Lโexport agroalimentare italiano verso gli Stati Uniti, stimato a 7,8 miliardi di euro nel 2024, corre il rischio di subire danni che sfiorano i 2 miliardi di euro annui, con lโintroduzione di dazi al 25% da parte dellโamministrazione di Donald Trump. ร quanto spiega il Centro studi di Unimpresa, secondo cui lo scorso anno le esportazioni di cibo, vino e prodotti alimentari made in Italy negli Usa sono cresciute del 17% rispetto ai 6,67 miliardi del 2023.
Dazi, Unimpresa: “Per l’agroalimentare italiano danni da 2 miliardi l’anno”
ยซNon รจ solo una questione di numeri โ una perdita stimata tra 1,75 e 1,95 miliardi annui โ ma di identitร , di quel Made in Italy che parla di tradizione, qualitร , fatica. Giorgia Meloni lo ha detto chiaro: sarebbe unโingiustizia, per i nostri produttori e per i consumatori americani, privati di eccellenze che non sono lusso, ma patrimonio. Eppure, il tempo stringe. Serve unโazione diplomatica rapida, incisiva, che non si perda in retorica ma si giochi a Washington con la determinazione di chi sa cosa cโรจ in ballo. LโItalia non puรฒ permettersi di lasciare che il vino, lโolio, i formaggi โ simboli di un Paese โ diventino ostaggi di una guerra commerciale. La politica, ora, deve dimostrare di essere allโaltezza della sua storiaยป commenta il vicepresidente di Unimpresa, Giuseppe Spadafora.
Secondo il Centro studi di Unimpresa, lโexport agroalimentare italiano verso gli Usa ha raggiunto circa 7,8 miliardi di euro nel 2024, un valore che mostra una crescita del 17% rispetto allโanno precedente, Quando le esportazioni di questo settore verso gli Stati Uniti hanno raggiunto circa 6,67 miliardi di euro. Gli Stati Uniti rappresentano un mercato cruciale, assorbendo circa il 12% dellโexport agroalimentare italiano globale, che nel 2024 si prevede possa raggiungere i 70 miliardi di euro complessivi.
I prodotti di punta includono vini (circa 1,7 miliardi di euro), olio dโoliva (670-937 milioni di euro), pasta (805 milioni di euro) e formaggi (340-500 milioni di euro, a seconda delle stime). Lโintroduzione di dazi al 25% sui prodotti agroalimentari italiani esportati negli Stati Uniti comporterebbe un aumento dei costi per gli importatori americani, con probabili ripercussioni sulla domanda e sui volumi esportati. Per calcolare i danni potenziali, consideriamo due scenari: uno basato sul valore economico diretto dei dazi e un altro che tiene conto di una possibile riduzione delle vendite.
Cโรจ un impatto diretto, calcolabile in 1,95 miliardi e un impatto indiretto, cagionato dalla riduzione della produzione, stimabile nel 15-30%, che porterebbe un danno economico di 1,75 miliardi. Lโimpatto diretto rappresenta il costo aggiuntivo che gli importatori americani dovrebbero sostenere. Se trasferito interamente ai consumatori, aumenterebbe il prezzo dei prodotti italiani del 25%, riducendo potenzialmente la competitivitร rispetto a prodotti di altri Paesi (come Argentina o Australia per il vino). Quanto allโimpatto indiretto, si stima una diminuzione della domanda dovuta allโaumento dei prezzi, con consumatori americani che potrebbero optare per alternative piรน economiche.
I danni effettivi totali dipenderanno da un lato dalla capacitร degli importatori di assorbire i costi o, invece, li trasferiscono ai consumatori, e, dallโaltro, da quanto la domanda si riduca. Settori come il vino (500 milioni di euro di perdite potenziali), lโolio dโoliva (240 milioni) e i formaggi (fino a 300 milioni) sarebbero tra i piรน colpiti. Risvolti pesanti citati da Meloni si tradurrebbero in margini ridotti per le aziende, soprattutto pmi, che potrebbero non riuscire a compensare lโaumento dei costi o la perdita di mercato. Lโingiustizia per i consumatori americani si concretizzerebbe in un accesso limitato a prodotti di alta qualitร , con un impatto sociale che favorirebbe solo i ceti piรน abbienti. Cโรจ poi il tema della concorrenza, perchรฉ i dazi potrebbero avvantaggiare competitor extra-Ue, erodendo la quota di mercato italiana (esempio vini sudamericani o australiani).