggiori gruppi quotati (che rappresentano oltre i due terzi del totale dellโ€™attivo del settore) dovrebbe confermarsi su livelli elevati anche nel complesso del 2023.

Il rapporto tra il capitale di migliore qualitaฬ€ e gli attivi ponderati per il rischio (CET1 ratio) eฬ€ lievemente diminuito nei primi tre mesi dellโ€™anno, al 15,1 per cento, a seguito sia della fine del regime transitorio introdotto nel 2018 con lโ€™entrata in vigore dei nuovi principi contabili (IFRS9), che ne aveva distribuito su cinque anni lโ€™impatto patrimoniale, sia della distribuzione di utili. Lโ€™indicatore rimane comunque superiore di oltre un punto percentuale a quello osservato al momento dello scoppio della pandemia; per le banche significative eฬ€ sostanzialmente in linea con la media degli altri intermediari vigilati direttamente dalla BCE.

 

Anche gli indicatori di liquiditaฬ€ si collocano su livelli ampiamente superiori ai minimi regolamentari. La restituzione di parte dei fondi ottenuti per mezzo delle operazioni mirate di rifinanziamento a piuฬ€ lungo termine (TLTRO) li ha finora solo marginalmente ridotti.

In relazione al complesso dei finanziamenti, restano su valori contenuti il flusso e la consistenza di nuovi crediti deteriorati. Il miglioramento della qualitaฬ€ dei prestiti osservato nel corso degli ultimi anni si deve al rafforzamento della condizione finanziaria delle imprese, che rispetto al picco toccato nel 2011 hanno ridotto la leva finanziaria di circa 10 punti percentuali, al 39,7 per cento; vi hanno contribuito le misure di sostegno varate per attenuare gli effetti della crisi pandemica e dellโ€™aumento dei costi dellโ€™energia. La riduzione dei crediti deteriorati nei bilanci delle banche eฬ€ stata favorita dallo sviluppo di un mercato secondario, che ha fatto siฬ€ che le cessioni continuassero anche nei periodi di rallentamento economico.

Ha altresiฬ€ svolto un ruolo di rilievo la maggiore capacitaฬ€ degli intermediari di selezionare e gestire il rischio di credito, in particolare nella fase di erogazione dei finanziamenti, anche in risposta agli stimoli provenienti in tal senso dalle autoritaฬ€ di vigilanza. Dal 2014, dopo la crisi dei debiti sovrani, nei portafogli di prestiti delle banche il peso delle imprese finanziariamente solide eฬ€ cresciuto in proporzione di piuฬ€ del loro peso sul totale dellโ€™attivo delle societaฬ€ non finanziarie.

Lโ€™incertezza sulle prospettive per il sistema bancario rimane tuttavia ancora elevata. I rischi principali sono connessi con il rallentamento ciclico e con gli effetti di medio periodo del rialzo dei tassi sulla capacitaฬ€ della clientela di sostenere il servizio dei debiti. Nei primi tre mesi di questโ€™anno si sono registrati primi, possibili segnali in questa direzione: lโ€™incidenza del flusso di prestiti che presentano ritardi nei pagamenti, anche se non ancora tali da richiedere una classificazione come deteriorati, eฬ€ infatti raddoppiata, allโ€™1,6 per cento del complesso dei finanziamenti in bonis in ragione dโ€™anno.

Di recente si eฬ€ peroฬ€ anche osservato un calo dellโ€™ammontare dei prestiti per i quali le banche rilevano un significativo peggioramento del merito creditizio (classificati nello โ€œstadio 2โ€ della gerarchia prevista dai principi contabili internazionali). Il calo potrebbe essere in parte dovuto al miglioramento della qualitaฬ€ di esposizioni classificate in questa categoria subito dopo lo scoppio della pandemia; ne seguiamo gli sviluppi, per intercettare una eventuale sottovalutazione dei rischi da parte degli intermediari. Un pronto riconoscimento delle perdite attese eฬ€ fondamentale anche per ridurre i possibili effetti prociclici connessi con la fase di rallentamento economico. Altrettanto importante eฬ€ assicurare un adeguato livello di copertura dei crediti deteriorati, soprattutto per le banche meno significative.

Oltre che nel caso di maggiori perdite su crediti, pressioni sulla redditivitaฬ€ potrebbero emergere se la trasmissione dellโ€™aumento dei tassi di interesse ufficiali al costo della raccolta, al momento ancora graduale, divenisse piuฬ€ rapida del previsto. Inciderebbero anche la sostituzione di provvista a basso costo, quale quella effettuata per mezzo delle TLTRO, con strumenti piuฬ€ onerosi e la necessitaฬ€ di emettere nuove passivitaฬ€ idonee a rispettare i requisiti previsti dalle norme sulla risoluzione delle crisi.

