venerdรฌ 25 Luglio 2025

โ€œIl credito in Italia ha un prezzo. E non รจ solo quello dei tassi dโ€™interesse. Dal 2019 al 2025, il TAEG medio nazionale per gli investimenti delle imprese (ovvero il costo totale del credito) รจ schizzato, in sei anni, dal 2,34% al 4,77%. Il focus Censis – Confcooperative accende i riflettori su quello che chiamiamo il โ€œdazioโ€ del credito. Che viene erogato con criteri che rischiano di cristallizzare le disuguaglianze esistenti, creando uno spread territoriale in unโ€™Italia creditizia a due velocitร โ€. Lo dice Maurizio Gardini, presidente di Confcooperative commentando il Focus Censis Confcooperative BCE, il โ€œdazioโ€ del credito e lo spread territoriale.

Censis-Confcooperative: credito ‘dazio’ per imprese, Taeg schizzato al 4,77%

รˆ di 1,89% la forbice che separa il costo del credito per le imprese tra la Calabria (5,68%) e la Valle dโ€™Aosta (3,79%). โ€œPer un credito a 10 anni da 300 mila euro, unโ€™impresa calabrese paga 33.000โ‚ฌ in piรน rispetto a una della Valle Dโ€™Aosta. Mentre una famiglia calabrese che chiede un prestito a 5 anni, da 50mila euro, paga 2.300 euro in piรน rispetto allโ€™Emilia Romagna. รˆ la geografia dellโ€™apartheid finanziario italiano dopo la stretta monetaria del 2022 โ€“ 2023 โ€“ aggiunge Gardini – chi nasce al Sud paga di piรนโ€.

(vedi Tab 1 e 2 e Fig. 1 e 2)

 

Imprese: รˆ il segno meno (-1,42%) che accompagna il credito alle societร  non finanziarie italiane a maggio 2025. Un dato che, seppur in miglioramento rispetto ai dati del 2023 (quando si toccรฒ il -6,6%), racconta di una difficoltร  che non accenna a migliorare. La variazione congiunturale sui tre mesi รจ debole: +0,45% a gennaio, +0,05% a febbraio.

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Le difficoltร  delle micro imprese: dal -7,18% al -7,92% Il sistema creditizio italiano ha sviluppato una logica da algoritmo molto selettivo. Lโ€™analisi per dimensione dโ€™impresa e classe di rischio presenta un conto pesante per le imprese. Tra dicembre 2023 e dicembre 2024, nel segmento a basso rischio, i prestiti alle grandi imprese sono cresciuti del +2,35%, mentre quelli alle micro, piccole e medie imprese languono (rispettivamente -0,68%, -2,40% e -3,63%). Ma รจ nel segmento ad alto rischio che si concentrano le criticitร . Le microimprese scendono dal -7,18% al -7,92%. Anche le grandi imprese, se percepite come rischiose passano dal -3,74% a -4,79%. La mappa del credito italiano รจ da apartheid finanziario. Il tasso annuo effettivo globale (TAEG) sui prestiti superiori a un anno per investimenti disegna un Paese spaccato in due: in Calabria si paga il 5,68%, in Basilicata il 5,65%, in Sicilia il 5,36%. Il Mezzogiorno nel suo complesso sconta un 5,16%, un macigno rispetto al 4,71% del Nord Ovest e al 4,59% del Nord Est.

La Valle dโ€™Aosta registra il TAEG piรน basso dโ€™Italia (3,79%), seguita da Lazio (4,31%) ed Emilia-Romagna (4,43%). La differenza tra Calabria e Valle dโ€™Aosta รจ di 1,89 punti percentuali: per un prestito di 300.000 euro da restituire in dieci anni, la differenza nelle due regioni รจ di 33.000 euro a carico dellโ€™impresa che opera in Calabria.

Famiglie: la ripresa cauta Per le famiglie italiane il quadro รจ piรน incoraggiante, ma non privo di ombre. A maggio 2025 si registra un incremento tendenziale dellโ€™1,5% dei prestiti concessi, che prosegue la lenta risalita avviata a fine 2024. Anche la variazione trimestrale di febbraio (+2,01%) conferma che il ciclo del credito sta uscendo dalla lunga fase di contrazione. I tassi sui mutui per lโ€™acquisto di abitazioni sono scesi dal picco del 4,50% del novembre 2023 al 3,17% di maggio 2025. Un calo significativo, ma che non ha ancora riportato i tassi ai livelli pre-2022, quando si attestavano tra lโ€™1,95% (gennaio 2019) e lโ€™1,27% (gennaio 2021). Anche qui incide lo spread territoriale, nel 2024 i prestiti concessi alle famiglie per un periodo superiore allโ€™anno e fino a cinque anni registrano le condizioni piรน favorevoli in Emilia-Romagna (4,20%), Trentino-Alto Adige (4,40%) e Lombardia (4,75%), dove il costo del prestito si attesta sensibilmente al di sotto della media nazionale (5,08%). Una famiglia calabrese che chiede un prestito da 50mila euro, rimborsabile in cinque anni, paga fino a 2.300 euro in piรน rispetto a una famiglia dellโ€™Emilia-Romagna.

