Secondo quanto comunicato da Bankitalia nella Nota di Stabilita’ finanziaria e vigilanza, nel 2023 sono state chiuse (eliminate dai bilanci bancari) posizioni a sofferenza per circa 9 miliardi. Il dato, pari a circa 1,6 volte il valore dei nuovi ingressi, è inferiore al 2022 in termini sia assoluti (22 miliardi), sia di incidenza percentuale sulle sofferenze in essere alla fine dell’anno precedente (44% contro il 64%).
Banche, Bankitalia: nel 2023 chiuse posizioni in sofferenza per circa 9 miliardi
La riduzione rispetto al 2022 è stata determinata principalmente dalle cessioni (passate da 18 a 5 miliardi) ed è riconducibile al progressivo ridimensionamento delle consistenze, che ha ridotto le esigenze di cessioni massive e ha consentito l’adozione di strategie di gestione dei crediti deteriorati basate su un contributo più equilibrato delle altre leve gestionali, come il recupero interno.
Prosegue il miglioramento nei tempi di smaltimento in atto dal 2015, che beneficia sia della riduzione delle consistenze e dei bassi tassi di ingresso in sofferenza, sia dei progressi conseguiti dagli intermediari nella gestione di questi crediti. I dati aggiornati mostrano che la quota delle posizioni chiuse entro tre anni dalla classificazione a sofferenza è pari all’88%, valore massimo finora osservato.
Rispetto agli anni precedenti, il ricorso alle cartolarizzazioni in rapporto al totale delle cessioni è stato limitato, anche in considerazione del fatto che dal 14 giugno del 2022 le GACS non sono più disponibili.
Le inadempienze probabili cedute sono diminuite a 4 miliardi, in calo di 3 miliardi rispetto al 2022.
I tassi di recupero delle sofferenze chiuse
Rispetto al 2022 il tasso di recupero medio è aumentato (da 34% a 36%) per effetto della minore incidenza delle sofferenze cedute sul totale (da 81% a 60%); l’indicatore è tuttavia diminuito sia sulle posizioni cedute (dal 32% al 30%), sia sulle posizioni chiuse in via ordinaria (dal 47% al 45%).
Il tasso medio di recupero delle sofferenze assistite da garanzie reali è aumentato al 41% (dal 40%); la riduzione del tasso di recupero delle posizioni cedute a terzi (da 38% a 35%) è stata compensata da una maggiore incidenza delle posizioni chiuse in via ordinaria, il cui tasso di recupero è sostanzialmente stabile (50%). La medesima dinamica si è osservata per le posizioni non assistite da garanzie reali, il cui tasso di recupero è complessivamente aumentato di circa un punto percentuale (al 28%), pur in presenza di una riduzione dei tassi di recupero sia sulle posizioni chiuse in via ordinaria, sia su quelle cedute.
I prezzi di cessione dei crediti deteriorati
Il prezzo delle sofferenze cedute nel 2023, ricavato sulla base della rilevazione annuale condotta a partire dal 2016 su un campione molto ampio di operazioni, è stato pari in media al 22% dell’esposizione lorda di bilancio al momento della cessione, sostanzialmente stabile rispetto al 2022 (21%). Il prezzo è cresciuto per le posizioni garantite (di 2,5 punti percentuali al 34%), mentre è rimasto stabile per quelle non garantite, il cui prezzo è stato pari al 12%.
Il prezzo di cessione dei crediti deteriorati diversi dalle sofferenze, caratterizzato da un’elevata variabilità nelle diverse transazioni, si è attestato in media al 47%, superiore di circa 13 punti percentuali a quello realizzato nel 2022; l’incremento ha interessato sia la componente assistita da garanzia reale, sia quella non assistita da garanzia reale.