Il Governatore della Banca dโItalia Ignazio Visco รจ intervenuto alla Giornata Mondiale del Risparmio del 2023. Ecco il suo discorso:
Visco: “Dopo il 2006 il debito pubblico rischia di salire”
“Il risparmio e la sua controparte naturale, gli investimenti, sono fattori fondamentali per lo sviluppo equilibrato di un paese. A livello individuale, il risparmio consente di trasferire risorse nel tempo, โmettendo da parte redditoโ per soddisfare bisogni futuri, come con lโacquisto di una casa, per lโistruzione dei figli, la partecipazione a un fondo pensione, e per essere meno vulnerabili alle congiunture sfavorevoli e guardare al futuro con fiducia.
Lโacquisizione di adeguate competenze finanziarie รจ una forma di investimento in capitale umano capace di accrescere il benessere e le possibilitร degli individui; รจ ancor piรน importante alla luce dei grandi e rapidi cambiamenti registrati negli ultimi trentโanni in materia di innovazione finanziaria, nonchรฉ della crescente digitalizzazione dei mercati. Allo stesso tempo, essa รจ la prima, necessaria, linea di difesa per i risparmiatori chiamati sempre piรน a compiere scelte complesse e, a volte, a confrontarsi con prodotti altamente rischiosi. La Banca dโItalia รจ consapevole dellโimportanza dellโalfabetizzazione finanziaria e ha investito molte risorse per favorirla e diffonderla. Ne ho parlato spesso, anche nel recente passato.
Ma il risparmio รจ anche, per non dire soprattutto, un bene pubblico, capace di generare benefici per la collettivitร nel suo complesso attraverso il trasferimento delle risorse nello spazio, dalle famiglie risparmiatrici verso imprenditori e aziende. Se ben impiegato, contribuisce in modo cruciale alla crescita economica di un paese attraverso il finanziamento di investimenti produttivi in capitale fisico, umano e tecnologico.
Ne discende il fondamento, economico prima ancora che giuridico, della sua tutela da parte dellโoperatore pubblico. Tutela che richiede innanzitutto unโadeguata regolamentazione e supervisione del sistema finanziario nel suo complesso, in quanto esso svolge un ruolo centrale nel raccordare formazione e impiego del risparmio, nel trasferire i fondi da un luogo allโaltro e dallโoggi al domani, assicurando che essi raggiungano chi li merita, rimuovendo i vincoli di liquiditร .
Tuttavia, la protezione del risparmio va oltre la regolamentazione. Bisogna adoperarsi perchรฉ si affermino condizioni economiche e finanziarie tali da far sรฌ che le risorse possano essere utilizzate nel modo piรน efficiente possibile, contribuendo tanto allo sviluppo economico del Paese quanto al benessere del singolo risparmiatore. La tutela del risparmio mira infatti a far crescere il capitale accumulato alimentando un circolo virtuoso in cui il conseguente rafforzamento dellโattivitร economica conduce a maggiore occupazione e reddito che, oltre a consumi piรน elevati, consentono a loro volta nuovi risparmi”.
La congiuntura economica e la politica monetaria
“Nellโattuale fase congiunturale lโandamento del tasso di risparmio delle famiglie riflette spinte contrastanti. Da un lato, รจ frenato, tramite un effetto di reddito, dalla bassa crescita su cui gravano lโesaurirsi del recupero post-pandemico nel settore dei servizi, gli strascichi dello shock energetico, la stretta monetaria in atto nelle principali economie avanzate. Inoltre, le cospicue risorse accantonate durante la pandemia consentono di destinare una quota maggiore del reddito corrente a finalitร di consumo, specie in una fase congiunturale in cui il potere dโacquisto risente dellโalta inflazione.
Dallโaltro lato, la propensione al risparmio delle famiglie tende oggi nuovamente a salire per la risposta, di natura precauzionale, allโincertezza e ai rischi al ribasso sulla crescita. ร altresรฌ stimolata dal progressivo rialzo dei tassi di interesse reali, che rafforza, in assenza di vincoli di liquiditร , quello che gli economisti chiamano lโeffetto di sostituzione. Ma sui rischi macroeconomici incidono in misura crescente le tensioni geopolitiche, acuitesi con i drammatici eventi in corso in Medio Oriente, che si aggiungono al protrarsi del tragico conflitto in Ucraina. Pesano inoltre i timori sullโevoluzione e sugli effetti della crisi immobiliare in Cina, il rischio che lโinflazione rimanga su livelli elevati piรน a lungo di quanto oggi previsto e lโaumentata frequenza di eventi climatici estremi, da cui potrebbero scaturire nuove crisi energetiche e alimentari.
Si tratta, evidentemente, di unโincertezza e di rischi che, data la loro natura โesternaโ ai singoli paesi dellโarea dellโeuro e in generale dellโUnione europea, non possono essere contrastati con misure di natura domestica, ma richiedono interventi ad ampio spettro, condivisi e coordinati. Per quanto possibile, le politiche economiche, nellโarea e a livello nazionale, mirano a mitigarne le possibili ricadute sulla domanda e sullโattivitร produttiva e a garantire il ritorno dellโinflazione sui livelli desiderati in tempi sufficientemente rapidi. Un contributo cruciale, ancorchรฉ
necessariamente distribuito nel tempo, al conseguimento di ritmi di crescita piรน elevati, bilanciati e duraturi, nonchรฉ al mantenimento dellโinflazione su livelli contenuti, non puรฒ che provenire dalla tempestiva attuazione di profonde riforme e decisi interventi di natura strutturale, resi oggi ancora piรน urgenti dalle sfide connesse con il cambiamento climatico, la transizione digitale e lโevoluzione demografica.
