Alessandra Perrazzelli, Vice Direttrice Generale della Banca d’Italia, interviene su “Il private capital nel mondo. Il contesto normativo e istituzionale”, al convegno Annuale AIFI (l’Associazione Italiana del Private Equity, Venture Capital e Private Debt).
Banca d’Italia, Perrazzelli: “Interventi per favorire private capital siano bilanciati e attenti a rischi”
Ecco il suo lungo intervento:
“Da oltre un decennio, eฬ in corso un trend globale di crescita del peso degli intermediari finanziari non bancari nel finanziamento allโeconomia. In Italia, il sistema bancario ha svolto storicamente un ruolo prevalente e la quota della finanza non bancaria eฬ rimasta abbastanza stabile nel tempo; tuttavia, si eฬ osservato un rilevante rafforzamento del ruolo degli intermediari non bancari, soprattutto degli operatori del risparmio gestito1.
In particolare, sta emergendo con forza il ruolo del private capital come supporto al cambiamento e allo sviluppo dellโeconomia reale italiana: tra i canali di finanziamento complementari rispetto al credito bancario, i fondi di investimento alternativi (FIA) chiusi mobiliari rappresentano un importante strumento per favorire lโafflusso di risorse al tessuto produttivo, fungendo da partner per aziende e famiglie imprenditoriali per la crescita delle loro societaฬ. Questi canali sono ancor piuฬ rilevanti in contesti di mercato sempre piuฬ complessi ed imprevedibili, dove competenze, disponibilitaฬ di capitali e processi decisionali strutturati sono fondamentali per supportare strategie di successo.
Il ruolo svolto da questi fondi โ tra cui si annoverano fondi di private equity e venture capital, fondi di private debt, fondi di credito, fondi infrastrutturali, fondi armonizzati quali i fondi dโinvestimento europei a lungo termine (ELTIF) e i fondi europei di venture capital (EuVECA) โ puoฬ essere cruciale nellโattuale situazione economica, in cui eฬ necessario sostenere la ripresa e favorire gli investimenti delle imprese necessari alla transizione ecologica e digitale. I FIA chiusi, inoltre, possono favorire lโinvestimento indiretto del risparmio privato nellโeconomia reale grazie allโorizzonte temporale di medio e lungo termine con cui operano e alle competenze di gestori specializzati nella selezione di progetti complessi, incluse le ristrutturazioni aziendali.
Nel corso dellโultimo quinquennio si eฬ assistito ad un aumento sensibile delle iniziative italiane nel private capital2, con lโingresso di numerosi nuovi operatori, nella maggior parte dei casi โsotto sogliaโ3. I relativi fondi, di dimensione generalmente contenuta (80 milioni di euro), investono principalmente in PMI, con singoli ticket di investimento non elevati.
La crescita delle masse complessivamente in gestione4 eฬ stata favorita dallโinteresse crescente di alcuni investitori istituzionali (assicurazioni, casse di previdenza, fondi pensione) che, attratti da ritorni attesi piuฬ elevati nel medio-lungo termine e in unโottica di diversificazione dei propri portafogli, hanno progressivamente destinato una quota piuฬ alta dei propri patrimoni a questa tipologia di asset class.
Tuttavia, il ritardato avvio di questo processo, rispetto ad altre realtaฬ europee, pesa sul contributo dellโindustria domestica del private capital allโeconomia italiana, che risulta inferiore rispetto a quella dellโarea euro5. Ne eฬ inoltre derivato un rallentamento nel percorso di crescita dei gestori italiani: questi mediamente gestiscono patrimoni di poco superiori ai 230 milioni di euro, un valore ben al di sotto delle medie europee, nonostante i recenti aumenti6.
Interventi normativi recenti e futuri possono favorire il comparto del private capital italiano ed europeo
Nellโottica dello sviluppo del settore, un importante impulso potrebbe essere originato da investitori capaci e pronti a muovere ingenti risorse a sostegno di nuovi progetti di venture. Il ruolo di anchor investor assunto da CDP, sulla scorta di iniziative simili giaฬ avviate a livello europeo (si pensi al FEI) ed in altri Paesi dellโeurozona, va in questa direzione. La sua azione saraฬ tanto piuฬ efficace quanto in grado di generare un effetto leva sulle risorse pubbliche investite, attraendo competenze e ampliando lโorientamento degli investitori istituzionali, italiani e non, verso il comparto del venture capital e del private equity.
