Friday 22 November 2024

Il Governatore della Banca dโ€™Italia Ignazio Visco รจ intervenuto alla Giornata Mondiale del Risparmio del 2023. Ecco il suo discorso:

Visco: “Dopo il 2006 il debito pubblico rischia di salire”

“Il risparmio e la sua controparte naturale, gli investimenti, sono fattori fondamentali per lo sviluppo equilibrato di un paese. A livello individuale, il risparmio consente di trasferire risorse nel tempo, โ€œmettendo da parte redditoโ€ per soddisfare bisogni futuri, come con lโ€™acquisto di una casa, per lโ€™istruzione dei figli, la partecipazione a un fondo pensione, e per essere meno vulnerabili alle congiunture sfavorevoli e guardare al futuro con fiducia.

Lโ€™acquisizione di adeguate competenze finanziarie รจ una forma di investimento in capitale umano capace di accrescere il benessere e le possibilitร  degli individui; รจ ancor piรน importante alla luce dei grandi e rapidi cambiamenti registrati negli ultimi trentโ€™anni in materia di innovazione finanziaria, nonchรฉ della crescente digitalizzazione dei mercati. Allo stesso tempo, essa รจ la prima, necessaria, linea di difesa per i risparmiatori chiamati sempre piรน a compiere scelte complesse e, a volte, a confrontarsi con prodotti altamente rischiosi. La Banca dโ€™Italia รจ consapevole dellโ€™importanza dellโ€™alfabetizzazione finanziaria e ha investito molte risorse per favorirla e diffonderla. Ne ho parlato spesso, anche nel recente passato.

Ma il risparmio รจ anche, per non dire soprattutto, un bene pubblico, capace di generare benefici per la collettivitร  nel suo complesso attraverso il trasferimento delle risorse nello spazio, dalle famiglie risparmiatrici verso imprenditori e aziende. Se ben impiegato, contribuisce in modo cruciale alla crescita economica di un paese attraverso il finanziamento di investimenti produttivi in capitale fisico, umano e tecnologico.

Ne discende il fondamento, economico prima ancora che giuridico, della sua tutela da parte dellโ€™operatore pubblico. Tutela che richiede innanzitutto unโ€™adeguata regolamentazione e supervisione del sistema finanziario nel suo complesso, in quanto esso svolge un ruolo centrale nel raccordare formazione e impiego del risparmio, nel trasferire i fondi da un luogo allโ€™altro e dallโ€™oggi al domani, assicurando che essi raggiungano chi li merita, rimuovendo i vincoli di liquiditร .

Tuttavia, la protezione del risparmio va oltre la regolamentazione. Bisogna adoperarsi perchรฉ si affermino condizioni economiche e finanziarie tali da far sรฌ che le risorse possano essere utilizzate nel modo piรน efficiente possibile, contribuendo tanto allo sviluppo economico del Paese quanto al benessere del singolo risparmiatore. La tutela del risparmio mira infatti a far crescere il capitale accumulato alimentando un circolo virtuoso in cui il conseguente rafforzamento dellโ€™attivitร  economica conduce a maggiore occupazione e reddito che, oltre a consumi piรน elevati, consentono a loro volta nuovi risparmi”.

La congiuntura economica e la politica monetaria

“Nellโ€™attuale fase congiunturale lโ€™andamento del tasso di risparmio delle famiglie riflette spinte contrastanti. Da un lato, รจ frenato, tramite un effetto di reddito, dalla bassa crescita su cui gravano lโ€™esaurirsi del recupero post-pandemico nel settore dei servizi, gli strascichi dello shock energetico, la stretta monetaria in atto nelle principali economie avanzate. Inoltre, le cospicue risorse accantonate durante la pandemia consentono di destinare una quota maggiore del reddito corrente a finalitร  di consumo, specie in una fase congiunturale in cui il potere dโ€™acquisto risente dellโ€™alta inflazione.

Dallโ€™altro lato, la propensione al risparmio delle famiglie tende oggi nuovamente a salire per la risposta, di natura precauzionale, allโ€™incertezza e ai rischi al ribasso sulla crescita. รˆ altresรฌ stimolata dal progressivo rialzo dei tassi di interesse reali, che rafforza, in assenza di vincoli di liquiditร , quello che gli economisti chiamano lโ€™effetto di sostituzione. Ma sui rischi macroeconomici incidono in misura crescente le tensioni geopolitiche, acuitesi con i drammatici eventi in corso in Medio Oriente, che si aggiungono al protrarsi del tragico conflitto in Ucraina. Pesano inoltre i timori sullโ€™evoluzione e sugli effetti della crisi immobiliare in Cina, il rischio che lโ€™inflazione rimanga su livelli elevati piรน a lungo di quanto oggi previsto e lโ€™aumentata frequenza di eventi climatici estremi, da cui potrebbero scaturire nuove crisi energetiche e alimentari.

Si tratta, evidentemente, di unโ€™incertezza e di rischi che, data la loro natura โ€œesternaโ€ ai singoli paesi dellโ€™area dellโ€™euro e in generale dellโ€™Unione europea, non possono essere contrastati con misure di natura domestica, ma richiedono interventi ad ampio spettro, condivisi e coordinati. Per quanto possibile, le politiche economiche, nellโ€™area e a livello nazionale, mirano a mitigarne le possibili ricadute sulla domanda e sullโ€™attivitร  produttiva e a garantire il ritorno dellโ€™inflazione sui livelli desiderati in tempi sufficientemente rapidi. Un contributo cruciale, ancorchรฉ

necessariamente distribuito nel tempo, al conseguimento di ritmi di crescita piรน elevati, bilanciati e duraturi, nonchรฉ al mantenimento dellโ€™inflazione su livelli contenuti, non puรฒ che provenire dalla tempestiva attuazione di profonde riforme e decisi interventi di natura strutturale, resi oggi ancora piรน urgenti dalle sfide connesse con il cambiamento climatico, la transizione digitale e lโ€™evoluzione demografica.