I rischi posti dagli intermediari non bancari rimangono contenuti, anche se non vanno sottovalutati. La raccolta dei fondi aperti italiani eฬ€ rimasta sostanzialmente invariata nel primo trimestre; i pochi fondi che hanno registrato deflussi netti rilevanti (superiori al 10 per cento del valore dellโ€™attivo netto) non hanno incontrato difficoltaฬ€ nei rimborsi. Coerentemente con il contesto di tassi crescenti, la liquiditaฬ€ dei fondi eฬ€ diminuita, ma rimane comunque soddisfacente. Le linee di credito sono rimaste stabili e lโ€™indebitamento contenuto.

Anche i rischi riguardanti i fondi di investimento alternativi italiani sono limitati; la leva finanziaria eฬ€ in media inferiore a quella degli analoghi fondi europei e lโ€™indebitamento verso le banche eฬ€ basso. Tra i fondi caratterizzati da un maggior grado di leva vi sono quelli immobiliari, attivi principalmente nel settore commerciale. Sebbene in Italia la probabilitaฬ€ di una forte diminuzione dei prezzi in questo segmento di mercato sia decisamente minore che in altri paesi europei, un ulteriore calo del valore degli immobili commerciali ridurrebbe la qualitaฬ€ del credito bancario concesso a questi intermediari”.

Approfondimenti di vigilanza

“Negli ultimi anni, superata la fase piuฬ€ critica della pandemia da Covid-19, lโ€™emergere di una molteplicitaฬ€ di nuovi fattori di rischio, legati allโ€™aumento delle tensioni geopolitiche, alle conseguenze della crisi energetica e agli effetti negativi del cambiamento climatico, ha reso sempre piuฬ€ importante, per la Vigilanza e per gli stessi intermediari, lโ€™utilizzo di strumenti che permettano di intercettare precocemente possibili vulnerabilitaฬ€. Eฬ€ anche per questo che nel processo di revisione e valutazione prudenziale viene data particolare enfasi, ancor piuฬ€ che negli anni passati, allโ€™affidabilitaฬ€ dei processi interni di verifica dellโ€™adeguatezza patrimoniale e delle condizioni di liquiditaฬ€. Per raccogliere elementi di valutazione ulteriori rispetto a quelli desumibili dalle ordinarie segnalazioni di vigilanza sono state al riguardo condotte diverse indagini ad hoc.

Nel primo trimestre di questโ€™anno, analogamente a quanto giaฬ€ fatto per le banche significative, eฬ€ stato richiesto a quelle sotto la diretta supervisione della Banca dโ€™Italia e agli altri intermediari da noi vigilati di trasmettere piani industriali aggiornati con gli scenari macroeconomici piuฬ€ recenti. Sulla base di queste informazioni sono ora in corso analisi volte a valutare la sostenibilitaฬ€ dei modelli di business e identificare per tempo eventuali fattori di vulnerabilitaฬ€, inclusa la dinamica dei costi. I risultati di queste analisi costituiranno una base importante per il confronto con gli intermediari.

Nello stesso periodo, anche in vista delle scadenze delle operazioni mirate di rifinanziamento a piuฬ€ lungo termine, abbiamo chiesto alla quasi totalitaฬ€ delle banche meno significative di aggiornare i piani di raccolta, giaฬ€ rilevati su base sistematica dalla BCE per quelle significative. Lo scorso 28 giugno sono stati rimborsati circa 150 dei 300 miliardi di finanziamenti TLTRO ancora in essere. Coerentemente con quanto indicato nei piani, le banche hanno utilizzato quasi esclusivamente la liquiditaฬ€ in eccesso, recentemente aumentata grazie a emissioni obbligazionarie e alla provvista in pronti contro termine. Il ricorso a nuove operazioni di rifinanziamento presso la banca centrale eฬ€ stato per il momento contenuto.

A queste ultime gli intermediari dovrebbero invece attingere in misura maggiore per fronteggiare i prossimi rimborsi. Le banche significative prevedono inoltre ulteriori emissioni di obbligazioni, anche al dettaglio, e, in misura inferiore, una crescita dei depositi da clientela. Su questโ€™ultima componente farebbero invece piuฬ€ affidamento le banche di minori dimensioni. Lโ€™ipotesi di aumentare la provvista in depositi contrasta con le attese di una ulteriore riduzione (a livello aggregato) di questa forma di raccolta, che giaฬ€ risente della concorrenza di forme di investimento alternative. Al momento, lโ€™abbondante disponibilitaฬ€ di attivi stanziabili in garanzia per operazioni di rifinanziamento assicura comunque la possibilitaฬ€ di soddisfare le esigenze di provvista, sebbene a costi probabilmente maggiori di quelli preventivati.

Con riferimento agli intermediari non bancari sottoposti alla nostra supervisione, essi sono soggetti a regole in molti casi piuฬ€ stringenti rispetto a quelle vigenti negli altri paesi europei. Oltre ad avere affinato il processo di revisione e valutazione prudenziale anche nei riguardi di questi intermediari, verifichiamo periodicamente la rilevanza sistemica dei fondi di investimento alternativi, le cui attivitaฬ€ gestite, sebbene ancora nel complesso contenute, sono raddoppiate negli ultimi dieci anni. Particolare attenzione viene posta nei confronti dei fondi di credito e di quelli immobiliari.

