Il rischio di truffe non si limita più solo a coloro che ingannano gli anziani attraverso la “tecnica” dell’abbraccio o comunicando falsi incidenti stradali al telefono. Negli ultimi anni, i pericoli si sono estesi anche al web, dove non sono rari i casi di persone che sono state ingannate da finti operatori finanziari a cui hanno involontariamente fornito le password dei propri conti correnti.
Criptovalute, truffa da 100mila euro nelle Marche
La storia è stata condivisa su un video sui social dall’avvocato di Marotta, Francesco Galanti, che ha avvertito i suoi concittadini di stare attenti – si legge stamattina sul Corriere Adriatico -. Ha raccontato di un suo cliente che è stato recentemente vittima di una truffa online, perdendo tutti i risparmi accumulati nel corso della sua vita.
«Tutto ha avuto origine – ha dichiarato Galanti nel video – quando la vittima ha risposto a uno di quei messaggi in cui si sollecitano a fare investimenti e dicono: “Investi una determinata cifra e riceverai lauti guadagni”. Lui investe 5.000 euro su una piattaforma di criptovalute e sembra tutto regolare. Dopo qualche giorno – ha raccontato l’avvocato – lo richiamano quelli che gli avevano consigliato l’investimento e gli dicono che la cifra di 5.000 euro è diventata di 25.000 euro ma che per incassare questi soldi è necessario installare un’applicazione sul cellulare.
Il cliente installa questa applicazione che ha un nome inglese e questa applicazione in realtà è un app per il controllo da remoto dei dispositivi telefonici. Una volta installata sul telefono i truffatori accedono ai dati del telefono comprese le password salvate in rubrica: e così gli portano via tutto ciò che era conservato nel cellulare».
«Nella ricerca della rubrica trovano purtroppo – prosegue Galanti – quei dati numerici che mai dovrebbero essere salvati sul cellulare e che fanno riferimento ai nostri bancomat: Pin1, Pin2 eccetera. Acquisendo illecitamente questi dati privati e personali mentre il cliente inconsapevolmente è intento a fare tutt’altro, gli estranei e cinici truffatori entrano così nelle applicazioni bancarie dove il cliente detiene i suoi risparmi e gli “asciugano” praticamente 100.000 euro di buoni postali».