Nellโ€™area dellโ€™euro il quadro congiunturale รจ chiaramente insoddisfacente. Dalle informazioni disponibili si puรฒ desumere una crescita economica pressochรฉ nulla nei mesi estivi. Lโ€™attivitร  รจ fiacca nella manifattura e si sta indebolendo nei servizi. Le indagini della Commissione europea rilevano un deterioramento della fiducia dei consumatori sia sulle prospettive economiche a breve termine sia su quelle della propria situazione finanziaria. Il mercato del lavoro continua a tenere, ma emergono primi segnali di un rallentamento dellโ€™occupazione.

La dinamica dei prezzi, che in larga parte ancora riflette fattori di offerta esterni, รจ in deciso calo. In settembre lโ€™inflazione al consumo รจ diminuita al 4,3 per cento, un livello inferiore alla metร  del picco osservato un anno fa (10,6 per cento). La recente, piรน contenuta, flessione della componente al netto dei beni alimentari ed energetici, scesa in settembre al 4,5 per cento, conferma che le pressioni inflazionistiche si stanno gradualmente riassorbendo. La crescita dei salari, pur robusta ed eterogenea tra paesi, si mantiene nel complesso dellโ€™area in linea con le attese. Si tratta di segnali positivi, anche se lโ€™inflazione ancora resta su livelli elevati e va attentamente tenuta sotto osservazione lโ€™evoluzione di tutti i fattori che la sospingono.

Prosegue, al contempo, lโ€™irrigidimento delle condizioni di finanziamento. A fronte del progressivo aumento del costo dei prestiti, che ha risposto in misura piรน rapida e intensa del passato alla restrizione monetaria, in settembre sia la dinamica del credito alle imprese sia quella dei mutui per lโ€™acquisto di abitazioni da parte delle famiglie sono state pressochรฉ nulle nellโ€™area e negative in Italia. Si รจ inoltre recentemente osservato un netto rialzo dei tassi reali a medio e lungo termine, che ha principalmente riflesso un incremento del premio a termine derivante in particolare dagli Stati Uniti. Le cause di questo rialzo sono ancora incerte ma, se duraturo, questo effetto di natura esterna contribuirร  a contenere ulteriormente la domanda aggregata.

In questo contesto, lo scorso giovedรฌ il Consiglio direttivo della Banca centrale europea ha deciso di mantenere i tassi di interesse ufficiali invariati, dopo averli portati, con un aumento di 4,5 punti percentuali da luglio 2022, in territorio restrittivo. La riduzione in corso dellโ€™inflazione รจ in linea con le attese, i timori di rincorse tra prezzi e salari e di disancoraggio delle aspettative dโ€™inflazione si sono nettamente attenuati, e cosรฌ pure i possibili effetti di una crescita della domanda in eccesso rispetto alla capacitร  produttiva dellโ€™area. Peraltro, dati i ritardi con cui si trasmettono gli interventi di politica monetaria, ci si puรฒ attendere un ulteriore contenimento della domanda nei prossimi mesi, con una dinamica dellโ€™attivitร  produttiva ancora modesta e il proseguimento della discesa dellโ€™inflazione.

Ritengo che lโ€™orientamento del Consiglio a mantenere i tassi di riferimento sugli attuali livelli per un periodo sufficientemente lungo โ€“ a regolare, cioรจ, la persistenza della nostra azione piรน che la sua intensitร  โ€“ sia una decisione saggia. Tale approccio fornisce infatti, in assenza di nuovi forti shock dal lato dellโ€™offerta, il giusto equilibrio tra il rischio di fare troppo e quello di non fare abbastanza, riducendo allo stesso tempo le possibili ripercussioni sulla giร  debole attivitร  economica e i rischi per la stabilitร  finanziaria. In ogni caso occorrerร  certamente prudenza nei prossimi mesi, dopo un aumento cosรฌ marcato e veloce dei tassi ufficiali.

Si puรฒ certo discutere sulla intensitร  di questi interventi, anche alla luce del tempo che normalmente intercorre prima di vederne pienamente gli effetti. Ma vi รจ chi ritiene che tale intensitร  sia dovuta a un possibile ritardo della politica monetaria nel contrastare fattori inflazionistici giร  in atto dai primi mesi del 2021, quando, anche e soprattutto grazie allโ€™inizio della campagna di vaccinazione, giร  erano venuti meno gli straordinari timori connessi con lโ€™esplosione della pandemia. Si suggerisce, in particolare, che siano stati gli errori nella previsione della dinamica inflazionistica, peraltro non confinati al livello delle banche centrali, ad aver determinato tale ritardo e che se lโ€™azione di politica monetaria fosse stata anticipata si sarebbero contenuti sia lโ€™eccessivo rialzo dei prezzi occorso nellโ€™ultimo biennio sia la forte decelerazione dellโ€™attivitร  economica osservata nellโ€™anno in corso.