Nellโarea dellโeuro il quadro congiunturale รจ chiaramente insoddisfacente. Dalle informazioni disponibili si puรฒ desumere una crescita economica pressochรฉ nulla nei mesi estivi. Lโattivitร รจ fiacca nella manifattura e si sta indebolendo nei servizi. Le indagini della Commissione europea rilevano un deterioramento della fiducia dei consumatori sia sulle prospettive economiche a breve termine sia su quelle della propria situazione finanziaria. Il mercato del lavoro continua a tenere, ma emergono primi segnali di un rallentamento dellโoccupazione.
La dinamica dei prezzi, che in larga parte ancora riflette fattori di offerta esterni, รจ in deciso calo. In settembre lโinflazione al consumo รจ diminuita al 4,3 per cento, un livello inferiore alla metร del picco osservato un anno fa (10,6 per cento). La recente, piรน contenuta, flessione della componente al netto dei beni alimentari ed energetici, scesa in settembre al 4,5 per cento, conferma che le pressioni inflazionistiche si stanno gradualmente riassorbendo. La crescita dei salari, pur robusta ed eterogenea tra paesi, si mantiene nel complesso dellโarea in linea con le attese. Si tratta di segnali positivi, anche se lโinflazione ancora resta su livelli elevati e va attentamente tenuta sotto osservazione lโevoluzione di tutti i fattori che la sospingono.
Prosegue, al contempo, lโirrigidimento delle condizioni di finanziamento. A fronte del progressivo aumento del costo dei prestiti, che ha risposto in misura piรน rapida e intensa del passato alla restrizione monetaria, in settembre sia la dinamica del credito alle imprese sia quella dei mutui per lโacquisto di abitazioni da parte delle famiglie sono state pressochรฉ nulle nellโarea e negative in Italia. Si รจ inoltre recentemente osservato un netto rialzo dei tassi reali a medio e lungo termine, che ha principalmente riflesso un incremento del premio a termine derivante in particolare dagli Stati Uniti. Le cause di questo rialzo sono ancora incerte ma, se duraturo, questo effetto di natura esterna contribuirร a contenere ulteriormente la domanda aggregata.
In questo contesto, lo scorso giovedรฌ il Consiglio direttivo della Banca centrale europea ha deciso di mantenere i tassi di interesse ufficiali invariati, dopo averli portati, con un aumento di 4,5 punti percentuali da luglio 2022, in territorio restrittivo. La riduzione in corso dellโinflazione รจ in linea con le attese, i timori di rincorse tra prezzi e salari e di disancoraggio delle aspettative dโinflazione si sono nettamente attenuati, e cosรฌ pure i possibili effetti di una crescita della domanda in eccesso rispetto alla capacitร produttiva dellโarea. Peraltro, dati i ritardi con cui si trasmettono gli interventi di politica monetaria, ci si puรฒ attendere un ulteriore contenimento della domanda nei prossimi mesi, con una dinamica dellโattivitร produttiva ancora modesta e il proseguimento della discesa dellโinflazione.
Ritengo che lโorientamento del Consiglio a mantenere i tassi di riferimento sugli attuali livelli per un periodo sufficientemente lungo โ a regolare, cioรจ, la persistenza della nostra azione piรน che la sua intensitร โ sia una decisione saggia. Tale approccio fornisce infatti, in assenza di nuovi forti shock dal lato dellโofferta, il giusto equilibrio tra il rischio di fare troppo e quello di non fare abbastanza, riducendo allo stesso tempo le possibili ripercussioni sulla giร debole attivitร economica e i rischi per la stabilitร finanziaria. In ogni caso occorrerร certamente prudenza nei prossimi mesi, dopo un aumento cosรฌ marcato e veloce dei tassi ufficiali.
Si puรฒ certo discutere sulla intensitร di questi interventi, anche alla luce del tempo che normalmente intercorre prima di vederne pienamente gli effetti. Ma vi รจ chi ritiene che tale intensitร sia dovuta a un possibile ritardo della politica monetaria nel contrastare fattori inflazionistici giร in atto dai primi mesi del 2021, quando, anche e soprattutto grazie allโinizio della campagna di vaccinazione, giร erano venuti meno gli straordinari timori connessi con lโesplosione della pandemia. Si suggerisce, in particolare, che siano stati gli errori nella previsione della dinamica inflazionistica, peraltro non confinati al livello delle banche centrali, ad aver determinato tale ritardo e che se lโazione di politica monetaria fosse stata anticipata si sarebbero contenuti sia lโeccessivo rialzo dei prezzi occorso nellโultimo biennio sia la forte decelerazione dellโattivitร economica osservata nellโanno in corso.
