giovedì 4 Luglio 2024

Alla fine di giugno 2023, i 42 contratti collettivi nazionali in vigore per la parte economica riguardano il 46,1% dei dipendenti – circa 5,7 milioni – e corrispondono al 45,2% del monte retributivo complessivo. E’ quanto rilevato dall’Istat.

Nei primi sei mesi del 2023 i salari perdono oltre 6 punti di potere d’acquisto

Nel corso del secondo trimestre 2023 sono stati recepiti due contratti: legno e prodotti in legno e vigilanza privata.

I contratti in attesa di rinnovo a fine giugno 2023 sono 31 e coinvolgono circa 6,7 milioni di dipendenti, il 53,9% del totale.

Tra giugno 2022 e giugno 2023, il tempo medio di attesa di rinnovo per i lavoratori con contratto scaduto è diminuito da 30,7 a 26,2 mesi; per il totale dei dipendenti da 15,8 è sceso a 14,1 mesi.

Nel primo semestre 2023 (gennaio-giugno), la retribuzione oraria media è del 2,4% più elevata di quella registrata nel primo semestre 2022.

L’indice delle retribuzioni contrattuali orarie, a giugno 2023, segna un aumento dell’1,0% rispetto al mese precedente e del 3,1% rispetto a giugno 2022; l’aumento tendenziale è stato del 3,9% per i dipendenti dell’industria, dell’1,6% per quelli dei servizi privati e del 4,4% per i lavoratori della pubblica amministrazione.

I settori che presentano gli aumenti tendenziali più elevati sono: attività dei vigili del fuoco (+11,5%), settore metalmeccanico (+6,2%) e servizio sanitario nazionale (+6,1%); l’incremento è nullo per farmacie private e per pubblici esercizi e alberghi.

La dinamica tendenziale delle retribuzioni contrattuali – commenta l’Istat – continua a mostrare un progressivo rafforzamento: a giugno 2023 la crescita su base annua è stata del +3,1% (la più marcata da novembre 2009). Il comparto pubblico – che beneficia dell’applicazione degli incrementi relativi ai rinnovi del triennio 2019-2021 siglati a partire da maggio 2022- è quello che registra l’incremento più alto (4,4%).

Nonostante il recente rallentamento dell’inflazione, nei primi sei mesi dell’anno la distanza tra la dinamica dei prezzi (IPCA) e quella delle retribuzioni supera ancora i sei punti percentuali.

 

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