Non รจ questa la sede per entrare in questo dibattito, oltretutto come parte in causa; ho giร  perรฒ avuto modo di osservare che nellโ€™area dellโ€™euro, diversamente che altrove, fino allโ€™autunno del 2021 non vi erano condizioni evidenti per dare inizio ad annunci di normalizzazione delle condizioni monetarie, pure riconosciute essere largamente accomodanti. Lโ€™inflazione ancora stentava a riportarsi in modo stabile sullโ€™obiettivo del 2 per cento nel medio periodo e la massima parte dei successivi errori di previsione รจ derivata non da fattori di domanda ma dalla eccezionale dinamica delle quotazioni dei prodotti energetici, acuita in seguito dai drammatici eventi in Ucraina. Alla luce di queste osservazioni ritengo che la reazione del Consiglio allโ€™accelerazione dei prezzi sia stata, anche se di intensitร  senza precedenti, in linea con il graduale evolversi della situazione e che, a fronte di uno shock di offerta di tali dimensioni, abbia correttamente mirato a contrastare il propagarsi dellโ€™inflazione via successivi adeguamenti di prezzi, salari e aspettative inflazionistiche.

Sotto questo profilo la politica monetaria sta di certo dando i suoi frutti. La grande incertezza riguardo alle condizioni economiche e geopolitiche a livello internazionale e il rischio di ulteriori impulsi negativi dal lato delle ragioni di scambio hanno portato a confermare lโ€™intenzione di prestare particolare attenzione alle informazioni che si renderanno via via disponibili, ma questo non vuol dire che una strada non sia ormai stata tracciata. Occorre garantire che il rientro dellโ€™inflazione si compia nei tempi stabiliti; occorre perรฒ al tempo stesso evitare che eccessi di restrizione monetaria e del credito abbiano inappropriati effetti recessivi, contribuendo anche per tale via ad alimentare lโ€™incertezza sullโ€™economia e sulla stessa stabilitร  dei prezzi. Due condizioni, queste, cruciali anche per le decisioni e le possibilitร  di risparmio”.

Il risparmio e la finanza in Italia

“La fase di sostanziale ristagno del prodotto รจ proseguita in Italia anche nellโ€™estate. Le nostre indagini e gli indicatori qualitativi continuano a segnalare una diffusa debolezza dellโ€™attivitร  manifatturiera; nonostante il buon andamento del turismo, nei servizi sembra essersi esaurito il forte recupero che ha fatto seguito alla fase piรน acuta della pandemia.

Pur ricordando che in un contesto difficile come quello attuale stime puntuali hanno natura puramente indicativa, secondo lo scenario di base illustrato nel Bollettino economico della Banca dโ€™Italia pubblicato a metร  ottobre la crescita del PIL sarebbe pari allo 0,7 per cento questโ€™anno, allo 0,8 nel 2024 e allโ€™1,0 nel 2025. I rischi che circondano queste stime sono, come per quelle sullโ€™economia mondiale e sugli altri principali paesi dellโ€™area dellโ€™euro, orientati al ribasso, soprattutto per lโ€™acuirsi delle tensioni geopolitiche e lโ€™irrigidimento delle condizioni di finanziamento.

La dinamica del prodotto, lโ€™inflazione e lโ€™aumento dei tassi stanno a loro volta influendo sulla propensione delle famiglie italiane a risparmiare. Lโ€™evoluzione recente del risparmio va tuttavia inquadrata in una prospettiva piรน ampia. Dalla metร  degli anni Novanta, quando superava il 20 per cento, il rapporto tra risparmio e reddito disponibile delle famiglie, storicamente elevato nel confronto internazionale, รจ diminuito sensibilmente, collocandosi nel 2019 al 10 per cento, un livello inferiore a quello medio dellโ€™area dellโ€™euro (fig. 1). La flessione riflette tendenze di lunga durata, tra cui le dinamiche demografiche e lo sviluppo del settore finanziario, che ha accresciuto la capacitร  delle famiglie di ottenere prestiti e di ridistribuire i consumi lungo lโ€™arco della vita, nonchรฉ il protratto periodo di bassi tassi di interesse, che ha reso tali finanziamenti meno onerosi.

Nel 2020, con la drammatica diffusione della pandemia da Covid-19 e le conseguenti misure di distanziamento sociale, da noi come a livello internazionale, si รจ assistito a un eccezionale incremento del risparmio delle famiglie, fino a ben oltre il 20 per cento del loro reddito disponibile nel secondo trimestre di quellโ€™anno. Anche se il crollo dellโ€™attivitร  produttiva รจ stato ampiamente attenuato dalle misure disposte dal Governo a supporto delle famiglie, vi si รจ infatti accompagnata una drastica riduzione della spesa per consumi. Pur riprendendosi, grazie al rimbalzo dellโ€™economia, lโ€™attivitร  di consumo, anche nel 2021 le famiglie hanno continuato ad accantonare piรน risorse di quanto sarebbe avvenuto in assenza dellโ€™emergenza sanitaria: dopo aver raggiunto un massimo nella primavera del 2022, secondo stime condotte in Banca dโ€™Italia, lโ€™ammontare complessivo del risparmio accumulato era ancora al 2 per cento del totale delle attivitร  finanziarie nette delle famiglie alla metร  di questโ€™anno.