Non รจ questa la sede per entrare in questo dibattito, oltretutto come parte in causa; ho giร perรฒ avuto modo di osservare che nellโarea dellโeuro, diversamente che altrove, fino allโautunno del 2021 non vi erano condizioni evidenti per dare inizio ad annunci di normalizzazione delle condizioni monetarie, pure riconosciute essere largamente accomodanti. Lโinflazione ancora stentava a riportarsi in modo stabile sullโobiettivo del 2 per cento nel medio periodo e la massima parte dei successivi errori di previsione รจ derivata non da fattori di domanda ma dalla eccezionale dinamica delle quotazioni dei prodotti energetici, acuita in seguito dai drammatici eventi in Ucraina. Alla luce di queste osservazioni ritengo che la reazione del Consiglio allโaccelerazione dei prezzi sia stata, anche se di intensitร senza precedenti, in linea con il graduale evolversi della situazione e che, a fronte di uno shock di offerta di tali dimensioni, abbia correttamente mirato a contrastare il propagarsi dellโinflazione via successivi adeguamenti di prezzi, salari e aspettative inflazionistiche.
Sotto questo profilo la politica monetaria sta di certo dando i suoi frutti. La grande incertezza riguardo alle condizioni economiche e geopolitiche a livello internazionale e il rischio di ulteriori impulsi negativi dal lato delle ragioni di scambio hanno portato a confermare lโintenzione di prestare particolare attenzione alle informazioni che si renderanno via via disponibili, ma questo non vuol dire che una strada non sia ormai stata tracciata. Occorre garantire che il rientro dellโinflazione si compia nei tempi stabiliti; occorre perรฒ al tempo stesso evitare che eccessi di restrizione monetaria e del credito abbiano inappropriati effetti recessivi, contribuendo anche per tale via ad alimentare lโincertezza sullโeconomia e sulla stessa stabilitร dei prezzi. Due condizioni, queste, cruciali anche per le decisioni e le possibilitร di risparmio”.
Il risparmio e la finanza in Italia
“La fase di sostanziale ristagno del prodotto รจ proseguita in Italia anche nellโestate. Le nostre indagini e gli indicatori qualitativi continuano a segnalare una diffusa debolezza dellโattivitร manifatturiera; nonostante il buon andamento del turismo, nei servizi sembra essersi esaurito il forte recupero che ha fatto seguito alla fase piรน acuta della pandemia.
Pur ricordando che in un contesto difficile come quello attuale stime puntuali hanno natura puramente indicativa, secondo lo scenario di base illustrato nel Bollettino economico della Banca dโItalia pubblicato a metร ottobre la crescita del PIL sarebbe pari allo 0,7 per cento questโanno, allo 0,8 nel 2024 e allโ1,0 nel 2025. I rischi che circondano queste stime sono, come per quelle sullโeconomia mondiale e sugli altri principali paesi dellโarea dellโeuro, orientati al ribasso, soprattutto per lโacuirsi delle tensioni geopolitiche e lโirrigidimento delle condizioni di finanziamento.
La dinamica del prodotto, lโinflazione e lโaumento dei tassi stanno a loro volta influendo sulla propensione delle famiglie italiane a risparmiare. Lโevoluzione recente del risparmio va tuttavia inquadrata in una prospettiva piรน ampia. Dalla metร degli anni Novanta, quando superava il 20 per cento, il rapporto tra risparmio e reddito disponibile delle famiglie, storicamente elevato nel confronto internazionale, รจ diminuito sensibilmente, collocandosi nel 2019 al 10 per cento, un livello inferiore a quello medio dellโarea dellโeuro (fig. 1). La flessione riflette tendenze di lunga durata, tra cui le dinamiche demografiche e lo sviluppo del settore finanziario, che ha accresciuto la capacitร delle famiglie di ottenere prestiti e di ridistribuire i consumi lungo lโarco della vita, nonchรฉ il protratto periodo di bassi tassi di interesse, che ha reso tali finanziamenti meno onerosi.
Nel 2020, con la drammatica diffusione della pandemia da Covid-19 e le conseguenti misure di distanziamento sociale, da noi come a livello internazionale, si รจ assistito a un eccezionale incremento del risparmio delle famiglie, fino a ben oltre il 20 per cento del loro reddito disponibile nel secondo trimestre di quellโanno. Anche se il crollo dellโattivitร produttiva รจ stato ampiamente attenuato dalle misure disposte dal Governo a supporto delle famiglie, vi si รจ infatti accompagnata una drastica riduzione della spesa per consumi. Pur riprendendosi, grazie al rimbalzo dellโeconomia, lโattivitร di consumo, anche nel 2021 le famiglie hanno continuato ad accantonare piรน risorse di quanto sarebbe avvenuto in assenza dellโemergenza sanitaria: dopo aver raggiunto un massimo nella primavera del 2022, secondo stime condotte in Banca dโItalia, lโammontare complessivo del risparmio accumulato era ancora al 2 per cento del totale delle attivitร finanziarie nette delle famiglie alla metร di questโanno.
Dal secondo semestre del 2021, con il progressivo rialzo del costo dellโenergia, poi esploso con lโinvasione russa dellโUcraina, lโinflazione ha perรฒ cominciato a erodere il potere di acquisto delle famiglie e il valore reale dei loro risparmi. Nonostante il consistente risparmio addizionale ancora detenuto, la ricchezza finanziaria in termini reali si colloca oggi lievemente al di sotto dei livelli pre- pandemici, in linea con quanto osservato nella media dellโarea dellโeuro (fig. 2). Nello stesso arco di tempo la propensione a risparmiare รจ progressivamente tornata a calare, collocandosi giร nella seconda metร del 2022 al di sotto dei valori precedenti la pandemia e scendendo allโ8,5 per cento nella media dei primi sei mesi dellโanno in corso. Peraltro, con riferimento al settore privato nel suo complesso, la disponibilitร di risparmio per lโeconomia nazionale (inclusi quindi gli utili non distribuiti delle societร non finanziarie), pur se sempre in flessione nel piรน lungo periodo, รจ ancora nellโintorno del 20 per cento del reddito disponibile.
