“Bassi costi energetici, la Cina sceglie l’Africa per le sue criptovalute”. Così titola stamattina Il Sole 24 Ore.
La Cina sceglie l’Africa per le sue criptovalute
La maestosa Grand Ethiopian Renaissance Dam, conosciuta anche come “diga della Rinascita”, rappresenta un ambizioso progetto voluto dall’Etiopia per raddoppiare la sua capacità di generazione elettrica. Il governo, guidato da Abiy Ahmed, ha come obiettivo principale quello di contrastare la povertà energetica che affligge il secondo Paese più popoloso dell’Africa, puntando a illuminare il futuro del paese – riporta il quotidiano economico -. In attesa di questo risultato, vi sono obiettivi più immediati, come la fornitura di energia a basso costo per infrastrutture cruciali come i data center, fondamentali per l’elaborazione e la gestione dei dati, nonché per attività come l’estrazione di criptovalute. Abiy ha ribadito il suo impegno nel trasformare Addis Abeba in un importante centro per l’economia digitale, aspirando a competere con altre città africane già consolidate in questo settore, come Lagos in Nigeria, Città del Capo in Sudafrica e Nairobi in Kenya.
Una delle prospettive più promettenti sembra essere l’attività di mining di criptovalute, che consiste nell’esecuzione dei calcoli necessari per effettuare transazioni in valute digitali. Questo si traduce in un vantaggio reciproco, almeno nelle intenzioni delle autorità etiopi: il Paese attrae investitori esteri offrendo elettricità a prezzi convenienti e fornendo uno spazio fisico per le aziende provenienti da Paesi che hanno vietato le criptovalute, come la Cina. In cambio, si stipulano contratti che garantiscono un afflusso di valuta forte in un’economia in crescita.
Tuttavia, il rapporto del governo etiope con le criptovalute non è stato sempre lineare. Nel giugno del 2022, la Banca Centrale dell’Etiopia ha vietato il trading di bitcoin nel paese, seguita da un’ulteriore misura da parte dell’Information Network Security Administration che ha imposto a individui ed entità coinvolte nell’uso di criptovalute di registrarsi entro un determinato periodo di tempo. Questo ha lasciato la regolamentazione in uno stato di sospensione, con una confusione tra l’investimento illegale in criptovalute e la legalità o meno delle strutture coinvolte nella loro estrazione.
Nonostante questo contesto incerto, le società attive nel settore sembrano apprezzare le opportunità offerte dall’Etiopia. Secondo dati riportati da The Reporter nel febbraio 2024, le autorità etiopi hanno concesso un totale di 21 licenze a società impegnate nel mining di criptovalute, di cui 19 straniere, provenienti anche da Mosca e Pechino. Questo indica un crescente interesse da parte degli investitori internazionali nel settore delle criptovalute in Etiopia.
La società pubblica Ethiopian Electric Power, tramite il suo responsabile marketing e sviluppo aziendale Hiwot Eshetu, ha confermato che gli accordi sono stati siglati in valuta estera, stabilendo un prezzo di 3,14 centesimi di dollaro per kilowattora. Inoltre, a febbraio 2024, Ethiopian Investment Holdings, una società controllata dal governo etiope, ha annunciato la firma di un memorandum d’intesa del valore di 250 milioni di dollari per lo sviluppo di un nuovo data center in collaborazione con una società di Hong Kong, West Data Center. Tuttavia, successivamente sono emerse incertezze riguardo al valore finanziario dell’accordo e alla società esterna coinvolta.
L’attrattiva di Addis Abeba dovrebbe crescere ulteriormente con l’aumento della capacità energetica derivante dalla Grand Ethiopian Renaissance Dam. Nonostante le smentite delle autorità etiopi, voci di corridoio suggeriscono che il nuovo colosso idroelettrico potrebbe alimentare anche strutture come i data center, contribuendo così direttamente al settore dell’informatica.
Attualmente, l’Etiopia dispone di una capacità di generazione energetica di circa 5000 megawatt, una cifra destinata a raddoppiare grazie alla sola Grand Ethiopian Renaissance Dam. Il governo mira addirittura a raggiungere i 17000 megawatt entro il 2030, grazie all’ampio ricorso alle fonti rinnovabili.