Per mantenere lโ€™efficienza del mercato secondario del credito, che ha avuto un ruolo fondamentale nel processo di riduzione dei prestiti deteriorati nei bilanci bancari attraverso operazioni di cartolarizzazione, sono state avviate specifiche azioni di vigilanza sui servicers. Dai primi risultati emergono carenze negli assetti di governo e di controllo, noncheฬ ritardi nellโ€™aggiornamento dei piani di recupero. Il confronto in corso eฬ€ volto a valutare lโ€™adeguatezza delle misure di rimedio, anche al fine di un miglioramento della qualitaฬ€ delle informazioni fornite al mercato riguardo allโ€™andamento delle operazioni gestite. Per talune di esse si registrano infatti ritardi rispetto alle previsioni iniziali, attribuibili in parte al blocco delle procedure esecutive avvenuto durante le fasi piuฬ€ acute della pandemia. Relativamente alle operazioni con garanzia pubblica, gli scostamenti piuฬ€ rilevanti si concentrano su quelle con maggiore anzianitaฬ€, per le quali i piani di recupero risultano redatti secondo approcci meno rigorosi.

Il recente aumento dei rendimenti di mercato ha inoltre accresciuto gli interessi dovuti ai sottoscrittori delle obbligazioni emesse dalle societaฬ€ veicolo a fronte dei crediti deteriorati, spesso a tasso variabile, riducendo la parte di incassi destinata al rimborso della quota capitale. Alla fine del 2022 lโ€™ammontare complessivo delle obbligazioni senior garantite dallo Stato e ancora da rimborsare era pari a circa 12 miliardi. Considerando le poche operazioni secondo i cui piani aggiornati i recuperi non sarebbero sufficienti a rimborsare completamente le obbligazioni senior, potrebbero essere escusse garanzie per circa 220 milioni. Tale somma sarebbe tuttavia coperta dal fondo alimentato dalle commissioni pagate dalle banche a fronte della garanzia e dalle somme giaฬ€ contabilizzate nel bilancio pubblico a copertura di queste operazioni, senza la necessitaฬ€ di ulteriori stanziamenti governativi.

Recenti riforme regolamentari hanno riguardato specifici segmenti dellโ€™operativitaฬ€ degli intermediari, come i servizi di crowdfunding, o specifici prodotti, come le obbligazioni bancarie garantite e le cartolarizzazioni. Si sono stabiliti in questo modo presidi potenzialmente piuฬ€ efficaci. Eฬ€ peroฬ€ necessario inquadrare sempre queste forme di operativitaฬ€ nellโ€™ambito della complessiva gestione aziendale, per continuare a disporre di una visione unitaria dellโ€™esposizione ai rischi dei soggetti vigilati. Siamo impegnati, al riguardo, a rafforzare la cooperazione e il confronto tra le diverse autoritaฬ€ coinvolte”.

Intermediazione finanziaria e tecnologia

“Lโ€™innovazione tecnologica trasforma il mercato dei servizi finanziari, consentendo agli intermediari di superare le barriere derivanti dalla necessitaฬ€ di una interazione fisica con la clientela, di conseguire risparmi di costo, di sperimentare nuove forme di collaborazione con soggetti vigilati e non. La necessitaฬ€ di cogliere queste opportunitaฬ€ da parte degli intermediari, adattando opportunamente i propri modelli di attivitaฬ€, non deve, tuttavia, portare a sottovalutare i rischi insiti nel cambiamento tecnologico neฬ da parte degli intermediari stessi neฬ da parte delle autoritaฬ€ di vigilanza.

Per stimolare le riflessioni su questi temi, lo scorso anno abbiamo condotto presso le banche meno significative una indagine sulle strategie di digitalizzazione. Ne eฬ€ emersa una generale consapevolezza dellโ€™importanza degli investimenti in innovazione tecnologica, sebbene lโ€™utilizzo di questa leva risulti essere limitato allโ€™obiettivo di aumentare i volumi e i ricavi, raggiungendo clienti che non possono essere serviti dalla rete di distribuzione fisica. Meno rilevanti sembrano invece essere le considerazioni sulle potenzialitaฬ€ di sviluppo in termini di riduzione dei costi e di innovazione di processo e di prodotto; ancor piuฬ€ marginale risulta essere lโ€™identificazione dei benefici derivanti dallโ€™utilizzo del patrimonio informativo acquisito nellโ€™attivitaฬ€ di intermediazione. Sviluppare una buona capacitaฬ€ di elaborazione e controllo dei dati eฬ€ invece importante non solo per rispondere prontamente alle richieste informative dellโ€™autoritaฬ€ di supervisione, ma soprattutto per fornire tempestivamente ai vertici aziendali le informazioni necessarie per assumere decisioni consapevoli.