La composizione attuale della ricchezza finanziaria delle famiglie, oggi pari a circa 5.300 miliardi (4 volte il reddito disponibile), continua nel complesso a riflettere il prolungato periodo di condizioni finanziarie molto distese, interrottosi nel corso dellโultimo anno. ร andata aumentando la quota di strumenti del risparmio gestito sul totale delle attivitร finanziarie, anche in connessione con lโaccresciuta offerta di questi prodotti da parte degli intermediari. A giugno scorso si collocava al 30 per cento; il divario rispetto alla media dei paesi dellโarea dellโeuro (circa 35 per cento) riflette sostanzialmente lo scarso sviluppo del comparto dei fondi pensione. Alla ricchezza finanziaria si affianca, per un ammontare sostanzialmente analogo, la ricchezza immobiliare, tornata a crescere dopo la prolungata debolezza in atto fin dai primi anni dello scorso decennio.
In un contesto di elevata inflazione e di aumento dei tassi, si รจ osservato di recente uno spostamento dai depositi a vista, cresciuti in misura molto rilevante nel post-pandemia, a strumenti finanziari piรน remunerativi. Nei primi sei mesi di questโanno, in particolare, si sono registrati oltre 70 miliardi di acquisti netti di titoli del debito pubblico, un valore molto elevato nel confronto storico. La quota di questi titoli detenuti direttamente dalle famiglie sul totale delle loro attivitร finanziarie ha raggiunto il 4,2 per cento, il valore piรน alto dal 2014; quella dei depositi il 26,0 per cento, il valore piรน basso dal 2008 (fig. 4); si puรฒ stimare che tenendo anche conto dei titoli del debito pubblico detenuti indirettamente a fronte di investimenti in fondi comuni la relativa quota salga a circa il 7 per cento, oltre il 16 per cento del totale dei titoli pubblici.
Questo processo di riallocazione del risparmio รจ stato influenzato dalla trasmissione molto contenuta dei rialzi dei tassi ufficiali alla remunerazione dei depositi a vista, da noi come negli altri paesi dellโarea. Ad agosto il rendimento dei conti correnti detenuti da famiglie, che allโavvio del processo di normalizzazione della politica monetaria era sostanzialmente nullo in tutti i principali paesi dellโarea, era pari allo 0,3 per cento (0,5 in Germania, 0,1 in Francia e in Spagna). La trasmissione รจ stata invece ampia per i tassi sui depositi a termine che sono cresciuti in linea con quelli di riferimento, portandosi da livelli prossimi a zero al 3,4 per cento (3,1 in Germania, 3,6 in Francia, 2,3 in Spagna).
Nel confronto con quella dei depositi a termine o delle obbligazioni, la remunerazione molto contenuta dei conti correnti riflette almeno in parte la loro maggiore liquiditร e, di conseguenza, il fatto che vi si ricorra normalmente per motivi transazionali e non come forma di investimento del risparmio. Un rendimento maggiore puรฒ essere ottenuto allocando parte delle giacenze disponibili sul conto corrente in depositi con scadenza prestabilita, peraltro coperti dalla stessa garanzia di cui beneficiano i conti correnti.
In Italia circa il 60 per cento delle attivitร finanziarie delle famiglie รจ investito direttamente in strumenti emessi o gestiti dalle banche e dagli altri intermediari finanziari. Soliditร e correttezza degli intermediari concorrono dunque alla difesa del risparmio, mantenendo elevata la fiducia del pubblico nel sistema finanziario, senza la quale non รจ possibile assicurare la stabilitร del sistema stesso.
La regolamentazione e la supervisione prudenziale mirano ad assicurare che i rischi assunti dagli intermediari siano adeguatamente presidiati, a prescindere dal tipo di intermediario che deve affrontarli e gestirli. A rischi simili debbono dunque corrispondere simili presidi, senza sottovalutare le interconnessioni tra i diversi comparti del sistema.
Per questo motivo applichiamo requisiti a volte piรน stringenti che in altre giurisdizioni, avvalendoci della discrezionalitร consentita dalla normativa europea. In particolare, nel nostro paese i fondi comuni che investono piรน di un quinto della massa gestita in strumenti illiquidi (come quelli immobiliari) debbono necessariamente essere costituiti in forma chiusa; per evitare fenomeni di contagio, le societร finanziarie che erogano credito sono inoltre sottoposte ai medesimi requisiti prudenziali delle banche; per mantenere efficiente il mercato secondario dei crediti deteriorati, un tassello importante della complessiva stabilitร del sistema, abbiamo intensificato lโazione di vigilanza sui servicers deputati al recupero di finanziamenti cartolarizzati.
La stabilitร del sistema finanziario passa anche per il vaglio da parte delle autoritร di vigilanza della sostenibilitร dei modelli di attivitร degli intermediari, della loro efficienza, della qualitร dei loro assetti proprietari. Attivitร , queste, che sono state rafforzate negli ultimi anni con approfondimenti tematici ad hoc volti a rendere i diversi operatori meglio in grado di affrontare le sfide, sia congiunturali sia strutturali, che li attendono.