Dal secondo semestre del 2021, con il progressivo rialzo del costo dellโ€™energia, poi esploso con lโ€™invasione russa dellโ€™Ucraina, lโ€™inflazione ha perรฒ cominciato a erodere il potere di acquisto delle famiglie e il valore reale dei loro risparmi. Nonostante il consistente risparmio addizionale ancora detenuto, la ricchezza finanziaria in termini reali si colloca oggi lievemente al di sotto dei livelli pre- pandemici, in linea con quanto osservato nella media dellโ€™area dellโ€™euro (fig. 2). Nello stesso arco di tempo la propensione a risparmiare รจ progressivamente tornata a calare, collocandosi giร  nella seconda metร  del 2022 al di sotto dei valori precedenti la pandemia e scendendo allโ€™8,5 per cento nella media dei primi sei mesi dellโ€™anno in corso. Peraltro, con riferimento al settore privato nel suo complesso, la disponibilitร  di risparmio per lโ€™economia nazionale (inclusi quindi gli utili non distribuiti delle societร  non finanziarie), pur se sempre in flessione nel piรน lungo periodo, รจ ancora nellโ€™intorno del 20 per cento del reddito disponibile.

La composizione attuale della ricchezza finanziaria delle famiglie, oggi pari a circa 5.300 miliardi (4 volte il reddito disponibile), continua nel complesso a riflettere il prolungato periodo di condizioni finanziarie molto distese, interrottosi nel corso dellโ€™ultimo anno. รˆ andata aumentando la quota di strumenti del risparmio gestito sul totale delle attivitร  finanziarie, anche in connessione con lโ€™accresciuta offerta di questi prodotti da parte degli intermediari. A giugno scorso si collocava al 30 per cento; il divario rispetto alla media dei paesi dellโ€™area dellโ€™euro (circa 35 per cento) riflette sostanzialmente lo scarso sviluppo del comparto dei fondi pensione. Alla ricchezza finanziaria si affianca, per un ammontare sostanzialmente analogo, la ricchezza immobiliare, tornata a crescere dopo la prolungata debolezza in atto fin dai primi anni dello scorso decennio.

In un contesto di elevata inflazione e di aumento dei tassi, si รจ osservato di recente uno spostamento dai depositi a vista, cresciuti in misura molto rilevante nel post-pandemia, a strumenti finanziari piรน remunerativi. Nei primi sei mesi di questโ€™anno, in particolare, si sono registrati oltre 70 miliardi di acquisti netti di titoli del debito pubblico, un valore molto elevato nel confronto storico. La quota di questi titoli detenuti direttamente dalle famiglie sul totale delle loro attivitร  finanziarie ha raggiunto il 4,2 per cento, il valore piรน alto dal 2014; quella dei depositi il 26,0 per cento, il valore piรน basso dal 2008 (fig. 4); si puรฒ stimare che tenendo anche conto dei titoli del debito pubblico detenuti indirettamente a fronte di investimenti in fondi comuni la relativa quota salga a circa il 7 per cento, oltre il 16 per cento del totale dei titoli pubblici.

Questo processo di riallocazione del risparmio รจ stato influenzato dalla trasmissione molto contenuta dei rialzi dei tassi ufficiali alla remunerazione dei depositi a vista, da noi come negli altri paesi dellโ€™area. Ad agosto il rendimento dei conti correnti detenuti da famiglie, che allโ€™avvio del processo di normalizzazione della politica monetaria era sostanzialmente nullo in tutti i principali paesi dellโ€™area, era pari allo 0,3 per cento (0,5 in Germania, 0,1 in Francia e in Spagna). La trasmissione รจ stata invece ampia per i tassi sui depositi a termine che sono cresciuti in linea con quelli di riferimento, portandosi da livelli prossimi a zero al 3,4 per cento (3,1 in Germania, 3,6 in Francia, 2,3 in Spagna).

Nel confronto con quella dei depositi a termine o delle obbligazioni, la remunerazione molto contenuta dei conti correnti riflette almeno in parte la loro maggiore liquiditร  e, di conseguenza, il fatto che vi si ricorra normalmente per motivi transazionali e non come forma di investimento del risparmio. Un rendimento maggiore puรฒ essere ottenuto allocando parte delle giacenze disponibili sul conto corrente in depositi con scadenza prestabilita, peraltro coperti dalla stessa garanzia di cui beneficiano i conti correnti.

In Italia circa il 60 per cento delle attivitร  finanziarie delle famiglie รจ investito direttamente in strumenti emessi o gestiti dalle banche e dagli altri intermediari finanziari. Soliditร  e correttezza degli intermediari concorrono dunque alla difesa del risparmio, mantenendo elevata la fiducia del pubblico nel sistema finanziario, senza la quale non รจ possibile assicurare la stabilitร  del sistema stesso.

La regolamentazione e la supervisione prudenziale mirano ad assicurare che i rischi assunti dagli intermediari siano adeguatamente presidiati, a prescindere dal tipo di intermediario che deve affrontarli e gestirli. A rischi simili debbono dunque corrispondere simili presidi, senza sottovalutare le interconnessioni tra i diversi comparti del sistema.

Per questo motivo applichiamo requisiti a volte piรน stringenti che in altre giurisdizioni, avvalendoci della discrezionalitร  consentita dalla normativa europea. In particolare, nel nostro paese i fondi comuni che investono piรน di un quinto della massa gestita in strumenti illiquidi (come quelli immobiliari) debbono necessariamente essere costituiti in forma chiusa; per evitare fenomeni di contagio, le societร  finanziarie che erogano credito sono inoltre sottoposte ai medesimi requisiti prudenziali delle banche; per mantenere efficiente il mercato secondario dei crediti deteriorati, un tassello importante della complessiva stabilitร  del sistema, abbiamo intensificato lโ€™azione di vigilanza sui servicers deputati al recupero di finanziamenti cartolarizzati.

La stabilitร  del sistema finanziario passa anche per il vaglio da parte delle autoritร  di vigilanza della sostenibilitร  dei modelli di attivitร  degli intermediari, della loro efficienza, della qualitร  dei loro assetti proprietari. Attivitร , queste, che sono state rafforzate negli ultimi anni con approfondimenti tematici ad hoc volti a rendere i diversi operatori meglio in grado di affrontare le sfide, sia congiunturali sia strutturali, che li attendono.