La digitalizzazione favorisce la cooperazione tra gli intermediari e i fornitori di servizi tecnologici. Ne possono derivare guadagni di efficienza per lโ€™industria finanziaria e un miglioramento della qualitaฬ€ dei servizi per gli utenti, ma eฬ€ necessario che autoritaฬ€ e operatori accrescano le capacitaฬ€ di valutazione dei rischi connessi con questi fenomeni. Una nuova rilevazione in materia di esternalizzazione, di prossimo avvio, consentiraฬ€ di raccogliere informazioni sugli accordi di outsourcing dei soggetti vigilati, noncheฬ elementi utili a valutare il grado di concentrazione presso i principali fornitori di servizi e a tenerne conto per minimizzare lโ€™impatto di eventuali incidenti.

Dallโ€™attivitaฬ€ ispettiva condotta presso i principali fornitori di servizi informatici delle banche meno significative eฬ€ emerso un miglioramento della capacitaฬ€ di dialogo tra le parti, necessaria sia per meglio presidiare i rischi sia per definire le strategie di digitalizzazione. Affincheฬ il dialogo sia pienamente efficace eฬ€ peroฬ€ necessario accrescere le competenze informatiche degli esponenti aziendali: attualmente solo la metaฬ€ delle banche meno significative dichiara la presenza tra gli amministratori di almeno un membro con conoscenze specifiche e rimane esigua anche la quota di addetti con competenze informatiche nelle funzioni di controllo.

Queste iniziative anticipano quanto previsto dal regolamento europeo sulla resilienza operativa digitale del settore finanziario (Digital Operational Resilience Act, DORA), applicabile dal 2025, che ha lโ€™obiettivo di garantire un approccio unificato tra le autoritaฬ€ di vigilanza europee sul tema della resilienza digitale dellโ€™intero settore dei servizi finanziari. Esse consentono alla Banca dโ€™Italia sia di portare la propria esperienza nelle sedi in cui si sta definendo la normativa secondaria, sia di meglio preparare gli intermediari alla scadenza del 2025.

In stretto contatto con il Ministero dellโ€™Economia e delle finanze (MEF) e con la Consob stiamo lavorando allโ€™attuazione in Italia del regolamento europeo sui mercati delle cripto-attivitaฬ€ (Markets in Crypto-Assets Regulation, MiCAR). Il regolamento distingue tali strumenti finanziari anche in relazione alle differenti funzioni economiche che possono svolgere, introduce un quadro giuridico armonizzato per questi strumenti e costituisce, quindi, un riferimento per lโ€™attribuzione di ruoli e competenze alle diverse autoritaฬ€ di supervisione coinvolte.

Siamo tuttavia consapevoli che non potraฬ€ risolvere tutti i problemi legati allo sviluppo dei mercati: restano al di fuori del suo ambito di applicazione i cosiddetti unhosted wallets, i portafogli digitali per lo scambio di cripto-attivitaฬ€ che non richiedono lโ€™intervento di intermediari, noncheฬ le attivitaฬ€ di sviluppo e applicazione dei cosiddetti smart contracts, programmi informatici alla base della finanza decentralizzata. Anche per questo motivo, a un anno di distanza dalla pubblicazione della comunicazione in materia di tecnologie decentralizzate nella finanza e cripto-attivitaฬ€, con la quale abbiamo fornito agli operatori indicazioni specifiche, stiamo conducendo unโ€™analisi sulle prospettive e sullโ€™evoluzione di questi servizi e sviluppi di mercato.

Come ho piuฬ€ volte ricordato, le cripto-attivitaฬ€ sono solo uno dei prodotti in cui possono trovare applicazione le tecnologie basate su registri distribuiti (Distributed Ledger Technologies, DLT). Il recepimento nel nostro ordinamento del DLT Pilot Regime, introdotto anche in altri paesi dellโ€™Unione europea, consentiraฬ€ agli operatori di sperimentare lโ€™uso delle DLT per ridurre i costi associati alla gestione delle fasi di emissione, negoziazione e regolamento degli strumenti finanziari e ampliare la platea degli investitori in titoli emessi da soggetti italiani. Ne potrebbero derivare benefici tangibili per le imprese, soprattutto di medie dimensioni, con migliori possibilitaฬ€ di accesso ai mercati dei capitali e di diversificazione delle fonti di finanziamento. Con queste finalitaฬ€ lavoriamo in stretto contatto con la Consob per la definizione della normativa secondaria e per facilitare le iniziative progettuali degli operatori di mercato. Stiamo inoltre avviando nellโ€™ambito dellโ€™Eurosistema la sperimentazione di alcune soluzioni tecniche, tra cui una progettata dalla Banca dโ€™Italia, per garantire che il regolamento delle transazioni effettuate sui registri distribuiti possa realizzarsi in moneta di banca centrale.