Nel breve termine i rischi per il settore finanziario derivano principalmente dal rallentamento congiunturale e dal rapido aumento dei rendimenti delle attivitร , che espongono gli intermediari allโacuirsi del rischio credito, di tasso di interesse e di liquiditร . Questi rischi non vanno sottovalutati, ma possono essere affrontati partendo da condizioni di partenza in complesso soddisfacenti.
Lo scorso giugno il rapporto tra il capitale di migliore qualitร e gli attivi ponderati per il rischio (CET1 ratio) ha raggiunto il 15,6 per cento, il valore piรน elevato da quando la regolamentazione ha introdotto questa misura di capitalizzazione. La qualitร dei prestiti bancari, percepita per molta parte dello scorso decennio come una delle principali vulnerabilitร del nostro sistema, rimane per ora buona. I flussi di nuovi crediti deteriorati sono sostanzialmente stabili su valori storicamente bassi (1,1 per cento), cosรฌ come lโincidenza di questi attivi sul totale dei finanziamenti (1,4 per cento, al netto delle rettifiche di valore). Gli indicatori di liquiditร , nonostante un calo determinato dalla restituzione dei fondi presi a prestito per mezzo delle operazioni mirate di rifinanziamento a piรน lungo termine, rimangono ampiamente superiori ai minimi regolamentari. La disponibilitร di attivi stanziabili presso la banca centrale รจ ampia. Infine, nel primo semestre di questโanno il rendimento del capitale e delle riserve si รจ collocato su valori eccezionalmente elevati, anche per le ancora basse rettifiche su crediti.
Non puรฒ che restare tuttavia elevata lโattenzione allโevoluzione prospettica della qualitร del credito, che secondo le nostre proiezioni, coerenti con i piรน recenti scenari macroeconomici, dovrebbe peggiorare giร dalla fine dellโanno in corso, pur se la consistenza dei crediti deteriorati sul totale dei finanziamenti dovrebbe restare ampiamente inferiore a quanto registrato in passato. In un contesto caratterizzato da una trasmissione ancora parziale degli impulsi della politica monetaria ai rendimenti delle passivitร bancarie e da un ammontare non trascurabile di fondi acquisiti per mezzo delle operazioni mirate di rifinanziamento a piรน lungo termine in scadenza entro la metร del prossimo anno, anche le condizioni di liquiditร continueranno a richiedere unโattenzione altrettanto elevata da parte degli intermediari. Le banche dovranno quindi aggiornare con elevata frequenza, alla luce dellโevoluzione del contesto di mercato, i piani di provvista e verificare lโesposizione al rischio di tasso dโinteresse, mantenendo equilibrata la struttura per scadenze dellโattivo e del passivo.
Anche il comparto dei fondi comuni aperti mostra condizioni complessivamente solide e ha superato senza particolari difficoltร lโaumento dei rendimenti delle attivitร
finanziarie. Nei primi sei mesi dellโanno la raccolta netta รจ stata lievemente positiva; i principali indicatori di vulnerabilitร al rischio di liquiditร sono rimasti su livelli contenuti, cosรฌ come quelli relativi alla leva finanziaria. In particolare, la rilevanza sistemica dei fondi di investimento alternativi, il cui ricorso allโindebitamento รจ considerevolmente maggiore di quello dei fondi tradizionali, รจ bassa nonostante nellโultimo decennio il patrimonio da essi gestito sia raddoppiato.
Con riferimento al piรน lungo periodo, le scelte di risparmio dovranno confrontarsi nei prossimi anni con i grandi cambiamenti strutturali in corso. Come ho piรน volte avuto modo di ricordare, la digitalizzazione dellโeconomia e della finanza comporta opportunitร e rischi sia per gli intermediari sia per i risparmiatori. Da un lato, lโadozione di nuove tecnologie puรฒ ridurre i costi dellโintermediazione, facilitare lโaccesso ai servizi finanziari e ampliare la platea dei potenziali clienti. Dallโaltro, essa aumenta la vulnerabilitร agli attacchi informatici, con il conseguente rischio della diffusione di dati sensibili, accresce la probabilitร di malfunzionamenti che possono portare allโinterruzione della fornitura di servizi, puรฒ esporre i clienti a un uso improprio e discriminatorio delle informazioni che essi forniscono agli intermediari.
Lโazione della Banca dโItalia su questo fronte รจ dunque duplice. A iniziative mirate a favorire lโadozione di nuove tecnologie da parte degli intermediari se ne affiancano altre volte a presidiare adeguatamente i rischi. In particolare stiamo rafforzando i nostri interventi per spingere gli intermediari a migliorare la capacitร di difesa dagli attacchi informatici, mitigare i rischi derivanti dallโesternalizzazione di alcune funzioni presso un numero limitato di operatori e valutare attentamente possibili conseguenze indesiderate dallโadozione dellโintelligenza artificiale.