Nel breve termine i rischi per il settore finanziario derivano principalmente dal rallentamento congiunturale e dal rapido aumento dei rendimenti delle attivitร , che espongono gli intermediari allโ€™acuirsi del rischio credito, di tasso di interesse e di liquiditร . Questi rischi non vanno sottovalutati, ma possono essere affrontati partendo da condizioni di partenza in complesso soddisfacenti.

Lo scorso giugno il rapporto tra il capitale di migliore qualitร  e gli attivi ponderati per il rischio (CET1 ratio) ha raggiunto il 15,6 per cento, il valore piรน elevato da quando la regolamentazione ha introdotto questa misura di capitalizzazione. La qualitร  dei prestiti bancari, percepita per molta parte dello scorso decennio come una delle principali vulnerabilitร  del nostro sistema, rimane per ora buona. I flussi di nuovi crediti deteriorati sono sostanzialmente stabili su valori storicamente bassi (1,1 per cento), cosรฌ come lโ€™incidenza di questi attivi sul totale dei finanziamenti (1,4 per cento, al netto delle rettifiche di valore). Gli indicatori di liquiditร , nonostante un calo determinato dalla restituzione dei fondi presi a prestito per mezzo delle operazioni mirate di rifinanziamento a piรน lungo termine, rimangono ampiamente superiori ai minimi regolamentari. La disponibilitร  di attivi stanziabili presso la banca centrale รจ ampia. Infine, nel primo semestre di questโ€™anno il rendimento del capitale e delle riserve si รจ collocato su valori eccezionalmente elevati, anche per le ancora basse rettifiche su crediti.

Non puรฒ che restare tuttavia elevata lโ€™attenzione allโ€™evoluzione prospettica della qualitร  del credito, che secondo le nostre proiezioni, coerenti con i piรน recenti scenari macroeconomici, dovrebbe peggiorare giร  dalla fine dellโ€™anno in corso, pur se la consistenza dei crediti deteriorati sul totale dei finanziamenti dovrebbe restare ampiamente inferiore a quanto registrato in passato. In un contesto caratterizzato da una trasmissione ancora parziale degli impulsi della politica monetaria ai rendimenti delle passivitร  bancarie e da un ammontare non trascurabile di fondi acquisiti per mezzo delle operazioni mirate di rifinanziamento a piรน lungo termine in scadenza entro la metร  del prossimo anno, anche le condizioni di liquiditร  continueranno a richiedere unโ€™attenzione altrettanto elevata da parte degli intermediari. Le banche dovranno quindi aggiornare con elevata frequenza, alla luce dellโ€™evoluzione del contesto di mercato, i piani di provvista e verificare lโ€™esposizione al rischio di tasso dโ€™interesse, mantenendo equilibrata la struttura per scadenze dellโ€™attivo e del passivo.

Anche il comparto dei fondi comuni aperti mostra condizioni complessivamente solide e ha superato senza particolari difficoltร  lโ€™aumento dei rendimenti delle attivitร 

finanziarie. Nei primi sei mesi dellโ€™anno la raccolta netta รจ stata lievemente positiva; i principali indicatori di vulnerabilitร  al rischio di liquiditร  sono rimasti su livelli contenuti, cosรฌ come quelli relativi alla leva finanziaria. In particolare, la rilevanza sistemica dei fondi di investimento alternativi, il cui ricorso allโ€™indebitamento รจ considerevolmente maggiore di quello dei fondi tradizionali, รจ bassa nonostante nellโ€™ultimo decennio il patrimonio da essi gestito sia raddoppiato.

Con riferimento al piรน lungo periodo, le scelte di risparmio dovranno confrontarsi nei prossimi anni con i grandi cambiamenti strutturali in corso. Come ho piรน volte avuto modo di ricordare, la digitalizzazione dellโ€™economia e della finanza comporta opportunitร  e rischi sia per gli intermediari sia per i risparmiatori. Da un lato, lโ€™adozione di nuove tecnologie puรฒ ridurre i costi dellโ€™intermediazione, facilitare lโ€™accesso ai servizi finanziari e ampliare la platea dei potenziali clienti. Dallโ€™altro, essa aumenta la vulnerabilitร  agli attacchi informatici, con il conseguente rischio della diffusione di dati sensibili, accresce la probabilitร  di malfunzionamenti che possono portare allโ€™interruzione della fornitura di servizi, puรฒ esporre i clienti a un uso improprio e discriminatorio delle informazioni che essi forniscono agli intermediari.

Lโ€™azione della Banca dโ€™Italia su questo fronte รจ dunque duplice. A iniziative mirate a favorire lโ€™adozione di nuove tecnologie da parte degli intermediari se ne affiancano altre volte a presidiare adeguatamente i rischi. In particolare stiamo rafforzando i nostri interventi per spingere gli intermediari a migliorare la capacitร  di difesa dagli attacchi informatici, mitigare i rischi derivanti dallโ€™esternalizzazione di alcune funzioni presso un numero limitato di operatori e valutare attentamente possibili conseguenze indesiderate dallโ€™adozione dellโ€™intelligenza artificiale.

