La Repubblica stamane dedica un approfondimento sui debiti degli italiani: “Mutui, rate e microprestiti: l’Italia paese di indebitati”, titola il quotidiano.
Mutui, rate e microprestiti: l’Italia paese di indebitati
Sono tantissimi, ma quantificarli è impossibile: non esistono cifre ufficiali e del resto, chi si trova in questa situazione, a volte fatica a raccontarlo in famiglia, figurarsi ai media. Sono i sovraindebitati: cittadini che si ritrovano con troppe rate da pagare e non riescono a onorare gli impegni presi con banche e finanziarie. Mutui, prestiti per un’auto, un frigo, ristrutturazioni, bollette di luce e gas, ma anche imprevisti della vita – si legge nel pezzo di Federico Formica -. Alcune informazioni preziose sul fenomeno provengono dal progetto Riparto, promosso dal Movimento consumatori (Mc) e Acli e cofinanziato dal ministero del Lavoro. Concluso da poco, in due anni Riparto ha intercettato quasi 2500 sovraindebitati in tutta Italia tra singoli consumatori e microimprese, spesso risolvendo i loro problemi attraverso piani di ristrutturazione debiti, proposte di concordato minore o liquidazione controllata del debito. Gli strumenti ci sono, ma bisogna conoscerli. E trovare chi è disposto ad aiutare senza scopo di lucro.
“È una sorta di mondo sommerso — spiega il segretario generale di Mc Alessandro Mostaccio — fatto di persone ben note alle finanziarie, a volte alle Caritas, ma non allo Stato. La buona notizia è che la riforma della direttiva Ue sul credito al consumo prevede che l’Italia si doti di un servizio di consulenza sul debito, gratuito e imparziale”.
Due anni di sportello hanno consentito di tracciare un identikit del sovraindebitato medio: maschio, tra i 36 e i 55 anni, con un diploma di scuola superiore e residente nelle città del centro-sud.
Perché ci si indebita? I dati Mc/Acli dicono che il 60% lo fa per acquistare beni mobili (auto, tv, tecnologia). Seguono a larga distanza (11%) le spese legate alla casa, come affitti o utenze, e i mutui immobiliari (10%). I principali creditori sono banche (33%), finanziarie (22%) e al terzo posto c’è lo Stato con l’Agenzia delle entrate (20%).
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