Infine, il risparmio, attraverso scelte consapevoli, puรฒ dare un importante contributo anche al raggiungimento degli obiettivi di transizione climatica, favorendo la riduzione delle emissioni carboniche. Segnali in questa direzione provengono dalla crescita dei fondi comuni aperti che investono in strumenti volti a finanziare attivitร economiche con impatto positivo sulla sostenibilitร sociale e ambientale, il cui patrimonio gestito in Italia ha raggiunto quasi 500 miliardi. Per accrescere la fiducia dei risparmiatori sullโeffettiva utilitร di questi strumenti e aumentare per questa via il loro contributo allo sviluppo di una economia piรน attenta ai rischi ambientali รจ perรฒ necessario disporre di dati affidabili sullโimpronta carbonica delle attivitร finanziate e sui piani di transizione delle imprese non finanziarie, e che queste informazioni vengano correttamente comunicate al pubblico. Vi รจ infatti anche un altro rischio da contrastare, cosiddetto di greenwashing. ร un aspetto, questo, che richiede la definizione, approfondita e condivisa, di standard globali ed europei, cui prestiamo la nostra attenzione e cui contribuiamo”.
Il debito pubblico
“Come ho ricordato, le famiglie italiane affidano allo Stato, sottoscrivendo titoli del debito pubblico, una quota non irrilevante della loro ricchezza. Come ogni buon debitore, anche lโemittente pubblico ha il dovere di farne buon uso e di restituirla nei modi e nei tempi promessi. Ma, a differenza dei prenditori privati, il compito dello Stato non si esaurisce nella restituzione di quanto preso a prestito. La tutela del risparmio e il suo impiego efficiente richiedono politiche economiche che assicurino il mantenimento di condizioni finanziarie equilibrate, stabilizzino le fluttuazioni cicliche dellโeconomia e ne migliorino il potenziale di crescita. Per i paesi ad alto debito ridurne lโincidenza rispetto al prodotto รจ una prioritร : un debito eccessivo rispetto alla capacitร di crescita riduce gli spazi per le politiche anticicliche, espone lโeconomia a tensioni sui mercati e aumenta i costi per lo Stato, e in ultima analisi per le famiglie e le imprese.
Nel 2022 in Italia il rapporto tra debito pubblico e prodotto รจ stato pari al 141,7 per cento, il piรน elevato nellโUnione europea dopo quello della Grecia, anche se non va trascurata la significativa riduzione occorsa dopo il forte aumento connesso con la pandemia: alla fine di questโanno quasi 15 degli oltre 20 punti di incremento registrati nel 2020 โ oltre la metร dei quali dovuti allโeffetto meccanico del denominatore โ saranno stati riassorbiti.
Nel prossimo triennio, tuttavia, la flessione attesa nei programmi del Governo รจ marginale; nel 2026 il debito sarebbe pari a poco meno del 140 per cento del PIL. Successivamente, in assenza di interventi, il rapporto rischierร di salire. In prospettiva, infatti, il costo medio del debito dovrebbe tornare a collocarsi su livelli piรน elevati del tasso di crescita nominale dellโeconomia e diventeranno piรน rilevanti gli impatti dellโinvecchiamento della popolazione sulla spesa sociale.
Nel ventennio che ha preceduto la pandemia, il differenziale tra lโonere medio del debito e il tasso di crescita รจ stato costantemente sfavorevole e in media pari a quasi due punti percentuali. La profonda recessione che ha colpito il Paese nel 2020 lo ha poi portato a un valore prossimo ai dieci punti. Nel successivo biennio, la ripresa post-pandemica e, in parte, la dinamica sostenuta del deflatore del prodotto hanno invece determinato valori eccezionalmente favorevoli del differenziale: la crescita del prodotto nominale รจ stata piรน alta del costo medio del debito di oltre 5 punti percentuali in media allโanno.
Secondo la Nota di Aggiornamento del Documento di Economia e Finanza pubblicata a fine settembre, il differenziale dovrebbe essere ancora favorevole nellโanno in corso e nel successivo biennio. Tuttavia, a causa dellโeffetto combinato della normalizzazione del tasso di crescita e della graduale trasmissione del rialzo dei tassi di interesse, lโampiezza di questa differenza si dovrebbe ridurre nel tempo. Nel 2026 si tornerebbe a un valore sfavorevole, sebbene molto contenuto. Negli anni a venire andranno compiuti, come riconosce lo stesso Governo, sforzi ulteriori sia sul fronte della politica di bilancio, sia su quello degli interventi per innalzare il potenziale di crescita dellโeconomia. Il raggiungimento e il mantenimento di adeguati avanzi primari รจ un elemento necessario, ma il consolidamento dei conti non deve, come occorso in passato, compromettere la qualitร della spesa pubblica e la sua capacitร di sostenere la crescita. Il contenimento delle erogazioni correnti richiede di compiere scelte sulla base di prioritร ben definite, con la revisione, lungo un percorso necessariamente pluriennale, di procedure, atti e specifici programmi di spesa. Allo stesso tempo, le coperture, credibili e necessarie per evitare il ricorso al disavanzo, potranno essere gradualmente rimosse quando lโeconomia tornerร a espandersi a ritmi progressivamente piรน elevati.
Le risorse disponibili vanno prioritariamente indirizzate verso quegli investimenti che il settore privato non potrebbe porre in atto a causa dellโorizzonte temporale troppo esteso, dellโelevata rischiositร , della mancata internalizzazione delle loro ricadute sociali o ambientali. Questi investimenti, che includono quelli in capitale umano, tendono a ripagarsi nel lungo periodo e, in ultima analisi, non hanno effetti negativi sulla sostenibilitร delle finanze pubbliche.