 

Il nuovo portafoglio degli italiani. Nel primo trimestre del 2025, le attivitร  finanziarie detenute dalle famiglie italiane ammontano a 6.043 miliardi di euro, con una composizione del portafoglio che riflette sia una forte diversificazione sia alcuni spostamenti significativi rispetto allโ€™anno precedente. La quota piรน rilevante continua a essere rappresentata dalle azioni e altre partecipazioni, che pesano per il 29,7% del totale, seppur in lieve calo rispetto al 30,3% del primo trimestre 2024, per un ammontare complessivo pari a 1.794,8 miliardi di euro. Seguono biglietti, monete e depositi, che restano su valori elevati (26,1%), pur riducendosi leggermente come incidenza rispetto allโ€™anno precedente (26,7%), e che ammontano a 1.578,8 miliardi di euro. Emergono segnali interessanti su alcune componenti dinamiche del portafoglio: i titoli obbligazionari crescono in quota dal 7,9% allโ€™8,3%, raggiungendo 500,6 miliardi di euro, con una crescita trainata in particolare dai titoli italiani, che passano da unโ€™incidenza del 6,2% al 6,5%, per un totale di 392,1 miliardi. Ancora piรน evidente รจ il rafforzamento delle quote di fondi comuni, che rappresentano il 14,1% delle attivitร  complessive, in aumento rispetto al 12,8% dellโ€™anno precedente, arrivando a 850,0 miliardi di euro. Il contributo di questa crescita proviene sia dai fondi italiani, che salgono a 265,0 miliardi, sia, soprattutto, dai fondi esteri, che si attestano a 585,0 miliardi. Spicca il ritorno ai titoli di Stato, che passano dal minimo del 2,3% nel 2021 al 5,1% nel 2024. Dopo anni di disinvestimenti dovuti ai tassi zero, i titoli pubblici italiani tornano a occupare un posto significativo nel portafoglio delle famiglie, grazie al rialzo dei rendimenti e allโ€™offerta ampia di BTP e titoli retail.

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Il risparmio perduto: dal 14,6% al 9,3%. Il confronto spietato tra il 2004 e il primo trimestre 2025 racconta di unโ€™Italia che ha perso la capacitร  di guardare al futuro. Nel 2004, la propensione al risparmio oscillava tra il 13,3% e il 14,6%, con un potere dโ€™acquisto che superava i 357 miliardi di euro reali nel terzo trimestre. Dieci anni dopo, nel 2014, la propensione si รจ attestata intorno allโ€™8,6โ€“8,8%, mentre il potere dโ€™acquisto รจ sceso attorno ai 326 miliardi, segnando una perdita secca di circa 30 miliardi. Nel 2024, invece, la propensione al risparmio รจ tornata su livelli analoghi a quelli del 2014 (tra lโ€™8,5% e il 9,5%), ma il potere dโ€™acquisto invece no, attestandosi sui 340 miliardi: un recupero parziale, ma non sufficiente a colmare la distanza rispetto allโ€™inizio degli anni Duemila. Nel primo trimestre 2025 la propensione al risparmio si รจ attestata al 9,3%, mentre il potere dโ€™acquisto รจ salito a 346 miliardi di euro, ancora 10 miliardi in meno rispetto al 2004.

2026: lโ€™illusione del miglioramento Le previsioni al 2026 dipingono un futuro di apparente miglioramento, ma sotto la superficie le fratture restano. Il tasso di deterioramento del credito scenderร  per tutti: le grandi imprese lo vedranno dimezzato dal 2,0% allโ€™1,0%, le microimprese dal 3,7% al 3,0%. Numeri che nascondono una veritร  scomoda: anche nel 2026 le microimprese avranno un tasso di deterioramento triplo rispetto alle grandi.

Il settore delle costruzioni resterร  quello piรน a rischio (3,2%), mentre lโ€™industria scenderร  al 2,1%. Non รจ un miglioramento, รจ la cristallizzazione di un sistema creditizio a due velocitร .

 

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