Thursday 21 November 2024

A seguito dellโ€™attivitร  di controllo effettuata dalla Guardia di Finanza, lโ€™anno scorso sono state denunciate allโ€™Autoritร  Giudiziaria per violazioni penali tributarie 14.045 persone, di cui 290 sono state arrestate. In buona sostanza, il due per cento dei soggetti denunciati รจ finito in carcere. A segnalarlo รจ lโ€™Ufficio studi della CGIA che ha elaborato i dati della Corte dei Conti.

CGIA: evasione fiscale in calo

Analizzando la serie storica, dal 2011 emerge che il numero assoluto dei denunciati รจ rimasto pressochรฉ stabile, mentre gli arresti, dopo il minimo storico toccato nel 2016 (99), hanno raggiunto il picco massimo nel 2021 (411), per poi scendere di 121 casi nel 2022 (290). Se, invece, prendiamo in esame lโ€™incidenza degli arrestati sul totale denunciati, la percentuale ha ricominciato a salire nel 2016 (0,9 per cento) per arrivare alla soglia massima nel 2020 e nel 2021 (in entrambi gli anni
il 3 per cento), per poi diminuire di un punto nel 2022 (2 per cento)

โ€ข No ad uno Stato di polizia tributaria, sรฌ a un fisco piรน giusto

Sia chiaro, la lotta allโ€™evasione passa anche attraverso lโ€™azione repressiva che, nei casi previsti dalla legge, deve portare allโ€™arresto di chi si rende responsabile di questi reati. Purtroppo, cosรฌ come ha avuto modo di segnalare la Corte dei Conti, fino ad ora non siamo stati in grado di โ€œmisurareโ€ lโ€™efficacia di questa attivitร  punitiva. Infatti, non esiste alcuna analisi realizzata dallโ€™Amministrazione fiscale o dal ministero della Giustizia in grado di valutare ex post gli effetti prodotti dallโ€™azione repressiva del nostro fisco sia per quanto concerne le risorse recuperate sia in ordine alla deterrenza esercitata. Tuttavia, segnalano dallโ€™Ufficio studi della CGIA, in Italia non abbiamo la necessitร  di istituire uno Stato di polizia tributaria per combattere lโ€™evasione. Insomma, determinati con chi รจ completamente sconosciuto al fisco, altrettanto decisi nei confronti di coloro che, sebbene โ€œtargatiโ€, fanno i furbi, senza comunque essere costretti ad inasprire la disciplina penale tributaria con lโ€™intento giustizialista di gettare in galera gli evasori e buttare la chiave. Almeno fino a quando non ci verrร  dimostrato, con dati alla mano, che il ricorso alla pena restrittiva della libertร  personale risulti essere uno strumento in grado di dissuadere le persone a non fare il loro dovere fiscale e a recuperare le somme evase. Nel frattempo, riteniamo che per ridurre lโ€™infedeltร  fiscale e allinearci agli standard dei paesi europei meno interessati da questo fenomeno sia auspicabile mettere a punto in tempi rapidi un fisco meno aggressivo, piuฬ€ semplice, piuฬ€ trasparente e piuฬ€ equo, premiando chi produce, chi crea occupazione e genera ricchezza. Garantendo, allo stesso tempo, un gettito sufficiente a far funzionare la macchina dello Stato e ad aiutare chi si trova in difficoltaฬ€.

โ€ข Lโ€™evasione eฬ€ in calo

A conferma di quanto appena detto, anche grazie a un leggero calo della pressione fiscale, nel 2022 lโ€™Amministrazione finanziaria ha recuperato dalla lotta allโ€™evasione oltre 20 miliardi di euro. Questo dato, annunciato dal Ministero dellโ€™Economia e delle Finanze (MEF) nei mesi scorsi, eฬ€ lโ€™ennesima dimostrazione che negli ultimi anni la lotta contro lโ€™infedeltaฬ€ fiscale sta dando i suoi frutti. Tra il 2015 e il 20203, ad esempio, le imposte evase in Italia sono scese di 16,3 miliardi di euro. Sebbene il 2020 sia stato un anno molto particolare a causa della pandemia, il tax gap stimato dal MEF eฬ€ sceso a 89,8 miliardi di euro; di cui 78,9 sono ascrivibili al mancato gettito tributario e gli altri 10,8 miliardi sono il โ€œfruttoโ€ dellโ€™evasione contributiva.

