mercoledƬ 3 Luglio 2024

Nel mese che ci siamo appena lasciati alle spalle, il fisco ha cominciato seriamente a presentare il ā€œcontoā€ agli italiani. Tra le ritenute Irpef dei dipendenti, lā€™Iva, lā€™Ires, lā€™Imu, lā€™Irap, lā€™Irpef in capo ai lavoratori autonomi, le addizionali, etc., lā€™Ufficio studi della CGIA ha stimato in 63,9 miliardi di euro lā€™ammontare complessivo delle tasse che, entro ieri, sono state versate nello scorso mese nelle casse dello Stato. Va comunque ricordato che giugno, assieme a novembre, eĢ€ da sempre il mese dove si concentra il maggior numero di scadenze fiscali. Cā€™eĢ€ comunque dellā€™altro da segnalare. Non solo paghiamo molto ā€“ e questo lo possono affermare tutti coloro che sono ā€œconosciutiā€ dallā€™Amministrazione finanziaria ā€“ ma, come ha ricordato recentemente anche il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, pure pagare le tasse eĢ€ estremamente difficile.

Tasse, CGIA: a giugno abbiamo pagato 64 miliardi. Da oggi buste paga piĆ¹ pesanti

La complessitaĢ€ e la farraginositaĢ€ del nostro sistema tributario, purtroppo, stanno creando delle grandi difficoltaĢ€ interpretative persino agli addetti ai lavori, come i commercialisti, gli esperti fiscali delle associazioni di categoria o dei Caf. Figuriamoci gli imprenditori, in particolar modo quelli di piccola dimensione che subiscono 80 scadenze tributarie e contributive ogni anno1. ā€œTravoltiā€ da questo dedalo fiscale, con il rallentamento dellā€™economia eĢ€ diminuita la liquiditaĢ€ disponibile per onorare questi impegni, anche alla luce del fatto che i committenti hanno allungato i tempi di pagamento e le banche sono tornate a erogare il credito con il contagocce.

ā€¢ Ritenute Irpef, Iva e Ires sono le imposte piuĢ€ salate Dallā€™analisi dei risultati emersi da questa elaborazione, lā€™Ufficio studi della CGIA segnala che nello scorso mese di giugno lā€™impegno economico piuĢ€ gravoso ha riguardato il pagamento delle ritenute Irpef dei dipendenti e dei collaboratori che ammontano a 13,9 miliardi di euro. Per i contribuenti con scadenza mensile (imprese e lavoratori autonomi), il versamento dellā€™Iva relativo al mese di maggio ha toccato i 13 miliardi di euro. Altrettanto oneroso eĢ€ stato il versamento del saldo 2022 e dellā€™acconto 2023 relativo allā€™Ires (Imposta sui redditi delle societaĢ€ di capitali). Le imprese hanno dato allā€™erario 12,7 miliardi di euro. Il pagamento della prima rata dellā€™Imu-Tasi sulle seconde/terze case, sui capannoni, gli uffici e i negozi eĢ€ costato 9,8 miliardi di euro. Il saldo 2022 e lā€™acconto 2023 dellā€™Irap, invece, hanno ā€œprelevatoā€ dalle attivitaĢ€ produttive 4,9 miliardi. Lā€™Irpef in capo a tutti i lavoratori indipendenti (partite Iva) e agli altri percettori di reddito (da fitti, altri proventi, etc.) eĢ€ costata 3,7 miliardi, mentre la raccolta e lo smaltimento dei rifiuti (Tari) ha consentito alle multiutility che gestiscono questo servizio di incassare 2,6 miliardi di euro. Lā€™Ufficio studi della CGIA fa notare che il gettito di ciascuna imposta riportata in questa elaborazione eĢ€ stato stimato sulla base dellā€™andamento registrato negli ultimi anni. Oltre a cioĢ€, si eĢ€ tenuto conto anche degli effetti economici dovuti alle modifiche legislative intervenute nellā€™ultimo periodo.

ā€¢ Da oggi buste paga piuĢ€ pesanti
Grazie al decreto Lavoro approvato definitivamente lā€™altro ieri, il taglio del cuneo fiscale per i lavoratori dipendenti con redditi fino a 35 mila euro lordi sale di 4 punti percentuali. La misura, peroĢ€, saraĢ€ temporanea. Entra in vigore oggi e termineraĢ€ il prossimo 31 dicembre. Nel dettaglio:

  • – Ā per gli stipendi fino a 25 mila euro lordi, il taglio del cuneo passa dal 3 al 7 per cento. Questo comporteraĢ€ un ipotetico aumento dello stipendio attorno ai 70 euro al mese;
  • – Ā perleretribuzionida25a35milaeurolordi,invece,lariduzione sale dal 2 al 6 per cento. Si ipotizza un aumento in busta paga di circa 90 euro mensili.

Al netto dei lavoratori agricoli e domestici, nel settore privato del nostro Paese sono interessati da questa misura poco piuĢ€ di 13,5 milioni di dipendenti, pari allā€™86,3 per cento circa del totale dei lavoratori dipendenti occupati nel settore privato3.