Alla luce del quadro che ho brevemente richiamato, emerge lโurgenza di stimolare la crescita del settore attraverso iniziative sia a livello nazionale sia europeo: occorre aumentare lโappeal e la capacitaฬ di questi fondi di catalizzare gli investimenti dei soggetti istituzionali e anche delle famiglie; rafforzarne lโoperativitaฬ allโestero, per raccogliere
risorse da indirizzare alle imprese, anche nazionali. Eฬ una sfida importante, cruciale per la crescita del nostro Paese, e che riguarda innanzitutto gli operatori, ma che coinvolge anche le istituzioni e le autoritaฬ. Una sfida che richiede la conoscenza approfondita delle potenzialitaฬ e delle carenze strutturali del settore, che deve far leva sul dialogo tra autoritaฬ e mercato per trovare il giusto equilibrio tra le opportunitaฬ di sviluppo e lโesigenza imprescindibile di governare i rischi.
In questa direzione si muovono alcuni degli interventi legislativi degli ultimi anni. Mi riferisco, in particolare:
โ ย A livello europeo alle modifiche alla disciplina dei fondi europei di venture capital (EuVECA), che hanno esteso la possibilitaฬ di commercializzare e gestire questi fondi anche ai gestori di FIA โsopra la sogliaโ, ne hanno ampliato la capacitaฬ di investire in PMI quotate in mercati in crescita;
โ ย A livello nazionale:
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- โ ย ai piani individuali di risparmio (PIR) che hanno favorito gli investimenti in imprese italiane mediante lโintroduzione di incentivi fiscali;
- โ ย alla modifica del Decreto Ministeriale 30/2015 che ha esteso la platea di clienti non professionali ai quali eฬ oggi possibile commercializzare i FIA italiani riservati;
- โ ย allโabolizione del limite di concentrazione per gli investimenti in crediti verso la medesima controparte applicabile ai FIA di credito riservati per favorire la possibilitaฬ dei fondi di erogare finanziamenti alle imprese.
Si tratta di un insieme diversificato e articolato di interventi che hanno cercato di superare alcune delle carenze strutturali del settore domestico, registrando alcuni passi in avanti, seppur ancora insufficienti per recuperare i ritardi e gli scarti dimensionali nel confronto con gli altri operatori europei.
Ci sono dunque ancora rilevanti margini di miglioramento. Sono possibili ulteriori interventi sia per ampliare le opportunitaฬ di investimento del risparmio delle famiglie, sia per incentivare le imprese a offrire strumenti finanziari da poter inserire nei portafogli degli investitori istituzionali, per fornire canali alternativi e snelli per il finanziamento delle attivitaฬ imprenditoriali. Verso questa direzione vanno anche alcune recenti iniziative a livello dellโUE che, nellโambito dei lavori per lo sviluppo dellโUnione dei Mercati dei Capitali (Capital Markets Union), mirano a potenziare lโofferta di prodotti europei armonizzati a supporto degli investimenti nellโeconomia reale. In prospettiva, la pubblicazione di una proposta legislativa della Commissione europea sulla strategia europea per gli investitori al dettaglio (EU Strategy for retail investors) contribuiraฬ al raggiungimento dellโobiettivo di accrescere gli investimenti dei consumatori nel mercato dei capitali, al contempo assicurando loro adeguate tutele.
Al riguardo, vorrei richiamare in particolare la revisione del regolamento sui fondi dโinvestimento europei a lungo termine (ELTIF), il cui testo finale eฬ stato recentemente finalizzato8, che mira a rilanciare il ruolo degli ELTIF come fonte di finanziamento a lungo termine per le piccole e medie imprese, in grado di contribuire a una crescita sostenibile e inclusiva dellโUE in vari settori economici (trasporti, energetico, innovazione tecnologica, sociale), rendendo questi fondi piuฬ flessibili e appetibili per gli investitori e superando gli aspetti che ne hanno sin qui limitato lo sviluppo. Tra le novitaฬ piuฬ rilevanti, le nuove regole ampliano la gamma delle attivitaฬ in cui gli ELTIF possono investire9 e le possibilitaฬ di accesso a questi fondi per gli investitori al dettaglio10. Specificano piuฬ chiaramente le modalitaฬ con le quali i gestori di ELTIF possono consentire finestre di rimborso opzionali per favorire le entrate e le uscite degli investitori durante la vita del fondo; saraฬ importante che la normativa attuativa in corso di predisposizione presso lโESMA assicuri unโapplicazione di queste regole tale da garantire lโequilibrio patrimoniale ed economico dei fondi ELTIF e la tutela degli investitori11.
