In un contesto di crescenti frizioni commerciali tra Unione Europea e Stati Uniti, Spotify, colosso svedese dello streaming musicale, sembra orientato ad adottare una strategia di prezzo differenziata che risparmierebbe il mercato americano.
Spotify, da giugno abbonamenti più cari in Europa e America Latina, ma non negli USA
Secondo quanto riportato dal Financial Times e ripreso stamani da La Repubblica, la piattaforma starebbe valutando un incremento di un euro per i propri servizi in abbonamento, ma tale aumento entrerebbe in vigore dal primo giugno 2025 esclusivamente nei mercati europei e latinoamericani, escludendo deliberatamente gli Stati Uniti.
La politica di prezzi segmentata è già stata parzialmente implementata a metà aprile, quando l’azienda svedese ha rimodulato i costi per gli abbonati individuali adulti e studenti in Belgio, Lussemburgo e Paesi Bassi, oltre ai piani “famiglia” e “duo” (destinati a due utenti) nel solo Belgio.
Nel suo report finanziario 2024, dove Spotify dichiara di servire 263 milioni di abbonati Premium distribuiti in 184 nazioni, l’azienda attribuisce all’inflazione un impatto significativo sulla propria struttura dei costi. Tuttavia, gli analisti ritengono che i prospettati aumenti tariffari rappresentino principalmente una risposta alle crescenti richieste dell’industria discografica, che preme per ottenere margini più elevati dalle piattaforme di streaming musicale, categoria che include non solo Spotify ma anche competitor come Amazon, Apple e YouTube Music.