“Pensioni più basse su del 7,30%, la minima può sfiorare 600 euro”. Così titola stamani Il Sole 24 Ore. Adeguamento all’inflazione nella misura del 100% per importi lordi fino a 2.101,52 euro Prevista una progressiva riduzione fino al 32% per i trattamenti 10 volte oltre il minimo.
L’ adeguamento all’inflazione porterà un incremento delle pensioni del 7,30 per cento – si legge sul quotidiano economico -. Tale valore è provvisorio e il conguaglio sull’inflazione definitiva sarà effettuato a inizio 2024. Come precisato dall’Inps con la circolare 135/2022, il rinnovo delle pensioni per il 2023 è stato effettuato limitatamente agli importo di pensione fino a quattro volte il trattamento minimo (2.101,52 euro) per evitare di corrispondere somme non dovute e di generare indebiti pensionistici. I trattamenti di importo superiore non hanno subito, al momento, alcuna rivalutazione.
Pensioni più basse su del 7,30%, la minima può sfiorare 600 euro
A partire dal 2023, ci sarà una clausola che proteggerà i pensionati con importi fino al trattamento minimo (525,38 euro per il 2022, adeguato del 7,30% e ulteriormente incrementato dell’1,50% per un totale di 572,20 euro). Se il pensionato ha 75 anni o più, l’aumento sarà del 6,40% (circa 600 euro). Nel 2024, ci sarà un ulteriore aumento del 2,70% per chi ha una pensione non superiore al trattamento minimo. Questi “ulteriori aumenti” saranno applicati ogni mese dal gennaio 2023 al dicembre 2024, compresa la tredicesima mensilità.
L’assegno sociale aumenterà del 7,30%, passando da 469,03 euro a 503,27 euro lordi mensili. Stessa cosa per la pensione sociale, che passerà da 386,54 a 414,76 euro lordi mensili.
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