Ancora giustamente si cita, forse piรน che in passati decenni, John Maynard Keynes, ricordando gli effetti moltiplicativi di una spesa in disavanzo. Si trascurano tuttavia due aspetti fondamentali. Il primo riguarda le condizioni di breve periodo. Lโutilizzo del bilancio pubblico secondo Keynes aveva come obiettivo quello di attenuare gli effetti delle fluttuazioni cicliche dellโeconomia in caso di domanda privata insufficiente e poco reattiva. Al riguardo ricordo spesso le parole di Lawrence Klein, economista keynesiano cui si deve il massimo contributo allโaffermazione dei modelli econometrici nellโanalisi delle fluttuazioni economiche e delle politiche di stabilizzazione: โnon vi รจ nulla nelle prescrizioni keynesiane a sostegno di politiche pubbliche altamente squilibrate o di un affidamento eccessivo alla politica monetaria a fini di stabilizzazione economicaโ. Il secondo aspetto ha una prospettiva piรน di lungo periodo alla luce della quale, con le parole dello stesso Keynes, โla cosa importante per il governo non รจ fare ciรฒ che gli individui fanno giร , e farlo un poโ meglio o un poโ peggio, ma fare ciรฒ che presentemente non si fa del tuttoโ.
Recentemente, il differenziale di rendimento tra i nostri titoli di Stato decennali e quelli tedeschi รจ tornato a crescere, collocandosi intorno ai 200 punti base, dopo la sensibile riduzione registrata in primavera. Rimane inoltre significativamente superiore a quello osservato in altri paesi europei a noi simili, tra cui la Spagna e il Portogallo.
Lโaumento dello spread riflette senza dubbio anche fattori globali, non specifici del nostro paese: la politica monetaria ha innalzato rapidamente e significativamente i tassi ufficiali e gli equilibri geopolitici internazionali sono stati turbati dal conflitto in Ucraina e dalle tensioni in Medio Oriente. Tuttavia lโeffetto sui rendimenti dei titoli del debito pubblico italiano di tale accresciuta incertezza รจ stato superiore a quello registrato negli altri paesi dellโarea probabilmente perchรฉ gli investitori temono per la capacitร di sviluppo dellโItalia e percepiscono che, anche per questa ragione, il bilancio pubblico non รจ ancora in equilibrio”.
Conclusioni
“Riguardo a tali timori, si puรฒ partire dalla considerazione che lโeconomia italiana dispone di fondamentali nel complesso solidi. La disponibilitร di risparmio del settore privato รจ elevata e il suo debito รจ contenuto nel confronto internazionale. Lโindebitamento delle famiglie รจ pari a circa il 60 per cento del reddito disponibile (il 40 per cento del PIL) a fronte di una media nellโarea dellโeuro superiore al 90 per cento; quello delle imprese si colloca intorno al 65 per cento del PIL a fronte di una media del 100 per cento. Il nostro sistema produttivo, pur caratterizzato da ritardi e inefficienze, mostra vitalitร e capacitร di competere sui mercati globali; lo conferma la posizione patrimoniale netta sullโestero del Paese, che รจ tornata positiva giร dalla seconda metร del 2020 ed รจ oggi pari a circa il 5 per cento del prodotto.
Una rapida riduzione del disavanzo che preservi, come prima ricordato, la qualitร della spesa, rafforzerebbe la sostenibilitร a lungo termine del nostro debito pubblico; ciรฒ rappresenta il contributo principale che la politica di bilancio puรฒ e deve dare alla tutela del risparmio delle famiglie italiane โ non solo di quello investito direttamente in titoli di Stato. Ma la sfida piรน importante per il Paese resta quella di realizzare riforme e investimenti capaci di spingere verso lโalto il tasso di crescita potenziale.
Le difficoltร dellโeconomia italiana dipendono da debolezze strutturali troppo a lungo trascurate; a esse non si puรฒ sopperire con politiche di stabilizzazione monetaria o con lโespansione del bilancio pubblico. Per rendere sostenibile nel tempo una crescita piรน elevata occorre rimuovere gli ostacoli allo sviluppo, promuovere lโinnovazione e la conoscenza, favorire la crescita dimensionale delle imprese e accompagnare la modernizzazione del nostro tessuto produttivo.
Ampi progressi sono possibili: i tassi di occupazione delle donne e dei giovani sono molto al di sotto della media europea; in alcuni settori dei servizi la concorrenza รจ insufficiente; la qualitร dei servizi pubblici รจ carente e complessivamente bassa e lโefficacia della pubblica amministrazione รจ assai eterogenea sul territorio nazionale; in alcune aree persistono ritardi strutturali di sviluppo. Segnalare concretamente la volontร di colmare tali divari (anche attraverso il valido utilizzo dei fondi europei) contribuirebbe a rafforzare la fiducia degli investitori; ne risulterebbe una riduzione dei rendimenti del debito pubblico.
Lโoccasione offerta dallโattuazione dei progetti contenuti nel Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza e delle riforme che di esso sono parte, che si concentrano proprio su questi ritardi e sul deciso avvio della transizione verde e digitale della nostra economia, non ha precedenti. Modifiche al Piano, semplici, mirate e volte ad accrescerne lโefficacia, restano possibili, anche se รจ necessario procedere senza dilazioni eccessive. Il potenziale delle riforme e la disponibilitร di investimenti ampi e innovativi nelle infrastrutture materiali e immateriali del Paese vanno oltre il loro effetto diretto sulla domanda aggregata; devono, e possono, produrre lo stimolo prolungato nel tempo agli investimenti privati, delle imprese italiane e dallโestero, necessari per accrescere con decisione le capacitร di sviluppo della nostra economia.