Infine, il risparmio, attraverso scelte consapevoli, puรฒ dare un importante contributo anche al raggiungimento degli obiettivi di transizione climatica, favorendo la riduzione delle emissioni carboniche. Segnali in questa direzione provengono dalla crescita dei fondi comuni aperti che investono in strumenti volti a finanziare attivitร  economiche con impatto positivo sulla sostenibilitร  sociale e ambientale, il cui patrimonio gestito in Italia ha raggiunto quasi 500 miliardi. Per accrescere la fiducia dei risparmiatori sullโ€™effettiva utilitร  di questi strumenti e aumentare per questa via il loro contributo allo sviluppo di una economia piรน attenta ai rischi ambientali รจ perรฒ necessario disporre di dati affidabili sullโ€™impronta carbonica delle attivitร  finanziate e sui piani di transizione delle imprese non finanziarie, e che queste informazioni vengano correttamente comunicate al pubblico. Vi รจ infatti anche un altro rischio da contrastare, cosiddetto di greenwashing. รˆ un aspetto, questo, che richiede la definizione, approfondita e condivisa, di standard globali ed europei, cui prestiamo la nostra attenzione e cui contribuiamo”.

Il debito pubblico

“Come ho ricordato, le famiglie italiane affidano allo Stato, sottoscrivendo titoli del debito pubblico, una quota non irrilevante della loro ricchezza. Come ogni buon debitore, anche lโ€™emittente pubblico ha il dovere di farne buon uso e di restituirla nei modi e nei tempi promessi. Ma, a differenza dei prenditori privati, il compito dello Stato non si esaurisce nella restituzione di quanto preso a prestito. La tutela del risparmio e il suo impiego efficiente richiedono politiche economiche che assicurino il mantenimento di condizioni finanziarie equilibrate, stabilizzino le fluttuazioni cicliche dellโ€™economia e ne migliorino il potenziale di crescita. Per i paesi ad alto debito ridurne lโ€™incidenza rispetto al prodotto รจ una prioritร : un debito eccessivo rispetto alla capacitร  di crescita riduce gli spazi per le politiche anticicliche, espone lโ€™economia a tensioni sui mercati e aumenta i costi per lo Stato, e in ultima analisi per le famiglie e le imprese.

Nel 2022 in Italia il rapporto tra debito pubblico e prodotto รจ stato pari al 141,7 per cento, il piรน elevato nellโ€™Unione europea dopo quello della Grecia, anche se non va trascurata la significativa riduzione occorsa dopo il forte aumento connesso con la pandemia: alla fine di questโ€™anno quasi 15 degli oltre 20 punti di incremento registrati nel 2020 โ€“ oltre la metร  dei quali dovuti allโ€™effetto meccanico del denominatore โ€“ saranno stati riassorbiti.

Nel prossimo triennio, tuttavia, la flessione attesa nei programmi del Governo รจ marginale; nel 2026 il debito sarebbe pari a poco meno del 140 per cento del PIL. Successivamente, in assenza di interventi, il rapporto rischierร  di salire. In prospettiva, infatti, il costo medio del debito dovrebbe tornare a collocarsi su livelli piรน elevati del tasso di crescita nominale dellโ€™economia e diventeranno piรน rilevanti gli impatti dellโ€™invecchiamento della popolazione sulla spesa sociale.

Nel ventennio che ha preceduto la pandemia, il differenziale tra lโ€™onere medio del debito e il tasso di crescita รจ stato costantemente sfavorevole e in media pari a quasi due punti percentuali. La profonda recessione che ha colpito il Paese nel 2020 lo ha poi portato a un valore prossimo ai dieci punti. Nel successivo biennio, la ripresa post-pandemica e, in parte, la dinamica sostenuta del deflatore del prodotto hanno invece determinato valori eccezionalmente favorevoli del differenziale: la crescita del prodotto nominale รจ stata piรน alta del costo medio del debito di oltre 5 punti percentuali in media allโ€™anno.

Secondo la Nota di Aggiornamento del Documento di Economia e Finanza pubblicata a fine settembre, il differenziale dovrebbe essere ancora favorevole nellโ€™anno in corso e nel successivo biennio. Tuttavia, a causa dellโ€™effetto combinato della normalizzazione del tasso di crescita e della graduale trasmissione del rialzo dei tassi di interesse, lโ€™ampiezza di questa differenza si dovrebbe ridurre nel tempo. Nel 2026 si tornerebbe a un valore sfavorevole, sebbene molto contenuto. Negli anni a venire andranno compiuti, come riconosce lo stesso Governo, sforzi ulteriori sia sul fronte della politica di bilancio, sia su quello degli interventi per innalzare il potenziale di crescita dellโ€™economia. Il raggiungimento e il mantenimento di adeguati avanzi primari รจ un elemento necessario, ma il consolidamento dei conti non deve, come occorso in passato, compromettere la qualitร  della spesa pubblica e la sua capacitร  di sostenere la crescita. Il contenimento delle erogazioni correnti richiede di compiere scelte sulla base di prioritร  ben definite, con la revisione, lungo un percorso necessariamente pluriennale, di procedure, atti e specifici programmi di spesa. Allo stesso tempo, le coperture, credibili e necessarie per evitare il ricorso al disavanzo, potranno essere gradualmente rimosse quando lโ€™economia tornerร  a espandersi a ritmi progressivamente piรน elevati.

Le risorse disponibili vanno prioritariamente indirizzate verso quegli investimenti che il settore privato non potrebbe porre in atto a causa dellโ€™orizzonte temporale troppo esteso, dellโ€™elevata rischiositร , della mancata internalizzazione delle loro ricadute sociali o ambientali. Questi investimenti, che includono quelli in capitale umano, tendono a ripagarsi nel lungo periodo e, in ultima analisi, non hanno effetti negativi sulla sostenibilitร  delle finanze pubbliche.