โ€ข Le stime โ€œinattendibiliโ€ del MEF. Gli autonomi, almeno al Nord, non sono gli โ€œaffamatori del popoloโ€

In materia di evasione fiscale, spesso gli organi di stampa e molti autorevoli opinionisti citano i dati del Ministero dellโ€™Economia e delle Finanze (MEF)4 che stimano in quasi 90 miliardi5 di euro il tax gap delle entrate tributarie e contributive presenti nel Paese. Entrando nel dettaglio di questa analisi, la tipologia di imposta piuฬ€ evasa sarebbe lโ€™Irpef in capo al lavoro autonomo6, per un importo pari a 28,3 miliardi di euro che corrisponde ad una propensione al gap nellโ€™imposta che da anni sfiora stabilmente il 70 per cento. Questo vuol dire, secondo gli estensori di questa elaborazione, che poco meno del 70 per cento dellโ€™Irpef non sarebbe versata allโ€™erario dai lavoratori autonomi. Non entriamo nel merito della metodologia di calcolo utilizzata, alquanto arzigogolata, ma ci limitiamo a dimostrare lโ€™ โ€œinattendibilitaฬ€โ€ di questo risultato. Secondo le dichiarazioni dei redditi dei lavoratori autonomi in contabilitaฬ€ semplificata del Nord (praticamente artigiani e commercianti) hanno dichiarano mediamente 33 mila euro lordi nellโ€™anno di imposta 2021. Segnaliamo che oltre il 70 per cento di queste partite Iva eฬ€ composto dal solo titolare dellโ€™azienda (in altre parole lavora da solo). Bene. Se, come sostiene il MEF, queste attivitaฬ€ evadono quasi il 70 per cento dellโ€™Irpef, quanto dovrebbero dichiarare se fossero ligi alle richieste dellโ€™erario? Il 130 per cento in piuฬ€, ovvero poco piuฬ€ di 76 mila euro allโ€™anno. Ora, come possono โ€œraggiungereโ€ nella realtaฬ€ una soglia di reddito cosiฬ€ elevata se la stragrande maggioranza lavora da solo, quindi eฬ€ poco piuฬ€ di un lavoratore dipendente, e al massimo puoฬ€ lavorare 10-12 ore al giorno, senza contare che durante questa fascia oraria deve rapportarsi anche con i clienti, con i fornitori, con altre aziende, con il commercialista, con la banca, con lโ€™assicurazione e come tutti i comuni mortali puoฬ€ infortunarsi, ammalarsi, etc., etc.? Ovviamente, nessuno puoฬ€ nascondere che anche tra i lavoratori autonomi ci siano delle sacche di evasione che vanno assolutamente debellate. Tuttavia, le stime messe a punto del MEF non convincono, anche alla luce del fatto che non includono il tax gap riconducibile agli autonomi esclusi dal pagamento dellโ€™Irap. Vale a dire quelli in regime dei โ€œminimiโ€ (quasi 2 milioni di soggetti), una buona parte delle imprese agricole, i professionisti privi di autonoma organizzazione e il settore dei servizi domestici. Complessivamente siamo parlando di ben oltre la metaฬ€ dei lavoratori indipendenti presente nel nostro Paese. Ebbene, se fosse considerata anche lโ€™evasione di questi ultimi, che picco toccherebbe lโ€™evasione degli autonomi? Eโ€™ evidente che questi dati sono poco โ€œattendibiliโ€, ma quello che eฬ€ altrettanto insopportabile che molti organi di stampa e parecchi opinionisti radical chic utilizzino queste stime per accusare gli autonomi di essere โ€œbrutti, sporchi e cattiviโ€; ovvero, i nuovi โ€œaffamatori del popoloโ€. Non pagano, quindi le ambulanze non hanno la benzina per correre, le scuole sono costrette a chiudere, etc., etc.

