“Il tesoro fermo sui conti correnti, così gli italiani perdono 115 miliardi”. Questo il titolo nelle pagine economiche de La Repubblica. Solo una piccola parte dei 1.384 miliardi depositati è investita in strumenti più redditizi come bond e fondi.
Il tesoro fermo sui conti correnti, così gli italiani perdono 115 miliardi
Alla luce del settimo rialzo dei tassi Bce, che si riflette inevitabilmente sui rendimenti di mercato, sarebbe il caso di investire: anche perché l’inflazione erode le giacenze a un ritmo dell’8,3% annuo (circa 115 miliardi). Ma a febbraio – osserva il quotidiano – Bankitalia censiva 1.384 miliardi di euro di liquidità inerme – circa 800 delle famiglie – che le banche a marzo remuneravano lo 0,26% medio, impiegandoli al 3,81%.
L’indolenza è nel dna dell’investitore nostrano, e questi mesi di volatilità e turbolenze non incoraggiano – si legge nel pezzo di Andrea Greco -. Ciò che gli operatori notano sono, invece, piccoli transiti della liquidità, dai conti inerti a forme di parcheggio più redditizie.
Titoli del Tesoro, bond, fondi monetari, conti di deposito tornano di moda: grazie a rendimenti ormai dal 3 al 5%. Professionisti e consulenti esortano ad allungare gli orizzonti temporali e integrare con le azioni le varie forme di esposizione al reddito fisso: anche con gradualità. Ma alle parole seguono pochi fatti: nel primo trimestre 2023 la raccolta Assogestioni ha perso quasi 9 miliardi, benché l’azionario segni flussi per 5,4 miliardi.
Da gennaio circa 10 miliardi sono stati investiti dagli italiani nei Btp, dato che i decennali rendono ormai il 4,2%, e pagano meno tasse (il 12,5%, contro il 26% di fondi comuni, azioni, bond e conti di deposito). Il rischio Italia è percepito come nullo dagli italiani, a torto o a ragione: e sono richiesti anche i bond delle grandi aziende italiane, come Eni che a gennaio ha fatto il pieno con 4,3% di tasso fisso a 5 anni.
Tutti i bond di qualità, ormai, offrono rendimenti simili, dopo anni in area zero. (…) Per gestire la liquidità i risparmiatori preferiscono, storicamente, i conti di deposito fai-da-te: ma qui il difetto è che le offerte variano in fretta, e il denaro va vincolato. Oggi chi blocca somme per un anno riceve attorno al 3% lordo, sui tre anni fino al 4%, e a cinque anni si arriva al 4,5%. Quasi tutto è meglio che tenere i soldi fermi.
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