Ancora giustamente si cita, forse piรน che in passati decenni, John Maynard Keynes, ricordando gli effetti moltiplicativi di una spesa in disavanzo. Si trascurano tuttavia due aspetti fondamentali. Il primo riguarda le condizioni di breve periodo. Lโ€™utilizzo del bilancio pubblico secondo Keynes aveva come obiettivo quello di attenuare gli effetti delle fluttuazioni cicliche dellโ€™economia in caso di domanda privata insufficiente e poco reattiva. Al riguardo ricordo spesso le parole di Lawrence Klein, economista keynesiano cui si deve il massimo contributo allโ€™affermazione dei modelli econometrici nellโ€™analisi delle fluttuazioni economiche e delle politiche di stabilizzazione: โ€œnon vi รจ nulla nelle prescrizioni keynesiane a sostegno di politiche pubbliche altamente squilibrate o di un affidamento eccessivo alla politica monetaria a fini di stabilizzazione economicaโ€. Il secondo aspetto ha una prospettiva piรน di lungo periodo alla luce della quale, con le parole dello stesso Keynes, โ€œla cosa importante per il governo non รจ fare ciรฒ che gli individui fanno giร , e farlo un poโ€™ meglio o un poโ€™ peggio, ma fare ciรฒ che presentemente non si fa del tuttoโ€.

Recentemente, il differenziale di rendimento tra i nostri titoli di Stato decennali e quelli tedeschi รจ tornato a crescere, collocandosi intorno ai 200 punti base, dopo la sensibile riduzione registrata in primavera. Rimane inoltre significativamente superiore a quello osservato in altri paesi europei a noi simili, tra cui la Spagna e il Portogallo.

Lโ€™aumento dello spread riflette senza dubbio anche fattori globali, non specifici del nostro paese: la politica monetaria ha innalzato rapidamente e significativamente i tassi ufficiali e gli equilibri geopolitici internazionali sono stati turbati dal conflitto in Ucraina e dalle tensioni in Medio Oriente. Tuttavia lโ€™effetto sui rendimenti dei titoli del debito pubblico italiano di tale accresciuta incertezza รจ stato superiore a quello registrato negli altri paesi dellโ€™area probabilmente perchรฉ gli investitori temono per la capacitร  di sviluppo dellโ€™Italia e percepiscono che, anche per questa ragione, il bilancio pubblico non รจ ancora in equilibrio”.

Conclusioni

“Riguardo a tali timori, si puรฒ partire dalla considerazione che lโ€™economia italiana dispone di fondamentali nel complesso solidi. La disponibilitร  di risparmio del settore privato รจ elevata e il suo debito รจ contenuto nel confronto internazionale. Lโ€™indebitamento delle famiglie รจ pari a circa il 60 per cento del reddito disponibile (il 40 per cento del PIL) a fronte di una media nellโ€™area dellโ€™euro superiore al 90 per cento; quello delle imprese si colloca intorno al 65 per cento del PIL a fronte di una media del 100 per cento. Il nostro sistema produttivo, pur caratterizzato da ritardi e inefficienze, mostra vitalitร  e capacitร  di competere sui mercati globali; lo conferma la posizione patrimoniale netta sullโ€™estero del Paese, che รจ tornata positiva giร  dalla seconda metร  del 2020 ed รจ oggi pari a circa il 5 per cento del prodotto.

Una rapida riduzione del disavanzo che preservi, come prima ricordato, la qualitร  della spesa, rafforzerebbe la sostenibilitร  a lungo termine del nostro debito pubblico; ciรฒ rappresenta il contributo principale che la politica di bilancio puรฒ e deve dare alla tutela del risparmio delle famiglie italiane โ€“ non solo di quello investito direttamente in titoli di Stato. Ma la sfida piรน importante per il Paese resta quella di realizzare riforme e investimenti capaci di spingere verso lโ€™alto il tasso di crescita potenziale.

Le difficoltร  dellโ€™economia italiana dipendono da debolezze strutturali troppo a lungo trascurate; a esse non si puรฒ sopperire con politiche di stabilizzazione monetaria o con lโ€™espansione del bilancio pubblico. Per rendere sostenibile nel tempo una crescita piรน elevata occorre rimuovere gli ostacoli allo sviluppo, promuovere lโ€™innovazione e la conoscenza, favorire la crescita dimensionale delle imprese e accompagnare la modernizzazione del nostro tessuto produttivo.

Ampi progressi sono possibili: i tassi di occupazione delle donne e dei giovani sono molto al di sotto della media europea; in alcuni settori dei servizi la concorrenza รจ insufficiente; la qualitร  dei servizi pubblici รจ carente e complessivamente bassa e lโ€™efficacia della pubblica amministrazione รจ assai eterogenea sul territorio nazionale; in alcune aree persistono ritardi strutturali di sviluppo. Segnalare concretamente la volontร  di colmare tali divari (anche attraverso il valido utilizzo dei fondi europei) contribuirebbe a rafforzare la fiducia degli investitori; ne risulterebbe una riduzione dei rendimenti del debito pubblico.

Lโ€™occasione offerta dallโ€™attuazione dei progetti contenuti nel Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza e delle riforme che di esso sono parte, che si concentrano proprio su questi ritardi e sul deciso avvio della transizione verde e digitale della nostra economia, non ha precedenti. Modifiche al Piano, semplici, mirate e volte ad accrescerne lโ€™efficacia, restano possibili, anche se รจ necessario procedere senza dilazioni eccessive. Il potenziale delle riforme e la disponibilitร  di investimenti ampi e innovativi nelle infrastrutture materiali e immateriali del Paese vanno oltre il loro effetto diretto sulla domanda aggregata; devono, e possono, produrre lo stimolo prolungato nel tempo agli investimenti privati, delle imprese italiane e dallโ€™estero, necessari per accrescere con decisione le capacitร  di sviluppo della nostra economia.