A livello nazionale, un importante cantiere aperto eฬ il tavolo di lavoro sulla Finanza per la crescita. Coinvolge rappresentanti delle istituzioni, delle autoritaฬ di vigilanza e dellโindustria, chiamate a confrontarsi per comprendere le carenze e le esigenze del settore, con lโobiettivo di proporre interventi normativi volti a incoraggiare la partecipazione ai mercati dei capitali italiani da parte degli investitori istituzionali. In questa sede, sul fronte del risparmio gestito sono in corso di valutazione interventi mirati alla disciplina nazionale in unโottica di semplificazione delle regole. Ne eฬ un esempio il regime applicabile alle societaฬ dโinvestimento a capitale fisso (SICAF) o a capitale variabile (SICAV) gestite da gestori esterni (cosiddette โeterogestiteโ): questo regime, attualmente analogo a quello previsto per le societaฬ dโinvestimento che gestiscono direttamente i propri patrimoni, verrebbe semplificato con lโeliminazione di una serie di istituti, non necessari, per rendere questi veicoli piuฬ appetibili, piuฬ semplici e snelli, per favorirne lo sviluppo.
Queste iniziative sono importanti e vanno pertanto sostenute. Eฬ necessario peroฬ che gli interventi legislativi operino un bilanciamento tra gli obiettivi di politica economica che si intende perseguire la sana e prudente gestione, la stabilitaฬ del sistema finanziario nel suo complesso e la tutela del risparmio e degli investitori – soprattutto se retail. I benefici attesi in termini di ampliamento delle fonti di finanziamento a disposizione delle imprese dovrebbero pertanto essere costantemente valutati alla luce dei maggiori rischi cui le famiglie vengono potenzialmente esposte a seguito di investimenti a medio e lungo termine in strumenti relativamente rischiosi o illiquidi.
In tal senso, di pari passo alla crescita del comparto del private capital, con il fiorire di nuove iniziative e di nuovi operatori โ anche attraverso lโimportante impegno profuso dal Gruppo CDP โ deve essere garantita una sempre maggiore robustezza e consistenza dei modelli di business, delle strategie, degli assetti organizzativi e di governance e dei presidi sui rischi piuฬ rilevanti adottati dalla platea degli intermediari vigilati.
La canalizzazione di risorse pubbliche e private nellโeconomia reale, nei diversi stadi di maturitaฬ degli investimenti target (pre-seed, start-up, PMI, etc.), richiede lโadozione di policy che, lungo tutte le fasi di investimento (origination, monitoraggio in itinere e disinvestimento), prevedano il ricorso a set informativi consistenti, metodologie valutative coerenti con la tipologia di asset, competenze manageriali in grado di poter incidere positivamente sul processo di crescita delle imprese target e di verifica dellโandamento dei piani strategici, dei risultati conseguiti. Richiede inoltre di prevedere strumenti di intervento tempestivi a fronte di eventuali scostamenti e strategie di exit che non si limitino a garantire ritorni elevati agli investitori ma che favoriscano al contempo la creazione di valore nellโeconomia reale.
I modelli di governance degli intermediari, indipendentemente dalla loro dimensione, condizionano il conseguimento degli obiettivi aziendali, influenzano le performance economiche e patrimoniali e incidono sul rispetto delle condizioni di sana e prudente gestione. Nellโesercizio dellโautonomia imprenditoriale, gli intermediari sono chiamati a dotarsi di assetti in linea con le disposizioni di vigilanza e confacenti al perseguimento degli obiettivi aziendali.
Lโaffidamento di funzioni essenziali o importanti a soggetti terzi non puoฬ prescindere dalla selezione attenta dei fornitori e dal presidio e monitoraggio nel continuo delle attivitaฬ esternalizzate e della qualitaฬ dei servizi ricevuti, ai fini di una gestione consapevole e attiva dei rapporti in essere con i fornitori. In proposito, la Banca dโItalia giaฬ da alcuni anni sta ponendo crescente attenzione al fenomeno dellโesternalizzazione; in tale ambito rientrano lโeffettuazione di ispezioni sui principali provider e la prossima introduzione di una segnalazione sui contratti di esternalizzazione degli intermediari al fine, tra lโaltro, di monitorare la concentrazione nellโofferta dei servizi.
