lunedรฌ 16 Giugno 2025

Lโ€™export agroalimentare italiano verso gli Stati Uniti, stimato a 7,8 miliardi di euro nel 2024, corre il rischio di subire danni che sfiorano i 2 miliardi di euro annui, con lโ€™introduzione di dazi al 25% da parte dellโ€™amministrazione di Donald Trump. รˆ quanto spiega il Centro studi di Unimpresa, secondo cui lo scorso anno le esportazioni di cibo, vino e prodotti alimentari made in Italy negli Usa sono cresciute del 17% rispetto ai 6,67 miliardi del 2023.

Dazi, Unimpresa: “Per l’agroalimentare italiano danni da 2 miliardi l’anno”

ยซNon รจ solo una questione di numeri โ€“ una perdita stimata tra 1,75 e 1,95 miliardi annui โ€“ ma di identitร , di quel Made in Italy che parla di tradizione, qualitร , fatica. Giorgia Meloni lo ha detto chiaro: sarebbe unโ€™ingiustizia, per i nostri produttori e per i consumatori americani, privati di eccellenze che non sono lusso, ma patrimonio. Eppure, il tempo stringe. Serve unโ€™azione diplomatica rapida, incisiva, che non si perda in retorica ma si giochi a Washington con la determinazione di chi sa cosa cโ€™รจ in ballo. Lโ€™Italia non puรฒ permettersi di lasciare che il vino, lโ€™olio, i formaggi โ€“ simboli di un Paese โ€“ diventino ostaggi di una guerra commerciale. La politica, ora, deve dimostrare di essere allโ€™altezza della sua storiaยป commenta il vicepresidente di Unimpresa, Giuseppe Spadafora.

Secondo il Centro studi di Unimpresa, lโ€™export agroalimentare italiano verso gli Usa ha raggiunto circa 7,8 miliardi di euro nel 2024, un valore che mostra una crescita del 17% rispetto allโ€™anno precedente, Quando le esportazioni di questo settore verso gli Stati Uniti hanno raggiunto circa 6,67 miliardi di euro. Gli Stati Uniti rappresentano un mercato cruciale, assorbendo circa il 12% dellโ€™export agroalimentare italiano globale, che nel 2024 si prevede possa raggiungere i 70 miliardi di euro complessivi.

I prodotti di punta includono vini (circa 1,7 miliardi di euro), olio dโ€™oliva (670-937 milioni di euro), pasta (805 milioni di euro) e formaggi (340-500 milioni di euro, a seconda delle stime). Lโ€™introduzione di dazi al 25% sui prodotti agroalimentari italiani esportati negli Stati Uniti comporterebbe un aumento dei costi per gli importatori americani, con probabili ripercussioni sulla domanda e sui volumi esportati. Per calcolare i danni potenziali, consideriamo due scenari: uno basato sul valore economico diretto dei dazi e un altro che tiene conto di una possibile riduzione delle vendite.

Cโ€™รจ un impatto diretto, calcolabile in 1,95 miliardi e un impatto indiretto, cagionato dalla riduzione della produzione, stimabile nel 15-30%, che porterebbe un danno economico di 1,75 miliardi. Lโ€™impatto diretto rappresenta il costo aggiuntivo che gli importatori americani dovrebbero sostenere. Se trasferito interamente ai consumatori, aumenterebbe il prezzo dei prodotti italiani del 25%, riducendo potenzialmente la competitivitร  rispetto a prodotti di altri Paesi (come Argentina o Australia per il vino). Quanto allโ€™impatto indiretto, si stima una diminuzione della domanda dovuta allโ€™aumento dei prezzi, con consumatori americani che potrebbero optare per alternative piรน economiche.

I danni effettivi totali dipenderanno da un lato dalla capacitร  degli importatori di assorbire i costi o, invece, li trasferiscono ai consumatori, e, dallโ€™altro, da quanto la domanda si riduca. Settori come il vino (500 milioni di euro di perdite potenziali), lโ€™olio dโ€™oliva (240 milioni) e i formaggi (fino a 300 milioni) sarebbero tra i piรน colpiti. Risvolti pesanti citati da Meloni si tradurrebbero in margini ridotti per le aziende, soprattutto pmi, che potrebbero non riuscire a compensare lโ€™aumento dei costi o la perdita di mercato. Lโ€™ingiustizia per i consumatori americani si concretizzerebbe in un accesso limitato a prodotti di alta qualitร , con un impatto sociale che favorirebbe solo i ceti piรน abbienti. Cโ€™รจ poi il tema della concorrenza, perchรฉ i dazi potrebbero avvantaggiare competitor extra-Ue, erodendo la quota di mercato italiana (esempio vini sudamericani o australiani).

 

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