โ€ข La mappa dellโ€™evasione: forte divario Nord-Sud

Nel 2020, ultimo dato disponibile, il peso dellโ€™economia non osservata sul valore aggiunto nazionale era allโ€™11,6 per cento, pari a 174,6 miliardi di euro. Di questโ€™ultimo importo, lโ€™economia sommersa era pari a 157,4 miliardi e le attivitaฬ€ illegali 17,3 miliardi. Lโ€™evasione fiscale e contributiva, invece, si aggirava attorno ai 90 miliardi di euro (78,9 miliardi imputabili allโ€™evasione tributaria e 10,8 miliardi allโ€™evasione contributiva).

Applicando al valore aggiunto sommerso un coefficiente determinato dal rapporto del gettito fiscale e il valore aggiunto desumibile dalla contabilitaฬ€ nazionale al netto dellโ€™economia non osservata, lโ€™Ufficio studi della CGIA eฬ€ riuscita a calcolare anche lโ€™evasione a livello regionale.

In buona sostanza, a fronte di 90 miliardi di evasione fiscale allโ€™anno, eฬ€ come se a ogni 100 euro di gettito incassato dal fisco, comunque ne venissero evasi 13,2. Se la stessa simulazione la riproduciamo a livello regionale, la situazione piuฬ€ critica la scorgiamo nel Mezzogiorno: nella classifica di euro evasi ogni 100 euro incassati, in Puglia gli evasori se ne trattengono 19,2 euro, in Campania 20 e in Calabria, maglia nera dโ€™Italia, 21,3. Si tratta di cifre doppie rispetto a ai 10,6 euro che si registrano in Friuli Venezia Giulia, ai 10,2 euro in Provincia di Trento e ai 9,5 euro in Lombardia. Il territorio nazionale piuฬ€ fedele al fisco eฬ€ la Provincia di Bolzano che presenta unโ€™evasione di soli 9,3 euro ogni 100 incassati.

โ€ข Al Nord gli autonomi in contabilitaฬ€ semplificata dichiarano il 43% in piuฬ€ dei colleghi del Sud

Anche osservando le dichiarazioni dei redditi degli imprenditori individuali e dei lavoratori autonomi in contabilitaฬ€ semplificata (regime fiscale che coinvolge la grandissima parte degli artigiani e dei piccoli commercianti), le differenze reddituali sono profondissime. Se, mediamente, al Nord si dichiarano 33 mila euro allโ€™anno, al Sud solo 23 mila. Questo vuol dire che al Nord si dichiara il 43 per cento in piuฬ€. Questa forchetta tende addirittura ad aumentare quando si analizzano le dichiarazioni dei redditi anche dei lavoratori autonomi (liberi professionisti e artisti) e delle imprese individuali in contabilitaฬ€ ordinaria. Ovviamente questi divari sono sicuramente riconducibili alle diverse situazioni economiche e sociali presenti in queste due macro aree. Tuttavia, ha una rilevanza non trascurabile anche lโ€™impatto dellโ€™evasione fiscale di sopravvivenza che nel Mezzogiorno ha dimensioni importanti. Analizzando i dati delle singole regioni per quanto concerne le dichiarazioni dei redditi in contabilitaฬ€ semplificata, in Lombardia gli autonomi dichiarano 35.462 euro, in provincia di Trento 34.436 euro, in Veneto di 33.318 e in Friuli Venezia Giulia di 33.205 euro. Per contro, in Sicilia ci si attesta sui 23.946 euro, in Puglia sui 23.223 euro, in Campania sui 22.662 euro, in Basilicata sui 21.012 euro, in Molise sui 19.610 euro e in Calabria sui 19.551 euro. La media nazionale eฬ€ pari a 29.425 euro.

 

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