ā€¢ Evasione: eĢ€ ancora troppa, ma sta scendendo
Nel 2022 il fisco ha recuperato dalla lotta allā€™evasione oltre 20 miliardi di euro. Questo dato, annunciato dal Ministero dellā€™Economia e delle Finanze (MEF), eĢ€ lā€™ennesima dimostrazione che negli ultimi anni la lotta contro lā€™infedeltaĢ€ fiscale sta dando i suoi frutti. Sebbene il 2020 sia stato un anno molto particolare a causa della pandemia, il tax gap stimato dal MEF eĢ€ sceso a 89,8 miliardi di euro; di cui 78,9 sono ascrivibili al mancato gettito tributario e gli altri 10,8 miliardi sono il ā€œfruttoā€ dellā€™evasione contributiva.

Pur non potendo contare su quasi 79 miliardi di euro di tasse ogni anno, un importo che purtroppo rimane ancora straordinariamente elevato, lā€™Amministrazione finanziaria italiana sembra essere riuscita a imboccare la strada giusta per combattere efficacemente questa piaga sociale ed economica che da sempre caratterizza negativamente il nostro Paese.

Tra la compliance fiscale, lo split payment, la fatturazione elettronica e lā€™invio telematico dei corrispettivi, una serie di contribuenti ā€“ tra cui gli evasori incalliti, chi riceveva i pagamenti dallo Stato per un servizio o una prestazione lavorativa resa e poi non versava lā€™Iva e, infine, i professionisti delle cosiddette ā€œfrodi caroselloā€6 – sono stati indotti a ravvedersi.

Non solo. Anche il leggero calo della pressione fiscale registrato in questi ultimi anni ha sicuramente avuto un effetto positivo sul fronte delle entrate. Sebbene sia ancora del tutto insufficiente, la contrazione del carico fiscale ha contribuito, in parte, a ridurre lā€™evasione, soprattutto quella che in gergo viene chiamata di ā€œsopravvivenzaā€.

Purtroppo, chi eĢ€ completamente sconosciuto al fisco continua imperterrito a farla franca, cosiĢ€ come le organizzazioni criminali di stampo mafioso che sempre con maggior dedizione seguitano a coltivare i propri traffici illegali. Poco ā€œsensibiliā€ alla fedeltaĢ€ fiscale lo sono anche quelle multinazionali e i giganti del web che, in Italia, realizzano profitti milionari, ma la stragrande maggioranza delle imposte le versano nei paesi a elevata fiscalitaĢ€ di vantaggio.

Secondo lā€™Area studi di Mediobanca, ad esempio, nel 2021 il 30 per cento circa dellā€™utile ante imposte delle 25 principali big tech presenti nel nostro Paese eĢ€ stato tassato in Paesi a fiscalitaĢ€ di vantaggio. Questa forma di elusione ha consentito a queste realtaĢ€ di risparmiare 12,4 miliardi di euro di tasse; se consideriamo il triennio 2019-20217, tale importo eĢ€ salito a 36,3 miliardi di euro.

ā€¢ Solo Francia e Belgio pagano piuĢ€ tasse di noi
In UE solo la Francia e il Belgio hanno registrato un peso fiscale superiore al nostro. Se a Parigi la pressione fiscale nel 2022 era al 47,7 per cento del Pil, a Bruxelles si eĢ€ attestata al 45,1 per cento. Da noi, invece, ha toccato la soglia record del 43,5 per cento. Tra i 27 dellā€™UE, lā€™Italia si ā€œcollocaā€ al terzo posto. La Germania, invece, si eĢ€ posizionata al 9Ā° posto con una pressione fiscale del 41,9 per cento, mentre la Spagna la scorgiamo al 12Ā° posto con il 38,5 per cento. La media dei Paesi dellā€™Area dellā€™Euro eĢ€ stata del 41,9 per cento.

ā€¢ Schiacciati anche dallā€™ ā€œoppressioneā€ fiscale
Oltre ad avere un carico fiscale tra i piuĢ€ elevati dā€™Europa, lā€™Italia eĢ€ il Paese, assieme al Portogallo, dove pagare le tasse eĢ€ piuĢ€ difficile, in particolar modo per le imprese. Secondo le ultime statistiche elaborate dalla Banca Mondiale (Doing Business 2020), i nostri imprenditori ā€œperdonoā€ 30 giorni allā€™anno (pari a 238 ore) per raccogliere tutte le informazioni necessarie per calcolare le imposte dovute; per completare tutte le dichiarazioni dei redditi e per presentarle allā€™Amministrazione finanziaria; per effettuare il pagamento on line o presso le autoritaĢ€ preposte. In Francia per espletare le incombenze burocratiche derivanti dal pagamento delle tasse sono necessari solo 17 giorni (139 ore), in Spagna 18 (143 ore) e in Germania 27 (218 ore), mentre la media dellā€™Area dellā€™Euro eĢ€ di 18 giorni (147 ore). I dati si riferiscono a una media impresa (societaĢ€ a responsabilitaĢ€ limitata), al secondo anno di vita e con circa 60 addetti.

 

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