Dobbiamo soprattutto evitare di ripetere gli errori commessi in passato quando il nostro sistema produttivo si fece trovare impreparato dinanzi ai grandi cambiamenti portati dalla globalizzazione e dalla rivoluzione tecnologica. Per questa ragione investire รจ essenziale non solo per colmare le lacune pregresse, ma anche per essere pronti a cogliere le opportunitร  delle prossime โ€œrivoluzioniโ€ climatiche e digitali. Solo per questa via potremo tornare a crescere in modo stabile, lungo una traiettoria equilibrata e sostenibile capace di innalzare i livelli di occupazione e ricondurre la produttivitร  su un trend crescente. Ciรฒ consentirร  di far aumentare anche le retribuzioni e dare giusta tutela al lavoro, in particolare delle piรน giovani generazioni, ed รจ questa, peraltro, la via principale per tutelare il risparmio. A lungo andare la sua remunerazione non puรฒ che dipendere dalle prospettive economiche di medio e lungo termine.

Il conseguimento di tale obiettivo non รจ responsabilitร  unica del Governo, รจ unโ€™opera collettiva; ma la politica economica ha il compito di definire la cornice adeguata, fornire incentivi e rimuovere i freni allโ€™attivitร  produttiva, accrescere e mantenere elevata con opportuni investimenti la qualitร  delle infrastrutture pubbliche. Dal canto loro, imprese e famiglie, con al loro servizio unโ€™intermediazione finanziaria equilibrata e attenta, devono essere pronte a investire per cogliere le occasioni offerte dal mercato e dalle nuove tecnologie.

Si tratta di un interesse comune, e di questo bisogna essere tutti consapevoli; tutti devono contribuire al cambiamento ricercando nuove e maggiori competenze. Da questo dipendono la sostenibilitร  dello sviluppo economico e sociale, la capacitร  di tutelare gli equilibri ambientali e di creare lavoro. Vanno poste in atto le condizioni affinchรฉ il risparmio, non solo nazionale, possa trovare in Italia adeguati sbocchi negli investimenti privati; cosรฌ pure le risorse pubbliche, comprese quelle europee, vanno impiegate per porre solide basi per il ritorno su un sentiero stabile di crescita sostenuta.

Si tratta quindi, ricordando il Candide di Voltaire, di โ€œcoltivare il nostro ortoโ€ (โ€œil faut cultiver notre jardinโ€). Ma nellโ€™attuale contesto mondiale, in un mondo che di certo non รจ โ€œil migliore dei mondi possibiliโ€, รจ improbabile che possa bastare. รˆ difficile comprendere oggi tutte le possibili conseguenze delle tensioni geopolitiche, che non accennano ad attenuarsi. Gli equilibri internazionali sono da tempo oggetto di riflessione, riflessione resa necessaria e guidata dai gravi shock che si sono susseguiti nellโ€™economia mondiale negli ultimi quindici anni, nonchรฉ dai graduali cambiamenti di ordine demografico, economico e politico nei paesi avanzati e in quelli emergenti. La pandemia, la guerra in Ucraina e, ora, i drammatici eventi in Medio Oriente potrebbero deviare il corso di questo ripensamento e accrescere il rischio di una migrazione verso un mondo sempre piรน diviso in blocchi, con minori movimenti non solo di beni, servizi e capitale finanziario, ma anche di tecnologie e idee.

Il pericolo รจ grave. Non soltanto perchรฉ un mondo aperto รจ un formidabile motore per la crescita economica e per il contrasto della povertร , ma anche perchรฉ le grandi sfide che abbiamo di fronte non possono essere superate se non con un impegno crescente di tutti i principali attori politici, economici e finanziari a livello globale. Dunque รจ giusto tenere la casa in ordine, porre le condizioni per un ritorno duraturo a tassi piรน alti, ed equilibrati, di crescita dellโ€™economia nazionale; รจ perรฒ oggi cruciale contribuire, a tutti i livelli, a salvaguardare, in tutti i modi in cui รจ realisticamente possibile, la cooperazione internazionale, mantenere vivo, riducendone le imperfezioni, il sistema multilaterale degli scambi, operare per la condivisione piรน diffusa possibile dei valori e dei principi fondanti della convivenza pacifica tra le nazioni.

Tale contributo va dato in primo luogo in Europa, della cui Unione siamo tra gli artefici principali. Oggi dobbiamo fare la nostra parte per completarne lโ€™architettura istituzionale e migliorarne la governance. Non si tratta solo di dare un contributo politico o tecnico in una direzione o nellโ€™altra; si tratta di accrescere la fiducia reciproca, lavorare insieme per un mondo veramente migliore. Unโ€™Europa piรน forte e piรน unita, del cui progresso il nostro paese condivide la responsabilitร , รจ la migliore assicurazione contro i grandi cambiamenti geopolitici in corso, la premessa ineludibile per far fronte con successo alle sfide globali che abbiamo di fronte. In ultima istanza รจ da questo che dipendono, insieme con lโ€™impegno a fare al nostro interno ciรฒ che si deve, la difesa del risparmio di cui qui oggi celebriamo la giornata, il suo impiego efficace nelle attivitร  produttive, il ruolo cruciale che esso riveste per uno sviluppo sostenibile ed equo”.

 

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