Lโ€™interesse degli intermediari allo sviluppo delle interfacce applicative per lโ€™open banking, previste dalla seconda Direttiva sui servizi di pagamento (Payment Services Directive, PSD2) per lโ€™accesso ai conti di pagamento da parte delle cosiddette โ€œterze partiโ€, sta gradualmente favorendo la concorrenza anche grazie allโ€™ingresso di nuovi operatori sul mercato. La proposta normativa della Commissione in tema di open finance pubblicata lo scorso 28 giugno potraฬ€ dare ulteriore impulso alla competizione: la possibilitaฬ€ di sfruttare un insieme piuฬ€ ampio di dati dei clienti potraฬ€ consentire lo sviluppo di nuovi prodotti e servizi finanziari; nel prestare particolare attenzione al controllo dei rischi tecnologici, gli intermediari dovranno continuare ad assicurare unโ€™adeguata tutela della clientela e un efficace presidio dei profili antiriciclaggio.

La quantitaฬ€ crescente di informazioni generate e rese disponibili dalla digitalizzazione contribuisce alla diffusione di applicazioni di intelligenza artificiale anche nellโ€™industria finanziaria, le cui conseguenze sono ancora molto difficili da intravedere. Rileva, a questo riguardo, il negoziato europeo in corso per la definizione del regolamento che mira a istituire un quadro giuridico uniforme volto a regolare lo sviluppo, la commercializzazione e lโ€™uso dei sistemi di intelligenza artificiale in conformitaฬ€ con i valori e i diritti fondamentali dellโ€™Unione. Il regolamento, pur avendo natura trasversale, presenta diversi profili di rilevanza anche per il settore finanziario; le sue ricadute sulle attivitaฬ€ degli intermediari e sulla tutela della clientela andranno attentamente valutate.

La Banca dโ€™Italia, nella consapevolezza dei progressi in corso, eฬ€ impegnata nel sostenere e promuovere lโ€™innovazione digitale nel sistema finanziario lungo lโ€™intero ciclo di produzione dei servizi, mantenendo alta lโ€™attenzione ai rischi che ne derivano. La nostra attivitaฬ€ si concentra sulla sostenibilitaฬ€ dei modelli di business, sullโ€™efficienza e la sicurezza delle infrastrutture di mercato, sullโ€™aggiornamento del quadro normativo e delle prassi per la gestione dei rischi da parte degli operatori, sulla tutela e lโ€™educazione finanziaria della clientela in relazione ai nuovi strumenti e alle nuove modalitaฬ€ di fruizione dei servizi rese disponibili dalla tecnologia.

A tal fine il dialogo costante con il mercato โ€“ tramite il Canale Fintech, il nostro centro per lโ€™innovazione Milano Hub e le attivitaฬ€ che svolgiamo nellโ€™ambito della sandbox regolamentare โ€“ intende sostenere gli sforzi degli operatori nella fase di ideazione, sviluppo e sperimentazione delle idee progettuali. In considerazione del crescente interesse per lโ€™utilizzo delle DLT, la seconda call for proposals del Milano Hub ha avuto per oggetto la loro applicazione ai servizi bancari, finanziari, assicurativi e di pagamento. Il successo dellโ€™iniziativa eฬ€ testimoniato dal rilevante numero di domande di partecipazione ricevute; sono state avviate le attivitaฬ€ di sviluppo dei 14 progetti ammessi, con il sostegno multidisciplinare di esperti della Banca dโ€™Italia.

Sul fronte del sistema dei pagamenti abbiamo fornito supporto al MEF nei lavori presso il Consiglio europeo relativi alla proposta di Regolamento sui bonifici istantanei in euro, una tappa importante del processo di realizzazione di unโ€™industria dei pagamenti europea integrata, innovativa, digitale e competitiva. Lโ€™intervento legislativo mira a superare alcuni degli ostacoli che si frappongono a un utilizzo diffuso dei bonifici istantanei, riconducibili principalmente ai prezzi finora applicati a questi strumenti e alla fiducia degli utenti nei confronti di questa tipologia di pagamenti. Si imporrebbe quindi lโ€™applicazione di una tariffa non superiore a quella prevista per i bonifici tradizionali in euro e si prevedrebbe lโ€™obbligo di adottare un meccanismo di verifica della corrispondenza tra le coordinate bancarie e il nome del beneficiario indicato dal pagatore.

Sempre lo scorso 28 giugno la Commissione europea ha presentato la proposta di Regolamento per la possibile introduzione dellโ€™euro digitale. Essa descrive le motivazioni e gli obiettivi di una nuova forma di moneta di banca centrale disponibile al pubblico e contiene un ampio insieme di norme riguardanti, tra lโ€™altro, la base legale, il ruolo dellโ€™Eurosistema e degli intermediari, il trattamento dei dati personali degli utenti. Il negoziato eฬ€ appena iniziato. Affincheฬ lโ€™euro digitale possa svolgere il ruolo di ancora per la fiducia del pubblico nella moneta della banca centrale saraฬ€ importante che esso abbia corso legale, al pari delle banconote, e che sia dotato del piuฬ€ alto livello di privacy compatibile con gli interessi pubblici, tra cui la necessitaฬ€ di prevenirne lโ€™utilizzo per il riciclaggio e il finanziamento del terrorismo. Lโ€™eventuale decisione di emettere la nuova forma di moneta verraฬ€ presa dal Consiglio direttivo della BCE una volta completato il quadro normativo necessario.