Gli assetti organizzativi e dei controlli dei gestori di fondi di private capital dovrebbero riflettere le complessitaฬ e le specificitaฬ del comparto, bilanciando le esigenze di efficienza aziendale con competenze specifiche e modelli di gestione del rischio robusti. In un contesto fortemente interconnesso con numerosi stakeholder (le imprese target, gli istituti di credito finanziatori, gli investitori, gli altri operatori del mercato, ecc.), presidi efficaci e capaci di intercettare tempestivamente indicatori di vulnerabilitaฬ inattese possono prevenire la diffusione di eventuali esternalitaฬ negative.
Come Banca dโItalia, infatti, nellโattivitaฬ di vigilanza, guardiamo, oltre che al contenimento del rischio, alla stabilitaฬ e alla sana e prudente gestione dei singoli intermediari, agli eventuali fattori di rischio e vulnerabilitaฬ del sistema finanziario che potrebbero costituire una minaccia per la sua stabilitaฬ, allo scopo di prevenirne, o limitarne, gli effetti sullโeconomia reale. I presidi normativi come quelli gestionali sono passi fondamentali sulla strada per lโeccellenza, per conservare la fiducia degli investitori e per garantire la stabilitaฬ del sistema.
Lโapproccio prudenziale adottato nellโambito dellโazione di vigilanza sugli intermediari italiani del private capital, pur nel rispetto del principio di proporzionalitaฬ, eฬ strettamente legato alla rischiositaฬ intrinseca del comparto e alle interconnessioni dello stesso con lโeconomia reale e finanziaria, a livello domestico e internazionale. Alla luce dei possibili effetti di contagio, la valutazione prudenziale del profilo di rischio specifico del singolo intermediario, soprattutto nei casi connotati da maggior criticitaฬ e da rilevante interconnessione, deve essere accompagnata da un presidio rafforzato per la stabilitaฬ complessiva del sistema”.
Lโinnovazione
“Lโinnovazione rappresenta un fattore fondamentale per supportare lo sviluppo del settore dei fondi dโinvestimento da un lato, per garantire la competitivitaฬ delle imprese domestiche e la crescita dellโeconomia dallโaltro. In questo contesto, estremamente dinamico e in forte accelerazione, la Banca dโItalia ha accettato le sfide che lโinnovazione ci pone davanti e ha assunto un ruolo di catalyst per promuovere soluzioni di sistema che favoriscano la crescita degli operatori e lo sviluppo della buona innovazione, le cui caratteristiche fondamentali devono essere quelle della sicurezza, dellโinclusione, della sostenibilitaฬ e dellโefficienza a beneficio di tutti gli stakeholder. In linea con le migliori prassi adottate a livello internazionale, nel corso degli ultimi anni sono stati sviluppati tre diversi e integrati canali di dialogo con il mercato: Canale Fintech, Milano Hub e la Sandbox regolamentare. Sono strumenti fondamentali per lโinterazione tra lโAutoritaฬ e il mercato, per un dialogo informale e costruttivo, per trasformare unโidea in progetto, offrendo la possibilitaฬ di testarne la robustezza in un ambiente protetto.
Questi facilitatori rappresentano opportunitaฬ importanti per gli intermediari, anche del risparmio gestito. Alcuni progetti in esame riguardano societaฬ di gestione, che si sono rivolte a partner specializzati al fine di sperimentare gli impatti che le nuove tecnologie. Penso in particolare alle soluzioni che contemplano lโutilizzo dellโIntelligenza Artificiale e della DLT, oggetto delle due call di Milano Hub, che possono produrre benefici importanti anche nella filiera del risparmio gestito.
In questo ambito, voglio richiamare il ruolo chiave che il vostro settore puoฬ e deve svolgere per canalizzare le risorse finanziarie indispensabili a sostegno dellโinnovazione, per permettere la trasformazione di idee in progetti di successo. Lโinnovazione si caratterizza per la velocitaฬ, la volatilitaฬ, a fronte degli ingenti finanziamenti richiesti; per cogliere le opportunitaฬ senza trascurarne i rischi anche sotto il profilo finanziario si confermano cruciali le conoscenze e le competenze del private capital”.
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