Dobbiamo soprattutto evitare di ripetere gli errori commessi in passato quando il nostro sistema produttivo si fece trovare impreparato dinanzi ai grandi cambiamenti portati dalla globalizzazione e dalla rivoluzione tecnologica. Per questa ragione investire รจ essenziale non solo per colmare le lacune pregresse, ma anche per essere pronti a cogliere le opportunitร delle prossime โrivoluzioniโ climatiche e digitali. Solo per questa via potremo tornare a crescere in modo stabile, lungo una traiettoria equilibrata e sostenibile capace di innalzare i livelli di occupazione e ricondurre la produttivitร su un trend crescente. Ciรฒ consentirร di far aumentare anche le retribuzioni e dare giusta tutela al lavoro, in particolare delle piรน giovani generazioni, ed รจ questa, peraltro, la via principale per tutelare il risparmio. A lungo andare la sua remunerazione non puรฒ che dipendere dalle prospettive economiche di medio e lungo termine.
Il conseguimento di tale obiettivo non รจ responsabilitร unica del Governo, รจ unโopera collettiva; ma la politica economica ha il compito di definire la cornice adeguata, fornire incentivi e rimuovere i freni allโattivitร produttiva, accrescere e mantenere elevata con opportuni investimenti la qualitร delle infrastrutture pubbliche. Dal canto loro, imprese e famiglie, con al loro servizio unโintermediazione finanziaria equilibrata e attenta, devono essere pronte a investire per cogliere le occasioni offerte dal mercato e dalle nuove tecnologie.
Si tratta di un interesse comune, e di questo bisogna essere tutti consapevoli; tutti devono contribuire al cambiamento ricercando nuove e maggiori competenze. Da questo dipendono la sostenibilitร dello sviluppo economico e sociale, la capacitร di tutelare gli equilibri ambientali e di creare lavoro. Vanno poste in atto le condizioni affinchรฉ il risparmio, non solo nazionale, possa trovare in Italia adeguati sbocchi negli investimenti privati; cosรฌ pure le risorse pubbliche, comprese quelle europee, vanno impiegate per porre solide basi per il ritorno su un sentiero stabile di crescita sostenuta.
Si tratta quindi, ricordando il Candide di Voltaire, di โcoltivare il nostro ortoโ (โil faut cultiver notre jardinโ). Ma nellโattuale contesto mondiale, in un mondo che di certo non รจ โil migliore dei mondi possibiliโ, รจ improbabile che possa bastare. ร difficile comprendere oggi tutte le possibili conseguenze delle tensioni geopolitiche, che non accennano ad attenuarsi. Gli equilibri internazionali sono da tempo oggetto di riflessione, riflessione resa necessaria e guidata dai gravi shock che si sono susseguiti nellโeconomia mondiale negli ultimi quindici anni, nonchรฉ dai graduali cambiamenti di ordine demografico, economico e politico nei paesi avanzati e in quelli emergenti. La pandemia, la guerra in Ucraina e, ora, i drammatici eventi in Medio Oriente potrebbero deviare il corso di questo ripensamento e accrescere il rischio di una migrazione verso un mondo sempre piรน diviso in blocchi, con minori movimenti non solo di beni, servizi e capitale finanziario, ma anche di tecnologie e idee.
Il pericolo รจ grave. Non soltanto perchรฉ un mondo aperto รจ un formidabile motore per la crescita economica e per il contrasto della povertร , ma anche perchรฉ le grandi sfide che abbiamo di fronte non possono essere superate se non con un impegno crescente di tutti i principali attori politici, economici e finanziari a livello globale. Dunque รจ giusto tenere la casa in ordine, porre le condizioni per un ritorno duraturo a tassi piรน alti, ed equilibrati, di crescita dellโeconomia nazionale; รจ perรฒ oggi cruciale contribuire, a tutti i livelli, a salvaguardare, in tutti i modi in cui รจ realisticamente possibile, la cooperazione internazionale, mantenere vivo, riducendone le imperfezioni, il sistema multilaterale degli scambi, operare per la condivisione piรน diffusa possibile dei valori e dei principi fondanti della convivenza pacifica tra le nazioni.
Tale contributo va dato in primo luogo in Europa, della cui Unione siamo tra gli artefici principali. Oggi dobbiamo fare la nostra parte per completarne lโarchitettura istituzionale e migliorarne la governance. Non si tratta solo di dare un contributo politico o tecnico in una direzione o nellโaltra; si tratta di accrescere la fiducia reciproca, lavorare insieme per un mondo veramente migliore. UnโEuropa piรน forte e piรน unita, del cui progresso il nostro paese condivide la responsabilitร , รจ la migliore assicurazione contro i grandi cambiamenti geopolitici in corso, la premessa ineludibile per far fronte con successo alle sfide globali che abbiamo di fronte. In ultima istanza รจ da questo che dipendono, insieme con lโimpegno a fare al nostro interno ciรฒ che si deve, la difesa del risparmio di cui qui oggi celebriamo la giornata, il suo impiego efficace nelle attivitร produttive, il ruolo cruciale che esso riveste per uno sviluppo sostenibile ed equo”.
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