Lโ€™euro digitale eฬ€ un progetto importante non solo per promuovere la concorrenza e lโ€™innovazione nel sistema dei pagamenti europeo con minori costi per gli utenti, ma anche per preservare lโ€™autonomia strategica e la sovranitaฬ€ monetaria dellโ€™area.

Affincheฬ abbia successo saraฬ€ necessario disegnare un sistema di incentivi che favorisca lโ€™adesione di tutti coloro che saranno coinvolti: i consumatori e le imprese, in quanto soggetti che utilizzeranno lโ€™euro digitale, le banche e gli altri intermediari, in quanto distributori della nuova moneta e fornitori dei servizi connessi.

Lโ€™euro digitale dovraฬ€ essere uno strumento di pagamento, non di risparmio; andranno quindi prevenuti i rischi per la trasmissione della politica monetaria e per la stabilitaฬ€ finanziaria che potrebbero derivare da una eccessiva sostituzione di depositi bancari con la moneta pubblica digitale. In quanto passivitaฬ€ della banca centrale esso saraฬ€ una forma di moneta priva di rischio come il contante, che si affiancheraฬ€ a questo e agli altri strumenti di pagamento giaฬ€ esistenti senza necessariamente sostituirli. Le soluzioni in corso di valutazione includono in particolare lโ€™assenza di remunerazione e una soglia alla quantitaฬ€ di euro digitale detenibile da ciascun utente. Esse saranno definite in modo da preservare la capacitaฬ€ delle banche di offrire credito allโ€™economia e, al contempo, prevenire la possibile diffusione, come mezzi di pagamento, di strumenti altamente rischiosi quali alcune tipologie di cripto-attivitaฬ€”.

Sostegno alla transizione climatica

“Una sfida con cui il sistema bancario eฬ€ chiamato oggi a confrontarsi eฬ€ quella della transizione verde. Se nel medio periodo il contributo del sistema finanziario saraฬ€ fondamentale per il raggiungimento degli obiettivi di decarbonizzazione concordati a livello globale, eฬ€ allo stesso modo importante che esso sia pronto fin da subito alla gestione dei rischi climatici e ambientali.

La recente alluvione che ha colpito la Romagna e alcune zone limitrofe ci ricorda come eventi metereologici estremi possano non solo causare perdite di vite umane, distruggere abitazioni, sconvolgere la vita degli abitanti delle zone colpite, ma anche avere profonde ricadute sulle attivitaฬ€ economiche e, di conseguenza, sugli intermediari che le hanno finanziate. Allโ€™area colpita eฬ€ riconducibile circa il 3 per cento del valore aggiunto del settore privato non finanziario nazionale e unโ€™analoga quota del complesso dei finanziamenti bancari. Piuฬ€ in generale, analisi effettuate in Banca dโ€™Italia stimano che nel nostro paese circa un quarto dei prestiti alle imprese non finanziarie eฬ€ rivolto ad aziende localizzate in province ad alto rischio di calamitaฬ€ naturali. Di questi, il 58 per cento eฬ€ coperto da garanzie, che tuttavia potrebbero a loro volta essere esposte allo stesso rischio dei finanziamenti; la quota di copertura si riduce al 38 per cento se si considerano le sole garanzie personali.

Eฬ€ necessario agire con urgenza, in primo luogo per contenere i rischi. Gli interventi ex post โ€“ dai fondi stanziati per la ricostruzione e il ripristino delle infrastrutture alla sospensione del pagamento di tasse, imposte e bollette e alle moratorie sui prestiti โ€“ mitigano certamente lโ€™impatto economico dei fenomeni climatici avversi, ma non possono costituire la soluzione. La prima linea di difesa deve essere la messa in sicurezza del territorio a fronte di eventi alluvionali e frane, ricordando il costo, ben superiore, necessario per intervenire ex post; a questo fine il PNRR prevede fondi per circa 1,25 miliardi. Lโ€™aggiudicazione degli appalti eฬ€ prevista entro la fine del 2023; occorre evitare che i ritardi evidenziati nellโ€™ultima Relazione sullo stato di attuazione del Piano diventino rilevanti.

Un importante contributo puoฬ€ inoltre venire dal settore privato con la stipula di assicurazioni che coprano i danni derivanti da catastrofi naturali; una decisa espansione di questo mercato consentirebbe di ridurre i costi, ora elevati, delle polizze. Su questo punto lโ€™Italia risulta essere particolarmente carente: nella media del periodo 1980-2020 solo il 6 per cento delle perdite connesse con tali eventi era assicurato, contro il 22 per cento in Europa. La scarsitaฬ€ di assicurazione sarebbe prevalente tra le imprese piuฬ€ piccole e quelle residenti nel Mezzogiorno. Nellโ€™ambito del tavolo di coordinamento sulla finanza sostenibile istituito presso il MEF, al quale partecipiamo insieme con lโ€™Ivass e le altre autoritaฬ€ di settore, abbiamo avviato unโ€™iniziativa per promuovere la protezione assicurativa contro i rischi climatici e gli altri rischi catastrofali basata sulla collaborazione tra il settore pubblico e quello privato.

Una adeguata copertura assicurativa costituisce anche un importante elemento di attenuazione del rischio per le banche che affidano famiglie e imprese residenti in zone ad alto rischio climatico. In circa tre quarti dei casi, tuttavia, le banche non sarebbero informate della sottoscrizione di polizze da parte delle aziende affidate. Gli intermediari non terrebbero dunque conto di questa informazione nella determinazione delle condizioni di offerta di credito. Se confermato da ulteriori evidenze, saraฬ€ necessario indagare con maggiore profonditaฬ€ le ragioni di questo fenomeno, in capo alle banche o alle imprese, e porvi rimedio.

Abbiamo chiesto piani di azione triennali che evidenzino come gli intermediari bancari e finanziari intendano soddisfare le aspettative che abbiamo pubblicato nel 2022. Analogamente a quanto fatto per le banche significative, le valutazioni dei piani saranno integrate nel processo di revisione e valutazione prudenziale (SREP) con un approccio proporzionale e graduale. Questi piani devono basarsi su dati affidabili e quanto piuฬ€ possibile precisi.

Partecipiamo, al riguardo, a numerosi tavoli di lavoro internazionali e nazionali. In particolare, in quello presieduto dal MEF, cui ho fatto riferimento, si sta agendo per ridurre le lacune informative e accrescere la qualitaฬ€ e la disponibilitaฬ€ dei dati riguardanti gli aspetti ambientali (e quelli sociali e di governance) dellโ€™attivitaฬ€ delle banche e dei loro affidati. Al momento il nostro contributo prende le mosse dallโ€™analisi delle difficoltaฬ€ incontrate dagli intermediari di maggiore dimensione, che dallo scorso anno sono tenuti a fornire informazioni al mercato nellโ€™ambito del โ€œterzo pilastroโ€ di vigilanza, nel reperire dati di qualitaฬ€ sufficientemente adeguata. Analoghe difficoltaฬ€ sono state riscontrate da quelle banche minori e da quegli altri intermediari finanziari che, secondo il Regolamento sugli investimenti sostenibili del 2020, devono pubblicare le loro esposizioni classificate sulla base della tassonomia europea, cosiฬ€ come definita nel 2021 dallโ€™atto delegato della Commissione.

Lโ€™allocazione del credito dovraฬ€ basarsi su valutazioni prospettiche, accomodando quanto piuฬ€ possibile la domanda delle imprese che si impegnano a intraprendere investimenti volti a ridurre le loro emissioni. A livello globale ed europeo si sta dunque ponendo sempre maggiore attenzione ai piani di transizione di cui le societaฬ€ dovranno dotarsi. Sebbene i lavori a questo riguardo siano ancora agli inizi, come di recente sottolineato da un rapporto del Network for greening the financial system eฬ€ importante procedere speditamente. In ogni caso, ai fini di una adeguata valutazione del proprio merito di credito eฬ€ nellโ€™interesse delle stesse imprese, anche di quelle di minori dimensioni, informare il mercato sulle loro strategie di riduzione delle emissioni.

Lโ€™economia mondiale continua ad attraversare una fase di profonda incertezza legata allโ€™invasione dellโ€™Ucraina da parte della Russia, allโ€™evoluzione delle tensioni geopolitiche, ai dubbi sulla forza della ripresa economica in Cina e allโ€™impatto dellโ€™orientamento restrittivo delle politiche monetarie. Le prospettive di sviluppo dellโ€™economia italiana nel medio termine non ne saranno negativamente condizionate se proseguiraฬ€ il recupero della produttivitaฬ€ del lavoro in atto, con un graduale incremento, da circa dieci anni. A tal fine occorre che le imprese diano continuitaฬ€ alla recente ripresa degli investimenti, puntando soprattutto sullโ€™innovazione; un aiuto in questa direzione dovraฬ€ arrivare dalla piena attuazione del PNRR, che rappresenta per il nostro paese lโ€™occasione per ridare slancio alla crescita dellโ€™economia e aggredire le debolezze che ancora la ostacolano.

Un contesto di stabilitaฬ€ finanziaria, in cui intermediari efficienti e ben patrimonializzati continuino a fornire il loro contributo sul fronte dellโ€™allocazione del credito, potraฬ€ sostenere la fiducia degli operatori economici e consentire loro di programmare al meglio le decisioni di consumo, risparmio e investimento. Negli anni scorsi le banche italiane hanno affrontato le crisi che si sono via via succedute, a partire dallo scoppio della pandemia, da una posizione migliore rispetto al passato, che ha permesso loro di erogare a imprese e famiglie tutto il credito necessario per affrontare le fasi piuฬ€ avverse. Come avvenuto nel resto dellโ€™unione bancaria, gli intermediari del nostro paese hanno risentito solo moderatamente delle tensioni seguite ai dissesti nel comparto delle banche regionali statunitensi e a quello del Credit Suisse.

Questo risultato eฬ€ anche il frutto delle riforme regolamentari varate dopo la crisi finanziaria globale e di una supervisione attenta. Occorre proseguire in Europa lungo questa strada: recepire gli accordi finali di Basilea 3 (Final Basel III), rispettandone quanto piuฬ€ possibile lo spirito originario; dotarsi di meccanismi di gestione delle crisi rapidi ed efficaci per tutte le banche, ricordando, proprio sulla base dellโ€™esperienza recente, come anche dai dissesti di quelle di dimensioni relativamente contenute si possano innescare pericolosi fenomeni di contagio.

Il mestiere delle banche commerciali eฬ€, nella sostanza, quello di โ€œtrasformare le scadenzeโ€; cioฬ€ le espone strutturalmente a rischi di liquiditaฬ€ da ridurre con adeguati requisiti regolamentari volti a scongiurare casi di corse agli sportelli โ€“ fisici o digitali che siano โ€“ e fallimenti bancari, potenzialmente a catena. Non eฬ€ casuale che i dissesti registrati nel comparto delle banche regionali statunitensi abbiano riguardato intermediari non soggetti ai requisiti minimi introdotti da Basilea 3. Cioฬ€ non toglie che vada portata avanti la riflessione โ€“ giaฬ€ in corso al Comitato di Basilea โ€“ su come migliorarli per tener conto di cioฬ€ che proprio le crisi recenti sono tornate a insegnare, ovvero che la stabilitaฬ€ dei depositi non puoฬ€, non deve, essere data per scontata.

Oggi, nellโ€™area dellโ€™euro come in Italia, le banche devono far fronte alla prospettiva di costi della raccolta ben piuฬ€ alti di quelli degli ultimi anni, in conseguenza dellโ€™intonazione necessariamente restrittiva della politica monetaria. Gli aumenti dei tassi di interesse, consistenti e continui, hanno mirato a garantire che la progressiva riduzione della dinamica dei prezzi su livelli coerenti con lโ€™obiettivo del 2 per cento abbia luogo in tempi sufficientemente brevi, evitando il disancoraggio delle aspettative dโ€™inflazione a medio-lungo termine e contrastando il rischio di unโ€™inflazione di fondo ancora troppo e troppo a lungo elevata.

In effetti, il trasferimento degli eccezionali rincari dellโ€™energia sui prezzi finali di beni e servizi eฬ€ stato notevolmente piuฬ€ intenso che in passato. Il ritorno dei prezzi del petrolio e del gas naturale su livelli ben inferiori a quelli precedenti lโ€™invasione russa dellโ€™Ucraina dovrebbe quindi preludere nei prossimi mesi a una piuฬ€ decisa decelerazione dei prezzi al consumo nellโ€™area dellโ€™euro nel suo complesso. Eฬ€ altresiฬ€ vero che la risposta di retribuzioni e margini di profitto alle variazioni delle ragioni di scambio eฬ€ altamente eterogenea allโ€™interno dellโ€™area; il movimento dei tassi ufficiali di interesse andraฬ€ percioฬ€ calibrato nei prossimi mesi con particolare attenzione, alla luce dei dati che si renderanno via via disponibili e delle attese relative ai tempi del ritorno alla stabilitaฬ€ dei prezzi. Al momento non vi sono peroฬ€ ragioni evidenti per ritenere che tale risultato non possa essere conseguito, a partire dal prossimo autunno, con sufficiente rapiditaฬ€.

Se occorre tenere alta la guardia e dritta la barra, sono altresiฬ€ necessarie buone dosi di prudenza e pazienza nel valutare e anticipare gli effetti della restrizione monetaria in atto dallo scorso anno, pure giustificata e da mantenere. Allo stesso tempo, eฬ€ certamente possibile limitare le conseguenze negative sullโ€™attivitaฬ€ economica e sulla domanda aggregata ed evitare che esse possano finire per riflettersi in pressioni eccessive al ribasso sui prezzi nel medio termine. Non comprendo e continuo a non condividere, a questo riguardo, osservazioni anche di recente avanzate che spingerebbero a preferire il rischio di essere piuฬ€, anzicheฬ meno, restrittivi. Ritengo che si debba essere cauti quanto basta; un atteggiamento simmetrico, in linea con le conclusioni della revisione della strategia di politica monetaria della BCE, mi sembra adeguato alle circostanze; permetterebbe anche di contenere le ricadute sul credito e preservare la stabilitaฬ€ finanziaria, di cui ho trattato in questo intervento e che, come ho osservato, eฬ€ essa stessa condizione necessaria per la stabilitaฬ€ dei prezzi e la tenuta delle nostre economie”.

 

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